Un percorso in crescendo quello di Michele Pecora ad Ora O Mai Più, il serale del Sabato sera di Rai Uno prodotto con la Ballandi MultiMedia e giunto proprio settimana scorsa all’epilogo che ha premiato Paolo Vallesi come vincitore assoluto.
Ma c’è modo e modo di vincere e a suo modo Michele Pecora risulta tra i vincitori di questa seconda edizione dello show musicale, perché nel corso delle puntate si è trasformato da “Calimero” quasi maltrattato dai giudici a cigno elogiato per un inedito lanciato, I Poeti, di una sensibilità ricca, che ha strappato tanti 10 e la vittoria, diciamo di tappa, per loro. Lo incontriamo per farci raccontare com’è questo nuovo bagno di popolarità, come lo vive e dove lo porta.
Michele partiamo da dei vivi complimenti per questo singolo del ritorno, I Poeti, che ha raccolto già diverse menzioni positive non solo dalla critica ma anche dal pubblico…
Grazie davvero. Ci speravo ovviamente, chiunque ci spera, però effettivamente così davvero non me lo aspettavo.
Anche perché è stato un vero e proprio schiaffo morale a tutti i detrattori che per settimane ti avevano visto in difficoltà con i pezzi più easy del repertorio dei Ricchi & Poveri, tuoi coach in trasmissione. Ma come mai non avete deciso di lavorare invece sulla parte, pure ricca per dirla tutta, del loro repertorio un po’ più seriosa?
Credo ci siano state due esigenze: la prima era mia, quella di entrare nel mondo delle loro canzoni per me inesplorato ma comunque più vicino a me, con brani come La Prima Cosa Bella, Che sarà o Come Vorrei e poi un’altra esigenza, più televisiva e cioè di riproporre dei pezzi loro che sono talmente dei grandi successi e fanno sempre ballare le platee, ora come allora.
Per quanto riguarda questa parte di repertorio sono sicuramente stato io a dovermici adattare, ma tutto sommato l’ho reputato giusto, perché giusto nell’ottica televisiva e se ti rimetti in gioco in televisione devi chiaramente stare anche alle sue necessità.
Quale è stata la vera difficoltà?
Beh sicuramente mi sentivo penalizzato un po’, perché dovevo proprio avvicinarmi ad un modo completamente diverso d’interpretare la musica. In tal senso, proprio stamane, un mio amico mi ha ricordato un pugile degli anni 70, Griffit, che era solito affrontare gli scontri prendendo solo cazzotti, incassando, e soltanto alla fine assestare uno o due colpi, ma dati talmente bene che l’avversario andava giù.
Un po’ come è successo a te con la pioggia di dieci raccolta nell’ultima puntata no?
Esattamente ( ride ndr ). Poi sai, è talmente bello prender dei complimenti da altri musicisti.
Per te comunque cantautore un po’ schivo e riservato, nonché sensibile dal punto di vista proprio della scrittura, quando si è aperta la porta delle assegnazioni non deve essere stato facile farsi andar bene i pur grandissimi ma comunque sostanzialmente diversi Ricchi & Poveri?
Inizialmente si. Anche perché dividere in tre parti i loro brani ci rendeva tutti abbastanza sacrificati. Poi però, puntata dopo puntata la cosa ha cominciato davvero a piacermi, perché da loro ho imparato cose che non avevo mai fatto e le ho scoperte belle. Già inserirmi in un gruppo vocale mi sembrava complicatissimo ed invece. Ad esempio io non avevo mai lavorato troppo sulle armonizzazioni ma con loro… cioè armonizzavo con i Ricchi & Poveri, con due che sono di una precisione maniacale!
Hai mai dovuto chiedere di stravolgere una canzone per avvicinarla al tuo mondo?
Ci sono canzoni come Sarà Perché Ti Amo che sono talmente iconiche, talmente ferme in quel modo là nell’immaginario collettivo che cercare di modificarle è un’offesa per te stesso e per le canzoni proprio. Però, ad esempio, con Se M’Innamoro ho chiesto proprio io ai ragazzi di avvicinarla al mio mondo e non se lo sono fatti dire due volte. Il risultato è stato trasformarla in una canzone quasi acustica, dove io mi sono sentito molto a mio agio.
Tra i coach c’era qualcuno per cui ti sei dispiaciuto di non essere stato affidato a lui?
Toto Cutugno, perché è un cantautore ed il suo modo di scrivere è più vicino a me. Questo sulla carta perché poi, ribadisco, per Angelo ed Angela ho solo stima e non potevo chiedere di meglio, anche umanamente.
I Poeti è stato sin da subito il brano che avevi pensato per il tuo rilancio?
