Marco Masini si racconta ai microfoni di All Music Italia in occasione dell’uscita del suo nuovo album Spostato di un secondo, prodotto da Diego Calvetti per Sony Music Italy. Questo contiente il brano omonimo con qui l’artista ha partecipato allo scorso Festival di Sanremo, e la cover presentata durante la kermesse Signor Tenente dell’indimenticabile amico e collega Giorgio Faletti. Già vincitore nel 2004 con L’uomo volante, questa è stata l’ottava partecipazione al Festival per Marco Masini, che ha conquistato il podio proprio nella serata delle cover.
Impegnato attualmente in un instore tour per presentare il nuovo progetto, il 30 aprile avrà inizio il tour nei teatri, prodotto e organizzato da ColourSound, di cui vi riportiamo di seguito le date.
30 aprile – Teatro Verdi di Montecatini (PT)
3 maggio – Teatro delle Muse di Ancona
5 maggio – Auditorium Parco della Musica – Santa Cecilia di Roma
7 maggio – Linear Ciak di Milano
9 maggio – Teatro Massimo di Pescara
10 maggio – Obihall di Firenze
13 maggio – Teatro Colosseo di Torino
14 maggio – Teatro Verdi di Pisa
16 maggio – Teatro Politeama Greco di Lecce
20 maggio – Palabanco di Brescia
27 maggio – Gran Teatro Geox di Padova
Qui la nostra intervista a Marco Masini.
Ciao Marco. Io partirei subito dalla tua esperienza sanremese. Come hai vissuto questo festival?
Bè in primis io non giudico le mie esibizioni perchè le faccio valutare da chi le ha viste. Non è necessario giudicarle, basta rileggerle per migliorarsi tecnicamente, ma non aggiungono altro al risultato finale. Dal mio punto di vista è stato un Sanremo mostruoso, che Carlo ha realizzato con grande semplicità e idee geniali e che ha chiuso con grande eleganza; e non lo dico mosso dall’amicizia che ci unisce, ma perchè i numeri parlano chiaro. A partire dalle radio: siamo in tanti ad essere trasmessi in questo momento, e questo significa che la produzione è stata ben fatta e che Sanremo è stato elemento di stimolo…
…dando spazio sia ai giovani sia ad artisti che sono nel panorama musicale da molti anni. Quando è uscito il tuo album, si è posizionato al sesto posto della classifica dei dischi più venduti, e nella top venti dei singoli c’è la tua Spostato di un secondo.
Entrando nel merito del tuo CD, la prima traccia Ma quale felicità mi ha ricordato per il titolo e per le tematiche affrontate Quale allegria di Lucio Dalla, poichè di fondo si percepisce una continua ricerca di felicità, tema che tu riprendi in diversi brani dell’album. Come ricerchi questo nella tua vita quotidiana, oltre alla musica?
Io sono sempre stato un “Siddharta”, non ho mai creduto nell’assoluto. Sono un grande estimatore di Albert Einstein che crede nel relativo assoluto; ovunque c’è una relatività, tutto non ha limite, quindi puoi ricercare sempre di più. La saggezza non esiste, o perlomeno non c’è la saggezza assoluta, di conseguenza tutto ciò che può essere utile per educarti e per crescere ti aiuta e ti fa trovare la strada per raggiungere la felicità che poi non raggiungerai mai, perchè se la dovessi raggiungere non sarebbe più felicità. Penso che il segreto per trovarla sia desiderarla e sei felice nel momento in cui pensi di raggiungerla. Non dev’esserci sempre un risultato finale, ma lo traiamo ogni volta che ne sentiamo il bisogno. Ma è comunque temporaneo, perchè domani potrebbe essere stravolto. Tutto è relativo, il tuo bilancio è certamente differente da quello che può fare qualsiasi altra mente e qualsiasi altro cuore. Si avvantaggia colui che cerca se stesso nel presente e nel futuro, non lo fa chi è attaccato ad un suo “io” storico, ad un suo modo di essere figlio di un certo tipo di tempo, forse anacronistico, e che di conseguenza va alla ricerca di un suo revival infinito.
La nona traccia dell’album si intitola Qualcosa che cercavi altrove. Ancora una volta ricorre il tema della “ricerca”, ma ciò che trovo ancor più interessante è l’avverbio che hai scelto, “altrove”. Benigni, come hai riportato giustamente tu, ha detto che quando si trova la felicità la si nasconde perchè è troppo bella e ci fa paura, e così fa un cane con l’osso. La similitudine è pertinente, perchè è vero che siamo tutti animali e che l’instinto ci porta ad agire per proteggerci. In questo “cercare altrove” parli ancora di felicità o di altro?
