E’ passata una manciata d’anni da quando Moreno, il rapper genovese con origini napo/palermitane, arrivò al successo vincendo un’edizione di Amici di Maria De Filippi e stabilendo un primato mica male: essere non solo il primo rapper a partecipare ad un talent ma anche a vincerlo, con tutto il bagno di popolarità che poi ne è conseguito.
Come spesso accade però, dopo un periodo di sovraesposizione, quella grande fama è andata via via attenuandosi ed il Donadoni ( questo il suo cognome ndr ) un po’ come tutti i giovani artisti, ha dovuto rimboccarsi le maniche per restare a galla.
Oggi è fresco d’uscita con il singolo Una Radio Che Suona (presentato in anteprima dal nostro sito qui), scritto ed interpretato assieme al reggaeman napoletano Valerio Jovine che ce lo ripropone in una versione direzionata verso un mondo dance mai visto così da vicino.
Approfitto per incontrare Moreno e farmi raccontare per voi come sono stati questi anni, partendo proprio dagli esordi, da cosa c’è in lui della mistura dei suoi natali, che vedono assieme tra grandi città di mare, la natia Genova, la paterna Napoli e la materna Palermo…
Anzitutto il mare è molto presente nella mia vita; sono tre città legate dal mare ed io lo sono altrettanto, anche nei ricordi visto che mio padre lavorava sulle navi e quindi spesso, nella mia infanzia, era lì, per mare per diversi mesi. La mia infanzia è stata molto divisa per questi tre posti meravigliosi. Sono stato un bimbo con la valigia.
Questo ti ha permesso di diversificare le tue radici?
Assolutamente. Mentre a Genova ci sono i miei amici di sempre, quelli con cui sono cresciuto, ho giocato a calcio e che ancora oggi fanno parte della mia vita e che vedo regolarmente quando sono a casa. Mentre Napoli e Palermo sono le città della famiglia, dei cugini, dei ritrovi. La cosa bella è che mi sento a casa in tutti e tre i posti.
Un ragazzo che prova a fare rap: i genitori magari possono non viverla bene. Nel tuo caso come è andata?
E’ accaduto piano piano. Mi hanno però appoggiato perché mi vedevano determinato. Mi ha aiutato anche il fatto che quando facevo qualcosa mi ci applicavo davvero e quindi loro finivano per il seguirmi.
Ad esempio ho giocato tanti anni a calcio ed il mio papà, posso tranquillamente dirlo, era il mio primo grande fan. Nello stesso tempo avevo anche lasciato la scuola perché il mio lavoretto estivo, come parrucchiere, si era prolungato con un contratto anche per l’anno intero.
Mi sono quindi ritrovato a fare tre cose simultaneamente e cioè lavorare con serietà, seguire il calcio con impegno e andare a fare le mie prime esperienze con una band che avevo messo su e su cui sperimentavo il mio rap e con cui feci uscire un primo mixtape.
Fanno parte dei tuoi amici di Genova di cui prima?
Esattamente. Pensa che con uno di loro, che non fa più nemmeno musica nonostante io lo reputassi bravissimo, sono in partenza per delle vacanze speciali. Andremo in Asia dove non solo potrò visitare posti mai visti prima, ma vorrò letteralmente cibarmi di loro musica, ascoltare, ricavare idee per il mio lavoro nuovo, attualmente in cantiere.
Mancavi da un po’ prima di tornare con questo nuovo singolo, come mai?
Per davvero non mi sono mai fermato. Anche in questi due anni ho fatto alcune collaborazioni con artisti emergenti che hanno portato ad un buon numero di visualizzazioni sul tubo, pur senza uscire con dei nuovi lavori miei.
Come già detto però sono già in fase di scrittura per il prossimo lavoro. Oltre al brano con Valerio appena uscito c’è anche un altro pezzo che potrebbe essere pronto e lanciato probabilmente in Settembre. Vedremo.
Rispetto ai precedenti 3 lavori, che sono usciti uno dietro all’altro, adesso ti sei preso del tempo…
Quella è in realtà una cosa discografica. Ero sotto contratto con la Universal e avevo dei tempi, delle previsioni. C’era l’opzione per continuare con loro però ho preferito non farlo, prendermi dei tempi miei, perché volevo riempire la mia vita anche di altre cose.
E’ necessario fermarsi ogni tanto, mettere basi salde per la propria vita, pensare alla propria famiglia; cose che per tutti sono normali mentre per noi artisti, assolutamente fortunati per fare di ciò che desideriamo il nostro lavoro, diventano più difficili da perseguire.
Prima di emergere hai partecipato a quelle che in gergo si chiamano battle. Lì hai vinto diverse gare, portato a casa premi, strappato le attenzioni di quel mondo e soprattutto hai incontrato tanti che come te poi sono diventati famosissimi, da Fedez a Killa, Fred De Palma, Rancore. Che ricordi ha Moreno di quel periodo?
Mi credi se ti dico che mentre mi nomini queste situazioni ho i brividi? E’ stata una fase della mia vita di cui ho un ricordo davvero meraviglioso. Io mi sento un freestyler fondamentalmente.
Con Killa siamo entrambi campioni di freestyle. Fred invece arrivava da un altro contest che poi ha vinto e quando ci siamo affrontati a Mtv split, J-Ax che lì ci vide, ci portò con lui per alcune date del tour, facendocele aprire. Iniziò a darci una grossa visibilità fuori dalla trasmissione di Mtv. Adesso che mi ci fai pensare…
Che succede?
Nulla, solo che rifletto sul fatto che siamo tutti del 1989 se non sbaglio. Direi che forse l’annata portava in sé i sani geni del rap.
