Venerdì 19 gennaio ad Arezzo si terrà il Gaber Day, evento fortemente voluto dal giornalista Andrea Scanzi.
Al Teatro Petrarca della città aretina avrà luogo una serata in cui verrà ripercorsa la carriera del Signor G a 15 anni dalla scomparsa, con una sorpresa finale.
Andrea Scanzi, giornalista e saggista, da 7 anni porta in scena lo spettacolo Gaber se fosse Gaber. Oltre 140 repliche su tutto il territorio nazionale e 40.000 spettatori che hanno assistito allo spettacolo fino ad oggi.
Abbiamo incontrato Andrea per farci raccontare questa prima edizione del Gaber Day di Arezzo.
ANDREA SCANZI PRESENTA IL GABER DAY
Ciao, Andrea, allora com’è nata l’idea del Gaber Day?
E’ nata perché ho bisogno di Gaber.
Perché voglio bene a Gaber e sono terrorizzato dall’idea che la memoria si perda. I grandi artisti è bene ricordarli sempre.
Ed è nata per il grande amore che ho per Arezzo. Purtroppo in questi giorni si sancisce il quindicesimo anniversario dalla scomparsa di Giorgio e ho pensato che attraverso questa ricorrenza molto triste fosse possibile fare una cosa molto bella. E quindi, tenendo conto che il Teatro Petrarca di Arezzo è un teatro splendido ed è rinato da pochi mesi dopo una lunga ristrutturazione ed è oltretutto un luogo che ha visto Gaber protagonista negli anni passati.
Mi è sembrato bello unire queste due cose.
Riportare Gaber nella mia città e organizzare un Gaber Day. Si tratta di un unicum a livello nazionale. Ci sono stati qua e là dei festival anche bellissimi, ma un vero e proprio Gaber Day specifico proprio non lo ricordo, se non a Fiorenzuola d’Arda al Verdi nel 2015. E vi partecipai.
Hai scelto il Teatro Petrarca anche perché Gaber aveva un rapporto particolare con la città di Arezzo?
Gaber aveva un legame con Arezzo così come con altre città. Gaber faceva 150 – 180 date l’anno e si è esibito molto spesso anche ad Arezzo e nella provincia.
A proposito del Petrarca e di Arezzo ricordo che proprio qui ci fu una delle prime esibizioni di Qualcuno era Comunista e io ero lì. Penso sia stato il 1992 o l’inizio del 1993.
Mi ricordo che quando lui eseguì questa canzone che era relativamente nuova perché lui non andava in televisione e non c’era la rete, tutti si alzarono un piedi e si commossero. Anche quelli di destra perché era una canzone, un monologo, un evento blues pazzesco, straordinario.
Questo ricordo ce l’ho bello forte e mi farà piacere raccontarlo lì. Riproporrò la sua versione di Qualcuno era Comunista sul maxischermo e sarà come se 25 anni dopo la ricantasse in quel teatro.
Come si svolgerà la serata?
La serata più o meno ripercorrerà la scansione temporale che il pubblico che ha visto Gaber se fosse Gaber conosce già. Ci sarò io che sarò il padrone di casa e il narratore.
Cercherò di spiegare gli snodi essenziali nella vita e nella carriera di Giorgio Gaber. La differenza enorme rispetto al mio spettacolo sarà che sul palco non ci saranno soltanto i video di Giorgio, ma anche le esibizioni musicali di tre gaberiani DOC. E sottolineo gaberiani DOC perché io ne ho un po’ piene le scatole di chi fa finta di essere gaberiano oggi, ma magari non se l’è mai visto a teatro, non sa nulla del Gaber teatrale e al massimo conosce Destra Sinistra e forse La Libertà.
Io ho voluto che ci fossero dei gaberiani veri. In questo senso Giulio Casale che penso sia il più grande interprete di Gaber oggi. Paolo Benvegnù lo conosco da vent’anni e parla solo di Gaber. Syria la conosco bene e so quanto vuole bene, quanto stima, quanto adora Giorgio Gaber e so che lei esegue in maniera pazzesca una sua versione di Se io sapessi.
E quindi la scansione sarà questa: io salirò sul palco e racconterò il primo Gaber, poi a un certo punto ci sarà Syria che canterà una canzone del primo Gaber e poi seguiremo un ordine cronologico.
Ogni tanto smetterò di esserci in prima persona sul palco e ci sarà Giulio che interpreterà qualcosa di legato agli anni ’70, poi arriverà Benvegnù e poi ancora Syria.
Il tutto seguendo un ordine cronologico, dando una grandissima importanza al Gaber teatrale. E a questo tengo molto. Perché il Gaber degli anni ’60 che tutti credono di conoscere, ed è televisivo, è molto bello, però il Gaber che rimarrà nella storia anche tra secoli e secoli è il Gaber del Teatro Canzone.
Giulio, per esempio, eseguirà Il Comportamento e L’Elastico. Paolo Benvegnù eseguirà I Padri Miei. Andremo, quindi, a cercare un repertorio molto bello, ma non così popolare. Nel suo repertorio ci sono delle canzoni molto più famose che noi volutamente non faremo perché siamo tutti d’accordo che il Gaber vero è quello del teatro canzone.
Credo che sarà una bella sorpresa per chi verrà a teatro.
IL RUOLO DELLA FONDAZIONE E DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI AREZZO
Nell’iniziativa c’è un coinvolgimento della Fondazione Giorgio Gaber. Come ha reagito all’idea di un Gaber Day ad Arezzo?
