Oggi esce in tutti i negozi di dischi, fisici e digitali, Faceva caldo, il primo disco di Zic, giovane cantautore 21enne che il grande pubblico ha conosciuto quest’anno ad Amici di Maria De Filippi.
Ieri vi abbiamo presentato la prima parte dell’intervista a questo giovane artista ed oggi continuiamo ad approfondirne la conoscenza soffermandoci maggiormente sul suo album e sulla sua musica. Trovate la prima parte qui.
Buona lettura!
Visto che Faceva caldo è il frutto del lavoro di due anni, dai tuoi diciannove ai ventuno, quante delle canzoni che sono dentro al disco sono recenti, e quante invece le hai recuperate dal passato?
Gli arrangiamenti delle canzoni sono tutti nuovi, non c’è nulla che era finito in passato e che abbiamo messo nel disco così com’era. Però per esempio c’è la canzone, Fulmine, che è il secondo pezzo che ho realizzato con Pio, si parla di agosto del 2016. Ecco quello è uno dei pezzi più vecchi che ho, ma secondo me, ma questo lo lascerò decidere al pubblico, nell’album è uno dei pezzi più belli.
Nella canzone che apre l’album, Gilles Villnueve, ripeti spesso questa frase “tutte le cose che amo sono nate prima di me…” … spiegami meglio, fammi un elenco di cose che ami e che sono nate prima di te…
La donna che amo è nata prima di me, la musica che amo è nata prima di me, i Nirvana sono nati prima di me. Questa è una frase per dire che io per tanto tempo mi sono sentito fuori posto, un po’ come se mi fossi congelato nel 1970 e poi riscongelato nel 2016, nel senso che è come se mi sono fatto l’infanzia negli anni ’50 ascoltando il rock e i cantautori italiani, per essere ricatapultato nel 2016 a fare la mia musica.
Questa è un po’ la storia del mio “personaggio artistico” che ha delle influenze che non sono propriamente del suo tempo.
Ma rimanendo su questo tema, se tu dovessi scegliere un’epoca, quale pensi sarebbe stato il momento storico più adatto a Zic?
Ovviamente il 1969… Woodstock tre giorni di pace, amore e musica. Quello è il mio periodo storico per eccellenza, ho sognato di vivere quei giorni per tutta la vita e probabilmente un giorno farò un pellegrinaggio lì perché è un luogo che ho veramente nel cuore. Quegli anni lì hanno avuto davvero un senso come momento storico e musicale.
Tornando alla traccia numero uno di Faceva caldo… come mai proprio Gilles Villnueve, che tra l’altro hai omaggiato pure nella scelta del tuo nickname su Instagram?
Perché è un pazzo dagli occhi dolci!
E´ stato il mio pilota preferito, era un combattente, un piccolo uomo, pazzo completo che non ha mai vinto un mondiale in vita sua ma aveva coraggio, determinazione e bravura. Lui non vinceva i mondiali perché oltrepassava il limite, diceva che non c’era gusto se non si passava il limite ogni volta e quindi per me è sempre stato un modello da seguire. Se ci pensi anche la sua morte, il fatto che sia morto sul campo, guidando, facendo quello per cui era nato… questa cosa mi ha sempre affascinato in maniera incredibile… e poi tanti piccoli dettagli, il fatto che arrivasse sempre con la macchina rotta al traguardo, con la gomma scoppiata, l’alettone distrutto eppure non si fermava.
Per me è un idolo. E quindi l’ho idealizzato talmente tanto che alla fine c’è questa frase che dice: “Il motore della vita è un pazzo dagli occhi dolci…“.
Giuro che questa domanda l’ho pensata ma poi volevo quasi saltarla, ma mi spiace, non resisto… perché nelle tue canzoni le donne sono tutte ubriache…
(scoppia a ridere .Ndr)
No vabbè ma lo sai, a vent’anni può capitare che uno beve, fa parte dell’età. Poi succede che bene o male quando io parlo delle donne nelle canzoni, o sono da solo e le guardo esternamente, quasi come fossero dee romantiche, intoccabili, oppure ne parlo in maniera dritta e cruda perché le incontro proprio nei luoghi di svago… è qualcosa che capita spesso.
