Fra i tanti spunti di discussione suscitati dalle prime serate di Sanremo 2019, ancora poco si è parlato della scelta del rappresentante italiano per l’edizione 2019 dell’Eurovision Song Contest – la rassegna musicale europea a cui l’Italia tornerà a partecipare, sotto il cartello del suo broadcaster nazionale RAI, per il nono anno consecutivo.
Ricordiamo le regole d’ingaggio, sempre uguali da cinque anni a questa parte: il vincitore del Festival ha il diritto di prelazione sulla possibilità di rappresentare l’Italia all’Eurovision, mentre in caso di rifiuto del primo classificato (come già successo con gli Stadio nel 2016) sarà una commissione interna a decidere chi farà garrire il tricolore sul palco di Tel Aviv, non necessariamente in ordine di classifica.
È bene tenere presente anche che il cantante prescelto (sia esso il vincitore di Sanremo o meno) non ha l’obbligo di presentare all’Eurovision la canzone con cui ha preso parte al Festival, ma può sostituirla con un altro brano.
A prescindere da questi ragionamenti e sperando di essere più lungimiranti rispetto alla scorsa edizione, andiamo come l’anno scorso ad analizzare i pro e i contro delle proposte che per un motivo o per l’altro in queste ore sembrano poter ricoprire un ruolo nella corsa al titolo di nostro rappresentante in Israele.
#1. IL VOLO, Musica che resta
Non è un mistero che il terzo posto all’Eurovision 2015 ottenuto peraltro sbancando il televoto non sia mai andato completamente giù ai tre componenti del trio pop opera/crossover, e in questa luce va a collocarsi la loro partecipazione a Sanremo con Musica che resta – un brano che sembra composto apposta per cavalcare l’onda lunga del successo di Grande amore e per tornare a far bene sulla scena europea, portando seppur con piccole modifiche la stessa formula che contribuì al loro successo quattro anni fa.
PRO: l’Italia ha provato a mostrarsi all’Europa in vesti molto diverse, ma quella che storicamente ha funzionato meglio è quella del bel canto. Addirittura all’ultimo Junior Eurovision – una manifestazione comunque destinata a un pubblico giovane – una proposta classicissima e praticamente non calcolata da nessuno come era stata What Is Love di Melissa di Pasca & Marco Boni è riuscita comunque a piazzarsi nei primi 8 (su 20) del voto online. In più è difficile immaginarsi un artista italiano (tolti i superbig) con maggiore presa de Il Volo sul pubblico europeo.
CONTRO: se si porta Il Volo, si va dichiaratamente per vincere – e Musica che resta, pur essendo una proposta solida, non sembra avere la stessa potenza e lo stesso impatto distruttivo di Grande amore. In certi scenari potremmo immaginarli vincere il televoto (nel 2015 batterono la seconda classificata di 80 punti e l’eventuale vincitrice di 87; con le regole attuali sarebbero arrivati secondi anziché terzi), ma se già non bastò la posizione perfetta e l’hype della loro prima partecipazione è difficile immaginare che con una riproposizione quasi identica della stessa formula si possa fare meglio.
#2. MAHMOOD, Soldi
Vincitore di Sanremo Giovani 2018, il cantante italo-egiziano si sta configurando come una delle rivelazioni di questa edizione del Festival. Soldi è forse il brano più contemporaneo fra i 24 in gara, ha un arrangiamento e una dinamica che gli permetterebbe di funzionare molto bene anche senza esecuzione orchestrale
PRO: siamo in una fase della storia dell’Eurovision dove l’originalità paga rispetto all’omologazione, e un brano come Soldi (magari con una performance costruita ad hoc e più “dinamica” di quella sanremese) potrebbe rappresentare una proposta vincente ed attuale sul palco europeo. Inoltre, portare in Israele un artista di origine egiziana farebbe sicuramente discutere e potrebbe costituire un elemento di interesse nell’avvicinarsi all’evento (anche se pure la Francia ha puntato sul diciannovenne di origini marocchine Bilal Hassani).
CONTRO: è difficile immaginare che Mahmood, probabilmente destinato a finire fuori dalla top12 sabato sera, possa ottenere il pass per Tel Aviv se non per rinuncia di altri (e anche lì, come abbiamo visto in passato, sicuramente l’opinione pubblica spingerebbe per perorare la candidatura di artisti che si siano piazzati meglio).
