Qualche settimana fa (leggi il mio articolo qui) mi sono imbattuta in Riky Anelli, un mio grande errore musicale e, per farmi perdonare dal Direttore di All Music Italia, gli avevo promesso (in realtà avevo supplicato Riky) un’intervista.
Eccola qui.
Ciao Riky. Anche tu sei finito nella morsa della Mosca.
Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando hai letto il mio articolo?
Ciao Tze Tze, ho pensato che sei pazza e mi è piaciuto. Ci ho messo un pochino a capire, i social, il mondo internet, sono una mia recente acquisizione mentale, però ho sorriso. Grazie.
Tu hai partecipato a Sanremo tra le nuove proposte nel 2001, giovanissimo e poi? Su wikipedia scrivono ” Dal 2002 inizia un’importante voglia di crescita, determinante per la formazione artistica e Riccardo rinunciando ai fasti del pop, armato solo della propria Gibson, parte e va a suonare praticamente ovunque, per pochi spiccioli, qualcosa da mangiare e un posto dove passare la notte.” Cosa è successo?
Quello che dovevo fare e che avrei dovuto continuare a fare per contratto non mi piaceva.
Il pop “ad minchiam” non è cosa che mi è mai appartenuta. Anche se l’interpretazione di ciò che è “ad minchiam” è strettamente personale.
Ero un giovane con un aspetto da teen idol che cantava robe per teen.
No buono per me. Buono per le vendite, buono per le radio. No buono per me.
Sono sempre stato un musicista, ho sempre scritto le mie cose, anche da ragazzino. Cantare canzoni non mie ed imposte mi indisponeva. Non è stata colpa dei miei produttori, collaboratori e discografici, a loro voglio bene ancora oggi; è stata una scelta mia al cento per cento. Amavo Springsteen e Dylan, De Gregori e Battisti, li amo tutt’ora, questi hanno fatto della gavetta la loro forza, della strada la loro casa, dell’esperienza di vita la protagonista delle canzoni. Desideravo questo tipo di credo. E ho scelto. Ho scelto e capito che si poteva dire NO ad un’imposizione contrattuale, ne ho pagato le conseguenze, ho viaggiato molto, suonato ovunque, da solo con la chitarra acustica e anche in band, ho vissuto momenti di frustrazione e sofferto, fatto la “ruota di scorta” in tanti locali, aperto concerti, mi sono esibito sia davanti a centinaia di persone che davanti a sette/otto. Oggi, però, sono esattamente ciò che avrei voluto essere.
Quell’anno, a Sanremo Nuove Proposte, oltre a te c’erano Francesco Renga e Paolo Meneguzzi (ma questo bar a Ibiza l’ha aperto o no?). Chi, secondo te, è stata la miglior promessa non mantenuta? Da chi, in pratica, ti saresti aspettato un successo duraturo che, invece, è poi svanito?
Boh.
Dopo l’esperienza Sanremese, la tua carriera “pubblica” si ferma fino al 2013 quando vinci la targa Repubblica.it e, nel 2014, il premio Bruno Lauzi. Cosa ti ha portato a “rimetterti in pista”?
Sono stato parte dell’underground (mooolto underground) italiano per diversi anni e ho avuto un progetto parallelo, una band post punk con la quale ho prodotto due album.
La band poi si è sciolta e ho deciso di rimettermi a fare il solista. Cambiato, ovviamente maturato ma sempre col sorriso e, consentimi, con i piedi per terra.
Mi sono “rimesso in pista” perché scrivere, cantare e suonare è quello che so fare.
A breve uscirà “Considerazioni notturne”, il tuo nuovo album. Ci puoi anticipare qualcosa? Qual è la più grande differenza tra il 2001 e il 2014 nella musica?
Sarà un album di puro cantautorato italiano, folk, acustico. Tematiche sociali, racconti di vita. Poesie scritte in mattine essenziali…canzoni del pomeriggio e considerazioni notturne. Appunto. Dormo poco.
La differenza tra il 2001 e oggi, a parte la possibilità maggiore di fruizione della musica è l’avvento dei talent show. Sempre boh. Conosco poco, in tv guardo solo telegiornali e film.
Hai in programma dei live? Mi inviti?
I concerti, grazie a Dio, sono sempre tanti e sono la cosa che mi dà più soddisfazione. Ho una pagina facebook e un sito dove il mio staff ed io aggiorniamo tempestivamente le date. Tu Mosca sei invitata quando vuoi e dove sei più comoda anche se, in quanto Mosca, non dovresti avere problemi nello spostarti.
Una frase per convincermi a comprare il tuo album e non downloadarlo illegalmente.
Te lo regalo. Solo a te però neh….ah ah.
Un’ultima domanda: che fine ha fatto la tua pettinatura che faceva una pippa a El Sharawii?
La prima cosa che ho fatto, una volta reciso il mio vecchio contratto, è stato dare un taglio anche ai capelli. Perché oltre a “pirlizzarmi” distoglievano l’attenzione dalle canzoni. O no?
E l’intervista della Mosca Tze Tze sarebbe finita qui, ma il MioAmicoDirettoreDiAllMusic ci ha voluto mettere lo zampino e… ci ha bacchettati entrambi: me e Riky. Leggete leggete!
DIRETTORE:
Ciao Riky, ho deciso di intervenire in questa intervista innanzitutto per “cazziare” la Mosca che essendo un insetto non più giovane aveva scordato il brano con cui hai partecipato a Sanremo (e pensa che ha anche una foto insieme a te fatta quell’anno… tanto per sputtanarla un po’…).
