24 Luglio 2019
di Interviste, Recensioni
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24 Luglio 2019

Intervista a Roberto Casalino – Da Giusy, Emma, Alessandra, Annalisa e le altre a Il Fabbricante di ricordi

Una lunga chiaccherata con Roberto Casalino per ripercorrere gli inizi carriera, l'amicizia con Tiziano Ferro, l'inizio del percorso da un autore e il nuovo album in arrivo a settembre

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Roberto Casalino Il fabbricante di ricordi è il titolo del disco in uscita a settembre in cui il CantAutore racchiuderà alcune delle canzoni scritte per altri artisti negli ultimi dieci anni. In attesa di incontrarlo per scoprire con lui questo nuovo album lo abbiamo raggiunto per un’intervista in cui ripercorrere il percorso che lo ha portato nell’Olimpo degli autori italiani.

Si può essere degli artisti di successo in molti modi, senza necessariamente mettere la faccia davanti ad una telecamera.

Essere artisti è una propensione dell’anima e la soddisfazione più grande è quando ciò che tu fai viene riconosciuto ed apprezzato. Niente di tutto questo passa per forza per un’esposizione mediatica e lo sa bene Roberto Casalino, che pur l’ha inseguita tanto, ma che poi ha visto riconoscere il suo senso artistico, attraverso le voci dei tantissimi interpreti che hanno dato fiato alla sua penna, cantato le sue liriche, ricercato le sue canzoni.

Si oggi, a quarant’anni raggiunti, Roberto Casalino può definirsi uno degli autori più ricercati dal nuovo pop italiano, un vero e proprio hitmaker come direbbero gli inglesi, uno che ha permesso a tanti altri colleghi ( perché lui canta e canta pure bene ) di appendere alle pareti delle loro case una serie impressionante di dischi d’oro e di platino.

E oggi per festeggiare i 10 anni trascorsi da quando una sua canzone, Non Ti Scordar Mai Di Me, ha raggiunto il grandissimo successo per voce di Giusy Ferreri, il nostro si toglie lo sfizio di pubblicare un album in Settembre, Il Fabbricante Di Ricordi , in cui riprende una manciata di queste sue composizioni ricantandole a modo suo, chissà probabilmente mostrandocele con l’abito con cui le aveva vestite prima che migrassero verso altre corde vocali.

Ed approfitto per incontrarlo e permettergli di raccontarsi come forse non ha mai fatto prima d’ora, in confidenza, con l’attenzione dovuta, e riconoscendo ancora una volta in lui il fuoco grande della passione per la musica, oltre che un ragazzo carinissimo, disponibile forse proprio perché soddisfatto del suo percorso e partendo nella chiacchierata proprio dal meraviglioso titolo dato al lavoro di prossima uscita…

Ci terrei a dire che quest’idea bellissima del titolo la devo a Stefano Mannucci che durante la presentazione di un mio showcase a Roma, mi definì così sfidando il pubblico a non avere nessun ricordo legato ad un mio brano.

La cosa mi colpì a tal punto che già allora pensai che, semmai avessi avuto occasione di fare un disco raccolta dei miei brani, lo avrei intitolato proprio così.

Quali sono però le canzoni dei tuoi ricordi, quelle che hanno segnato la tua crescita, il tuo percorso?

Ce ne sono varie, alcune pure recenti che hanno rappresentato per me dei momenti importanti. Penso a Talkin’About Revolution di Tracy Chapman o Confusa e Felice di Carmen Consoli ed ancora In Centro All’Orgoglio di Moltheni, Vulcano di Damien Rice.

Poi se penso al periodo in Germania allora ti dico Smells Like Teen Spirit dei Nirvana o anche il repertorio tutto di Battisti o Tenco che a livello cantautorale sono da sempre una grande fonte d’ispirazione.

Tutte cose molto diverse ma comunque seriose o per stile o per concetto…

Ma guarda che potrei inserire nel calderone anche tanta dance anni 90, come Ice Mc, Alexia, Double You che è la mia parte più ludica o se vado indietro ai ricordi di bambino ad Avellino, allora mi vengono in mente le cassette di mio zio che mi ha praticamente nutrito con Enrico Ruggeri, Ivano Fossati, Loredana Bertè.

Mi faceva proprio delle compilation ed io costringevo mio padre nei viaggi ad ascoltarle, imparandole a memoria.

