Oggi intervistiamo una delle nuove voci della musica italiana, Gloria Bennati, da poco uscita con il suo primo singolo Vortice.
Un brano di cui vi abbiamo già parlato qualche giorno fa qui e che è un biglietto da visita di tutto rispetto visto che vede nella stessa canzone un testo di Roberto Angelini, la produzione dei Planet Funk e un featuring con Marracash.
Eppure nell’intervistarla non è questa la cosa che ci ha colpito di più, ma piuttosto la dolcezza, la sensibilità e la determinazione con cui questa ragazza di 25 anni parla del suo percorso di vita dentro ad un Vortice che l’aveva privata della consapevolezza di se stessa e dei suoi mezzi.
Una persona e un’artista tutta da scoprire che, ha vissuto in modo talmente viscerale l’inseguimento del suo sogno, al punto da commuoversi letteralmente nel raccontarlo durante l’intervista.
Buona lettura e buon ascolto.
Partiamo dalla fine che in realtà è l’inizio, quindi da Vortice. Cos’è questo vortice di cui canti?
Il testo di questo pezzo lo ha scritto Roberto Angelini e quando mi è capitato tra le mani stavo vivendo un momento molto caotico, in cui realmente provavo le sensazioni che la canzone descrive.
In realtà è stata una coincidenza assurda perché io ho iniziato a scrivere da poco tempo, un annetto circa, prima ero esclusivamente un’interprete e per me è sempre stato molto difficile trovare nelle canzoni scritte da altri qualcosa che davvero mi appartenesse.
Quando mi è arrivata la canzone con il testo che Roberto aveva scritto appositamente per me mi sono commossa, mi sembrava un miracolo ed ho pianto realmente perché lui era riuscito a fotografare con le parole quello che io stavo vivendo senza conoscermi.
Era una fase della mia vita in cui ero “presa” dalla negatività, mi alzavo la mattina e mi facevo del male da sola con mille paranoie inutili. Avevo bisogno di cantare il desiderio che sentivo dentro, ovvero quello di smetterla di ferirmi.
Quando ho cantato per la prima volta Vortice è stata una sensazione bellissima, una liberazione.
Ma quello che provavi in quel momento era un “vortice interiore” o era causato da un’amore che non funzionava?
Il mio non era un vortice legato all’amore, però la canzone gioca molto su questi due aspetti in modo che ognuno ascoltandola ci si possa riconoscere al di là di quale sia la reale motivazione del proprio malessere interiore.
Può rappresentare un amore finito male ma anche un sogno che hai e che non riesci a raggiungere e quindi ti ritrovi a girarci attorno come dentro ad un vortice, incapace di uscirne.
Trovo che sia bello che ognuno possa sentirla propria in base a quello che sta provando… anche la frase “Smetto con i farmaci” può essere vista sia in modo metaforico che letterale.
Ma tu per esempio da quel vortice come ne sei uscita?
Crescendo. Sono una persona molto, forse troppo sensibile, mi sfiori e a me la sensazione che arriva è quella di un cazzotto. Ad un certo punto però mi sono resa conto che nella vita non si può sempre piangere.
Fortunatamente ho una famiglia che mi segue molto… mi hanno sempre aiutata e sostenuta. Anche le persone con cui lavoro mi hanno sempre spronato dicendomi letteralmente “devi tirare fuori i coglioni“.
Così una mattina mi sono svegliata ed è come se fossi rinata con una nuova consapevolezza e infatti lo scrissi subito su Facebook…
Qualcosa in me si era “spezzato”, in senso positivo… mi ero rotta delle persone che erano sempre pronte a criticarmi per tanti aspetti della mia persona; chi mi diceva che ero troppo grassa, chi che non esprimo abbastanza… io volevo solo avere la possibilità di essere così come sono, ma purtroppo ero entrata in un Vortice che in realtà era solo colpa mia, perché finché non credi in te stessa gli altri di conseguenza non credono in te e si sentono liberi di criticarti. Oggi finalmente ho una nuova consapevolezza di me… mi sento più bella, più brava… sento davvero che posso fare tante cose ed infatti le persone recepiscono questo cambiamento e il loro modo di rapportarsi con me è cambiato molto.
