Oggi intervistiamo per voi Antonello Carozza proprio nei giorni in cui l’artista si prepara a partecipare ai live di The Voice Russia dove sta riscuotendo un grandissimo successo.
Antonello è stato uno dei protagonisti di una delle edizioni più seguite di Amici di Maria De Filippi, la quarta esattamente, quella che vide trionfare Antonino e in cui per la prima volta i ragazzi in gara nella fase finale del programma, scavalcarono i confini televisivi approdando dalle reti Mediaset a quelle Rai, nella manifestazione più importante della tv di stato, nonché dell’intero anno televisivo, Il Festival di Sanremo, dove accompagnarono Gigi D’Alessio nella serata dei duetti prevista in quell’edizione.
Il molisano Antonello Carozza, che partito in quel contesto, pur non riuscendo ad imporsi in qualità di cantante, ha poi saputo trovare una nuova strada sia con alcuni progetti live da lui stesso portati avanti come l’omaggio al grandissimo Fred Bongusto, quindi trasformandosi di suo in un talent scout, fondando e dirigendo la Queens Academy (che tra le altre cose sta seguendo Michele Perniola dell’ultima edizione di Amici oltre ad aver organizzato il Contest Casetta Live Social) e non da ultimo… stai a vedere che la voglia di cantare non è mai passata, si è rimesso in gioco presentandosi alle selezioni di The Voice Russia e raggiungendo la fase dei live, che lo vedrà impegnato proprio questo Venerdi 15 Dicembre.
Lo raggiungo per permettergli di raccontarci questa nuova avventura e di permettergli allo stesso tempo di ripercorrere gli anni in cui lo avevamo mediaticamente perso di vista…
Sono contentissimo di questa possibilità. Sarà difficile andare più avanti del live perché ovviamente credo verrà dal pubblico protetto il talento nazionale, però già essere arrivato fin qui…
Ma hai letto che The Voice torna anche in Italia la prossima primavera? Pensi di riprovarci anche qui?
Si ho letto proprio stamattina; pare ci sia Al Bano tra i coach. Non so sinceramente, dovrei pensarci.
Come mai hai scelto di partecipare alla versione russa del talent?
Per una serie d’incroci. Nel 2009/10 ho vinto il Festival New Wave da loro, mi si è aperto un mondo qui che non conoscevo e che mi ha invece colpito perché ho trovato una professionalità unica, l’essere seguito proprio in fase di preparazione. Nulla era lasciato al caso, anche le pose e le inquadrature mentre cantavi erano provate e studiate. Sicuramente non ho riscontrato questo in Italia, né nell’edizione di Amici a cui ho preso parte né a Sanremo dove non hai nemmeno il tempo di provare, figuriamoci decidere le inquadrature. Oggi magari ad Amici è diverso, grazie a Peparini preso in forze da Maria De Filippi ed anche ad X Factor con Luca Tomassini.
Quale era la differenza sostanziale tra l’Amici fatto da te nel 2005 e ciò che dici di aver trovato fuori?
Io sono stato seguito da grandi artisti e vocal coach in quell’occasione, ma non si badava all’epoca a creare appunto la performance. In Russia c’è l’attenzione su tutto, dal brano che devi cantare, alla chiacchiera che devi fare prima e dopo. La performance viene prima di tutto. In Italia, e ci ritorno, nemmeno a Sanremo ti dicono cose tipo: “quando dici quella frase guarda la camera”. Oggi vedo gente come ad esempio Thomas che è un vero talento ma viene lasciato muoversi come gli viene, non è guidato.
Dell’esperienza di Amici quale è il ricordo migliore e quello più amaro che ti è rimasto?
Quello amaro è che ti rendi conto di esser stato un burattino nelle mani degli autori; questa è una cosa che ho capito però solo anni dopo, passando dalla loro parte. E’ chiaro che certe dinamiche vengano pilotate perché ne giovi il racconto. Anche la lettura quindi di un concorrente e come si comporterà viene in fin dei conti in un certo senso pilotata. E poi il dopo: non sei preparato a subire quella folla e quella fama.
Di bello è che sono uscito dalla provincia; non ero abituato ai ritmi dei milanesi, alla prontezza dei romani, alla cazzimma dei napoletani. Sono tutte cose che ho imparato li, imparando anche a sgomitare.
Poi è arrivato Sanremo a cui hai partecipato nel 2006 come nuova proposta…
In realtà c’ero stato come accompagnatore, assieme agli altri, di Gigi D’Alessio. Antonino e Maddalena accompagnavano in realtà Gigi, noi eravamo invece dietro a fare gli scemi, braccetti. Che invidia per loro che invece erano li davanti. Me lo ricordo come se fossi sotto effetto di stupefacenti; ero inondato di emozioni forti. Il 15 Agosto di quello stesso anno incontrai colui che mi disse che voleva produrmi un disco. Dovetti sciogliere il contratto con il marchio Amici e buttarmi a capofitto in questa nuova avventura.
