29 Marzo 2020
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29 Marzo 2020

Intervista a Micol Martinez: “Di solito scrivo per bisogno e divertimento”

E' uscito "I Buoni Spropositi", il nuovo album della cantautrice Micol Martinez, anticipato dai singoli "Buon Anno Amore Mio" e "Mai Io Mai"

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E’ uscito I Buoni Spropositi, il nuovo album di Micol Martinez che racchiude un genere musicale definito come indie d’autore.

I Buoni Spropositi racconta la vita di Micol, ma raccoglia anche riflessioni sul mondo e fotografie di stati d’animo. Una confessione a cuore aperto dei suoi sentimenti più nascosti, ma anche una denuncia dei problemi della nostra società.

L’album arriva dopo il buon riscontro dei singoli Buon Anno Amore Mio e Mai Io Mai, il cui videoclip è stato in anteprima su All Music Italia (Ne abbiamo parlato Qui e Qui).

“La nostra voce cambia a seconda del momento della giornata, della persona con cui parliamo, dello stato emotivo in cui siamo: per un album, se scritto con sincerità, è lo stesso.

In questo disco ci sono canzoni per riflettere, per gioire, per giocare, per fluttuare nell’aria, per commuoversi, per ricordare. Amo la diversità, sempre, di qualunque diversità si tratti, e amo la complessità resa semplice.”

VIDEOINTERVISTA A MICOL MARTINEZ

Abbiamo contattato Micol Martinez per parlare dell’album I Buoni Spropositi e dei suoi attuali progetti.

I Buoni Spropositi è un disco musicalmente vario e in cui è chiara una volontà di esplorare l’animo umano secondo diverse sfaccettature. Qual è stato l’incipit che ha dato il via al lavoro?

Di solito scrivo per bisogno e divertimento, non con l’idea di fare delle canzoni per un disco. Una volta composte però, arriva sempre il momento in cui sale la voglia di produrle per bene.

Racchiuderle in un disco dà un senso di completezza, di compattezza, ma segna anche uno step nel proprio lavoro.

Segna la fine di un momento, come fosse la chiusura di un racconto lungo, e l’inizio di un nuovo periodo che è ancora tutto da scrivere.

Come mai hai scelto di presentare il disco con i singoli “Buon anno amore mio” e “Mai Io Mai”?

Quando ho scritto Buon anno amore mio mi sono detta che avrei fatto uscire il disco a inizio anno, e così è stato. Ho semplicemente mantenuto la promessa. Mai io Mai invece è un brano carico di energia, per questo l’ho scelto come secondo singolo…

“I Buoni Spropositi” si caratterizza per una scelta di arrangiamenti molto acustici e suonati. Quanto sei intervenuta nella produzione dell’album?

È molto suonato ma anche ricchissimo di suoni elettronici (se confrontato poi ai miei lavori precedenti… si potrebbe dire che è fondamentalmente elettronico).

Sul disco io non ho suonato strumenti: ho dato i brani a Giovanni, registrati da me chitarra e voce, abbiamo concordato una pista da seguire, lui produceva e di ascolto in ascolto raddrizzavamo insieme il tiro.

Molti arrangiamenti ho voluto fossero fatti solo con la voce: l’ho usata come fosse uno strumento.

Quanto la tua formazione teatrale ha contribuito nella realizzazione dell’album?

Lo studio della recitazione ti insegna a non scegliere una via scontata rispetto all’interpretazione. Anche se in questo album non ho voluto diversificarla troppo da canzone a canzone: non è ciò che cercavo per questo lavoro.

Uno dei brani più intensi di tutto il disco è “Il Pirata Jade”. Ce ne puoi parlare?

È un testo di spessore inserito in una costruzione melodica tendenzialmente pop. Si tratta di una canzone contro la discriminazione della donna, come dello straniero. Ogni frase ha un sottotesto ben preciso ed è metaforica di per sé, e la canzone stessa è una grande metafora. Spero ci si soffermi sull’ascolto, è complessa ma fruibile, almeno a mio avviso!

Curioso è, invece, “32 dicembre”…

È un gioco che riprende un po’ il concetto degli “Spropositi” del titolo del disco. Il 32 dicembre è quel giorno che sta tra la fine dell’anno e l’inizio di un nuovo anno. È il giorno in cui tutto può essere e tutto può accadere, anche le cose impossibili. Tutti noi dovremmo avere, un giorno all’anno, un 32 dicembre in cui tutti i nostri desideri si avverano.

Quanto ti senti ancora “artigiana della musica”?

Artigiana della musica… no, non in questo disco. In quelli passati sì. Ora direi “artigiana della parola”. In questo disco ho volutamente cercato una semplicità di scrittura armonica e ritmica che in passato non cercavo. Con i testi invece ho mantenuto l’approccio di sempre.

Quanto ti ha arricchita dal punto di vista artistico l’esperienza del Cafè Bandini di Milano?

Tantissimo. Prima tendevo a chiudermi in un universo che era per lo più musicale (e musicale per me voleva dire l’Indie di allora). Col Cafè Bandini invece mi sono ritrovata a condividere la parola, la musica, il palco sotto mille forme: magia, cabaret, musica di ogni genere, recitazione e altre forme d’arte di strada e non. La grande varietà del Bandini è ciò che mi ha dato vita in questi anni e che mi ha permesso, citando l’amico poeta Vincenzo Costantino nonché capitano di questa stramba ciurma, di non prendermi troppo sul serio.

 

Foto di Marco Salom