Casalino cittadino del mondo: Avellinese di nascita, poi Roma e Germania, in provincia di Colonia, per vita, fino a tornare in un centro a misura d’uomo come Latina. Proprio a Latina inizia a far musica seriamente con una tua band, ma pure a studiarla all’interno di un coro Gospel. Cioè parliamone, se uno non ha un certo tipo di voce mica parte da un coro gospel?

Effettivamente! ( Ride di gusto ndr ) . Ci siamo arrivati assieme io e Tiziano ( Tiziano Ferro ndr ) che ci eravamo conosciuti precedentemente su un campetto di palla a volo. Parlavamo tanto di musica fino che ad un certo punto scoprimmo che in città si stava creando questo coro Gospel.

E che è successo?

Che ci siamo presentati in tantissimi, tanto che alla fine di cori se ne sono creati addirittura due e lui è andato da una parte ed io dall’altra. Era una novità per la nostra cittadina, anche perché non si curava solo un repertorio di genere ma si portavano brani famosissimi di tutt’altro stile e si arrangiavano in quella chiave.

E’ stato un bellissimo esercizio, lungo per altro, dove è possibile imparare a conoscere davvero la propria voce.

In che modo?

Per prima cosa non è facilissimo cantare in un coro; facendolo affini il tuo orecchio musicale, misuri le parti. E comunque impari che non è nemmeno importante essere la voce leader, che ovviamente per quel tipo di proposta non potevo essere io, ma impari che fai parte di un contesto, che la tua voce mischiata alle altre è importante al fine del risultato.

Non sarai il solista ma puoi essere comunque un ottimo tenore o contralto. E’ comunque una cosa che consiglio: non fossilizzarsi su ciò che ci piace perché magari non è la propria strada. Magari provi ad ascoltare altro, ti cimenti e scopri tutto un mondo nuovo.

La passione in comune con l’amico Tiziano Ferro, frattempo già emerso, vi ha portati ad una prima composizione di coppia nel 2002, Entro il 23 per gli esordienti MP2. Che effetto ti faceva ascoltare quel brano in radio?

Guarda era in realtà un periodo davvero magico. Io ero in tour al fianco di un mio grande amico che ce l’aveva fatta ( Roberto era corista nel Rosso Relativo Tour ndr ) ed assieme avevamo composto questa canzone che, per giunta, era pure finita nella compilation blu del Festivalbar, che allora… eppure …

Eppure?

C’era una parte di me che chiaramente voleva farcela come cantante. Questa cosa mi ha spinto per oltre sei anni a non dare più canzoni ad altri artisti. C’è stata solo una parentesi per Syria, ma poi sono tornato a custodire gelosamente le mie cose.

Anche perché ciò che scrivevo lo sentivo mio, ed a differenza del brano dato agli MP2, che non avrei comunque mai inciso, mi faceva difficoltà separarmene.

Chiudiamo con una domanda personale, se vuoi rispondermi, il capitolo degli inizi, che ti legano a doppia mandata a Tiziano Ferro. Voi siete amici da molto prima che iniziaste a bazzicare il mondo artistico ed ancora siete legatissimi. Al di là della passione comune per la musica, cosa ti ha fatto dire quel giorno, sul campetto di pallavolo di cui prima, questo è amico mio?

I bellissimi discorsi che facevamo sulla musica indubbiamente ci hanno avvicinato. Il ricercarla, spesso assieme, come si faceva allora, attraverso riviste o dandosi appuntamento al negozio di dischi e poi i tanti tentativi e viaggi per bussare alle porte fatti assieme.

Durante quel periodo ci siamo fatti una promessa: la cosa importante è che saremmo stati felici se anche solo uno dei due ce l’avrebbe fatta. Ce l’ha fatta prima lui ma mai e giuro mai, ha scordato quella promessa.

Ancora oggi, che ormai è una star che ha tagliato tutti i traguardi da tagliare, mi fa ascoltare i provini della canzoni, e poi il disco finito in anteprima, e vuole in maniera sacrosanta il mio parere, proprio come quando avevamo 16 anni. Per me è lo stesso. Quando scrivo un pezzo aspetto la sua opinione.

E vi fate sconti?

Assolutamente no! Anzi. E’ proprio quella la cosa importante. Fondamentalmente credo che siamo arrivati ad essere un amico importantissimo l’uno per l’altro, proprio perché non abbiamo mai basato il nostro rapporto su ciò che sarebbe arrivato dalla musica.

