Intervista a Vipra. Dal rap alla post trap, passando per l’indie pop, Vipra ha dimostrato una certa versatilità nel corso della sua carriera musicale. Dopo aver chiuso il progetto musicale Sxrrxwland, Vipra ha intrapreso un percorso da solista pubblicando due brani: Ragazzino e bene dai, quest’ultimo uscito a giugno.
Qui di seguito troverete l’intervista con Vipra dove abbiamo parlato del suo ultimo singolo e del suo futuro da solista.
intervista a vipra
“bene dai” è il tuo ultimo singolo, com’è nato?
“È nato durante la quarantena, per esprime una mia angoscia, così come il video. Post quarantena non è stato facile realizzare video nel modo classico, riunendo una troupe di gente; ci siamo un po’ ingegnati su come fare. Siccome a me piace tutto quel mondo videoludico, ho detto “perché no?””
“Da artista, ma anche da fruitore, come hai vissuto il periodo dal quale stiamo uscendo?”
“Direi da ipocondriaco, sono stato tre mesi chiuso in casa a Milano imparanoiato dalla situazione pesante, credo come tutti quelli della nostra età che vivono fuori casa e del proprio lavoro, che possono contare limitatamente dai propri genitori. L’angoscia c’è stata per l’introito necessario per vivere, considerato che la parte di musica live è venuta meno è che è una parte abbastanza consistente. Devo dire che, però, questi mesi sono stati abbastanza meditativi. Milano è una città sovrastimolante, soprattutto dal punto di vista sociale. Da artista, c’è stato quello stop in cui nessuno stava realizzando più nulla e siamo stati lasciati fuori, come se il nostro fosse un hobby bislacco; poi c’è stata un’accelerata, quasi una sovrapproduzione. Per l’intrattenimento penso che poi tutti ci siamo ritrovati le dirette di tutti, e se le ho fatte io…”
“Bene dai è stato preceduto dal primo singolo “Ragazzino”. Sono stati pensati per un progetto album, oppure sono singoli stand alone?”
“Ovviamente, l’idea è quella di raccogliere tutto il lavoro in un progetto; in questi mesi sto pensando a come potrei chiamare un possibile disco. Quindi direi di sì: esiste l’intenzione di fare un album. Però, quando scrivo un pezzo, cerco di farlo diventare il più autonomo possibile. La cosa dei dischi che mi piacciono è che dentro hanno dei pezzi che hanno una loro vita fuori dal concept del disco. Per esempio, uno dei miei dischi preferiti in assoluto, Good Kid, M.A.A.D City di Kendrick Lamar, anche se lo chiama un short movie, perché segue uno storytelling, ogni pezzo che è così indipendente da poter essere un singolo.”
“Tu reputi ancora utile racchiudere i propri pezzi in un album nell’epoca dello streaming?”
“Sicuramente dovrebbe cambiare forma, forse una più breve o intervallata nel tempo. Ormai pubblicare il disco è come pubblicare un libro. Se prima il disco aveva un’immediatezza, perché comunque il libro devi leggertelo fino alla fine per capirlo, adesso la soglia dell’attenzione media si è abbassata. Hai mai visto che negli articoli ora si mette pure la durata di lettura? Io avrei voluto fare lo scrittore, e probabilmente avrei vissuto più serenamente. Ma chi si legge più un libro ormai? Da noi si legge, in media, meno di un libro all’anno; ma si legge ancora il libro perché è una modalità di fruizione che ancora non ha una nuova forma amica dei tempi. Il disco non so se abbia senso farlo, il cd sicuramente no. Povero il cd, un supporto che ha avuto una vita davvero infelice”
“Per quanto riguarda il genere, “bene dai” e “Ragazzino” si distaccano completamente da quello che realizzavi con i Sxrrxwland; e a loro volta i Sxrrxwland erano completamente diversi dai lavori realizzati con i Vangarella Country Club. Poi tu hai iniziato come rapper con il nome di Verna Vipra. Come mai questo continuo saltare tra un genere e l’altro?”
“Ormai non ha più un senso catalogare la musica, fa comodo soltanto per incentivare la pigrizia del pubblico. Il pubblico sente l’autotune e gli hi-hat? Allora è trap. C’è la chitarra? È indie… qualsiasi cosa voglia dire, visto che, ormai, sia trap che indie sono due macrocalderoni in Italia in cui c’è tutto. Poi ci sono le loro declinazioni più pop, però non esiste un genere che non sia trap o indie, forse al massimo riescono a dirti “questa è elettronica”. Il fatto è che non c’è più interesse nel differenziare la musica per genere, non serve metterla in un calderone o nell’altro. Con i Sxrrxwland abbiamo provato a fare una musica senza genere, abbiamo provato a mettere tutto quello che era la nostra esperienza musicale, ma alla fine ci denominavano sempre come “il gruppo trap romano”, e nessuno di noi è nemmeno romano”
“Ma anche se avete provato a realizzare una musica senza genere, a livello lirico eravate in una dimensione molto legata al web dei millennial”
“Perché credo che il merito dell’artista sia essere un bravo interprete di quello che gli sta attorno. Nella nostra quotidianità siamo legati all’internet, in tutti i suoi tic e in tutto il suo linguaggio. Io non mi sento adeguato quando cerco di parlare di cose che non ho vissuto e che non mi appartengono, non so crearmi un personaggio. Io sono uno che passa molto tempo su internet, quindi scrivo di quello. Però credo che tutta la musica sia generazionale, e la nostra è una generazione molto legata al web e ai meme, anche se non vengono spesso usati come riferimenti lirici. Ci sono album che parlano del loro tempo, per gli arrangiamenti, per il mixing della voce, o anche solo per dei riferimenti locali. Se ci pensi Il sorprendente album d’esordio de I Cani era bello generazionale; in Le coppie parla del “Fish n Chips” che è un locale che ormai non esiste da anni, eppure è un disco bellissimo.
“Ormai abbiamo parlato di come l’internet abbia modificato a livello sonoro e lirico la musica, ma invece a livello fisico ti sei mai identificato in una scena locale, o credi che internet abbia globalizzato anche questo aspetto?”
“Personalmente non credo di essermi mai inserito in una scena specifica. Magari ho qualche collegamento con quella romana, quella salentina o milanese. Per un limite mio, ho sempre un po’ di difficoltà ad inserirmi in veri contesti sociali; internet ha aiutato da questo punto di vista. Piuttosto stringo una profonda amicizia con quelle 4 o 5 persone di una particolare scena, ma non mi ci identifico mai. Ho cercato di creare una mia propria scena con le persone con cui ho legato in tutte le varie scene.”