Ad una settimana dal trionfo nella sezione Giovani dell’ultimo Festival di Sanremo, abbiamo raggiunto Ultimo per un’intervista. Abbiamo raccolto per voi la testimonianza della realizzazione e dell’amplificazione del progetto di un giovane che All Music Italia segue per voi dallo scorso maggio (QUI e QUI per recuperare i nostri primi articoli).
Proprio nelle ore in cui viene ufficializzato il suo debutto alla quarta posizione nella classifica degli album più venduti del nostro paese (leggi QUI), Ultimo ci racconta le emozioni di questi giorni.
Dal senso di realizzazione dopo la vittoria al disagio nel veder la curiosità sulla propria vita privata diventare in alcuni casi invadente e morbosa. Un disagio che diventa addirittura fisico quando deve affrontare le folle delle date Instore, che si contrappone alla forza delle sue canzoni, che nascono in un luogo al sicuro dal precipitare degli eventi.
Ecco l’intervista, dalla quale emerge l’affascinante contrasto di un ragazzo capace attraverso la musica di superare i limiti di un carattere non facile.
IL POST SANREMO: UN VENTAGLIO DI EMOZIONI, DALLA GIOIA AL FORTE DISAGIO
Ti raggiungiamo al termine dell’avventura a Sanremo. Mille interviste. L’impegno sul palco. L’emozione della vittoria. Oggi, di getto qual’è il momento più bello di questa settimana?
Sicuramente il post-vittoria. Una notte da ricordare. Aldilà dei festeggiamenti era forte la sensazione di riuscita e concretizzazione. Una bellissima sensazione.
I riflettori hanno portato moltissimi occhi su di te. Come vivi l’attenzione che porta la tua vita e i tuoi affetti sotto i raggi X di stampa e web? C’è qualcosa che ti ha infastidito?
Questa è una cosa che mi dispiace. Mi hanno appena inviato alcuni articoli nei quali hanno messo alcune foto mie e della mia ragazza, prese dai nostri social. Mi dispiace perché questo limiterà i miei comportamenti in futuro. Non sarò più sereno a fare le cose che fa ogni mio coetaneo, come pubblicare foto con la mia ragazza. In parte dovrò cambiare io e accettarlo, ma ora mi infastidisce vedere usati dei momenti così tanto miei.
Dovrai abituartici.
Questo aspetto non mi piace, ma fa parte del gioco. Se poi vado in giro per i fatti miei e mi fermano, quello lo capisco. Non vorrei sembrare contraddittorio, anche perché chi cerca di arrivare poi non può lamentarsi dell’attenzione. Solo voglio farti capire che non è tutto bello. Io poi ora sono davvero all’inizio, magari mi manca una visione completa che mi aiuti a vivere diversamente anche queste cose.
Immagino tu sia consapevole che la tua quotidianità non tornerà più quella di prima. Hai paura che questo possa cambiare il contesto nel quale è nata la tua musica fin’ora?
Si ci ho pensato. L’unica cosa che dovrò saper garantirmi è il tempo libero. Appena ho un momento, lo dedico alla musica. So che appena avrò una o due settimane col mio pianoforte tutto ricomincerà come prima. La mia fortuna è che scrivo pezzi molto introspettivi, indipendenti dalla realtà esterna che vivo.
Dentro di me non cambia nulla di ciò che mi ispira, anzi ad una settimana dalla vittoria sento sempre più incertezze e paradossalmente vivo sempre più disagio.
Al Festival c’era anche Fabrizio Moro che lo scorso hanno ti ha dato una bella opportunità, facendoti aprire un importante concerto a Roma. Avete avuto modo di confrontarvi in quei giorni?
Certo abbiamo condiviso molto. Lui è anche un amico, un rapporto nato perché lavoriamo con persone in comune. Colgo l’occasione per ringraziare, oltre al mio manager James Honiro, Maurizio Castellani e Gabriele Crescimbeni, persone essenziali che hanno lavorato con me. Grazie a loro sono state possibili molte cose come l’esperienza al PalaLottomatica e il bel rapporto che ho oggi con Fabrizio.
PETER PAN: IL NUOVO ALBUM
Settimana scorsa è uscito il tuo disco Peter Pan (QUI la nostra recensione). Un album ricco di canzoni che arriva a pochi mesi dall’altrettanto corposo disco d’esordio Pianeti. Mi spieghi questa scelta? Non credi che Pianeti potesse dare ancora molto dato il pubblico che ti ha scoperto oggi?
Penso anch’io che Pianeti possa dare ancora molto. Ma vedo che lo sta facendo. Su iTunes Peter Pan è il secondo album più venduto e Pianeti è ventesimo. Ciò significa che le persone lo stanno comunque scoprendo. Si è creato un filo conduttore tra i due album, come se stessero diventando una cosa sola. E questo è un grande risultato per me.
Una strategia anomala comunque…
Sì e ne vado fiero. Soprattutto in un periodo nel quale per fare uscire un singolo si aspettano mesi. Io sono musicalmente vecchia maniera, probabilmente per la vicinanza alla cultura del cantautorato, quando uscivano canzoni su canzoni. Non mi piace proprio fare uscire una canzone, far passare mesi, farne uscire un’altra.