Parlo di ricchezza, che determina il nostro stato d’animo e il nostro coraggio. Ricco è chi si cerca, non chi va a cercare lontano; è chi si cerca lì dove si trova. Secondo me la ricchezza esistenziale è una grande arma a nostro vantaggio per combattere prima di tutto noi stessi. Il conflitto esistenziale esiste da quando si nasce, ed è la ricchezza che determina nella vita il coraggio di rischiare, cambiare e mettersi in discussione. L’umiltà genera ricchezza e, anche in uno stato di disagio sociale, se si è ricchi dentro, si può trovare un benessere.
Nel brano Una lettera a chi sarò ripercorri passato, presente e futuro in evoluzione. Interessante è il concetto di “replay”: a volte col senno del poi si vorrebbe tornare indietro per cambiare o correggere una nostra azione o un comportamento. Musicalmente, ripercorrendo la tua carriera, c’è qualcosa che avresti fatto in modo diverso, un testo, un arrangiamento, una scelta?
Per forza. Però non avrei fermato quel momento, perchè ogni canzone è un momento, una fotografia e un’emozione, una storia di vita, uno specchio di me e di tutti. Il soggetto non è mai il tempo, questo album parla di te, che mentre vivi ti ritrovi a rispettare una legge fondamentale, non solo fisica ma anche esistenziale. Il tempo non esisterebbe senza universo, ed essendo ciascuno di noi parte di universo, sei necessariamente condannato a combattere con la legge fisica più importante della nostra esistenza, il tempo stesso. Bisogna difendere le felicità che arrivano, dunque bisogna combattere per uscirne vincitori.
Ti senti vittorioso nelle battaglie che hai combattuto fin’ora?
Io mi sento di aver fatto dei goal, come di averli subiti; ma quando una partita è bella è perchè ci sono i goal. Una partita che finisce zero a zero non è avvincente. Non mi sento in vantaggio, ma pronto a difendere i goal che ho fatto e pronto a capire come ho fatto a prenderne altri, per cercare di aggiustare la difesa. La vita è fatta di salite e di discese, ma soprattutto di voglia di salire e di coraggio a scendere; quando raggiungi un livello, devi essere bravo a pretendere di più.
A Sanremo hai deciso di omaggiare un grande artista quale Giorgio Faletti con Signor Tenente. Quando Carlo Conti ti ha chiesto una cover, eri sicuro di questa o avevi anche altre possibili opzioni?
Sicurissimo da prima di Sanremo, un pò contro tutti. Sono sempre stato coerente anche nell’evoluzione e nel cambiamento. Il fatto di poter ricordare un grandissimo uomo al di là dell’artista mi è venuto istintivo. la serata delle cover non è stata per me una semplice esibizione, ma è stata l’occasione per fare qualcosa di concreto per la musica, per chi ha scritto la musica importante. Signor Tenente racconta di un fatto di cronaca degli anni 90, ma molto attuale, perchè le paure cambiano ma i risultati sono sempre quelli. Sono onorato di aver interpretato questa canzone perchè ho vissuto Giorgio, anche se non intimamente, e ho sbirciato tra i suoi iscritti anche inediti, dando spazio ad un brano ingiustamente messo da parte per troppo tempo, perchè per me ha avuto lo stesso valore di Mi ritorni in mente o Questo piccolo grande amore.
…è stata una difficile interpretazione per te?
Difficilissima. Salendo sul palco mi sono sentito come Bruce Willis in Die Hard – Duri a morire, perchè stavo andando a toccare un artista, una canzone e una causa importantissime, correndo un grossissimo rischio. Però, ripeto, anche quando scrissi Vaffanculo corsi un grandissimo rischio, io amo il rischio, l’ho sempre amato.
Ultima domanda: hai parlato di album “concettuale” riferendoti a Spostato di un secondo. Come definiresti il tuo album e come Marco Masini è cambiato rispetto ai suoi lavori precendenti? Che tipo di evoluzione c’è?
Considero questo album ciò che ho realizzato ora, non avrei potuto agire diversamente. Tutto quello che ho fatto ieri è padre di questo album. Un disco naturale, concettualmente ispirato alla vita da ventotto anni, cioè da quando ho iniziato a scrivere, che nel tempo si è trasformato in questo. E’ il naturale percorso che Marco Masini degli anni novanta avrebbe fatto, e che infatti ha fatto; forse non era prevedibile, ma lo ha fatto, e questo mi dà un’immensa gratificazione.
TRACKLIST di SPOSTATO DI UN SECONDO
- Quale felicità
- Nel tempo in cui sono tenuto a restare
- Spostato di un secondo
- Tu non esisti
- Invece di scriverti una canzone
- La massima espressione d’amore
- Guardiamoci negli occhi
- All’altro capo di un filo
- Qualcosa che cercavi altrove
- La vita comincia
- Una lettera a chi sarò
- Signor Tenente