Però ora visto che sei un tipo ironico, “cazzio” anche te…
Un intervistatore serio (stenterai a crederlo ma da noi ce ne sono, Mosca compresa) prima di un’intervista si prepara leggendo tutto quello che c’è da sapere sull’artista di turno e ascoltando la sua intera opera.. un lavoro certosino… poi che succede, ti fa una domanda sul tuo Sanremo Giovani che aveva un cast di nomi abbastanza noti (alcuni sono rimasti altri si sono persi per strada): Renga, Meneguzzi, i Gazosa, i Velvet, Roberto Angelini, Carlotta… e te non c’hai nemmeno un aneddoto, un ricordo, almeno un nome?
Non si fa, non si risponde “Boh” alle domande. nemmeno se di una Mosca…Quindi te la ripropongo io: Chi, secondo te, è stata la miglior promessa non mantenuta?
Il ricco cast di artisti del dinosaurico sanremo a cui partecipai aveva dei nomi eccezionali. Molti di loro hanno oggi grossa fama e ne sono felice. Non so proprio, in totale onestà, a chi attribuire il titolo di miglior promessa non capita/mantenuta. Non lo so.
So che Renga è ricco, famoso e se lo merita. Posso dire che Angelini, il migliore, fa tournè bellissime e il suo talento da polistrumentista l’ha portato in alto. Alcuni fanno teatro, altri gli autori, altri ancora i turnisti, coristi, rockband.
Questi erano e questi sono. Quelli che sono spariti, io compreso, avranno avuto buonissimi motivi o se lo saranno meritato.
Io non capisco perché (ed è tipico del belpaese) si debba associare il successo artistico al peso della celebrità e dei passaggi radio/tv. Mi sembra che ci sia un nutrito underground invece, vedo centinaia e centinaia di persone a concerti di band che portano nomi sconosciuti ai più. E li vedo felici; perché le band suonano da paura. Quella lì è la scena che seguo.
Posso raccontarle, Direttore, che invece di promesse non mantenute, ho conosciuto una tonnellata di stronzi, falsoni, supponenti.
Che i Talent show, almeno in parte abbiano allo stesso tempo salvato il cuxo alle discografiche ma, soprattutto compromesso e deviato in modo sbagliato la percezione e il modo di fruire la musica del pubblico, é una cosa assodata.
Però io non credo agli artisti che dicono di non averli mai visti… no no, non ci credo proprio, quindi ti rigiro la domanda… c’è un artista uscito da un talent show che ti ha colpito? anche un nome non per forza poi diventato noto…
Per quanto riguarda i talent, preferisco non esprimere giudizio alcuno. Ho molti amici che hanno partecipato a vari programmi, io a loro voglio bene e privatamente sanno cosa penso. Ma sono giudizi privati e in ogni caso no, non li guardo e non li ho guardati anche quando c’erano loro. Mi spiace.
Lei si chiederà, giustamente, come è possibile che un cantante non si interessi all’attività pop televisiva, radiofonica, in gran voga.
Credo sia più competenza da manager.
Io scrivo le canzoni, sono un compagnone, come dice lei ironico, cerco di essere ogni giorno un poeta migliore di ieri, rido molto, spesso e di gusto ma ho sofferto in silenzio per molto tempo. E sofferto come un cane anche per aver cantato una canzone che detestavo. Dopodiché mi sono veramente fatto un mazzo allucinante.
Oggi, sono l’artista che sarei voluto essere allora.
Mi piacerebbe che ci parlassi di più di CONSIDERAZIONI NOTTURNE, perché io mi aspetto solitamente che un artista me lo descriva, come vuole, ma con quel guizzo che mi spinge a comprarlo… quindi ci apri un po’ di più “le porte” o il Booklet del tuo prossimo album?
In cambio in qualità di direttore ti prometto che all’uscita del disco ci fai avere un banner promozionale del disco, e noi di All Music Italia te lo inseriamo in alto nello spazio promozionale che di solito viene acquistato per due settimane… perché ci piace dare un supporto concreto alla musica emergente!!!
Considerazioni Notturne può essere una raccolta se vogliamo (nda il disco è in uscita a novembre, ne parliamo qui). Racconti di vita, non parlo di amori impossibili, amori supersonici.
Parlo di tasse, di politica a mio modo, parlo di guerra, di amore possibile ed universale. Parlo di pace. Parlo della bellezza della notte. Di persone, luoghi. Di burocrazia e di solitudine. Di gioia basica e basilare, interiore e profonda, di quanto possa essere potente e curativa se condivisa. Parlo dei diritti dell’uomo. Parlo di indulgenza ed amnistia.
Parlo di quanto sia difficile per un artista vivere di musica. Parlo di musica.
Parlo dei preconcetti, di chi giudica senza conoscere. Parlo dell’arte di conoscere.
Vorrei che considerazioni sia comprato dalla gente ai miei concerti più che in negozio.
I concerti sono fondamentali per capire se l’artista merita davvero o è un fake. I dischi li fanno tutti.
E con questo è tutto!
Io sono curiosa di ascoltare il disco di Riky che uscirà il 16 novembre. Perché oggi è quello che avrebbe voluto essere e questo, secondo me, è ciò che fa davvero la differenza.
Parola di (curiosissima) Mosca.. Tze Tze!