Disponibile in rotazione radiofonica a partire da venerdì 8 novembre per Piuma Dischi / The Orchard, Manifestazione D’affetto (L’attivista) è il nuovo singolo dei Malvax, tratto dal loro primo album Il Viaggio Non Mi Pesa, uscito lo scorso 5 aprile.
“Manifestazione d’affetto (L’attivista)”, intervista ai malvax
Ciao ragazzi, bentrovati su All Music Italia. Come state? Come avete trascorso l’estate e gli ultimi mesi?
Ciao a tutti! Innanzitutto, grazie per averci dato questo spazio. Noi stiamo bene e non esageriamo nel dire che è uno dei periodi più belli della nostra vita. Abbiamo passato l’estate in giro in furgone a fare concerti da nord a sud, portando live il nostro primo disco, Il Viaggio Non Mi Pesa, e abbiamo conosciuto tantissime nuove persone con cui condividere la nostra musica.
Ovviamente tutti i tour estivi, purtroppo, hanno una fine. Abbiamo chiuso l’estate sabato scorso all’OFF di Modena con diversi ospiti e con tantissima gente che è venuta ad ascoltarci. Ancora non abbiamo metabolizzato del tutto quello che è successo. C’era veramente tantissima gente, siamo molto gasati.
Ora però, dopo 7 mesi, 32 concerti e 25 città diverse, ci prendiamo qualche mese di stacco per lavorare in studio al nostro secondo disco. Non possiamo negare che questa routine di suonare nei weekend ci mancherà parecchio, ma nel 2025 siamo pronti a ripartire.
Manifestazione d’affetto (L’attivista) è il titolo del vostro nuovo singolo. Ci raccontate la sua genesi?
Manifestazione d’affetto (L’attivista) è un brano che ha attraversato diversi step prima di prendere la forma che ha oggi. L’idea concettuale, però, è nata di getto a marzo in studio da Francesco Ferrari (tastierista), che era seduto al pianoforte, e Jurij Cirone (bassista e autore della band), che aveva iniziato a scrivere un testo che ricorda vagamente quello che è poi diventato il testo di Manifestazione d’affetto (L’attivista).
Noi, quando scriviamo, non lavoriamo mai tutti insieme. Di solito ci dividiamo in gruppi di due. Infatti, quando proviamo a combinare qualcosa tutti e quattro insieme, finisce praticamente sempre in “caciara” a guardare video di Aldo Giovanni e Giacomo, piuttosto di concentrarci sulla nostra musica.
Dopo questa prima stesura in studio, ci siamo focalizzati tutti e quattro sulla produzione nello studio di Jurij a Milano che, per nostra fortuna, fa il produttore e poi, come ultimo passaggio, ci siamo confrontati con Alessandro (Domino Management) e abbiamo chiuso il testo per poi cantarlo.
Fa strano sentire che un manager sappia anche scrivere, però abbiamo questa fortuna e ogni tanto la sfruttiamo.
Cosa significa per voi fare attivismo nel 2024?
Attivismo nel 2024 significa avere qualcosa da dire, un ideale di fondo, e cercare di trovare un modo per farsi ascoltare. È un po’ come fare musica. Devi trovare un modo per far arrivare quello che scrivi alla gente che c’è là fuori.
Troppo spesso si sta in silenzio per paura di dare fastidio a qualcuno o per paura di non essere ascoltati. Sicuramente, una persona che fa attivismo nel 2024 corre dei rischi, ma forse il non fare niente è un rischio ancora più grande.
Non sappiamo dire se questa “disobbedienza civile” non violenta sia il modo giusto per risolvere determinati problemi, ma quello che sappiamo è che ci sono tante problematiche che non vengono prese in considerazione da chi ci governa, perché non sono ritenute importanti ma superflue.
Di fronte al cambiamento climatico o altri problemi di questo genere, non possiamo restare lì a guardare, ma dobbiamo fare qualcosa, in modo che ciò arrivi anche a chi dovrebbe far fronte a questi problemi, noi cittadini compresi.
C’è un messaggio in particolare che vorreste arrivasse forte e chiaro con questo brano?
Sì c’è e col video forse si capirà anche meglio. L’obiettivo di questa canzone non è quello di schierarsi a destra o a sinistra, sopra o sotto, ma quello di schierarsi a favore di chi ancora ha degli ideali puri, ideali che nel 2024 sono completamente soffocati da una ricerca estetica vuota di qualsiasi significato. L’attivismo, che sia per voi giusto o sbagliato, provoca movimento e di sicuro restare fermi non è una soluzione, non è la nostra soluzione.
Se poteste cambiare qualcosa della nostra società, cosa scegliereste di modificare? Cosa, invece, vorreste preservare, proteggere?
Di cose da cambiare ce ne sarebbero tante, forse troppe, ma sicuramente una di quelle che ci trova tutti e quattro d’accordo è quella legata al contesto musicale, sempre più piatto e omologato, fatto di migliaia di canzoni uguali in cui pochissimi spiccano. Questa dinamica non fa altro che limitare e offuscare i gusti dell’ascoltatore, nonché abbassare la soglia di diversità tra gli artisti che fanno musica.
Abbiamo perso il conto delle volte in cui il mercato musicale ha cercato di dirci che siamo troppo vecchi, che non siamo urban, che non siamo “cool” e – francamente – ci siamo anche stufati, ci tappiamo le orecchie e continuiamo a fare quello che vogliamo.
Non bisogna neanche essere troppo negativi. Ci sono infatti anche diverse cose che andrebbero preservate. Uscendo per un attimo dal contesto musicale, tanto per citarne una, la nostra sanità ancora oggi è tra le migliori al mondo e, anche a fronte di continui cambiamenti dovuti dalla privatizzazione, rimane comunque efficiente.
Il brano è accompagnato da un videoclip che richiama l’immaginario di Monster’s & Co. Qual è stata l’idea che ha poi dato vita a questo video?
Ci siamo immaginati una sorta di “comando centrale” che avesse come obiettivo quello di addestrare un esercito di persone con il compito di contrastare tutti coloro che avessero avuto un’idea diversa da quella di chi governa.
In Monster’s & Co esiste un mondo parallelo di mostri che, per sostentare a livello energetico la propria città, tramite dei portali spaventano i bambini, convertendo le loro urla in energia elettrica.
Nel nostro video il richiamo visivo al cartone, in realtà, non è molto evidente, ma concettualmente ci ha aiutato non poco a delineare la nostra idea.
Nel video di Manifestazione d’affetto (L’attivista) noi quattro veniamo infatti addestrati da un comando centrale a contrastare le rivolte pubbliche.
Una volta concluso l’addestramento, veniamo poi messi in campo per fermare la rivolta ma, proprio nel momento in cui dovremmo agire, ci rendiamo conto che – in realtà – il nostro ruolo non è quello di fermare la contestazione, ma quello di farne parte. Quindi, ci lanciamo nella protesta, imbracciamo anche noi i cartelloni e diventiamo a tutti gli effetti degli attivisti.