Lo Gnu Quartet è un quartetto composto da Raffaele Rebaudengo (viola), Francesca Rapetti (flauto), Roberto Izzo (violino) e Stefano Cabrera (violoncello).
Nel 2019 sono saliti sul palco accompagnando prima Ermal Meta (Qui il nostro resoconto del concerto al Teatro degli Arcimboldi di Milano) e poi quest’estate il Principe Francesco De Gregori (vi abbiamo raccontato Qui il live di Rimini).
Il quartetto è inoltre tra i protagonisti dell’edizione 2019 del Premio Tenco (Qui il programma completo).
Abbiamo raggiunto telefonicamente i componenti dello Gnu Quartet per raccontarci un 2019 vissuto in prima linea, il loro impegno durante la Rassegna per la Canzone d’Autore e i progetti futuri.
INTERVISTA GNU QUARTET
Come sarà strutturato il vostro intervento musicale al Tenco?
Faremo tre interventi con Nina Zilli, Levante e Petra Magoni, 3 artiste che conosciamo da tempo e con cui abbiamo collaborato sia in concerto sia in campo discografico. Loro canteranno 3 canzoni di Pino Donaggio e noi ci siamo occupati degli arrangiamenti. Siamo felicissimi di queste collaborazioni, anche perché hanno scelto pezzi molto diversi tra loro perché.
Petra canterà Giovane Giovane, in pratica un twist che suonato da noi è una bella sfida. Un quartetto, un trio d’archi e un flauto che suona un twist è una bella sfida, ma sono sicuro che verrà molto bene.
Con Levante suoneremo Come sinfonia, canzone interpretata anche da Mina e poi faremo la classica Io che non vivo con Nina Zilli.
Faremo poi un omaggio alle musiche da film, le colonne sonore composte da Pino Donaggio che sono tantissime e meravigliose. Le uniremo in un Medley da 4 minuti che ripercorre tutta la sua carriera.
Partiremo infatti con la prima colonna sonora che scrisse nei primi anni ’70 e che ha innescato la sua trasformazione da interprete, compositore e cantante a compositore di colonne sonore. Da lì è iniziata la sua grande carriera che l’ha portato a collaborare con i registi più importanti tra cui Brian De Palma.
All’interno del medley ci sono tutte le sfumature della sua scrittura. È stato impegnativo perché c’era l’imbarazzo della scelta. Avremmo potuto fare un programma solo dedicato a Pino Donaggio perché ci sono decine e decine di temi fantastici.
Poi presenteremo anche il nostro nuovo progetto musicale del quale vi parlerò dopo.
Dal punto di vista melodico e armonico, qual è stato l’apporto di Pino Donaggio alla musica italiana?
In quegli anni la canzone italiana era ricchissima di arrangiatori. Se mi chiedessero in quale periodo vorresti rinascere per lavorare, gli anni ’60 e ’70 sono un periodo molto interessante perché l’industria discografica aveva uno spessore artistico molto alto e poi si faceva tutto con strumenti reali, con le orchestre. C’erano arrangiatori, orchestratori e quindi tutte le canzoni di quel tempo sono di una qualità e di una raffinatezza che è andata persa in questi anni, forse per paura di essere non alla moda.
Ben vengano tutte le nuove tecnologie, anche noi le abbiamo usate nei nostri dischi, però chiaramente quando la musica è fatta con strumenti reali, dal vivo, è inarrivabile.
E devo dire che per Pino Donaggio anche nelle colonne sonore, questa idea di melodia è molto forte. Per esempio nelle sue colonne sonore dei film horror. Vi consiglio di andare a vedere i film di Brian De Palma, oppure Sotto il vestito niente, un horror degli anni 80.
Lui ha un passato da studente di musica classica. Suonava il violino, quindi secondo me questo si percepisce nella sua musica.
In un periodo in cui la musica è troppo spesso artificiale, come vi spiegate i riscontri più che positivi dei live dello Gnu Quartet?
Il segreto è quello di riportare l’attenzione su altro. Lo abbiamo visto ultimamente in tour con Ermal e con Francesco de Gregori. Ermal ha sempre fatto tour nei palazzetti, con una sonorità molto pop-rock e abbiamo riportato invece l’attenzione sulle parole, ma anche su suoni minimi.
Il tour nei teatri ha portato il pubblico a restare sempre con l’emozione a 1’000, riuscivamo ad avere una dinamica che forse solo nei teatri si può avere, suonando anche sottovoce.
Quello ci contraddistingue perché siamo sicuramente facilitati dai nostri strumenti, però cerchiamo sempre di ricreare un equilibrio, uno spazio anche a chi ascolta. Il pubblico è pronto, non è vero che non è preparato, non ascolta, bisogna solo fargli capire che può esserci un’altra possibilità.
Noi ci stiamo prendendo grandi soddisfazioni, aiutati anche dalle collaborazioni che abbiamo avuto in questi anni. Tutto questo ci ha portato ad avere grande visibilità. Noi lavoriamo nel pop, non siamo un gruppo che fa musica etnica, però siamo riusciti anche con i nostri lavori a portare ad ascoltare una musica che magari non è così facile. Il pubblico è importantissimo.
Cosa vi ha colpito di Ermal Meta e Francesco De Gregori?
De Gregori ha una grandissima preparazione, una serietà incredibile. Una cura dei dettagli sorprendente. Ci siamo trovati bene, veramente bellissimo. È una persona deliziosa, rispettosissima anche dell’orchestra.
Quest’estate si è creato un clima incredibile ed è questo che ci ha condotto al successo. Eravamo 50 persone sul palco e se c’è armonia… c’è armonia anche nella musica!
Con Ermal Meta è stato amore a prima vista. Lui è un musicista capace che non ha paura di rischiare, di rimettersi in gioco. Pur facendo grandi numeri è pronto a rischiare come ha fatto con noi, facendo un tour in quintetto. Noi lo abbiamo sentito come parte del nostro gruppo e glielo diciamo spesso. Ci siamo trasformati in quintetto. È una persona molto elastica, sempre pronto a creare qualcosa di nuovo sul palco ogni concerto. Infatti ogni live era leggermente differente perché lui si divertiva anche a fare pezzi decisi direttamente sul palco, magari qualche cover e noi lo seguivamo. Quando c’è divertimento tra i musicisti, questo lo avverte anche il pubblico.
So che state lavorando a un nuovo progetto legato a un grande artista genovese, un Maestro…
Sul palco del Tenco abbiamo eseguito un brano di Paganini che si chiama La campanella, terzo tempo di un concerto per violino e orchestra. Il nostro prossimo lavoro sarà tutto dedicato al compositore genovese per eccellenza che è Niccolò Paganini e si chiamerà Niccorock Paganini. Si tratta di una rivisitazione in chiave rock dei capricci della musica di Paganini.
Il nostro è un pretesto per prendere le composizioni di Paganini da un punto di vista rock, cioè trasformiamo i suoi capricci come fossero riff di chitarra alla Led Zeppelin e AC҂DC. Nonostante sia un pacchetto di basi classiche, li riportiamo nel nostro mondo visto che siamo sempre rockettari!
È bello presentare questo progetto al Tenco. Noi non siamo cantautori, ma ci definiamo i migliori amici dei cantautori perché abbiamo collaborato con artisti storici, ma anche tanti giovani.
La nostra unione con la canzone tradizionale è fondamentale e lo è stata per tutta la nostra carriera che dura ormai da 14 anni.
Foto di Giovanna Onofri dai Social dello Gnu Quartet