Per certi versi aver partecipato ad un talent rende il tempo che passa da quel momento incalcolabile! Da una parte, essendo ogni anno diversi i ragazzi che vi escono, sembra sempre che quelli dell’edizione prima siano chissà in mezzo da quanto tempo. Dall’altra, invece, ad un certo punto ti trovi di fronte a carriere di diversi anni e ti domandi : ma è già passato così tanto tempo? E’ il caso di Antonella Lo Coco, una delle voci più interessanti della prima edizione satellitare del seguitissimo X Factor, che ora torna sul mercato con un interessantissimo progetto messo in piedi assieme a nostra signora delle interpreti Fiorella Mannoia e che raggiungo per voi al telefono, per farmi si raccontare questa nuova avventura, ma anche per domandarle se abbia mai riflettuto sul fatto che, tra una cosa e l’altra, sono già 5 anni che è nel mondo sognato, il mondo della musica…
Davvero! Non mi sono mai fermata a pensarci effettivamente. Detta così fa un certo effetto. Certo è che nel mio piccolo ho realizzato davvero molte cose.
Quale è stata la più difficile?
Sicuramente gestire il dopo talent. Ho vissuto X Factor si come un’opportunità ma anche un passaggio, non un punto di arrivo. Finito quel bel periodo ho cercato con dedizione di crearmi un percorso, una credibilità. Non sempre dopo un talent si viene messi nella condizione ideale.
Ma facciamo un salto a prima di questa esperienza. Cosa ti incuriosiva della musica, cosa ti ha rapito di quest’arte, pensavi davvero di farne il tuo futuro?
Si; era talmente forte in me che non ho mai smesso di credere, pensare, sperare, che potesse essere il mio lavoro. E’ chiaro che ho fatto davvero di tutto per mantenermi, tanti piccoli lavori, alcuni più umili ed altri più soddisfacenti, ma anche in quel caso non riuscivo a godermi quelle situazioni. Dovevo sempre trovare lo spazio per suonare, per le varie band che ho avuto, per provarci davvero.
Momenti non facili quindi?
Ma costruttivi. Ho imparato a sudarmi tutto e per questo anche oggi affronto la musica con applicazione, come esigenza.
Esigenza di esprimerti?
Non saprei dirlo. Non me lo sono mai chiesto. Credo che sia una cosa che si ha dentro. Come per un pittore dipingere ad esempio. E’ qualcosa che tiri fuori nella maniera che ti è più congeniale.
Sei approdata ad un Talent ed è arrivata la notorietà. Cercavi quello dalla partecipazione?
Penso che farà un po’ ridere sapere che in realtà io non ci avevo proprio pensato. Ho fatto i provini di Amici anni ed anni prima, credo fosse la seconda edizione, e quando non mi hanno presa ho capito che il sistema televisivo forse non era proprio la mia strada. Poi un bel giorno mi chiama una mia amica, che stava supportando il mio progetto e lavorando con me e mi fa: “ah Antonella mi hanno chiamata quelli della redazione di X Factor a cui io ti ho iscritto, devi presentarti tal giorno ai provini“! Dopo il trambusto inziale, i perchè, i come ed i vari ma, ci sono andata.
Come ti sei preparata alla cosa? E’ stato complicato scegliere il pezzo da portare?
No, perchè in realtà il primissimo provino è a cappella e puoi cantare ciò che vuoi. Così ci sono andata assieme ad un mio amico chitarrista e nel tantissimo tempo che abbiamo aspettato, finanche snervante, abbiamo provato tanti pezzi. Alla fine quando sono entrata e mi hanno detto vai, ho cantato la prima cosa che mi è venuta in mente ed è stata Roxanne dei Police.
E poi in seguito?
In seguito non decidi più tu. Ti danno loro un tot di pezzi tra cui scegliere.
Pezzi scelti in base ad uno stile preferito dichiarato, un canovaccio di titoli consegnato…
Assolutamente no. Pensa che ai bootcamp addirittura ci veniva dato uno solo pezzo, lo stesso per tutti… Almeno ai miei tempi è stato così. Adesso magari con l’ingresso delle band le cose sono cambiate. Non so esattamente.
