Intervistare gli artisti non è mai cosa semplice; spesso ti trovi al cospetto di persone talmente prese da se stesse, o semplicemente stanche di doversi sempre raccontare e spiegare, che finire la suddetta intervista diventa quasi un supplizio, tanto è che speri di non dire la parola sbagliata che ti porterà addirittura a giocarti un futuro saluto educato. Non è questo il caso di Nesli, al secolo Francesco Tarducci, che raggiungiamo in occasione di questo tour di successo, a seguito di un disco altrettanto di successo, Andrà tutto bene, lanciato durante l’ultimo, fortunato, Festival di Sanremo.
Ecco, con Francesco fai invece quasi fatica a mettere il punto a quella che, da intervista, diventa immediatamente un’ informale chiacchierata, di quelle che faresti seduto ad un chalet, con un drink in mano, in un tardo pomeriggio d’estate con sole che cala e ristoro sperato ed irrinunciabile. Ed il nostro snocciola come ad un amico vero un po’ di curiosità sulla sua carriera e vita, partendo da questo attuale, meritato successo.
“Indubbiamente è un periodo molto bello, di raccolta, anche se, come si può immaginare, estremamente faticoso. Però è talmente bello vedere la gente davanti al palco, che ti segue, che ti aspetta,anche nei tanti in-store fatti, che la fatica passa subito” esordisce Nesli.
Però Francesco, ho letto che stai meditando di rinunciare al tuo nome d’arte per prossime pubblicazioni; Nesli cede il posto definitivamente a Francesco Tarducci?
Ma no! E’ una cosa che ho effettivamente detto, ma solo per rispondere ad una domanda in cui mi si chiedeva se c’avevo mai pensato. In futuro potrebbe anche accadere, ma al momento sono ancora in pace col mio nome d’arte e penso che Nesli mi accompagnerà ancora per molto.
Senza scendere nei particolari, di cui so che non ti piace parlare, però indubbiamente i tuoi primi passi li hai mossi alle spalle di tuo fratello Fabri Fibra. Quello che ti chiedo in proposito è come fu, all’epoca, per te che eri giovanissimo, passare magari dai piccoli locali a palchi con davanti migliaia di persone?
Indubbiamente è stata una palestra importante che oggi ad esempio non mi mette in difficoltà durante i miei spettacoli o davanti ad una telecamera che nasconde una platea enorme come quelle di Sanremo. In proposito però ti dico che soffrivo già all’epoca il ruolo di spalla, che tra l’altro dividevo con Vacca; mi stava stretto. Va detto che però avevo anche una doppia vita, perché comunque li, io lavoravo molto anche alla fase produttiva. Sentivo comunque il bisogno già allora di fare cose mie.
Chi i tuoi dischi li ha ascoltati per davvero, già dagli esordi faceva fatica a costringerti nella parola rapper…
Grazie per questa cosa che dici. Si, non mi sono mai sentito solo un rapper. Certo è stata la proposta che è arrivata e quando uno vuole iniziare, accetta ciò che arriva. Ci vuole però un ascolto sensibile per accorgersene e per fortuna non sei stato l’unico.
Dopo le prime pubblicazioni arriva “Fragile – Nesliving vol.2”, album in cui era inclusa una canzone che poi ha avuto inaspettatamente una nuova vita; sto chiaramente parlando de “La fine” portata poi al successo da Tiziano Ferro. Come è avvenuta questa richiesta da parte di quello che è uno dei più famosi cantautori italiani?
E’ accaduto attraverso i produttori che si conoscevano; il suo chiamò il mio dicendo che Tiziano si era letteralmente innamorato del pezzo, che lo sentiva particolarmente suo e voleva, col mio consenso, inserirlo nell’album a cui stava lavorando. Ovviamente la cosa mi ha onorato ed ho detto subito di si.
E poi accade che il pezzo diventa pure un singolo di successo. In quel momento hai esclamato: “c-beep-o” forse ho svoltato?
Ho sii esclamato: “c-beeep-o”! Ma solo perché mi domandavo come mai i discografici non si erano innamorati di quella canzone quando l’ho proposta io! Le radio poi addirittura l’hanno ignorata. Questo è un limite che spesso hanno le radio, quello di non concedere nemmeno ascolto ai pezzi proposti dai giovani. Nulla contro Tiziano ovviamente, che invece non ha che speso sempre parole bellissime per me e che non finirò mai di ringraziare.
