Dai raduni dei fan club agli screenshot coi cantanti: come è successo?
In questi giorni ho scoperto una nuova (per me) moda di cui non mi capacito: lo screenshot col cantante durante la diretta Instagram.
Una moda probabilmente figlia anche del distanziamento sociale che ha chiuso in casa tutti, cantanti compresi, orfani degli instore.
Il nuovo trend è screenshottare l’iPhone mentre il tuo cantante preferito ti tira dentro nella sua diretta Instagram.
Che, diciamolo, se hai una connessione non ottimale (e, giusto per dirlo, da me la fibra misto rame è arrivata solo durante il lockdown e abito nella Grande Città Metropolitana di Milano!!!), il risultato è un ammasso informe di pixel. Se non ti spiegano chi sta dietro quei quadratini, tu penseresti che sia un nuovo gioco dei giornaletti con le parole crociate. Eppure, nonostante l’età, non sei ancora presbite!
Ma come siamo arrivati a tutto ciò? Torniamo indietro di qualche decennio…
Essere fan… GLI ANNI 90
Noi ragazzi degli anni ’90, esponenti della Generazione X o, al massimo, vecchi Millennials (quindi noi oggi quarantenni, nati tra gli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80), attendavamo con ansia il raduno annuale del fan club per incontrare, finalmente, il nostro artista preferito.
Lui, quella volta all’anno, si dava a noi per un intero scorcio di giornata, ore passate coi suoi seguaci più assidui e disposti ad attraversare l’Italia per incontrarlo, fargli qualche domanda e assistere, magari, ad uno show esclusivo di cui abbiamo ancora traccia su polverose VHS che non sappiamo più dove riprodurre.
Era un evento, ancora più di un concerto. Perché non era per tutti. E alla fine si diventava pure amici con gli altri ragazzi che incontravi a quei raduni. Ti davi appuntamento al concerto, ti sentivi al telefono e, se eri romantico, ti scambiavi pure qualche lettera (col tempo arrivarono pure e-mail ed sms).
I fan club più piccoli riuscivano addirittura ad organizzare le pizzate con l’artista (alcuni di loro, gli artisti, pagavano anche il conto!). Ed essere seduti allo stesso tavolo con il tuo cantante preferito era qualcosa di veramente emozionante, un evento irripetibile da portare nei propri ricordi per sempre.
Negli anni ’90 Internet era un mondo in gran parte popolato da nerd (che ancora chiamavamo secchioni). Per accedere alle chat dovevi digitare astrusi codici che ti facevano sentire intelligente (ma in realtà io li avevo imparati a memoria e li digitavo senza capirci niente). Anche se erano canali ufficiali, i cantanti raramente accedevano alle chat dei loro siti.
Erano luoghi di incontro virtuale per i loro fan. Chi, in quel periodo, non aveva scaricato mIRC sul proprio computer? Chi, in quel periodo, non ha litigato coi genitori per aver occupato la linea telefonica di casa con Internet (che si pagava a minuti come una chiamata urbana)?
Poi sono arrivati i contratti flat e tutto è cambiato. Non pagavi più a minuti, l’ADSL non teneva la linea occupata e abbiamo finito per essere connessi 24/24. E tutto ciò cosa c’entra con la musica?
C’entra eccome. Perché prima anche scaricare la musica illegalmente era affare da nerd (in quelle chat di mIRC dovevi digitare gli astrusi codici tenendo la linea del telefono di casa occupata), quindi i dischi ce li andavamo a comprare in negozio senza che fosse organizzato nessun evento, nessun incontro con l’artista. Già. Il nostro disco comprato in negozio era cellophanato e intonso. Nessuna fila, nessun instore per invogliarci all’acquisto.
Il nostro Direttore, e questa è una chicca, ha passato la sua post adolescenza a presentarsi nei negozi la sera prima dell’uscita dei dischi e aiutava il personale a disimballare i CD, così da poterli avere in anteprima, il giorno precedente l’uscita. Una volta, ma questo non diciamolo a nessuno, è riuscito persino ad avere la sera prima un disco molto importante che aveva come uscita ufficiale e tassativa il giorno successivo… capite le doti che uno deve avere un ragazzo per diventare Direttore!?!
…e Nell’epoca di internet
Poi è diventato tutto più facile, persino essere dei ladri di musica, così si sono dovuti ingegnare. Quegli eventi che erano nati per presentare un disco (copiati ai firmacopie dei libri), in cui si suonava anche, sono diventati dei semplici modi per vendere album che, altrimenti, rimanevano sugli scaffali a prendere polvere.
Ed ecco le file chilometriche dove ragazzi (e a volte i loro genitori) comprano una copia a testa per poter incontrare il loro cantante preferito e farsi un selfie. Visto che ci sono, si fanno firmare anche il disco che tanto avevano già ascoltato in streaming e mai faranno girare nel loro lettore CD.
Quindi, riassumendo, i firmacopie o instore tour sono diventati l’unico modo, o quasi, per vendere dischi. Tu compri il mio disco e io faccio la foto con te e così la puoi mettere su Instagram e prendere un sacco di cuoricini. Tutti contenti.
Poi è arrivato il coronavirus a rompere diverse uova nel paniere, comprese quelle degli instore. Come facciamo a far accalcare la gente davanti ai negozi per far loro comprare un disco e concedere, in cambio, un selfie? Il distanziamento sociale non lo permette! Inventiamoci qualcos’altro!!!!
In questi mesi cosa ci ha permesso di tenerci in contatto con il mondo esterno? I social… e così ecco che nascono i “baratti” degli artisti verso i propri follower (ormai non sono più fan, sono semplici follower, seguaci, non più fanatici).
Il nuovo campo di battaglia è lo streaming. Se tu mi fai salire gli stream, io ti concedo qualcosa: ti metto nell’intestazione, ti seguo su IG e tu sei felice di avere il mio nome tra i tuoi follower. Che poi, diciamola tutta, spesso è il social manager del tuo cantante preferito che ti segue e lui nemmeno ti considera, probabilmente ti nasconde pure dalla bacheca. Tutto bene, tutti felici di nuovo. Insomma…
E allora torniamo a quello che ha scatenato in me un’irrefrenabile voglia di ronzare, ovvero il punto d’inizio di questo articolo, un fatto che mi ha lasciato letteralmente senza parole… le dirette IG in cui il cantante di turno tira dentro uno dei suoi follower (non ho capito in base a quale criterio) con lo scopo di chiacchierare un po’ e poi farsi un bello screenshot.
Ora mi chiedo: cosa te ne fai dello screenshot con il tuo cantante preferito? Già te ne fai poco della foto fatta dopo ore di coda ad un instore, ma di una foto allo schermo del cellulare? Non ha una storia, non ha anima, sono freddi pixel concessi senza rubare tempo e spazio. La mercificazione totale dell’essere artista, l’alienazione del contatto umano in cambio di qualcosa da condividere virtualmente per avere qualche mi piace in più.
Miseri noi che aspettavamo con ansia il raduno annuale. Un evento, di cui portiamo addosso ricordi e fotografie che voi zoomers (la generazione Z, quelli nati tra il 1995 la fine degli anni ’00) non sapete neanche cosa siano. E sono triste per voi.
Le cose cambiano, e non sempre in meglio.
Vostra nostalgica
Mosca Tze Tze