X Factor ti ha più dato o più tolto?
Bella domanda. Riflettendoci penso che mi abbia sicuramente più dato. Non parlo solo della notorietà, ma delle conoscenze. Mi ha fatto conoscere la discografia, addetti ai lavori, persone, artisti. Anche la conoscenza con Fiorella è arrivata da li. Certo mi avrà anche tolto, perchè poi dopo con quelli che hanno fatto un talent non è che nell’ambiente siano buonissimi, però come faccio a non considerare di più quello che mi ha dato? Andiamo, io fino a tre giorni prima lavoravo in pizzeria!
Si ma c’è comunque il fattore racconto televisivo…
Quello lo subisci inizialmente, poi ci prendi le misure. Per me era diventato ininfluente perchè allo stesso tempo per due mesi il mio quotidiano era fatto solo di musica. Il mio obbiettivo era farcela per arrivare a cantare l’inedito. Tutto il resto era contorno.
Inedito, “Cuore scoppiato”, che ti ha dato anche il tuo primo disco d’oro. Dove lo tieni?
Appeso alla parete in camera mia, ma non quella della mia casa di adesso, dove vivo da sola, ma proprio la cameretta di casa di mia madre. Lei conserva tutto, anche i ritagli di giornale, come se fossero reliquie. E’ un piccolo orgoglio per lei.
Sei approdata poi al primo album Geisha con la speciale visione artistica di Max Casacci dei Subsonica. Come sei arrivata a lui?
Dopo X Factor ho avuto la fortuna di continuare il rapporto con la Sony e durante la lavorazione al mio album sono stati stesso loro che mi hanno proposto di lavorare con Max, per dare una direzione precisa al disco. Ovvio che non mi sembrava vero!
Cosa pensi di avergli rubato in quei mesi di lavoro?
Lavorativamente tutto. Ho fagocitato tutto il lavoro di studio, ci andavo anche quando non dovevo. Mi diceva magari: “Antonella vieni due ore dopo che tanto dobbiamo registrare le linee di basso per il pezzo, tu non servi“. Ed io invece correvo lo stesso in studio per godermi il tutto. A livello umano invece gli ho rubato la canzone Alberi, che trovo davvero stupenda. La cosa bella è che solo molto tempo dopo, quest’anno proprio per dirla tutta, ho saputo che era personalissima come canzone, che l’aveva scritta in un momento particolare, ed il fatto che me l’abbia ceduta mi ha dimostrato quanto mi stimasse. Io personalmente non sarei capace di dare qualcosa che sento fortemente mia ad un’altra cantante.
Visto che sei stata tanto in studio con lui, Max è uno che i pezzi li modifica mille volte, alla ricerca del suono giusto, del vestito adatto. Come vivevi questa fase?
Hai colto nel segno! Un dramma! Io mi affezionavo al lavoro che avevamo fatto, a ciò che avevo registrato? Arrivavo il giorno dopo e Max mi diceva di aver trovato un nuovo suono, un nuovo arrangaimento e me la faceva rifare. Ovviamente non ero mai d’accordo all’inizio, ma non perchè non mi fidassi, ma semplicemente perchè come ti ho detto mi affezionavo all’idea di un brano e nemmeno il tempo di farlo, diventava un’altra cosa. Ma poi dopo un po’ finiva chissà come per sempre la visione più giusta.
Che effetto fa per chi lo ha tanto sognato trovarsi tra le mani la prima copia del proprio cd, posare per il servizio fotografico e cose simili?
Farò ridere i lettori di All Music Italia ma io sono persino andata al Nautilus da Antonio Baglio ( il più noto studio di mastering italiano ) a prendere la prima copia del disco. Mi dissero che me la spedivano a casa, ma io non potevo proprio aspettare. Mi sono presentata li e ne sono uscita con un cd anonimo, perchè alla fine il master di un disco da consegnare alla casa discografica è così, con scritto su una bustina di plastica “Antonella Lo Coco – Geisha“, sono entrata in macchina e sono rimasta li per 10 minuti, senza sentirlo. Lo fissavo e continuavo a ripetere :”e adesso? E’ lui, è fatta!“. Per il servizio fotografico poi è stata una favola, molto tosta ma una favola. Si è fatto un lavoro di bodypainting che ha richiesto 8 ore di trucco di cui ricordo ogni istante. Però che soddisfazione vedere gli scatti.