Ho tantissime canzoni da far sentire perché scrivo da quando ho 14 anni: in questo disco ci sono anche canzoni vecchie. Ad esempio Il vaso e La Casa di un poeta sono canzoni che ho scritto a 15 anni.
LA STORIA e IL CARATTERE DI ULTIMO: LO STUDIO e LA GAVETTA
Tu sei arrivato a impegni importanti a 20 anni. Non prestissimo, dato che hai iniziato molto presto a studiare e scrivere musica. Non hai scelto vie veloci, talent o altro. Quasi avessi scelto di fare una gavetta introspettiva per essere certo di essere pronto. Come sono stati questi anni di formazione?
Io penso che un artista debba scegliere un percorso compatibile con il proprio carattere. Con il mio non sarei stato proprio adatto a fare un percorso lampo come quelli dei talent. Il fatto di aver iniziato a studiare presto mi ha aiutato molto, anche se non vedevo i risultati. Oggi questo mi da forza e preparazione per affrontare musicalmente tutto.
Anche se mentre studi sembra tempo perso perché non ne raccogli i frutti, il giorno che ti arriva un’opportunità la strada per concretizzarla diventa più facile perché hai delle basi.
Un pensiero molto saggio. Fa strano però che un ragazzo lo possa capire a 17-18 anni…
Infatti io lo dico adesso, prima mi lamentavo di tutto (ride ndr). Provavo a fare cose, non arrivavo mai a molte persone e mi arrabbiavo. Oggi che riesco ad arrivare a qualcuno, anche se sono all’inizio, riesco a capire quanto quello che ho fatto in quegli anni sia stato utile.
Nel frattempo la tua musica è finita citata in lezioni universitarie e addirittura in Chiesa. Che effetto ti fanno questi attestati che di solito sono riservati ad artisti molto affermati?
Il trucco sta nel fare canzoni come se fossero abiti e saper creare taglie uniche che stiano bene a tutti. Quando riesci a fare questo puoi poi andare in due direzioni: o vieni considerato come uno che propone musica molto popolare, quasi banale oppure puoi arrivare come un artista che merita rispetto pur riuscendo ad arrivare a tante perone. Io spero di riuscire in questa seconda. Ci provo.
Vedendo il riscontro di questi giorni pare che tu ci stia riuscendo. Non ti sembrano strani tutti questi giudizi positivi? Come te li spieghi?
Eh non lo so (ride ndr). Dovresti chiederlo a chi mi ascolta. Io scrivo e il mio giudizio in questo senso è molto strano. A volte penso: “questa non potrà arrivare a molte persone…”. E poi è la canzone che va meglio.
“Dalla parte degli ultimi per sentirmi primo“. Un incipit per presentarti tanto lodevole quanto impegnativo. Si tratta di una filosofia che vorresti portare avanti anche in ambiti non puramente musicali?
Si assolutamente. La musica è al centro di tutto ma spero che mi possa portare anche ad altri obbiettivi. Questa frase sembra quasi uno slogan politico, può far sorridere ma cerca di far arrivare delle cose che vanno aldilà della musica, sconfinando ad altri aspetti della società. Forse oggi sono cose troppo grandi per me, quindi per ora cerco di fare solo musica. Poi si vedrà.
Ti presenti come un sognatore dalle idee molto chiare. Tu sai dove vuoi andare, si capisce…
Ho le idee molto chiare sul mio percorso. Anche se poi nella vita privata faccio un casino (ride ndr)…
DAL DISAGIO DURANTE GLI INSTORE AI NUOVI LIVE PIENI DI MUSICA.
Oggi sei impegnato in una fitta serie di date Instore. Come li stai affrontando?
Gli Instore sono principalmente un’occasione per vendere il disco. Parliamoci chiaro, i dischi non li vende nessuno, figuriamoci un emergente come me.
Di te colpisce il contrasto tra l’aprirsi così tanto in musica e un’immagine schiva in interviste ed eventi. Sei a tuo agio in questi appuntamenti dove il contatto col pubblico è molto diretto?
No. Mi mettono molto a disagio. Sono estremamente timido e spesso in questo tipo di cose non sto bene. Proprio fisicamente, ho i cali di pressione. È un casino.
Un’immagine dalla data Instore di Chieti
A maggio sarà tempo di concerti. Hai appena annunciato il raddoppio di Milano. Che tipo di spettacolo proporrai?
Uno spettacolo cantautorale. Che rispecchi la mia indole,come ti dicevo un pò vecchia maniera e timida. Non sono uno che parla tanto ai concerti, quella parte non mi entusiasma. Cerco di mettere davvero al centro la musica.
Sul palco ci sarai solo tu ?
Ci stiamo ancora pensando. Ma credo proprio che qualche ospite ci sarà.
Ringraziamo Ultimo per la disponibilità e vi ricordiamo che in questi giorni continua l’Instore Tour per promuovere il suo disco Peter Pan, mentre da maggio sarà impegnato in una serie di concerti. Per tutti gli aggiornamenti vi invitiamo a seguire All Music Italia che seguirà per voi l’attività di quella che si è già trasformata da promessa a valida realtà della musica italiana.