E’ stato il risultato di un sondaggio familiare. Ho chiaramente diverse canzoni scritte nel cassetto. Le ho fatte sentire ad un po’ di persone vicine, proprio della cerchia personale e le emozioni che suscitava su tutti questo brano, mi ha fatto capire che poteva essere quello giusto. Poi l’ho fatta ascoltare ad un mio amico di vecchissima data, Enzo De Caro, e lui mi ha definitivamente convinto con una frase che recitava: “è perfetta, non una parola in più né una in meno, perfetta”.
Ed io che pensavo che l’avessero scelta i tuoi coach!
Ma a loro l’ho potuta far sentire solo un paio di giorni prima della finale, a canzone praticamente già pronta. Il risultato è stato una bellissima telefonata di Angelo che mi diceva di aver sentito un capolavoro e l’emozione di Angela.
A cavallo tra gli anni 70 ed 80 hai messo a segno alcuni successi importanti, da Era Lei a Tu Te ne Vai presentata al Festivalbar. Mi spieghi perché in quegli anni di grande notorietà non hai tentato la carta Sanremo?
Perché non era una priorità all’epoca. Erano anni in cui Sanremo viveva un brutto momento, d’oscuramento; credo che un anno addirittura non si sia proprio fatto ( in realtà si è sempre tenuto, solo che in tv fu mandata solo la finalissima del Sabato sera ndr ). Parteciparvi non era il massimo della promozione e la Warner, all’epoca mia etichetta, preferì usare altri mezzi promozionali.
Ed in seguito?
Nei primi anni 80 un signore come Gianni Ravera ne prese le redini e lo portò nuovamente ai vecchi fasti. Nel 1984 così decisi di provarci, presentai una bellissima canzone, Me Ne Andrò, e fino alla sera prima ero nel cast.
Gli annali però non riportano di una tua partecipazione…
Certo, perché nel momento in cui fu comunicato il cast, il mio nome era sparito e nessuno aveva nemmeno pensato di avvertire né me, né la mia casa discografica. Fui sacrificato per un altro artista. Sembra una cosa da poco ed invece generò in me un sentimento di fastidio, tanto che decisi da solo di prendermi una pausa, allontanarmi dalle scene.
Nel 1998 esce un pezzo di Zucchero intitolato Blu ed anche io, come chiunque conoscesse il brano, ci cantavo sopra pari, pari la tua Era Lei, Quando però è uscita la sentenza non l’hai vinta e il Fornaciari in seguito ha scritto della vicenda sul suo libro, bollandola come un caso non caso, visto che ci sono molte canzoni che somigliano a quella…
Come ho già avuto modo di raccontare in trasmissione io e Zucchero ci frequentavamo in quegli anni, avevamo scritto anche alcune cose assieme. Era lei faceva parte di quel periodo ed è altamente probabile che gli sia rimasta in testa la melodia e quindi scrivendo, senza accorgersene, l’ha rievocata
Si ma anche il testo, la metrica, le pause… coincideva tutto!
Eh beh! Sull’inciso effettivamente le parole…
Ma siete ancora amici?
Certo! Solo che non ci siamo più incontrati da allora, ma non credo che il nostro rapporto si sia incrinato da allora.
Però essendo amici, essendo tu a fine anni 90 in un periodo di visibilità quasi nulla mentre lui nel pieno della carriera, non sarebbe bastato dire: Aspetta Michè, adesso depositiamo anche il tuo nome tra gli autori?
Sarebbe stato si, più facile, un gesto carino ed elegante. Ma nel nostro mestiere ci si perde, l’amicizia va e viene. Ti ritrovi per un periodo a frequentarti tantissimo e poi di colpo ognuno va per la sua strada.
Tornando indietro quindi mi dicevi che la scelta d’allontanarti è stata tua?
Si; non ho mai sgomitato per apparire a tutti i costi ed in effetti di televisione ne ho fatta poca. L’esser bocciato a Sanremo ha fatto sì che in me aumentasse la consapevolezza d’esser prima di tutto un musicista, di voler vivere di questo e non necessariamente apparire. E poi che potevo scrivere anche per altri o che sarebbe bastata una sola canzone bella per vivere di rendita. Il successo per me è solo un ben venga, ma non una cosa prioritaria.
Tre gli altri c’è un pezzo che però, seppur in qualità d’autore, a Sanremo ti ci ha portato ed è Rivoglio La Mia Vita per la voce di Lighea… ( settima classificata a Sanremo ’95 ndr)
Un buon successo davvero. Ma ho scritto anche per altri come per Barbara Cola che era con me ad Ora O Mai Più.
Come sei arrivato al citato programma?
L’idea è stata del mio manager Pasquale Mammaro che attraverso un messaggio mi ha scritto che secondo lui valeva la pena tentare di entrare nel cast. Sono stato all’inizio un po’ titubante ma poi ho pensato che si trattava comunque di sei puntate in prima serata su Rai Uno e mi sono detto: perché no? Alla fine è un rimettersi in gioco! Mi ci sono buttato nonostante fossi ben conscio e memore delle parole di De André, che tempo addietro disse che non andava a Sanremo perché cantautore e quindi non depositario del bel canto che impressiona ed è necessario su un palco come quello.