Ringraziamento avvenuto poi realmente?
Non di persona. Sai, ci accomuna una certa riservatezza. Io poi, di mio, sono molto poco social, per cui ci siamo scambiati alcuni sms. Il mio grazie però è grande e sentito.
E siamo nel 2010 ed è la volta di “L’amore è qui”. Ricordo male se dico: “n° 13 in classifica al debutto”?
Ricordi benissimo, complimenti.
E che effetto ha fatto vedere per la prima volta un tuo disco raggiungere la classifica?
Uno dei momenti più belli della mia carriera. L’amore è qui fu infatti frutto di un grandissimo lavoro, in particolare mio e di un mio amico. Quasi ci incaponimmo con questo progetto, volendolo fortemente. Vedere quindi che il pubblico recepiva e premiava i tanti sacrifici fatti, è stato davvero grande.
A chi è andata la prima telefonata per festeggiare tale risultato?
Posso essere sincero? A nessuno. In realtà perché non ce ne fu proprio il tempo di fermarsi granché, proprio per il tanto lavoro da fare anche per continuare la promozione che dipendeva tutta strettamente da noi.
Nulla a confronto però col primo posto raggiunto un paio d’anni dopo con “Nesliliving vol.3 – Voglio”, volato dritto al n° 1 in classifica…
Grandissimo momento ma soprattutto perché assolutamente inaspettato.
Come lo hai concepito quel disco? Ad ascoltarlo si aveva la sensazione di essere di fronte a tutti potenziali singoli.
Proprio in questo modo. Ho ragionato, assieme alla mia produzione di allora, nel considerare per la track-list tutti pezzi che potevano essere poi utilizzati come singoli.
Che scegli in quale modo?
Non scegliendo! ( Ride ). Voglio tutti potenziali singoli proprio per questo. Non voglio essere io a scegliere, per due motivi: primo perché mi piace che chi lavora con me si senta parte effettiva di scelte condivise e secondo perché se poi sbagli la scelta, non possono dire che è perché hai voluto far di testa tua! ( e ride nuovamente )
Un paio di curiosità su quell’album. La prima è se puoi spiegarci come mai tutte le canzoni sono unite da incisioni femminili, quasi metalliche?
Scrivendo anche poesie volevo entrassero nel progetto. Le ho così fatte tradurre in varie lingue, dall’inglese al norvegese, dallo svedese al tedesco e le ho usate come collante tra un brano e l’altro.
La seconda viene invece da uno dei brani, forse il migliore del disco, usato poi come singolo. Parlo di “Davanti agli occhi”. Come mai la single edit ha poi subito uno strano troncamento, che ha privato il pezzo dell’ultimo inciso, quello dell’esplosione, che era valore aggiunto importante?
E su cui non ero affatto d’accordo? Eh si, è vero. I discografici dell’epoca mi dissero che la radio edit doveva per forza esser più corta, anche se quella dell’album, aveva una durata consona. Dicevano che avrebbero finito col parlare sopra all’ultimo inciso, per cui era logico tagliare. Alla fine per me quel brano resta comunque una grande potenza e difatti, in questo tour, avrà uno spazio principesco, di grande risalto; diciamo da podio.
A seguito di quel faro acceso dal n° 1 in classifica, ti sei avvicinato a Sanremo. Si mormorava tu fossi nel cast dell’edizione 2013, la prima di Fazio. Poi?
Mandai un brano e si parlava effettivamente di me come uno di big scelti. Poi durante la comunicazione del cast il mio nome non c’era più. Non ho mai saputo perché. Mi hanno cercato l’anno dopo, ma non me la sono sentita, anche perché non avevo ancora chissà che di pronto.
Decisione saggia! Si dice infatti che le edizioni bis non vanno mai bene ed infatti Fazio se l’è vista brutta…
Ma sono stato fortunato anche a non fare quella del 2013. Con un successo strepitoso come quello di Mengoni, farsi notare sarebbe stato molto complicato.
Ma è vero che desideravi andarci davvero e soprattutto per farti vedere da tua madre nel luogo principe di un certo tipo di musica in Italia, con l’orchestra ed il bel vestito?
Beh certo, anche quella è una soddisfazione no? Al di là poi delle cose personali, sei comunque al centro del mondo per una settimana.
