23 Febbraio 2020
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23 Febbraio 2020

Intervista a Frey: “La mia parte più inconscia è portata all’esterno con le canzoni”

E' uscito "Baci nel Vento", il nuovo album della cantautrice cremonese Frey. Un vero e proprio dialogo bipolare, che si snoda in 8 capitoli.

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E’ uscito per Malamente con distribuzione Artist First Baci del Vento, il nuovo album della giovane cantautrice Frey.

Un album che si può definire come una serie musicale composta da otto capitoli in cui l’artista dialoga idealmente con sé stessa, in un’alternanza tra rabbia, ironia e confidenza.

Si tratta di un lavoro musicalmente vario e interessante e in cui tutti gli ingredienti sono amalgamati in maniera minuziosa, per mostrare diversi lati della personalità artistica di Frey, non comune e della quale si possono scorgere dettagli e peculiarità ascolto dopo ascolto.

INTERVISTA A FREY

L’album “Baci nel vento” si può definire come un dialogo bipolare con l’altra parte di sé stessi?

Credo che la scrittura musicale per me sia un buon tramite per arrivare alla parte di sé che è molto vicina all’inconscio, riesce a scendere in profondità.

Questa parte più profonda è portata all’esterno con le canzoni, quindi sì, penso si possa usare come definizione un dialogo bipolare con l’altra parte di sé stessi per questo disco.

Frey, qual è stato l’incipit che ha dato il via al lavoro?

Da sempre scrivo per l’urgenza di liberare un certo stato d’animo tramite la musica.

L’album è stato definito con tre parole: Rabbia, ironia, confidenza. In quale percentuale convive ognuno di questi sentimenti?

Faccio fatica a quantificare le emozioni in numeri, c’è una buona dose di confidenza essendo un disco abbastanza autobiografico.

Per quanto riguarda l’ironia nella canzone “Scusa ah ah ah ah” direi al 40%.

Per quanto riguarda la rabbia, è uno di quei sentimenti di cui vorrei liberarmi quindi do una percentuale bassa 20%.

Dal punto di vista della produzione si evince un lavoro meticoloso che ha portato a una scelta di suoni eterogenei, ma riconoscibili in un unico filo conduttore. Qual è stato il tuo grado di intervento?

Mi sento molto felice perché Stefano Giungato in quasi tutto il disco e Alessio Buongiorno hanno capito il mio approccio acustico essendo che le canzoni nascevano da me chitarra e voce, hanno saputo dare un’ impronta anche moderna agli arrangiamenti senza snaturare le mie canzoni ma arricchendole e impreziosendole.

Inizialmente ci siamo confrontati sulle idee di sound che mi piacevano, sono stata libera di aprire bocca su cosa mi piaceva e cosa meno , hanno saputo vestire i brani in modo da rappresentarmi al meglio.

Sono stata piuttosto presente durante le scelte degli arrangiamenti che mi venivano proposte dal mio produttore, e in altri casi, come in Baci nel vento, ho inventato anche le parti melodiche del piano e degli incisi degli archi, che poi hanno suonato i musicisti, ma il grande lavoro di trovare il vestire queste canzoni è stato del mio produttore Stefano Giungato e di Alessio Buongiorno.

Frey, in un brano canti: “Cado sulla neve, corro sul ricordo, che voglia di sentire il vento!”. Quanto ti sei fatta guidare dalla nostalgia nella composizione dell’album?

La nostalgia è stata una componente importante.

La tua voce cambia a seconda delle sensazioni che vuoi evocare nei vari brani. E’ un aspetto che per te naturale o sul quale hai lavorato?

È sempre stato un aspetto per me naturale e durante la registrazione del disco mi sono piacevolmente scoperta anche a sperimentare su consiglio di Stefano, il mio produttore, sull’enfatizzare una caratteristica della mia voce piuttosto che un’altra, affidandomi alla sua esperienza e trovando nuovi interessanti accorgimenti.

Qual è l’aspetto della tua produzione musicale del quale sei più fiera e quale, invece, vorresti migliorare?

Sono molto fiera che mi rappresenti molto il disco a partire dalla copertina agli arrangiamenti, e sono molto contenta delle persone con cui ho avuto il piacere di lavorare, Sono molto contenta e grata dell’insieme.

La frase che mi ritrovo a dire a me stessa molto spesso è: vorrei tanto che la prossima canzone che scrivo sia più bella di tutte quelle che ho scritto fino ad ora. Quindi testo e musica.

Di “Baci nel Vento” non si può non considerare anche l’aspetto visual. Com’è nata la copertina?

La copertina è nata dal tema principale del brano Baci nel vento, di questo bacio inaspettato che è in grado di spegnere ogni rumore di fondo.

Non volevo fosse il solito bacio sulle labbra e ho scelto appunto, un bacio sulla fronte, che richiamava il bridge del brano stesso (ti bacio sulla guancia perché ti voglio bene, ti bacio con la lingua perché ti voglio amare, ti bacio sulla fronte, saprò averne cura, ti bacio sopra al collo che non lo puoi scordare, un bacio oltre distanza e tutte le barriere, un bacio che ti cambia il centro gravitazionale, un bacio che spegne il dolore che provo per mio padre, un bacio così bello da non volerlo spiegare) e che da un senso più forte all’idea di amore che era comunque il tema portante e fil rouge di tutte le canzoni del disco.

Ho cercato un certo movimento nel tratto del pastello a cera e del vento nei capelli di lei per dare anche quel senso di energia in movimento del vento e del potere che hanno le canzoni di smuoverti dentro, nell’animo.
Spero di esserci riuscita.

Lo scorso mese di novembre sei stata scelta da Pacifico come corista per la sua Settimana Pacifica. Che tipo di esperienza è stata?

È stata un’ esperienza incredibile, per le canzoni preziose di Gino, per la persona speciale che è, per le belle cose che si sono concatenate, per l’energia che si è creata durante la Settimana Pacifica, per i musicisti incredibili come Carlo Gaudiello pianista di tanti miei idoli come De Gregori e il polistrumentista Francesco Arcuri, polistrumentista, che suona anche lui con gente che amo come Mannarino, è stato come ricevere il regalo più bello di sempre. Salire sul palco con loro è stato qualcosa che mi porterò sempre nel cuore.