Dicevi che hai avuto difficoltà a dare altri pezzi ed in effetti ti sei fermato come autore per altri per oltre 6 anni, anni nei quali hai pubblicato anche un album senza granché seguito. Come hai gestito questa fase?

Ero sotto contratto con un produttore con il quale facevo tutte quelle cose che si fanno nella discografia: riunioni, programmazioni, attese. In quella fase mi chiedevano sempre di scrivere per altri, oppure ascoltavano i miei pezzi e mi chiedevano di riarrangiarli seguendo la moda del momento. Non era per me!

Volevo riconoscermi in quello che facevo, non perdere la dignità e soprattutto pensavo al dopo, a come mi sarei presentato per proporre qualcosa che non mi rispecchiava. Ho fatto alcune selezioni per approdare a Sanremo e nel 2005, il primo targato Bonolis, sono arrivato fino alla griglia degli 8 che poi presero parte, scartato all’ultimo. Ammetto che quella fu una botta molto forte.

Come hai resistito?

Grazie al fatalismo che mi è proprio. Mi sono detto di provarci, mi sono proprio dato una scadenza, che era quella dei 30 anni, e se non succedeva pazienza, forse dovevo fare altro. Ed invece, nel 2008, a 29 anni è arrivata Non Ti Scordar Mai Di Me e l’incontro con Giusy Ferreri che ha cambiato entrambe le nostre vite

E’ arrivata la canzone per Giusy…

Ed era una canzone che pensa, avevo scritto tre anni prima e non l’avevo mai nemmeno cantata, nemmeno proposta al mio produttore. Era là, chiusa in un cassetto.

Cosa aveva la voce di Giusy che ti ha fatto pensare a questa canzone che tenevi nel cassetto?

Era provinata voce e chitarra ed era molto malinconica. Sentire la sua voce, che lì tra l’altro era molto indirizzata verso il mondo di Amy Winehouse.

Mi dissero che cercava l’inedito ed allora avendola sentita nella sua versione di La Bambola davvero magistrale, dissi: “guardate io non do nessun pezzo, posso fare un tentativo con questo qua“, che nel frattempo avevo arrangiato seguendo un po’ il suo percorso, e l’ ho consegnato senza mai aspettarmi che lo scegliesse.

Ed invece come ascoltato il primo provino capì che era perfetta.

Che intervento ha avuto Tiziano Ferro quindi nella scrittura del brano?

Lui è un hitmaker finito. L’ha praticamente affinata, ha tagliato delle lungaggini, l’ha resa un vero e proprio singolo.

In quegli anni hai detto stesso tu di aver tentato diverse volte Sanremo. Oggi non lo puoi più fare come giovane per un fatto d’eta, ma sei pure diventato famoso. Lo faresti sempre o come tanti colleghi non ci pensi più?

Certo che lo farei. Non certo come giovane perché ho superato l’età ( 36 anni massimo ndr ), ma come big senz’altro. Certo in realtà spero sempre in un duetto che mi possa permettere l’accesso. Ma una cosa è certa: Sanremo è un fatto culturale e storico senza pari in Italia; chiunque sognava di fare il mio mestiere, ha sognato d’andarci.

Capisco pure chi però non vuole rischiare più. Il problema è il metodo di votazione che favorisce sempre più gli ultimi arrivati che sono più forti al televoto per la tanta presenza televisiva. Magari per un big con una carriera decennale, essere battuto da un giovane che ha tutto da dimostrare, solo perché le ragazzine lo votano in massa, non è certamente piacevole.

Ad un Talent parteciperesti?

Ci ho pensato. Però che senso avrebbe per me che sono un cantautore? Fare un percorso per arrivare semmai in finale per cantare un pezzo mio? E se non ci arrivassi che senso avrebbe avuto?

Torniamo a Giusy: siete davvero amici?

Molto, è una grandissima amica! Giusy è una bella persona. Ci sono molte cose che ci hanno legato. Ad esempio il fatto che la nostra speranza di carriera era all’ultima spiaggia per entrambi.

Quando le ho dato il pezzo poi, mio padre stava per andare via e lui si chiamava Gaetano… come Giusy si chiama Gaetana. Mio padre era nato in Novembre e lei ha scelto proprio Novembre come altro singolo. Coincidenze che han fatto si che il rapporto proseguisse.

