I Secondamarea sono un duo formatosi nel 2005 all’Isola del Giglio (Grosseto) e composto da Ilaria Becchino e Andrea Biscaro. In questi 13 anni di musica hanno ottenuto premi e riconoscimenti in Italia, ma anche all’estero, partecipando a numerosi concorsi quali Festival Internazionale di Monaco di Baviera, Premio Bindi, Biella Festival, Premio Ciampi, Premio De André e Premio Bianca d’Aponte.
Lo scorso mese di aprile è uscito il nuovo album d’inediti Slow (RadiciMusic Records / Artist First) anticipato dai singoli Petrolio e Via dell’Orto. Domenica 29 luglio i Secondamarea saranno ospiti a Sanremo presso l’Anfiteatro San Costanzo nel cuore della Pigna alle 21 (ingresso libero) in occasione dell’appuntamento del Tenco Ascolta.
INTERVISTA AI SECONDAMAREA
Ascoltando il vostro disco mi pare di aver colto che il titolo “Slow” suggerisce una certa modalità di ascolto. “Slow” è un disco da ascoltare e assaporare con tranquillità. Com’è nato?
In Slow affrontiamo una tematica che non solo ci appartiene perché è il nostro stile di vita, ma perché è un vero e proprio modo di essere, il nostro senso di stare al mondo. Quindi, fare un disco con delle tematiche forti e attuali come quelle della natura, della lentezza, del tempo, degli elementi, della via dell’orto da riscoprire, è venuto spontaneo, istintivo. Ce l’avevamo dentro già da tanti anni, probabilmente. Slow è il nostro disco più intimo e personale. Ma contemporaneamente anche quello più universale.
Nella musica contemporanea i suoni digitali sono ormai la regola. In “Slow”, invece, l’approccio è completamente diverso. Qual è stato il criterio musicale seguito nella scelta degli arrangiamenti?
Pur essendo Slow il nostro disco più pop, abbiamo tenuto fede al nostro amore per il suono acustico, “organico”. Che poi, crediamo, sia l’unico vero modo di fare musica! Il disco vanta la partecipazione di musicisti eccezionali. Citiamo, sopra tutte, quella con Leziero Rescigno, grande batterista e polistrumentista, dotato di una sensibilità non comune. Ma la collaborazione più importante è stata quella con Paolo Iafelice, il nostro produttore, colui che scelto i musicisti adatti al nostro sound. La sua esperienza, la sua fantasia e il suo talento si sono sposati così bene con la nostra musica da diventare una cosa sola. Un incontro straordinario, decisivo.
L’Italia per anni è stata la patria di un certo tipo di pop-folk di cui oggi quasi non c’è più traccia. Secondo voi come mai?
Perché oggi si predilige la sottocultura del risparmio, con tutte le conseguenze disastrose che essa implica. È molto più semplice (a livello di tempo, soldi, risorse, attenzione) realizzare oggi un prodotto di consumo usa e getta a costo zero, piuttosto che investire a lungo termine. Il disco è una realtà preziosa, importante, che deve rimanere nel tempo. E questo può succedere soltanto se lo si realizza al meglio.
Sottocultura del risparmio che va a braccetto oggi con la sottocultura della velocità, che predilige generi come il rap, trap, l’hip hop e i suoi derivati (tra l’altro il rap di oggi è un sottogenere svuotato completamente del suo – alto – valore originario).
Nelle scorse settimane siete stati impegnati in un tour promozionale. Com’è andata? Quanto è cambiato il pubblico?
Sì, un lungo tour (20 date ininterrotte a giugno) e ripartiamo dopodomani per altre otto date serrate tra luglio e agosto. Poi, di nuovo dalla seconda metà di agosto e settembre. È andato molto bene. È stato intenso, ricco di incontri, soprattutto nuovo, da ogni punto di vista. Siamo felici di aver dato vita al concetto di Agritour: un format innovativo, inusuale, atipico, per riportare la musica alla terra, trasformando spazi non propriamente “da concerto”, in luoghi musicali. Un programma di date consecutive in Agriturismi, Cascine, Fattorie in cui far ascoltare il nuovo disco Slow in veste totalmente acustica, puntando sull’essenzialità e sulla convivialità. Un progetto di musica a Chilometro Zero per un percorso sensoriale tout court, dove le note sono molteplici: sonore, olfattive, gustative, visive. Ci sembrava il modo più giusto e coerente per proporre dal vivo questo progetto.