Ha reagito con gioia e ho voluto che la Fondazione Giorgio Gaber ci fosse anche perché sono stati loro i primi a credere nel progetto Gaber se fosse Gaber.
Da allora sono passati 7 anni. Io non avrei mai iniziato a fare teatro senza di loro e non poteva non esserci la Fondazione Gaber perché volevo il loro ‘Imprimatur’. Ci sarà anche Paolo Dal Bon che è il Presidente della Fondazione e sarà presente ad Arezzo ed è contentissimo dell’iniziativa.
Vorrei anche citare una persona che è stata importantissima per Gaber e per la Fondazione. Si tratta di Dolores Redaelli che è scomparsa due mesi fa. Lei è stata la segretaria storica di Gaber e la donna che smuoveva la Fondazione Gaber. Era coetanea di Giorgio e se n’è andata due mesi fa a 78 anni. Mi fa male sapere che lei non ci sarà perché le sarebbe piaciuta molto una serata del genere. Anche se non fisicamente sono sicuro che ci sarà in qualche modo.
Qual è stato il ruolo dell’Amministrazione Comunale di Arezzo?
La collaborazione con il Comune di Arezzo è stata fondamentale. L’idea è nata da me e subito dopo ho coinvolto il sindaco di centrodestra per poter avere il Teatro Petrarca. Gli ho scritto un messaggio e lui immediatamente mi ha detto: “Sì, si fa.”
Al termine dello spettacolo ci sarà anche una sorpresa, ma non posso svelarvi quale sarà…
L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO DI GABER
Gaber se fosse Gaber ha avuto un successo impensabile. 140 repliche e oltre 40’000 spettatori. Ciò testimonia che il messaggio di Gaber è ancora attuale.
Lo è molto e la cosa che è bella e brutta al tempo stesso di Gaber è che è meno famoso di quanto si crede. Il nome Gaber lo conoscono tutti, ma se poi vai a scavare ti accorgi che Giorgio Gaber è conosciuto solo in modo superficiale. Questo è molto bello quando fai uno spettacolo come l’ho fatto io o quando fai serate come quella del 19 gennaio, perché tu fai sentire o esegui anche solo un minuto di Io se fossi Dio e vedi il pubblico che sbianca e dice: “Oh Diamine! Chi cavolo era questo qua? E’ possibile che sia esistito in Italia uno che negli anni ’80 diceva quelle cose lì?”
Gli esempi sarebbero infiniti. Quando io faccio vedere Quando Moda è Moda la gente impazzisce perché non la conosce e gli arrivano addosso 7 minuti pazzeschi. Questo è bello perché da divulgatore quale io spero un po’ di essere è bello far scoprire le cose. Quando racconti De Andrè c’è meno effetto sorpresa.
La cosa triste è che non ci si rende conto di quanto sia smisurato il patrimonio artistico di Gaber e di Luporini. Purtroppo, non avendo deliberatamente fatto televisione dal 1970 in poi tranne in rari casi, il Gaber più forte, quello più geniale è quello che meno si conosce. Ma qualsiasi monologo, qualsiasi canzone ha degli insegnamenti da dare. Io sono molto convinto che Gaber e Luporini siano stati profetici almeno quanto Pasolini. In ogni loro canzone, in ogni loro monologo ci sono degli elementi di lucidità, di profezia, di forza, che sono qualcosa di incredibile. Basta pensare a Quando Moda è Moda e il tema della sinistra che perde il concetto di appartenenza.
Basta pensare alla tematica del mercato o dell’uomo scisso che non sa tenere insieme la sua dimensione pubblica e quella privata. Gaber e Luporini sono stati una miniera. Qualcosa di monumentale. I più grandi di tutti.
Gaber se fosse Gaber continuerà?
Lo faccio ancora. Nel frattempo sono nati tanti altri spettacoli, però quelle 4 o 5 date le faccio sempre. A febbraio lo farò a Castellaneta in Provincia di Taranto e poi a Modena. Quando il 31 dicembre 2013 è finito il tour, volutamente non ho chiuso a chiave quello spettacolo. Ho detto: “Se qualcuno me lo richiede lo faccio.” E infatti così capita.
E’ uno spettacolo al quale non riesco a dire di no anche se nel frattempo sono cambiate tante cose anche nella mia vita. Nel 2011 non c’entravo nulla con quello che sono adesso anche dal punto di vista della vita privata e della notorietà. Però Gaber è una costante e quando mi chiedono di raccontarlo io lo faccio subito con grande piacere.
Secondo te nella musica o nel teatro contemporaneo c’è qualche artista degno di essere considerato l’erede di Giorgio Gaber?
Per me no e la mia è una risposta molto netta. C’è chi ha fatto e fa teatro canzone bene come per esempio Giulio Casale o Simone Cristicchi. Ci ha provato e ha fatto qualcosa di bello Andrea Rivera. Ti potrei fare anche altri nomi, ma nessuno ha mai raggiunto il suo livello di lucidità, di forza fisica o di presenza scenica.
Gaber era uno che riempiva il palco da solo e poi erano altri anni. Quando un artista nel 1976 saliva sul palco e faceva Libertà Obbligatoria cambiava le cose o smuoveva le coscienze. Oggi anche se uno fa uno spettacolo straordinario (e Cristicchi e Casale li fanno) il mondo non cambia e la gente se ne accorge di meno. E’ cambiato tutto. E poi Gaber era un fenomeno come ne nasce uno ogni due secoli!
Foto dai Social di Andrea Scanzi e della Fondazione Giorgio Gaber