Il testo come dicevamo è stato scritto da Roberto Angelini, ad eccezione delle parti rap che ovviamente sono state composte in prima persona da Marracash. Conoscevi artisticamente Roberto già prima di questa collaborazione?
Lo conoscevo come cantautore ai tempi di Gatto matto. Poi qualche anno dopo curiosa come sono ho cercato un po’ di quello che faceva su YouTube e sono rimasta letteralmente sbalordita perché lui era molto di più di Gatto matto.
Un anno fa mi sono ritrovata sulla sua pagina Facebook a curiosare per scoprire cosa facesse di nuovo e la mia stima per quello che portava avanti era rimasta immutata, ascoltavo e mi dicevo – ma cavolo, questo è veramente forte – poi sei mesi dopo per una pura coincidenza Marco, il mio produttore, mi disse che siccome non trovavamo nessuno che riuscisse a centrare il testo sulla musica che avevamo tra le mani, voleva provare a farlo scrivere proprio ad Angelini.
Ovviamente a me non sembrava vero, ma il bello è stato quando ho sentito il testo che aveva scritto per la prima volta… io e lui non ci conoscevamo eppure era riuscito a fotografare perfettamente il mio stato d’animo e a mettere in parole quello che sentivo. Quando ci siamo sentiti lui mi ha risposto che aveva semplicemente sentito il brano cantato con il mio “inglese maccheronico” e ha scritto quello che la mia voce gli aveva trasmesso.
Per me è stata una grande vittoria perché magari sono abituata a chi mi dice che ho una bella voce o mi fa notare le note che riesco a “prendere” ma alla fine la cosa più bella per un’artista è quando qualcuno ti dice che sei riuscita ad emozionarlo. Alla fine la voce è semplicemente voce, la possono avere tutti, ma sei riesci a trasmettere il tuo stato d’animo cantando, quello è il riconoscimento più grande.
Hai citato più volte una frase della canzone che secondo me descrive molto bene la situazione di disagio che vivono attualmente i giovani, parlo della frase “Smetto con i farmaci”. Oggi sembra esserci una certa difficoltà rispetto alle vecchie generazioni nell’affrontare i problemi della vita, che queste siano un sofferenza in amore o uno stato di abbattimento generale, infatti i famosi farmaci citati, che siano ansiolitici, antidepressivi o sonniferi, sono sempre più diffusi.
Perché secondo te oggi a noi giovani manca la capacità di sopportare il peso delle difficoltà della vita senza “aiuti esterni”?
Sai, adesso si vive tutto in un modo abbastanza univoco, viviamo ogni singola emozione a 360° fino a farci del male.
Il mondo stesso attorno a noi è cambiato e siamo sempre più portati a tenerci tutto dentro. Non ci si parla quasi più guardandoci negli occhi, comunichiamo sempre più spesso attraverso uno schermo e questo ci rende vulnerabili e soli… e a volte ci spinge a nasconderci dietro ad una maschera, un farmaco e, nei casi peggiori, a ricorrere alle droghe.
Ti posso dire che io ho sofferto di attacchi di panico ed ho preso medicine che mi hanno aiutato per un breve periodo della mia vita perché mi sembrava di non riuscire a vivere in tranquillità, soprattutto nei momenti in cui ero sola. In quel momento per me era inevitabile cercare una cura a quello stato ma allo stesso tempo ci convivevo male con questa “costrizione” del portarmi delle medicine sempre con me… non mi sentivo libera.
Ora sono due anni che non ne ho più bisogno e devo dire che mi ha aiutato tanto avere una presenza accanto, in questo caso il mio ragazzo, che è una persona fantastica… io gli dico sempre scherzando “Tu non sei un uomo ma una donna…” perché lui ha una sensibilità impressionante, ha saputo capirmi e sopratutto comprendere i miei sbalzi d’umore che si sa, in questo lavoro che raramente dà delle certezze, sono all’ordine del giorno. Capita che ti sembra che il mondo ti frani addosso di colpo e poi magari il giorno dopo ti svegli con il sorriso e sei la persona più felice di questo mondo… Noi artisti siamo molto sensibili, ovviamente conta anche il fatto di essere esposti al giudizio altrui ed io personalmente vivevo questa situazione molto male. Ecco, lui è riuscito a capire tutto questo e ad aiutarmi a non affrontarlo da sola.