E siamo a quest’anno in cui il sogno si è realizzato. Sui social ha spopolato il tuo video nel momento in cui apprendevi la notizia che ti avevano scelto. Possibile che, come i comuni mortali, non sapessi da prima che eri tra i venti in gara?
E’ stata proprio prerogativa dell’organizzazione. Tutti avrebbero saputo durante l’Arena di Massimo Giletti e per bocca dello stesso Conti, se eri dentro o fuori. Eravamo tutti li, davanti alla tv, ed io… beh come ho reagito è stato sotto gli occhi di tutti.
E te la sei proprio goduta. Filmavi qualsiasi cosa, dalle prove con l’orchestra al backstage…
Si e mi sono proprio divertito. Mi sono sentito come un bambino al luna park. Per me era tutto nuovo e non volevo perdermi nulla, volevo scolpire nella mente ogni attimo.
Con chi tra i colleghi ti sei particolarmente trovato?
Devo dire che ho visto pochissimo tutti, proprio perché, per godermi ogni attimo, respirare ogni odore, ho rinunciato a qualsiasi tipo di mondaneità. Quando non ero all’Ariston per le prove, per la serata o in giro promozionale, mi rintanavo subito in albergo a pensare a cosa stavo vivendo. Se devo fare però un nome allora ti dico Nek che è stata una sorpresa non solo come artista ma anche come persona.
Stai sfatando però il mito che all’Ariston si va giusto pochi minuti prima di cantare?
Assolutamente. Non so come funzionava gli altri anni ma in questa edizione ci si muoveva per steps; dovevamo stare un’ora in camerino, un’ora, anche ora e mezza in green room, circa mezz’ora nel retro palco e una ventina di minuti proprio dietro la porta d’ingresso.
Nesli canta: “Buona fortuna amore”. Attacca l’orchestra; cosa pensa Francesco in quel momento?
Visto che sei qui, goditela !
Ma sembra di capire quindi che lo rifaresti?
Ma certo che si! E’ un’avventura fantastica. La rifarei anche domani.
E la scelta di “Buona fortuna amore” ? Non c’era forse qualche brano più adatto?
Si, forse si. Ad esempio avrei potuto portare Andrà tutto bene, che dà il titolo all’album tra l’altro, però se avessi scelto quella canzone non avrei raccontato nulla in più di me a chi mi conosce già. Volevo invece stupire, andare con un pezzo molto cantato e Buona fortuna amore mi permetteva di mostrare un lato forse inedito di me. E visto come è andata sono soddisfattissimo della scelta.
Anche la scelta di presentarti elegantissimo era legata ad un mostrarti in maniera nuova?
In realtà no, perché amo essere elegante. Anche nei live mi piace esserlo, figurarsi sul palco d’Italia per eccellenza. Del resto col tipo di faccia che ho, spigolosa e forse non rassicurante ed il fisico tagliato, è preferibile cercare almeno con gli abiti di addolcire la presenza.
Ragioniamo pensando ad una torta: ci fai la divisione tra l’importanza del lavoro di studio, scrittura, incisione e quella invece del live?
Mi piacerebbe poter rispondere con un 50 e 50. Così almeno è strettamente per me. Però ci sono tanti altri fattori, che entrano a far parte della torta. Mi verrebbe da dire la promozione, i giri nei grandi negozi che oggi occorrono per aiutare le vendite. Mi riempie di gioia personalmente vedere durante gli in-store, ragazzini che sono nati in un’epoca in cui comincia persino ad essere difficile conoscere l’esistenza dei cd, per non andare addirittura ai vinili. Per me è impensabile legare la musica ad un telefonino. Loro sono invece convinti che quello sia il modo per ascoltarla. Al massimo dalle casse di un pc.
Cosa cambieresti quindi nel mondo musicale?
Bellissima domanda. Cercherei semplicemente di non far morire la musica così, attraverso un telefonino. Cercherei di inculcare quanto sia importante culturalmente e quanto può tornare a rappresentare anche come lavoro. C’è un’industria alle spalle e dove oggi ci sono poche teste ad operare, una volta c’erano migliaia di persone e tanta economia in movimento.
E mentre “Andrà tutto bene” è ancora tra i 20 dischi più venduti in Italia, ad oltre tre mesi dall’uscita, Nesli prosegue il tour di successo, che lo vedrà stasera a Napoli, presso “Casa della Musica”.