Assieme al disco sono arrivati i debutti al cinema ed in tv: al cinema con il film “Ci vuole un gran fisico” al fianco di Angela Finocchiaro ed in tv come giudice, e quindi dall’altra parte della scrivania, del talent per bambini “Io canto”. Come è stato approcciare a questi due altri mondi?
Al cinema ero proprio spaesata. Pensa che la prima battuta che dovevo dire, ovvero una frase di sei parole, al momento del ciak mi è rimasta muta dentro. Poi certo mi sono sciolta. Sono stati tre mesi di lavorazione divertentissimi. Con la tv la difficoltà invece è stata riuscire a capire che quei bambini che stavo li a giudicare erano capaci di ostentare una sicurezza che nemmeno io avevo. Mi sembravano davvero bravissimi e pronti.
E poi da li è nata anche la parentesi dell’ ep acustico “Lovercover” , che però non ha ricevuto troppa attenzione, complice anche la quasi inesistente promozione…
E poco mi è importato. Quello è un ep che ho fatto davvero solo per gusto personale, per fare contenti i fans che mi avevano sentito cantare quelle canzoni ad Io canto, in particolare anni 80, e le avrebbero volute. Non è stato un successo ma non doveva esserlo. Non condanno nemmeno la discografia o l’assenza di promozione perchè un ep del genere non è facilmente promozionabile. L’ho fatto per piacere e va benissimo così.
Ha colpito di te però anche la facilità con cui collabori con altri artisti, senza nemmeno porti il problema della loro fama. Nel 2015 ad esempio sei passata dalla collaborazione con uno dei rapper più famosi del periodo, Emis Killa, a quella con un artista molto noto sul web ma praticamente emergente per i circuiti mainstream ovvero Osvaldo Supino. Come scegli con chi collaborare?
Semplicemente ascoltando cosa mi propongono. Non mi importa proprio nulla di chi siano, se una cosa è bella, è bella e la faccio. Con Emis ad esempio ascoltai il brano, Che abbia vinto o no, per la colonna sonora del film di Aldo, Giovanni & Giacomo e mi ispirò addirittura dei versi, per cui venne naturale a lui propormi di cantare l’inciso. Osvaldo invece mi ha cercata lui. E’ stato carinissimo ed io via web conoscevo molto bene il suo percorso e lo apprezzavo. Mi ha proposto la cover di Missing you di John Waite che io già conoscevo bene, spiegandomi che per lui aveva un significato particolare, era una dedica ai suoi genitori. Gli ho detto di mandarmela per capire cosa aveva intenzione di fare e poichè ho trovato di enorme gusto la sua scelta gli ho detto di si. E’ stato carinissimo lavorare con lui. Lo stimo e credo che la cosa sia reciproca.
Non sono mancati un paio di tentativi di partecipazione a Sanremo in questi anni, non andati poi in porto. Ma si sincera, tu ci vuoi davvero andare?
Come tutti gli artisti, anche quelli che dicono di no per status symbol, io Sanremo lo guardo. E’ comunque una settimana in cui la musica approda in televisione in maniera continua. Ti dirò, degli ultimi anni non mi piace per nulla il fatto che la gara dei giovani, a cui io ho provato a partecipare, è stata un po’ svilita con questo effetto talent. Non mi piace che arrivi a Sanremo dopo tanta fatica, perché non è facilissimo, e poi ti buttano fuori ad eliminazione diretta in tre minuti. Una volta era una gara come quella dei big, te la godevi, c’eri per una settimana. Questo non mi piace. Ma ovvio che lo farei. Dicono tutti che è faticoso ma io vorrei poterlo giudicare da me, andandoci quindi.