Tornando alla tua canzone, per quel che riguarda la parte sonora del brano che è molto ricercata, ad esempio c’è un bellissimo coro di bambini che si integra alla perfezione con la canzone, hai scelto tu la direzione sonora da dare al brano.
Si, insieme al mio staff ho voluto spingermi verso questo pop elettronico che a me piace molto cercando di inserirmi in un genere che in Italia non è molto esplorato. Sento il bisogno di costruirmi una mia identità.
La produzione è dei Planet Funk. Come si è creato questo connubio, sei stata tu a cercarli?
È stata una reazione a catena. Negli anni ho fatto molta ricerca, ho lavorato con Fio Zanotti sulla tecnica vocale, ho provato a capire dove la mia voce si appoggiava meglio e dove no e questa è stata sicuramente la parte più tosta perché alla fine devi capire che non puoi cantare tutto, devi essere qualcuno, devi fare delle scelte.
Una grande mano me l’ha data il mio manager con cui lavoro da anni… lui conosceva personalmente Gigi, Marco Baroni, Sergio e tutti i Planet Funk. È stata sua l’idea di rivolgersi a loro per la produzione artistica e sono sincera all’inizio i Planet erano un po’ scettici, non erano del tutto convinti che il mio fosse un progetto adatto a loro.
Poi ci siamo incontrati, mi hanno sentito dal vivo pianoforte e voce e sono impazziti per me… ovviamente io a mia volta sono impazzita per questa cosa perché vivendo tutto con i piedi per terra e sentendomi una ragazza normalissima, non mi è parso vero di averli convinti a lavorar con me… eppure a loro sono piaciuta proprio per questo mio approccio… è stato tutto molto fluido senza il bisogno di costruire nulla.
Ora è un anno e mezzo che lavoriamo insieme e mi trovo molto bene perché loro riescono a tirare fuori la parte più particolare che c’è in me con estrema naturalezza.
Nella tua biografia ho visto che ti senti molto influenzata da cantanti di un certo livello, nomi come Janis Joplin e Nina Simone, però quello che ti chiedo io essendo su All Music Italia, c’è qualche artista femminile italiana che ti ha influenzato? Per esempio ti confesso che nell’ascoltare il tuo brano a me sono venute subito in testa alcune cose di Anna Oxa…
Io sono cresciuta con la musica di Laura Pausini, anche se il suo genere musicale è molto lontano dal mio. La sua musica sicuramente ha avuto un ruolo importante nella mia vita ma in realtà l’artista che riesce sempre a sconvolgermi è un uomo, ed è Zucchero. Io mi rispecchio molto in quello che canta e in come lo fa. Un altro nome che mi piace tantissimo tra i giovani per esempio è Marco Mengoni.
Invece su Anna Oxa sai che non sei il primo a dirmelo? Me lo hanno fatto notare tante persone ed è ovviamente un gran complimento perché la sua è una voce spettacolare. Poi lei è un’artista che ha sperimentato molto anche se non sempre è stata capita perché l’Italia è un paese che musicalmente accetta i cambiamenti solo se sono graduali.
Veniamo ora al featuring di Vortice. Devo dirti che per il tuo esordio non ti sei fatta mancare niente, non a caso nel brano compare con le sue barre, uno dei rapper italiani più apprezzati e dalla penna pregiatissima: Marracash.
Come è nata questa collaborazione, sei stata tu a cercarlo?
Innanzitutto va detto che per me, e non solo, lui è il “King del rap“.
Io non sarei mai andata a pensare ad una collaborazione con lui perché onestamente mi sarei detta – figurati se lui viene a cantare con me – infatti quando mi è stato proposto dal mio team di lavoro ho risposto – ma magari, sarebbe perfetto darebbe quello “sporco” che serve al pezzo… – ma ero seriamente convinta che non se ne sarebbe fatto nulla. Poi quando mi è stato detto – Guarda che Marra ha accettato – ero incredula… non ci ho creduto fino all’ultimo.
Tra l’altro io la musica rap ho iniziato ad ascoltarla seriamente da un anno e mezzo a questa parte. Prima mi concentravo molto sulle voci e quindi i miei ascolti erano diversi, ho iniziato proprio con lui e quando ho sentito i suoi dischi sono rimasta sconvolta dalla bellezza di molte delle cose che dice nelle sue canzoni e dal modo in cui riesce a raccontarle.
