Sono passati pochi giorni dall’uscita del nuovo singolo di Aiello Che Canzone Siamo (ne abbiamo parlato Qui) e i primi riscontri sono più che buoni.
Il brano, che arriva dopo il successo di Vienimi (a ballare), certificato disco d’oro, ha già conquistato le primissime posizioni delle charts di Spotify.
Che Canzone Siamo è stata scritta dallo stesso Aiello e prodotta da Iacopo Sinigaglia e Alessandro Forte. Il pezzo è accompagnato da un videoclip diretto da Giulio Rosati e prodotto da Borotalco.tv. Racconta il dolore che si prova alla fine di una relazione e la lenta rinascita che ne consegue.
La malinconia del protagonista viene espressa attraverso le immagini che si susseguono in un “notturno” denso, in cui l’atmosfera è cupa e la nebbia avvolge ogni cosa; il ritmo è serrato e il costante cambio di location, unito al movimento della telecamera, enfatizzano lo stato d’animo del cantautore.
L’intenso pathos emotivo trasmesso da questa evoluzione spirituale raggiunge l’acme nell’ultima scena, quando le stelle, anziché cadere, salgono verso il cielo, tracciando scie inedite. I tagli sulle mani e sul petto non buttano fuori sangue, ma una luce accecante, come a dire che le ferite del cuore sono premesse di nuova vita.
INTERVISTA AD AIELLO CHE CANZONE SIAMO
Per Aiello Che Canzone siamo è un brano importante. Ne ha parlato durante la nostra intervista. Buona lettura.
Ciao Antonio. La nostra ultima intervista risale al mese di luglio. Non voglio dire che ha portato fortuna, però è andata bene!
Assolutamente, molto bene! Io non sono affatto scaramantico, ma credo molto nelle vibrazioni. Nel mio team ci sono vibrazioni positive e le avverto sempre quando parlo con te. Sono contento così. Quindi… alla grande!
Il nuovo singolo sembra una sorta di secondo tempo di Vienimi (a ballare). Sei d’accordo con questa mia breve analisi?
Guarda, in realtà è che le canzoni sono un po’ tutte legate, sono una sorta di evoluzione. Poi io, come sai, provo a nascondermi, ma neanche troppo bene, quindi mi racconto sempre. Vuoi o non vuoi ogni canzone è un po’ sempre lo step successivo di un sogno che sento di condividere. Se prima c’era voglia di parlare, adesso c’è bisogno di stringersi in qualche modo, veramente. Qualcosa di più intimo.
Il testo descrive una situazione comune, che però, secondo me, lascia spazio all’immaginazione grazie alla magia data dal sapiente uso delle parole. Vedo che ci hai lavorato molto anche in questo caso…
Si, in realtà è proprio una questione di esigenza. Io avevo bisogno di condividere questa storia. Mi sono messo a scrivere a terra, a scrivere alla tastiera e ho realizzato un concetto molto semplice che però è molto, molto potente. Spesso alcuni incontri sono incredibilmente unici e importanti nella nostra vita. L’incontro è bello sia quando arriva sia quando passa. A volte è giusto che ognuno prenda la sua strada.
Un mantra non così semplice da seguire…
È la mia visone dell’amore e delle ballad, delle canzoni più lente. Quando condivido queste storie, non ho mai un senso di tristezza, di disperazione. Per me l’amore è rigenerante, è sempre rinascita. Mi ha dato la bastonata, sono caduto ma io vi racconto già che sono un passo avanti, non sono mai uno che si piange addosso, non l’ho mai fatto e quindi anche nelle canzoni non riesco. Ecco che è un concetto anche di rinascita questo.
Aiello Che Canzone Siamo, dal punto di vista del sound mi ha colpito già dall’inizio per l’intro di pianoforte. Un suono quasi ipnotico e dolce. Dalle prime note ci si aspetta qualcosa di completamente diverso, invece la sorpresa arriva grazie proprio dall’incalzare della produzione e dell’utilizzo dell’elettronica.
Questo per me è fondamentale. E’ importante prima dar voce al cuore. Io scrivo senza pensare, io scrivo di esigenza, in maniera viscerale, quindi butto la canzone sui fogli e sui tasti, e solo dopo inizia la ricerca del sound. E’ una questione di ricerca, di passione estrema che io ho, perché per me è un godimento andare in studio a lavorare al sound che possa emozionarmi, ma anche farmi vedere un orizzonte di novità sempre.