Frattempo ti consoli con un presente luccicante come questo singolo, “Non ho più lacrime” che è un cambio netto di stile, dalla matrice elettronica a quella pop/rock più standard. Non credi che la cosa possa spersonalizzarti?
E perchè mai? Anche nel disco precedente, sebbene gli arrangiamenti fossero tutti stati rivisti in chiave elettronica, la matrice melodica pop era fortissima. Io ritengo di essere una cantante pop. Poi posso decidere che veste dare ai miei pezzi ma la struttura resta pop.
Bungaro, Cesare Chiodo ed ovviamente Fiorella Mannoia sono dietro a questo pezzo. Chi ha cercato chi?
Fiorella mi ha proprio chiamata. Aveva scritto questo pezzo e mi ha detto che lo sentiva proprio adatto a me per cui voleva che lo provassi. Mi ha fatto ascoltare un suo provino in finto inglese. Non credevo alle mie orecchie e quando l’ho ascoltato, dopo la prima strofa praticamente piano e voce, mi è arrivato letteralmente uno schiaffo alla partenza dell’inciso. E’ proprio potente, me ne sono innamorata ed ho detto subito si.
Noi tutti conosciamo al Fiorella pubblica, cantante, grandissima interprete e comunicatrice, ma ci racconti tu qualche altarino del dietro le quinte? Che so, magari ci sveli che in veste di produttrice è una rompi di prim’ordine…
Non è affatto una rompi. E’ però molto precisa, lucida ed ha delle idee che riesce a seguire ed a spiegare agli altri perchè capiscano esattamente cosa vuole. Non lascia nulla al caso e sa dire anche no, ma facendotelo capire. Del resto è importante in studio perchè gli artisti sono sempre innamorati di se stessi e poco aperti a capire dei limiti. Ci vuole chi invece te li fa vedere senza mezzi termini.
Tra l’altro lavorare con lei ti ha portato anche alla collaborazione nel nuovo disco antologico di Loredana Bertè. Per lei c’è un po’ la fama di: “chi la conosce, la evita”. E’ esattamente così?
Ma proprio per nulla! Non so come sia stata con altri, ma con me è stata magnifica. Mi ha accolto benissimo in un progetto dove poteva avere chi voleva, diciamocelo pure. Invece sembrava quasi che fossi io a fare un favore a lei. Per me è stato un onore e credo che la magia di questo incontro si senta anche nel pezzo, Folle città, che ho cantato per lei e con lei.
Come mai hai scelto quel pezzo?
Perchè mi piace è scontato. Ma in realtà ci ho riflettuto e mi sono resa conto che davvero avrei potuto cantare ogni canzone di Loredana, perchè lei non faceva album con riempitivi. La carriera di Loredana, come quella della stessa Fiorella o di Pino Daniele, solo per fare i primi nomi che mi vengono in mente, non è una carriera fatta di singoli. I loro album non erano tre/quattro singoli e poi riempitivo, canzoni da dimenticare. Ed infatti ci sono loro dischi dove tutte le canzoni sono famose. Che carriere!
Come prosegue quindi il lavoro in studio?
Ho già ascoltato e registrato diversi provini, composto cose, ascoltato bellissimi brani che non siamo ancora riusciti a provinare. Stiamo scegliendo con cura e senza fretta. Fiorella dopo il singolo ha deciso di voler lavorare ad un mio disco completo ed io non potrei che esser più serena nel sapere che sto lavorando con i migliori.
E chi vorresti che scrivesse per te? Puoi sparare anche alto eh!
Ha già scritto Fiorella! Mi basta.
E no! Non te la cavi così…
E se poi Fiorella si offende?… Vabè dai se devo scegliere un altro allora dico Giuliano Sangiorgi o Elisa. Lui è un autore eccezionale che scrive cose che toccano, lei la seguo da sempre e per me è davvero una grandissima.
“Non ho più lacrime” ha dato il via al tuo nuovo viaggio. Dove vorresti arrivasse?
A più gente possibile. Per me è una vera canzone di liberazione, molto potente. Vorrei che questa sensazione l’avessero anche gli altri.
Foto: Michele Piazza