Quando si dice “una vita dedicata alla musica” con uno come Bruno Santori di certo non si sbaglia; musicista polistrumentista, compositore, artista in prima linea, direttore d’orchestra, arrangiatore, produttore, sono tutte categorie che il nostro protagonista di questa intervista può barrare con la casella x.
Il pretesto per incontrare il maestro è l’uscita di un progetto discografico alquanto singolare, da lui voluto e realizzato come Bruno Santori Quartet, ovvero Jazz&Remo Il Festival, un concept album che mette assieme due mondi che raramente si sono incontrati, quello della canzone pop e nello specifico sanremese con quello di arrangiamenti jazz, che fanno rivivere con una veste nuova brani ben collocati nell’immaginario storico generale.
Undici tracce che spaziano da classici anni 80 quali Adesso Tu, Quello Che le Donne Non Dicono, E Non Finisce Mica Il Cielo, Ancora e Vacanze Romane a piccoli innesti di perline anni 90/00 quali E Poi, Cambiare, Luce e solo nel finale della track list concedersi qualche spazio dai gloriosi primi Festival attraverso Nel Blu Dipinto di Blu ( Volare ), Le Mille Bolle Blu e Il Cuore E’ Uno Zingaro.
La prima domanda su come mai questi classiconi più datati siano in fondo alla scaletta è quasi d’obbligo…
Non è stata una cosa voluta come non c’è stata una scelta chissà quanto ragionata sui pezzi da inserire nel disco, visto che ne abbiamo preparati talmente tanti che potrebbero uscire un secondo e terzo volume anche domani.
Così mi rubi le domande! La prossima sarebbe stata tra quante canzoni avete scelto le 11 di questo disco…
Tantissime. Alcune rimaste fuori davvero molto belle. In realtà però vorrei proprio che si capisse che questo lavoro è un vero work in progress, un numero zero potremmo definirlo, quindi tutto quello a cui abbiamo lavorato sta li, non è cestinato.
Come mai ti è venuta l’idea di questo progetto?
Un po’ perché mi piace sperimentare. Sono uno che ha fatto così tante cose che se ti viene una nuova idea è giusto provare a darle un seguito. Poi perché manco a Sanremo, come direttore d’orchestra, già da qualche anno, quasi come imposizione che ho dato a me stesso ed in questo modo è stato in un certo senso come lavorarci nuovamente.
Effettivamente è qualche anno che tra i direttori d’orchestra non c’è più il tuo nome. Come mai?
Perché non sono più favorevole a certi meccanismi. Un progetto mi va di seguirlo in maniera completa. Tornerei a Sanremo solo se mi proponessero la direzione artistica, cosa che credo possa essere di mia competenza.
Per uno che ha affrontato la musica nei molteplici modi di come hai fatto tu è indubbio. Ricordi i tuoi approcci a quest’arte meravigliosa?
Suono pianoforte da quando avevo 4 anni. Diciamo che non ricordo praticamente momenti della mia vita senza musica. Amavo il jazz ed ho presto imparato ad avere una visione propriamente jazz degli arrangiamenti, anche se poi ho fatto molto altro.
Come far parte dei Daniel Sentacruz Ensembel, quelli di “Linda bella Linda”?
Certo! Che gran successo; abbiam venduto veramente vagonate di dischi ovunque con quel brano. Quando lo suonavamo live spesso mi facevo prendere la mano ed approcciavo al piano con istinto jazz, ovviamente scatenando la rabbia dei miei compagni che subito mi ammonivano! Ma non lo facevo apposta, mi veniva naturale.
Poi sei stato anche produttore discografico negli anni 90 con la Db One Music di cui eri presidente. Che ricordi hai di quel periodo in cui eri al di là della barricata?
C’era molto lavoro per lo più dedicato alla dance. La produzione ad esempio di Kim Lukas fu un grande successo. Era comunque molto diverso il periodo, sicuramente più redditizio per chi faceva musica, sotto tutti i punti di vista.
Ma torniamo a parlare del disco: a quale brano di questi sei più legato?
Non sono legato in particolare a nessuno di essi. Posso dire però che, ad esempio, il potenziale jazz di un brano come Adesso Tu probabilmente era sconosciuto ai più, ed invece ha avuto una resa in questa versione pazzesca.
Merito anche della voce del progetto Giulia Pugliese, bravissima e che ha reso giustizia ai brani rispettandoli, senza strafare…
Concordo. Inoltre spero che si noti che tutti i brani sono stati lasciati con il loro testo originale, senza cambiare il maschile in femminile, perché non è una marchetta commerciale, ma un’operazione di rivisitazione rispettosa.
Con molti di questi artisti ci hai lavorato?
Con diversi. Non avevo però mai lavorato con Fiorella Mannoia cosa che però, guarda il caso, accadrà a breve col prossimo concerto di Radio Italia di cui sono direttore musicale.
Tutti i brani del disco sono di artisti considerati trai grandi della musica; tra di essi c’è però qualche caso, come quello di Alex Baroni, che ha avuto davvero poco tempo a disposizione per diventarlo o come Eduardo De Crescenzo che non ha più trovato spazio adeguato dopo un decennio da protagonista. Come te lo spieghi?
Su Alex, che purtroppo ha avuto un destino avverso, la grandezza era la voce che suonava internazionale come poche altre. Su De Crescenzo invece ( che continua a fare live – ndr ) non è che ne sappia molto. C’è da dire che la musica è sempre stata piena di artisti che poi dopo alcuni momenti scompaiono dalle scene. Il suo momento importante e nemmeno troppo corto c’è stato. Poi questo settore basta che sbagli un disco non perdona, anche se non so se sia questo il caso esatto, posso solo supporre. Che abbia però dalla sua dei pezzi bellissimi è inopinabile e Ancora sta li a ricordarcelo.
Che progetti bollono in pentola?
Di sicuro vorrei portare questo progetto anche all’estero. Sono stato da poco insignito del titolo di Ambasciatore del turismo di Malta ed a tal proposito vorrei organizzare altre cose in questa splendida isola, su cui ne ho già fatte. Sono poi, come dicevo prima, direttore musicale del prossimo Radio Italia Live: Il Concerto che è un lavoro che mi da carica e soddisfazione. E poi chissà il disco due, il disco tre? I progetti non mi mancano mai.