Io, e lo dico anche in Capodanno “il rispetto che nutro per le donne è pari al timore che ho per loro…“. Nella mia vita bene o male mi sono sempre innamorato di donne non facili e infatti le ragazze delle mie canzoni sono in realtà donne con vite particolari, difficili, tormentate ma che proprio per questo sono cariche di poesia e sentimento. Sono delle moderne muse, tragiche, mortali, e per questo anche loro bevono, anche loro se si sentono male vomitano esattamente come me… io tendo a pensare che la magia e la poesia stia nelle cose piccole, per questo nelle mie canzoni non risparmio i dettagli, anche i più piccoli… quello che può sembrare ai più strano, per me è fondamentale, è quello che rende un po’ indimenticabile quella cosa di cui parlo.
E infatti questo connota decisamente la tua scrittura e divide il pubblico tra chi ti trova originale e chi eccessivo…
Io scrivo musica non perché ho bisogno di essere capito, ma perché ho bisogno di farlo, quindi se la mia musica divide è comunque un successo perché in ogni caso non sono riso bianco, perché il riso bianco lo dai ai malati, a quelli che non stanno bene di stomaco. E perché lo fai? Perché il riso bianco lo digeriscono tutti ma in fondo tutti preferiscono una bella Carbonara o la Amatriciana. Magari la Carbonara non piacerà proprio a tutti però a quelli che piace, piace tantissimo. Di riso bianco non penso ci siano molti appassionati…
E come mai hai intitolato il disco Faceva Caldo?
Faceva caldo perché quando sei innamorato, quando sei pieno di emozioni non ti fa freddo, ti fa caldo, hai bisogno in un certo senso di spogliarti di tutta questa roba, di rimanere adamitico, nudo in qualche modo. Faceva caldo perché avevo tante cose da dire, emozioni che sentivo dentro, amori che vivevo… insomma avevo bisogno di spogliarmi. Quindi Faceva caldo…
A proposito di Faceva Caldo e della copertina che ti ritrae a petto nudo, a te che hai dimostrato di essere tutto fuorché un’esibizionista, mi viene da porti in maniera spontanea una domanda proprio in virtù del fatto che, non solo sei giovane, ma hai anche sviluppato solide radici nella musica vera.
Ultimamente ho come la percezione che, soprattutto tramite la tv, il messaggio che stia passando è quello che per far musica devi avere una bella faccia, devi piacere alle ragazzine, altrimenti è più dura, a volte impossibile. Tu cosa ne pensi?
In un certo senso è vero, è quello che sta accadendo in parte. Secondo me ovviamente far passare il messaggio che per far musica devi essere bello, devi avere un fisico pazzesco, oppure essere biondo, con gli occhi azzurri e i vestiti fighi o qualsiasi cosa del genere… dire se non c’hai quello non puoi far musica, è il concetto più sbagliato che si possa far passare. Quando la musica diventa stile allora quella è la morte della musica stessa. Ovviamente ci sono delle eccezioni che riguardano alcuni generi musicali in cui lo stile diventa un’attitudine, fa parte in qualche modo dell’artisticità, come per la trap o vedi David Bowie che era un grandissimo musicista ma giocava con il trasformismo e lo stile diventando quasi “alieno”.
Alla fine credo che basare la musica sul proprio aspetto fisico serva a poco, tanto arriverà sempre uno più carino di te.
Passiamo ora al primo singolo estratto dal disco, il cui titolo non sono ovviamente capace di ripetere… l’abbrevio in “Ti ho cercato”…
Allora il titolo esatto è Ti ho cercato alle 23:20 del 02/02/2018 al +39 3662609635, mi ricordo anche il numero, non so come ho fatto a impararmelo però me lo ricordo. L’idea è nata da una storia vera e la narrazione è in prosa come quella di Capodanno.
