All Music Italia ha intervistato Irene Grandi, importante protagonista della musica italiana che nel 2015 è ritornata in scena dopo un periodo di pausa nel quale è cambiata molto. Un cambiamento che abbiamo potuto ammirare nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo, dove Irene ci ha presentato l’intensa Un vento senza nome. Proprio dall’esperienza sanremese parte la nostra intervista, nella quale ci esprime anche la sua opinione sui vincitori e sul fatto che siano loro a rappresentare la musica italiana all’Eurovision Song Contest. Una lunga chiacchierata attraverso la quale ci svela la genesi del suo nuovo disco e della sua evoluzione artistica e umana, regalandoci anticipazioni sul nuovo tour e un intenso ricordo del grande Pino Daniele…
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Benvenuta Irene, ti incontriamo appena smaltita la sbornia di Sanremo. Qual è il ricordo più bello di questa tua nuova partecipazione che ci ha fatto conoscere Un vento senza nome?
Diciamo la tranquillità con la quale sono salita su quel palco,di solito piuttosto stressante ed emozionante. Mi ricordo che sentivo il mio cuore accelerare ma non ero in preda all’agitazione, il mio fisico reagiva ma io ero tranquilla. Mi sono goduta l’emozione e l’esibizione, sapevo di essere nel posto giusto per presentare una canzone alla quale tenevo molto.
Una canzone dei tuoi colleghi che ti è rimasta impressa a distanza di ormai più di un mese dalla fine del Festival?
Ho apprezzato molto due brani: quello di Raf che è stato mandatao via e quello di Grignani.
Se ti dovessi chiedere chi avresti scelto di portare a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest che nome mi faresti? Sei d’accordo con il fatto che ci vada Il Volo?
Eh no, purtroppo no… in Italia capisco il loro successo, perché rappresentano una tradizione mai dimenticata. Un volto della nostra musica che all’estero è già fin troppo noto, l’Italia del bel canto, degli anni ’60 che loro portano molto bene nel loro disco,… mi sembra un’idea della musica italiana anacronistica, vecchia, che non mi torna diciamo… Avrei preferito vincessero a Sanremo senza che andassero a rappresentarci all’estero… dove avrei preferito un altro tipo di canzone… (ride ndr)
Ad esempio?
Ad esempio la mia (ride ndr)… ci sta? Non voglio essere presuntuosa ma tolto che a me piace molto, credo anche che possa rappresentare un volto della musica italiana del 2015. Sicuramente non avrei vinto nemmeno l’Eurovision, però sarebbe stata una presenza di classe e degna di rappresentare l’Italia attuale, con un testo comprensibile, non molto articolato, non ci sono tante parole e anche per questo sarebbe stata una canzone adatta. Anche Malika aveva un gran bel pezzo, ma con un testo molto più complesso che secondo me non sarebbe stato adatto all’Eurovision.
In molti hanno riconosciuto che Un vento senza nome sia una canzone splendida che difficilmente arriva al primo ascolto ma conquisti sulla distanza, ne eri consapevole?
Ce lo immaginavamo, non ha un’esplosione, si alimenta di sfumature ed emozione. Non di impatto. Il lato positivo della cosa è che non stanca. Anche io, che l’ho scritta, modificata e cantata migliaia di volte, mi emoziono sempre a sentirla… ad un certo punto della canzone mi viene un brivido. Un brano che lavora in profondità e non sull’impatto, ci immaginavamo di non poter puntare alla vetta, però ci sembrava una bella uscita e speravamo che potesse restare nel tempo… anche in radio. Io sono sicura che si tratta di una canzone che potrò portare per sempre in concerto, non perderà potenza negli anni.
In occasione dell’esperienza a Sanremo è uscito il tuo nuovo disco, Un vento senza nome, che conferma un’evoluzione e una consapevolezza. Un nuovo progetto che arriva dopo la scelta di un ritmo produttivo che ormai da anni muove la tua carriera. Un disco che contiene molto di te: con la scrittura di 9 degli 11 brani presenti. Dove è nato questo disco?
