La 66a edizione del Festival di Sanremo è giunta alla quinta giornata, e proprio in occasione della kermesse canora italiana più attesa e giudicata, noi di All Music Italia siamo andati ad intervistare il giovane cantautore portavoce della musica rap sul palco dell’Ariston, insieme al compaesano Clementino, Rocco Hunt. Per l’occasione è stata allestita una sala dell’Hotel Londra di Sanremo, nella quale si sono riuniti alcuni esponenti radio/web.
L’intervista inizia repentina, le curiosità sono davvero molte, un artista così giovane che riesce a scrivere e presentare pezzi tanto incisivi da diventare quasi punto di riferimento per la denuncia sociale. Premio come miglior video di Sanremo, primo nei passaggi radio, stampa totalmente conquistata, insomma uno che quel parco è riuscito a mangiarselo con la leggerezza di un ragazzo di 21 anni e la competenza di un big.
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Al grido di Wake Up Guagliù siamo arrivati sul palco dell’Ariston
“Non mi aspettavo di risvegliarli veramente, mi sono reco conto fosse scoppiato qualcosa di grande proprio durante l’esibizione, quindi sono molto contento di aver fatto da outsider di questo Sanremo. Posso dirmi soddisfatto anche della cover “Tu vuò fa’ l’Americano” che ha trasformato, grazie al pubblico, un ambiente pettinato come quello dell’Ariston nella “sagra della castagna” con la mia semplicità e la mia voglia di fare. Una bella emozione.”
Elementi di ironia e dialetto anche quando si parla di cose più serie, come li ha bilanciati nel brano in gara e nell’album?
“Credo che il rap quando parla di queste tematiche sia in automatico un po’ ironico, se viene a mancare l’ironia bisogna compensare con la violenza ed io preferisco essere considerato il rapper positivo. Voglio dare sì delle critiche, però con il cucchiaino, in modo da farle ingerire a tutti. La cosa più bella è vedere il mio pezzo, dal ritmo più funky ma con una tematica, una denuncia sociale importante dietro, primo nei passaggi radio su tutti gli altri brani in gara, mi fa capire che una piccola rivoluzione è in atto.”
Come hai vissuto il passaggio da giovane a BIG?
“Non l’ho vissuto proprio, se non con più interviste e più spostamenti; mi ritengo a prescindere una nuova proposta perché quest’anno nei BIG ci sono artisti blasonati come Patty Pravo, Enrico Ruggeri, che hanno iniziato la carriera quando mio padre non era nemmeno un pensiero di mio nonno, quindi essere nella stessa categoria mi ha fatto giungere alla conclusione che ci siano 3 diverse categorie: un Sanremo giovani, un Sanremo BIG e un Sanremo BIG giovani.”
Quali sono le tempistiche e i modus operandi dietro ai tuoi video musicali?
“L’ultimo video, girato da Alberto Salvucci, che ha vinto il premio come miglior video clip tra i 20 brani di Sanremo, è stato girato in Sardegna, un cielo cinematografico a cielo aperto che andrebbe valorizzato, perché in Italia si preferisce andare ai Caraibi per una vacanza paradisiaca quando a pochi kilometri c’è quest’isola meravigliosa. Il video vuole essere uno specchio dell’attuale situazione politica e non solo, italiana; gente WAKE UP!”
Nel tuo brano fai un mashup tra italiano, inglese e napoletano, pensi di riuscire a conquistare un mercato che va al di là dell’italia?
“Prendetemi pure per pazzo, ma io sono convinto che quando vado all’estero mi capiscono di più quando parlo dialetto napoletano che quando parlo italiano, di conseguenza faccio questo piccolo mix, assolutamente casuale. Poi c’è da dire che visto l’alto numero di emigranti napoletani all’estero riesco a registrare sold out anche al di fuori dell’Italia, c’è richiesta in tutta Europa e presto andremo anche in America.”
C’è un appello, un messaggio che vuoi lanciare in questo momento difficile, tra lotte e faide, soprattutto nella tua terra?
“Il mio appello lo faccio in generale nella vita tramite le mie canzoni, non me la sento in questo momento di dare giudizi ci vorrebbe un aiuto dall’alto per risolvere questa situazione. Un aiuto che dovrebbe partire dalle istituzioni, dalle scuole, servirebbe a livello italiano una tabula rasa per far ripartire gli ingranaggi. La nostra cultura rappresenta il 70% del patrimonio mondiale, quindi perché non possiamo far ripartire la nostra Nazione da questo? Si parla tanto e male di Napoli, quando ad esempio, Pompei è il secondo scavo archeologico più importante dopo il Colosseo; non si parla della meraviglia racchiusa nei vicoli di questa città, del Cilento, no. È imbarazzante pensare che un laghetto artificiale faccia più soldi della nostra terra.”
Cosa pensi dei rapper, a volte troppo giovani, che fanno i giudici nei talent show?
“Non sono nessuno per giudicare, credo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole, l’importante è quello che vuole comunicare a prescindere dall’età, perché vedo giudici di una certa età che ne capiscono veramente poco, quindi non penso con ti tantissimo. Sappiamo tutti che un giudice viene scelto più per il carisma e per l’appeal che può avere sul programma, che per altro, l’importante è farlo con cognizione di causa perché comunque si sta parlando della vita di tantissimi giovani che decidono di parteciparvi. Quando si parla di sogni io ci andrei cauto! Viva i talent quando servono da trampolino di lancio, abbasso i talent quando illudono e inculcano false speranze, disilluse l’anno dopo.”
Vi lascio con la video-domanda di All Music Italia