Oggi c’è tanta confidenza tra noi, tanti altri pezzi che ho scritto per lei e lei si sente molto libera di sceglierli o meno.

Chi cerca chi?

Io cerco lei in genere, nel senso che io scrivo in realtà sempre per me. Poi accade che alcune cose sento che prendono altre strade che mi fanno pensare ad altri interpreti.

Con lei funziona che a volte la chiamo e le dico che ho inviato un pezzo per lei in casa discografica e lei corre ad ascoltarlo e subito mi dice che ne pensa. E’ successo ad esempio ricordo con Fatalmente Male che mi chiamò e mi disse che le avevano fatto sentire questo brano che avevo mandato per lei e che se ne era innamorata.

Poi certo, essendo onesti l’uno con l’altra ci scontriamo pure.

Ad esempio?

Quando lavoravamo all’album che poi includeva Ti Porto A Cena Con Me io la trovavo molto convincente in questa vena malinconica ma lei si era incaponita con un vestito più rock, tanto che quel disco fu un po’ un mix delle due cose e non fu granché capito. Però fu un passaggio per lei perché dopo ha ritrovato una vena più commerciale.

Emma, Alessandra Amoroso, Annalisa, tre ragazze ex talent, tre artiste molto in voga, tra voci che hanno spesso cantato la tua penna. MI dai un aggettivo per ognuna di loro?

La cosa bella per chi scrive è che un brano che tu hai pensato in una maniera poi viene rispettato si, ma proposto con una personalità completamente diversa dalla tua e fa la sua strada.

Alessandra rappresenta la parte più dolce delle mie scritture. Io lo trovo un approccio sussurrato, nonostante lei sia una che invece canta e canta molto; parlo di approccio, di come si avvicina alle cose, sempre delicatamente emotiva.

Emma tira fuori dalle mie canzoni la parte più viscerale, cruda. Lei ha proprio un modo di dare un peso alle parole che quando il brano che sto scrivendo prende una determinata direzione, io capisco subito che sarà suo.

Annalisa è in continua evoluzione, cambia di continuo. In quest’ultima parte del percorso è un po’ lontana dalla mia scrittura. Lei è comunque quella cristallina: entra in sala prove e di colpo il pezzo è suo, pulito, perfetto, anche perché lei si plasma con una facilità unica.

E Francesca Michielin e Nina Zilli?

Francesca ha un entusiasmo negli occhi che mi fa tenerezza. Quando ha iniziato e lo ha fatto col pezzo che ho scritto assieme ad Elisa, Distratto, lei quasi non ci credeva di avere un pezzo nostro e lo diceva in tutte le interviste.

All’epoca io non avevo ancora ben presente a me stesso tutto quello che mi accadeva e vedere i suoi occhi illuminarsi nel pronunciare il mio nome tra gli autori mi ha fatto dare un valore al mio lavoro.

Non era facile perché lei aveva 17 anni ed io 35. Scrivere per una diciassettenne e risultare credibile non è stato facile. Lì insieme ad Elisa abbiamo davvero calibrato un po’ il tutto. Per me lei è quindi la purezza.

Nina invece io la vedevo proprio così, dopo aver amato molto il suo primo album, Per Sempre che portava a Sanremo quell’anno era la giusta evoluzione. Mi spiace che non abbia proseguito su quella strada, perché una donna che cantasse quello stile, con quella bellezza e con quella cazzimma di chi sa il fatto suo, non è che ne vedo così tante.

Ci sono pure alcuni maschietti che hanno cantato tuoi brani, comunque per numero molto inferiori alle donne. Ti sei chiesto perché?

Perché credo di scrivere con una sensibilità più vicina alle loro corde. La storia insegna del resto come ci siano alcuni autori che hanno fatto fortuna anche grazie alle tante interpreti per cui hanno scritto.

Penso a Ruggeri e Fossati che hanno firmato i brani più belli per Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Mia Martini, Patty Pravo e tante altre. Poi forse c’entra anche il bagaglio di ciò che hai ascoltato.

C’è qualche tuo brano che è stato scartato da un’artista e poi è finito a qualche altra ed è andato benissimo?

Eh! Certo che si. Ma non ti dirò mai quale è il brano.

Ma chi lo aveva provinato e perché lo ha scartato però si?

Lo aveva provinato Giorgia e te lo dico perché lei non lo ha scartato perché non le piacesse, anzi, ne era innamorata.