Chi non si evolve si ripete, questo concetto è importante anche nel sound dove la punto sulla ricerca e sulla sperimentazione. Io mi annoierei per primo se sentissi sempre la stessa roba dal mio artista preferito, quindi vivo la mia musica allo stesso modo. È fondamentale evolversi e cercare, sperimentare, senza andare in contrasto con l’emotività e con l’empatia, quello è fondamentale. Non deve spezzarsi l’emozione, ma devo darti altre chiavi di lettura. Se io ti sorprendo senza straniarti, ma emozionandoti è il gol.
Facciamo un passo indietro. Ci siamo incontrati questa estate per Vienimi (a ballare), un brano che per settimane è stato nelle prime posizioni nella classifica di Spotify, ma ha avuto un ottimo riscontro anche in radio. Tipologie di pubblico completamente diverse. Quale credi sia il segreto che abbia fatto apprezzare il brano da un pubblico così trasversale?
Devo dire che io sono rimasto sorpreso io per primo, perché è stato un periodo inteso, strapieno di canzoni che sono tutti tormentoni, scritti per essere tormentoni. Io invece ho scritto una canzone semplicemente che a me piaceva e che poi è diventata a suo modo un tormentone.
Ha abbracciato tante persone e ciò mi ha molto sorpreso. Non c’è un segreto, io credo che ci sia sicuramente la magia dell’estate che ovviamente ha il suo fascino. Poi se scrivi una canzone con grande spontaneità, sincerità e nello stesso tempo senza strizzare l’occhio a unidea artificiosa, ma ascolti sempre il tuo flusso creativo, intanto scrivi una cosa onesta, che è una cosa importante, la gente riconosce l’onestà.
Questa estate ci sono state poche occasioni per suonare, ma vorrei porre l’attenzione sull’Arena di Verona, dove ti sei esibito per la prima volta, anche in occasione di Heroes. Credi che in momento come questo un evento musicale in streaming sia l’unica modalità di fruizione possibile?
Io sono stato onorato, letteralmente onorato, di far parte di tutti gli eventi di questa estate. L’Arena di Verona è un luogo magico che io non avevo mai visto dal vivo e dove non avevo mai cantato.
Heroes è stato un evento che in qualche modo ha fatto la storia già mentre accadeva, già mentre succedeva, perché ha unito tutti gli artisti della scena contemporanea. Ha mostrato una nuova opportunità e ha fatto vedere soprattutto la potenza della musica che non può morire e che non muore mai.
Però c’è il bisogno assoluto, urgente, di organizzarci e capire come ritornare a fare musica live. Sicuramente è bene che ci siano strumenti alternativi, ma la magia di un concerto dal vivo, del sudore, della gente che si abbraccia, quelli che gridano, quelli che cantano… il live è il live e non può essere sullo schermo. Può essere anche su uno schermo, ma il live è il live.
È urgente il bisogno da parte del governo di capire come riorganizzarci perché in primavera non possiamo non tornare a fare live.
In molti accostano il tuo nome al Festival di Sanremo. Cosa c’è di vero?
Sono stato accostato a Sanremo già lo scorso anno, ma non ci sono andato perchè ero presissimo. Ho vissuto queste ultime settimane in attesa di condividere Che canzone siamo, che per me è una canzone speciale. Lo dico con il cuore, io non avevo una canzone così intima da tempo, quindi io non ho avuto altro che occhi, orecchie che per Che canzone siamo.
Sanremo è una questione che al momento non ho in testa. Al di là del mio presente il Festival resta una manifestazione musicale meravigliosa, che io ho sempre guardato in televisione e che guarderò anche quest’anno. Magari un giorno ci sarò, magari un giorno non ci sarò, questo non lo so. So soltanto che io ho tantissima stima e rispetto per Sanremo da sempre. Accoglie tutti, che abbraccia tutti, è un nostro orgoglio italiano.
Ho un rapporto bellissimo con la manifestazione e la rispetto con grande amore. Andarci… non è un urgenza del momento. Per farlo devi avere una canzone talmente potente, giusta da condividere su quel tipo di palco. Nel caso dovessi trovarla ci penserei, altrimenti… lo guardo da casa!
Aiello Che Canzone Siamo – Foto di Carla Di Verniere