E’ un disco nato in svariati posti, tutti caratterizzati dal raccoglimento e dalla solitudine. Un’atmosfera che ha caratterizzato la mia pausa dalle scene, tra il 2010 ad oggi ad eccezione dell’esperienza di Bollani che ha contribuito molto alla nascita di questo disco, concepito fuori dal casino, in campagna dove vivo. Poi ho trascorso un periodo a Roma, in un appartamento nel quale mi ero trasferita per cercare nuove collaborazioni che in realtà si è trasformato in un “ritiro”: non conoscendo molta gente stavo spesso in casa da sola, in una stanzetta che mi ispirava. Per questo Roma mi ha fatto trovare qualcosa dentro invece che fuori. Nel frattempo ho anche viaggiato in posti lontani, sempre da sola, concedendomi dei tempi non da turista che mi hanno permesso di stare spesso in posti splendidi con una chitarra e la mia solitudine a creare cose.
Sarai protagonista di un tour teatrale, che inizierà il 7 maggio da Firenze. Si riparte da casa?
Si, se la creatività del progetto è nata in diversi posti la realizzazione del disco è molto fiorentina: i musicisti, i tecnici, le foto… Forse perché sono stata più ferma nella mia città rispetto agli anni nei quali ero sempre in giro con la mia musica, mi sono riavvicinata anche alle maestranze che lavorano qui. Quando mi hanno proposto di iniziare il tour da Firenze mi è sembrata una bella idea per sottolineare che questo disco ha molti elementi che provengono dalla mia città.
Cosa troveremo in questo spettacolo venendo a vederti?
Faccio fatica a non mettere tutto l’album, ma non si può esagerare… ci sarà spazio per le nuove canzoni ma anche per molte canzoni tra le più note del mio repertorio, ho scelto le più note e non quelle “minori” che amo di più, proprio per alternare cose nuove e cose molto conosciute. I miei pezzi storici saranno tutti rivisitati attraverso un lavoro che darà ad ognuno un’ambientazione diversa… l’idea è di creare qualcosa di minimale, con i fiati e un’atmosfera quasi retro che va bene sia con canzoni nuove come Una canzone che non ricordo più, scritta da Cristina Donà e che si potrebbe benissimo collegare alla mia cover Sono come tu mi vuoi o anche all’aria leggera che richiama spiagge d’altri tempi di In vacanza da una vita, che ha già qualche anno e inizia ad essere un pezzo vintage. Passare da momenti intimistici a momenti di leggerezza e allegria, amalgamando le cose più vecchie alle nuove canzoni.
Qual’è il live in assoluto che ti ha emozionato di più?
Il primo che mi è venuto in mente, anche per la nostalgia di non poterlo far più, è quello che feci con Pino Daniele nel 1995 un anno super power per me, nel quale Pino mi invitò a seguirlo in tutto il suo tour come ospite. Era l’anno di Se mi vuoi mi pare, io cantavo solo due canzoni con Pino ma mi potevo godere lui e la sua musica dal mixer tutte le sere. Un’esperienza atipica ma emozionante, ero agli inizi e mi trovavo in palazzetti che scoppiavano per l’affetto verso Pino, lui era in uno stato di grazia e io c’ero… un’esperienza unica. Un grande maestro di musica, di canto e di vita, mi ha sempre dato tanto… Se mi vuoi è stata una grande canzone mi ha fatto conoscere tanto al sud.
Hai inserito anche la cover della sua A me me piace o blues, nel tuo precedente disco, come ha commentato lui la tua versione?
Diceva che avevo fatto una cosa da scugnizza… gli era piaciuta molto, diceva che eravamo riusciti a dare un aspetto frizzante e l’aveva incuriosito il mio modo di cantare, iniziando la canzone con un tono molto basso, quasi maschile per poi tornare ad essere donna…
Ringraziamo Irene Grandi per la disponibilità con la quale ci ha mostrato il suo nuovo mondo in quest’intervista e vi ricordiamo che l’artista è impegnata nei preparativi del tour teatrale che partirà da Firenze a inizio maggio, ecco le date:
07 maggio – Firenze – Obihall
09 maggio – Rimini – Teatro Novelli
12 maggio – Bari – Teatro Palazzo
13 maggio – Roma – Auditorium Parco della Musica
15 maggio – Mestre – Teatro Toniolo
16 maggio – Senigallia – Teatro la Fenice
21 maggio – Venaria Reale (TO) – Teatro della Concordia
22 maggio – Carpi (MO) – Teatro Comunale
24 maggio – Trento – Auditorium Santa Chiara di Trento
25 maggio – Milano – Teatro Dal Verme
Si ringrazia l’ufficio stampa di Irene, MN Italia nella persona di Cristiana Zoni.