Il mondo del rap passa alla storia pure per i tanti dissing. Moreno ed il mondo dei colleghi: più amici o nemici?
Tutti i dissing che ho ricevuto e che ricevo ancora li ho un po’ archiviati in una sorta di black list, nelle note del cellulare.
Ah! Hai in mente di rendere il favore?
Non lo so! E’ solo bello sapere che quando avrò bisogno di uno sfogo, potrò sempre consultarla ( ride ndr ).
Mi è comunque talvolta capitato d’incontrare qualche autore di dissing verso di me, e devo dire che conoscersi meglio ha poi spesso fatto rimangiare ciò che si era pensato e detto. Diciamo che poi nel rap si gioca anche molto e bisogna avere grandi doti d’ironia.
Questo per i nemici, e gli amici?
Certo che ne ho, per fortuna. Ad esempio J-Ax proprio è stato quei a Genova a suonare qualche giorno fa e ci siamo visti. Gli ho anche fatto ascoltare il pezzo con Jovine perché lui fu il suo coach durante The Voice.
Rocco Hunt, che vorrei anche chiamare in questi giorni per parlare di quel che gli è accaduto tra la scelta di ritirarsi, poi seguita dalla contro scelta, Clementino con cui mi vedo spesso e con cui ho collaborato. “Anche chi ha fatto Amici non è detto che non possa avere Amici” ( ride ndr )
Stecca, Incredibile e Slogan sono stati i tuoi tre lavori usciti a seguito di quell’inizio importante che è stata la vittoria ad Amici. L’appoggio mediatico però è via via andato calando…
Vero. Forse è anche una cosa fisiologica. Però ad esempio io trovo Slogan l’album migliore dei tre. Vanta la produzione in todo di Big Fish e contiene dei pezzi a mio avviso maturi. Non era però dopato ne da Amici e ne da Sanremo.
Però sai, io vivo la musica proprio diversamente da queste cose. Non sono alla fine diventato famoso grazia ad una grande canzone, ma grazie al dono di poter improvvisare subito qualcosa, grazie al freestyle. Cerco quindi di fare dei buoni lavori e non pensare a cosa accade attorno.
Come è nata la collaborazione con Valerio Jovine, che per altro è uno abbastanza schivo?
Siamo praticamente diventati fratelli. Ci siamo conosciuti a Cracovia quando siamo stati presenti per la manifestazione di Papa Francesco che celebrava Papa Giovanni Paolo II. Li ebbi la soddisfazione di sentirmi dire che a Napoli da quel momento avrei avuto un nuovo fratello.
Grande soddisfazione per me esibirmi davanti a 50.000 persone. Mi arrivò pure in regalo una bandiera italiana con scritto su: Moreno orgoglio del freestyle italiano. Oggi, nell’arredare la mia casa nuova, quella bandiera avrà sicuramente il suo spazio.
Mi dici i tre momenti salienti della tua carriera o più generalmente della tua vita?
Uno lo abbiamo già citato ed è il periodo del freestyle. Li è davvero iniziato tutto, ho conosciuto tutta la vecchia scuola del rap.
Poi metterei naturalmente i momenti che gli haters chiamerebbero commerciali, come la vittoria ad Amici, la partecipazione a Sanremo dove mi davano per vittima sacrificale ed invece arrivai in finale, e forse ancor di più quando ho fatto il coach ad Amici, nel veder vincere Deborah Iurato che era in squadra con me.
E poi, purtroppo per papà che è calcisticamente napoletano sfegatato, l’aver fatto il tunnel a Neved, il mio idolo, grazie alla nazionale cantanti di cui faccio parte e con cui l’ho sfidato nello stadio della mia squadra del cuore, la Juventus.
E cosa succede in famiglia quando giocano Napoli Vs Juve?
L’abbonamento a casa dei miei è di certo sul Napoli. Poi diciamo che non ci sono grandi problemi perché io sono un grande sportivo e del Napoli sono sempre stato un grande simpatizzante. Ho persino una maglia del Napoli, regalatami da alcuni fans col numero 12 sulla schiena.
So che è difficile da credere che uno juventino simpatizzi per il Napoli, ma fatevene una ragione che è così.
Moreno, sei in partenza quindi per le vacanze dicevamo?
Si ma prima avrò modo di suonare il nuovo singolo e vecchie cose mie un po’ in giro per località varie. Leggevo proprio oggi che sarò in Calabria, in Puglia ed in diverse altre località estive. Spero di avere ospite anche Valerio in qualcuna di queste tappe.
Ma del prossimo lavoro quanto c’è di già pronto?
Esattamente non so. Ho diverse basi su cui sto lavorando ma sono molto concentrato anche sul lavoro con la band, con cui sto rivisitando la mia produzione per far conoscere in giro un Moreno anche in veste acustica.
C’è qualcuno che ti piacerebbe avere ospite in un tuo disco?
Sinceramente no. Io attorno voglio solo amici, gente con cui condivido qualcosa e con cui le cose nascono spontaneamente, Non sono ne uno che insegue gli altri, ne che cerca di salire su qualche carro per convenienza.
E la parte commerciale, che so Sanremo, è qualcosa che Moreno rifarebbe?
Si, certamente. Sempre senza sgomitare per arrivarci. Qualora mi volessero però mi ci approccerei diversamente, cercando di portare non per forza un pezzo adatto alla manifestazione, per fare bella figura con l’abito serio.
In quell’occasione sentivo il peso sia della gara che della voglia di fare bella figura, essere preciso e non da ultimo, vivevo con particolare attenzione anche il fatto di essere accompagnato sul palco da un’eccellenza quale Beppe Vessicchio, che non volevo certo deludere. Oggi magari, cercherei di portare il Moreno più giocoso e di vivermela più allegramente.