Lei stessa però dopo averlo inciso, trovava che nella sua versione, per il suo tipo di voce, avesse perso un po’ di quella magia che lei stessa ci aveva trovato sentendo il provino. Capita. Ci rifaremo, spero.

E chi è quella allora che vorresti si aggiungesse alla lista delle tue interpreti?

Carmen Consoli ! Faccio un appello, lo dico in tutte le lingue del mondo, creiamo un hashtag, perché davvero non potrei chiedere di più di un mio brano cantato da Carmen che da sempre è la mia artista italiana preferita.

E quindi amico o no, quanto hai odiato Tiziano che si è beato proprio di cotanta collaborazione?

Non me ne parlà ( detta con spiccato accento romano ndr ).

Mi mandò un messaggio all’improvviso con scritto: “Sto per incidere un duetto per il quale tu mi odierai, lo so già”. Ed io risposi: “Scrivendomi questa cosa mi hai già fatto capire con chi è e sappi che ti odio già.. Una non dovevi toccare, ci dovevo arrivare prima io”.

Poi quando mi ha detto quale era la canzone, che già mi aveva fatto ascoltare, ho pensato che era perfetta. Poi si è fatto perdonare presentandomela a Sanremo, quando duettarono appunto su’ Il Conforto e li le ho potuto parlare ed ho incassato pure dei bei complimenti.

Beh hai approfittato per chiederle di un duetto?

Eh Se! Non ne ho avuto il coraggio!!

Ogni anno almeno 4/5 canzoni firmate da te raggiungono il successo. Suppongo che tutte non potranno entrarci ne’ Il Fabbricante Di Ricordi. Come le hai scelte quindi?

Sono partito da un punto di vista affettivo, mai di mercato. Certo molti sono stati dei successi, ma del resto diverse mie canzoni per fortuna lo sono diventati.

Ho dovuto lasciar fuori a malincuore altre cose ma conto di riprenderle in dischi futuri, un po’ come ho fatto nel precedente album, quando ho ripreso Prato Di Orchidee che fu di Annalisa ma che lei non aveva mai reso singolo.

Ci saranno poi dei duetti con le tue amiche. Suppongo non sia stato troppo complicato convincerle…

E’ stato scrivere il messaggio. Perché io sono uno che fa proprio fatica a chiedere favori.

Mi sono dovuto armare di coraggio, per altro poi per scrivere ad ognuno un messaggio diverso, dettato anche dal tipo di amicizia che mi lega ad ognuno di loro.

Per fortuna hanno risposto tutte di si, anche se il mio discografico, Claudio Ferrante, mi aveva dato un monito, cioè quello di chiedere con la predisposizione ad avere anche un no come risposta. Tanto cosa cambia?

La scaletta dei tuoi album come la formuli? E’ una domanda che non fa mai nessuno, però l’ho sempre pensata una cosa non facile…

Ho un mio mood. Cerco di non spezzare l’atmosfera. Alterno in genere un brano up tempo ad uno più lento, ma sempre tenendo conto come s’incastrano inizio e fine.

Mi piace pensare ad un album come ad un insieme di potenziali singoli, da avere l’imbarazzo della scelta su quale scegliere come prossimo. Non mi piacciono le canzoni riempitivo o quelle che sai che non avranno alcun futuro.

Adesso come procederai in attesa della pubblicazione?

Ci sono diverse situazioni in cui presenterò Diamante Lei, Luce Lui che abbiamo scelto come primo singolo. E poi in Settembre avremo un numero importante di instore/showcase. Stavolta ci tengo a fare molte città.

Roby non ti ho realizzato un intervista e ti ringrazio per questo. Siamo stati davvero un’ora e un quarto impegnati una bellissima chiacchierata, ( in cui mi ha raccontato anche tante altre cose che non vi dirò mai! Ndr ). C’è però qualcosa che vuoi dire tu ai nostri lettori?

Grazie a te per questa piacevolissima chiacchierata davvero.

Chiedo solo ai lettori di All Music Italia di non considerare questo lavoro come un sacrilegio a brani che hanno amato cantati dalle loro beniamine. Non ho voluto riappropriarmene con prepotenza.

Ho solo pensato che fosse un’idea carina che si conoscesse come io le ho pensate, che vestito ho dato loro quando le ho scritte. Io poi da questi brani non mi sono mai davvero separato. E’ solo un’altra versione.