Il primo ciclo di date è andato benissimo: abbiamo suonato e cantato in contesti unici, pieni di virtù, in cui la musica di Slow ha trovato la sua dimensione ideale. Abbiamo capito che – oggi più che mai – la musica va “spostata”, decontestualizzata, spogliata dalle sovrastrutture. Deve tornare ad essere semplice, genuina, vera. Come un frutto maturo appena colto dall’albero. Soltanto così potrà riacquistare il suo potenziale di meraviglia e di magia. Avevamo buone aspettative prima di iniziare, ma la realtà ha superato di gran lunga l’immaginazione.
Il titolo di uno dei brani del vostro album è “Il presente”. Qual è il presente della musica secondo voi? E il futuro?
Domanda complessa. Per quanto riguarda il presente della musica, ti abbiamo già risposto, in qualche modo, nella domanda precedente. Almeno, per quanto riguarda, il nostro presente.
Per quanto riguarda il futuro, auspichiamo un rallentamento. Di proposte, di input, di saturazione di spazi e tempi, di sovrapposizioni, di generi. Un rallentamento significativo, che significherebbe un riappropriarsi da parte della musica di ciò che è naturalmente suo: stupore, magia, incanto, meraviglia.
Una menzione particolare va sicuramente a “Il Mondo Vuole Te”, brano raffinato che definirei una vera e propria perla. Potete raccontarci com’è nato il brano e di cosa parla?
Grazie per il gradito complimento, innanzitutto! La canzone è arrivata come un’onda silenziosa. È nata di notte, in spiaggia, sotto le stelle, accompagnata dal suono della riva. “Il mondo vuole te” esprime un sentimento positivo e di fiducia nei confronti dell’uomo. Accettandolo anche nel suo errare.
Qual è il filo conduttore dell’album? Io ho trovato una certa omogeneità nei suoni, mentre una eterogeneità nei testi. Siete d’accordo?
Slow è una sorta di grande inno alla lentezza e al vivere naturale. Dodici canzoni per raccontare il nostro modo di esistere, forse. Il nostro punto di vista sul mondo, sulla natura, sui cambiamenti climatici, sul bosco, sul mare, sull’inquinamento, sul riscaldamento globale, sul cibo, sull’aria, sul lavoro manuale, sull’importanza del sogno.
Natura, Tempo e Uomo sono i fili conduttori del concept.
In realtà testi, musiche e arrangiamenti dovrebbero essere tutti molto omogenei. Ma il disco smette di diventare nostro, nel momento in cui si sparge per il mondo! Probabilmente l’eterogeneità che senti dipende dall’eterogeneità dei temi toccati. Per intenderci, una canzone sull’acqua (rif. Acuacanta) sarà molto diversa, letterariamente parlando, da una canzone che riflette invece sull’inquinamento (rif. Petrolio).
Quali sono i programmi per la seconda metà del 2018?
Per ora i nostri programmi (e sono molto intensi!) sono legati all’imminente ripresa del tour, alla nostra partecipazione come Special Guest a Sanremo per il Tenco Ascolta, all’Agritour di agosto e settembre.
Programmi per il futuro prossimo: realizzare un video per il terzo singolo di Slow e compattare il nuovo progetto di disco (le canzoni nuove ci sono già e si tratterà – forse – di una sorta di seguito di Slow, ma con una visione più stellare!).
SLOW – TRACKLIST
1. C’hanno rubato l’inverno
2. Naturale
3. Pellegrinaggio
4. Macina
5. Slow
6. Petrolio
7. Il presente
8. Via dell’orto
9. Sangue di legno
10. Senza
11. Acuacanta
12. Il mondo vuole te
AGRITOUR – LE PROSSIME DATE
Il 28 luglio partirà una nuova leg dell’Agritour e toccherà Piemonte e Liguria.
28 luglio – Agriturismo La Casa sul Poggio di Santo Stefano D’Aveto (GE)
29 luglio – Anfiteatro San Costanzo di Pigna Sanremo (IM) – ospiti del Tenco Ascolta
30 luglio – Agriturismo La Fontana dell’Olmo di Molini di Triora (IM)
31 luglio – Ristorante Il Giardinetto di Sessame (AT)
3 agosto – Agriturismo Grilla di Mele (GE)
4 agosto – Agriturismo Munarin di Mioglia (SV)
18 agosto – Forte Belvedere di Firenze – ospiti del “Canti Orfici in Musica per Dino Campana – Crisi Nervose e Pazzie Musicali”
Foto dai Social dei Secondamarea
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