Questo è stato un flusso incredibile perché io sono uscito da Amici sabato e lunedì ero già in studio di registrazione e ho sentito questa musica che avevano scritto mentre io ero nel programma. Ho pensato subito che fosse bellissima e ci ho voluto scrivere il testo. E´nato in una mattinata e abbiamo chiuso l’intero pezzo in un giorno, forse due. Evidentemente sono uscito dalla scuola di Amici sentendo proprio il bisogno di scrivere. Cinque mesi lontano dal mio studio, dalla mia casa, dalla mia dimensione sono veramente tanti.
In ogni caso dopo averlo scritto ci siamo ritrovati di notte a dire “Ma come si chiama questo pezzo? Mamma non può essere perché è troppo banale…” insomma eravamo in tanti li a fare Brainstorming e poi ci siamo detti “E se fosse tipo il messaggio di chiamata che ti arriva sul telefono“, come per dire Ti ho cercato alle 23:20 ma non mi hai risposto. Era fatta per tutti era una figata e visto che era proprio il concetto a piacerci ci siamo detti “ma perché non ci mettiamo anche il numero?“. Così abbiamo pensato di fare questa cosa per dare un valore aggiunto a questo singolo, creare un contatto con i fan e con le persone. Abbiamo aperto una sim telefonica vera dedicata a questo singolo e ho pensato “vediamo se la gente capisce che quello è il mio numero” e mi chiama… evidentemente lo hanno capito perché su questo cellulare ho tipo 4.000 chat attive in questo momento. Cerco di rispondere a più gente possibile ma non è facile starci dietro.
Andando a chiudere questa lunga ma davvero spiazzante intervista, cosa ti piacerebbe ti dicessero le persone dopo aver ascoltato Faceva caldo?
Onestamente quando uscirono Capodanno e Perché sono rimasto solo la gente mi scriveva (e mi scrive tutt’ora) per dirmi quanto siano due canzoni in cui si sono rivisti in maniera incredibile e per me già quello rappresenta ciò che vorrei sentirmi dire. Vorrei semplicemente che con la mia musica succedesse che, come mi emoziono io nel sentirla e “vederla”, si emozionassero anche quelli che l’ascoltano, che riuscissero a vedere anche loro la storia come la vedo io. Questo per me sarebbe il massimo, perché quando una persona ti scrive “Grazie perché mi hai emozionato, perché quello hai scritto mi sembra di averlo vissuto” per un cantautore è la cosa più grande che possa desiderare.
Non abbiamo parlato di Amici, esperienza molto importante nel tuo percorso di vita, era voluto perché quello che volevo era concentrarmi e far conoscere meglio Zic e la sua musica. Ma una domanda te la faccio… come mai hai scelto di entrare in un talent show?
Io non ero nuovo nel mondo della musica e quindi mi sono state dette tante volte cose come: “sei bravissimo, scrivi da Dio, le tue canzoni sono pazzesche, hai una voce della madonna però sai su Instagram non ci sei, su Facebook non ti conosce nessuno quindi non ci fidiamo, non sappiamo se funzionerai o no…” . Di conseguenza io, che non avevo mai visto un talent in vita mia, Amici, X Factor o The Voice che fosse, ho accettato di mettermi alla prova e l’ho presa anche come una sfida. Un sfida nel senso che è stato veramente un battesimo del fuoco perché lì dentro non è facile per niente, è molto dura a livello psicologico mantenere la calma e poi comunque il serale ti permette anche di cantare con grandi artisti, quindi è un confronto che devi saper reggere.
Alla fine è stata sì una cosa per arrivare ad un pubblico più grande, ma allo stesso tempo anche una bella palestra per mettere alla prova i nervi, la lingua, la voce e il carattere perché, bene o male, io di difficoltà ne ho avute tante all’interno del programma però ho sempre difeso con i denti il mio lavoro e quello che ho fatto prima di Amici, che è qualcosa che per me ha un valore inestimabile.
Chiudo chiedendoti se c’è qualcosa che non ti ho chiesto e che avresti voluto dirmi?
Onestamente no, sono soddisfatto abbiamo fatto una bella intervista partendo dagli inizi fino al disco affrontando tutto in modo completo. Grazie!
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