E come andò avanti?
Approdai a Sanremo Lab con 38 di febbre alla prima audizione. Cantai Sei La Vita Mia di Mario Rosini ed arrivai primo, conquistando poi il passaggio a Sanremo nuove proposte con Capirò Crescerai che era un pezzo complesso, pieno di variazioni, cambi tempo più vicini al prog. Era un’annata bellissima per i giovani; c’erano artisti come Cristicchi, L’Aura, gli Ameba 4 in cui militava Ermal Meta, Ivan Segreto, Tiziano Orecchio con una voce meravigliosa….
Il tuo pezzo però non passò nonostante eri più conosciuto…
C’era la giuria demoscopica… già sappiamo col televoto di quanti scandali… A me han detto che alcune giurie demoscopiche all’una di notte ancora non avevano votato. Non passai io e quella serata non passarono nemmeno i Deasonika con un brano bellissimo e Virginio che poi ha avuto la sua strada. Un passaggio e via… questo è Sanremo per i giovani.
Diverso dal Festival in Russia?
Certo! 20 giorni di prove, tre serate con tre brani diversi. Uno in inglese, uno nella tua lingua ed uno inedito. Se vinci partecipi al galà, una quarta serata seguita da milioni di persone in cui ti esibisci con gente tipo Stevie Wonder, Sting e big di prima linea.
Dai riscontri ottenuti fuori, perché poi hai deciso di passare dall’altra parte, quella della produzione e ricerca talenti?
Volevo fare una cosa bella nella mia regione non solo per me. Volevo circondarmi di talenti molisani e ci sono riuscito alla Queens Academy. Molti degli artisti passati oggi sono tournisti con i più importanti artisti italiani. Poi ho iniziato a portare in giro i talenti come Costanzo del Pinto che ho portato in gara allo stesso New Wave Festival, che ha vinto. Subito dopo lui entra ad Amici ed io dietro di lui come autore di uno dei pezzi, poi finiti nella compilation di Amici. E poi lavoro chiama lavoro ed ho continuato. Nel 2013 mi chiama da Ginevra il mio ex manager, colui che mi aveva portato in Russia, dicendomi d’esser diventato l’esecutivo del Junior Eurovision Song Contest, chiedendomi se avessi un giovane che potesse rappresentare l’Italia o San Marino. Avevo da poco conosciuto Michele Perniola e mi fu subito chiaro che era quello giusto. Ho scritto con il mio amico Piero Romitelli e ce lo abbiamo mandato. Li ho anche collaborato dietro nel quinte imparando i segreti per concepire una performance senza alcuna possibilità d’errore.
Scusa ma se ti amano tanto in Russia perché credi che ti sarà difficile superare i live?
Perché adesso subentra il televoto. Siamo sinceri se arrivasse a The Voice Of Italy in semifinale un americano io al televoto probabilmente non lo voterei.
Cosa hai cantato nei vari turni?
Ho portato Il Mondo di Jimmy Fontana alle Blind e poi The Final Countdown degli Europe e poi un mix dei Queen che è stato applauditissimo. Figurati se in Italia mi facevano cantare cose del genere… Comunque la fatica è stata mantenere il segreto; nessuno sapeva che stavo facendo le varie selezioni. Pensa che la tortura più grande per un chiacchierone come me è stata che dal 15 di Agosto, giorno di registrazione della mia Blind, è andata in onda il 13 di Ottobre. Due mesi senza poter dire nulla!
Tu scrivi parecchio per i tuoi giovani prodotti. Ma se dovessi scegliere a chi dare un tuo pezzo?
Lo darei a Marco Mengoni perché è uno che ama molto curare le performance oltre ad avere una grandissima voce.
In attesa di sapere come andrà l’impegno del 15 di Dicembre, torniamo a bomba, lo proverai The Voice of Italy?
Che dici lo devo provare? Ormai siamo amici, dimmi tu!
Io direi che potresti…
Bah! Facciamo che ci penso ancora un po’.
Mi sa che hai un po’ paura?
Un po’ si, perché in Italia non ti permettono di spaziare nelle cose da cantare. Probabilmente mi darebbero un Ed Sheeran perché si porta, ma io li non renderei. Ho paura dell’Italia perché non è che non riconosce il talento, ma cerca di pilotarlo verso cose che vanno per la maggiore, senza pensare a cosa tu sei. Ti basti pensare ad uno come Antonino. Mi spieghi come è possibile che uno bravo come lui non decolla? In Italia cerchiamo sempre la voce black e lui che ne ha una delle più belle lo teniamo sempre nel limbo? Meno male che lui è tosto e che non molla, ma perché deve sempre stare in serie B? Lui merita di essere invece saldamente in serie A.