VORTICE – OFFICIAL VIDEOCLIP
Oggi parlando di musica è quasi inevitabile che salti fuori la parola “Talent show”. Tu cosa ne pensi? Hai mai pensato di parteciparvi?
Ci ho pensato un sacco di volte ma non ci ho mai provato sia per insicurezza, sia perché non mi sentivo pronta. La consapevolezza di quale è il mio mondo musicale l’ho raggiunta col tempo, probabilmente se avessi fatto qualche anno fa un talent non so se ce l’avrei fatta. Adesso sì, so che riuscirei ad affrontare questa esperienza serenamente e probabilmente se non fossi una ragazza che ha la fortuna di lavorare ad un disco con i Planet Funk, lo farei come qualsiasi altra ragazza che sogna di fare questo lavoro.
E quale talent sceglieresti?
Probabilmente X-Factor perché mi sentirei più protetta. Amici è un programma fatto benissimo ma per alcune persone può essere molto rischioso.
Io per esempio avrei paura di rimanere antipatica alle persone perché lì oltre che che l’artista esce molto anche il personaggio e a volte le persone ti percepiscono attraverso le telecamere in maniera diversa da quella che sei. Ecco se questo accadesse conoscendomi sono certa che ci soffrirei parecchio.
Degli artisti provenienti dai talent, oltre a Marco Mengoni che mi citavi prima c’è qualche altro nome che ti ha colpito particolarmente?
Mi piace molto Noemi, ha una grande voce, la trovo bravissima e ho acquistato la sua musica proprio perché è riuscita a colpirmi.
Oggi come oggi la musica vive diversi problemi. Primi tra tutti la pirateria e le radio che danno sempre meno spazio nello loro playlist agli artisti emergenti.
Però è anche vero che molte persone inseguono il sogno di cantare, magari solo perché hanno una bella voce e non capiscono che serve di più…
Una volta chi sceglieva questo lavoro dava molta importanza alla costruzione della propria immagine e di un mondo musicale ben preciso. Per esempio se compravi un disco di Patty Pravo sapevi che ci trovavi un modo di cantare sensuale e inconfondibile oltre a delle canzoni molto ricercate, se invece acquistavi un album di Mia Martini eri certo che avresti trovato un’artista viscerale che andava a toccare diverse corde emotive. Oggi tutto questo sembra essere venuto a mancare, se tu dovessi consegnare la tua “carta d’identità musicale” a chi deve ascoltarti, cosa ci sarebbe scritto?
Io sono una cantante che ha un’infarinatura di tutto, persino dall’opera che ho studiato per diverso tempo, da tutto quello che ho appreso nel corso degli anni credo di aver attinto qualcosa e questo mi rende diversa in qualche modo. Però penso che non sono io a dovermi definire o a dire a chi mi avvicino di più musicalmente, la vera vittoria sarà quando le persone saranno loro stesse ascoltandomi a dirmi quello che trovano di “particolare” in me e anche ad accostarmi ad altri artisti.
In questo momento stai lavorando al disco. Che album sarà?
La linea che sto seguendo è quella di dare ad ogni pezzo la sua storia pur mantenendo la coerenza nel suono e nel mio modo di cantare. Per esempio il prossimo singolo che uscirà a settembre sarà molto diverso da Vortice, sarà più spensierato e allegro, ma anche quella sarà una sfaccettatura di come sono io.
C’è un tema che ci terresti particolarmente ad affrontare in una delle tue prossime canzoni?
Sì e infatti in questo momento stiamo lavorando molto su questo. Mi piacerebbe molto cantare una canzone su una donna che non è vittima… vittima di un amore finito male o magari di un sogno che non è andato in porto. Spesso nelle canzoni, soprattuto in amore la donna “subisce” e canta la sofferenza. Ecco io vorrei cantare la storia di una donna combattiva, di una vincitrice che nonostante tutto è uscita dagli eventi della vita più forte di prima. E voglio farlo perché dopo tanti anni finalmente io mi sento così.
Finisci la frase, dopo Marracash canterò con…
Da sola, per ora ho questa esigenza poi ovviamente di sogni ne ho tanti… se devo sognare lo faccio in grande e ti dico Zucchero.