Non ti spaventava l’idea di scontrarti con dei colleghi molto più giovani di te?
All’inizio si, però mi rinfrancarono le parole degli autori che mi spiegarono che loro provavano a dare una nuova opportunità a chi poteva avere ancora qualcosa da dire. MI sono reso conto lì che io avevo, nonostante i 61 anni, assolutamente qualcosa ancora da dire ed ecco perché ho detto si.
Alla fine ti sei trovato a tuo agio poi con i colleghi?
Il tempo per stare assieme è stato davvero poco, ma devo dire assolutamente si. E’ stato proprio bello il clima, i piccoli consigli, il non sentire la competizione. Alla fine tra loro io conoscevo solo Barbara Cola, per il lavoro assieme ed avevo un paio di volte incrociato Paolo Vallesi.
Tolto Paolo sono quasi tutti interpreti i tuoi colleghi. Tu scriveresti per loro e per chi se dovessi scegliere?
Scriverei volentieri per Silvia Salemi, sia perché è bravissima e sia perché ha lavorato e coscritto con il compianto Giampiero Artegiani con cui hanno creato delle canzoni bellissime. Ho avuto da subito la sensazione di poter creare per lei qualcosa di adatto. Lei ha già esplorato un mondo vicino al mio, anzi credo le sia proprio.
Arrivavano le critiche dai coach, grandi artisti che però hanno raggiunto il massimo splendore quando ce lo avevi pure tu. Ti veniva mai l’istinto di mandarli a fan gloria?
Certo! Ma mai in diretta, perché lì, forse stesso il fatto della pressione che subisci, non ti viene la battura pronta. Però poi dopo… “ah la prossima volta le rispondo così”, “ah se mi attacca di nuovo vede”.. era un po’ pensiero comune di tutti, ma poi niente!
I Poeti a cosa apre adesso?
Come ho detto all’inizio, davvero non mi sono posto mai il problema di dove potesse andare a finire questa canzone, ma le canzoni per fortuna sanno sorprendere. Sono comunque in lavorazione per un album completo, per cui poi è previsto anche un tour teatrale che non sarà solo di canzoni ma con annesse altre forme d’arte come la poesia.
Spariamo in grande: ti suona il telefono e senti ciao Michele, sono tal cantante, ho sentito il tuo nuovo pezzo, mi è piaciuto moltissimo, credi di avere qualche pezzo anche per me? Risposta tua: Assolutamente si! Chi sarebbe questo tal cantante?
Senza ombra di dubbio Fiorella Mannoia che ho sempre amato proprio per doti interpretative e ho sempre desiderato poter scrivere per lei.
Ma vi conoscete?
Si ci conosciamo, non benissimo però si, ci conosciamo.
E tu sai che Fiorella ci legge molto? Magari che ne sai da questa tua richiesta…
Magari! Speriamo allora. Fiorella io sono qui.
MICHELE PECORA – I POETI – TESTO
I poeti sono un soffio di speranza
verità senza certezze
non descrivono la vita
ma alla vita danno sogni e leggerezze
hanno cieli di colori nuovi ed orizzonti senza sfumature
nelle mani portano la notte
e con la notte tutte le paure
I poeti giocolieri stanno sempre in bilico sopra le parole
precipizi di emozioni dove sempre è facile poter cadere
equilibristi senza avere idea di cosa sia restare in equilibrio
bevono per ricordare, sono marinai scampati ad un naufragio
E non volano mai ad alta quota
perché nei sogni non hanno un pilota
le poesie non hanno note
ma soltanto ruote per poter viaggiare
ali di speranza e cieli per poter volare
I poeti senza casa maledetti e condannati a non morire
perché l’anima non muore
ciò che muore è quello che non sai capire
l’anima è il riflesso, è la conseguenza, l’armonia, ciò che scrivi
è per questo che i poeti sono destinati a rimanere vivi
E non scrivono mai tra le righe
temperandosi come matite
la farfalla vola verso la candela
e la candela brucia ancora
i poeti hanno mille vite in una sola
I poeti sono fiori menzogneri, occhi scuri dagli occhiali
gocce di rugiada di un autunno che precipita dalle grondaie
cuori solitari in un annuncio scritto senza testo né passato
incompiuti ma i i poeti sono quello che non hanno pubblicato
E non volano mai ad alta quota
perché i sogni non hanno un pilota
le poesie non hanno note
ma soltanto ruote per poter viaggiare
ali di speranza e cieli per poter volare
E non volano mai ad alta quota
perché nei sogni non hanno un pilota
le poesie non hanno note
ma soltanto ruote per poter viaggiare
ali di speranza e cieli per poter volare