#3. ARISA, Mi sento bene
Fra i concorrenti in gara in questa edizione di Sanremo, Arisa è quella che non ha mai fatto mistero di voler conquistare il palco della kermesse europea. Mi sento bene è il brano più pop e forse più “eurovisivo” (fatta eccezione per l’ouverture in stile ballad disneyana) di questa edizione, nobilitato sicuramente da una performance vocale sempre ineccepibile da parte dell’interprete lucana.
PRO: in un concorso che nell’ultima edizione ha riabilitato a pieno titolo le uptempo e la musica pop (in particolare con le prime due classificate, Toy di Netta Barzilai per Israele e soprattutto Fuego di Eleni Foureira per Cipro) Mi sento bene potrebbe costituire la nostra interpretazione di questo trend, con in aggiunta l’eleganza ed il bel canto ad attrarre le giurie. È inoltre indubbio che la stessa Arisa sarebbe sicuramente motivatissima a far bene e a onorare la nostra bandiera, considerato che sta inseguendo questa opportunità ormai da diversi anni.
CONTRO: contro le chance di Mi sento bene, come per altre canzoni, gioca l’eccessiva lunghezza del brano (3:44 contro i 3:00 imposi dal regolamento) che porterebbe con ogni probabilità a un taglio destinato comunque a mortificare e snaturare un pezzo nato con una sua struttura per far bene sul palco sanremese.
#4. IRAMA, La ragazza con il cuore di latta
Esibizione dopo esibizione, Irama si è inserito nel novero dei potenziali favoriti con una fiaba dal potenziale e scontatissimo happy ending dedicata a una ragazza massacrata dalle brutte esperienze (nell’ordine: un difetto cardiaco alla nascita, l’ostracismo dei compagni, gli abusi del padre alcolizzato) ma salvata dal potere dell’amore dell’uomo giusto per lei. Una storia che sicuramente può conquistare la platea sanremese, ma che rischia di passare inosservata davanti ai 200 milioni di spettatori dell’Eurovision.
PRO: è un brano “gigione” (nel senso buono del termine) e si è visto l’anno scorso con Non mi avete fatto niente quanto la giusta tematica possa pagare se presentata nel modo corretto. Se la scelta ricadesse su Irama, gran parte degli sforzi della delegazione andrebbero veicolati fin da subito nel cercare il modo migliore per far passare il messaggio del brano al pubblico europeo.
CONTRO: Irama ha un repertorio sicuramente molto più “eurovisivo” di quanto possa far pensare La ragazza con il cuore di latta, un brano costruito per vincere il Festival. Il coro gospel è un po’ un’arma a doppio taglio, perché da una parte potrebbe essere il valore aggiunto alla performance, dall’altra rischierebbe di “invecchiare” la proposta oltre misura. Un altro punto che potrebbe penalizzare Irama è la sua resa vocale dal vivo, apparsa non proprio all’altezza (specie nella parte cantata) in queste prime serate sanremesi.
#5. ULTIMO, I tuoi particolari
Vincitore della sezione Nuove Proposte nel 2018, Ultimo è stato considerato fin dalla presentazione del cast il favorito numero uno per la vittoria del Festival. Il brano presentato non spicca per originalità né costituisce un capolavoro all’interno della produzione del cantautore romano, ma sta macinando record fra classifiche di vendita e visualizzazioni ed è difficile immaginarlo fuori dalla fuga decisiva sabato sera.
PRO: I tuoi particolari è una variazione moderna sulla classica ballata all’italiana – con cui ad esempio Marco Mengoni fece bene nel 2013 – e all’estero un pezzo di questo tipo rappresenterebbe comunque una proposta solida e spendibile, configurandosi con quello che il pubblico dell’Eurovision si aspetta dal nostro Paese.
CONTRO: Ultimo non ha mai menzionato l’Eurovision nelle interviste pre-Festival, (si dice) poiché l’edizione di quest’anno coincide con diverse tappe del suo tour italiano già quasi interamente sold out (rendendo quindi difficile immaginarsi un’ipotesi di spostamento date, come succederà in caso di scelta per le tappe giapponesi de Il Volo). Inoltre, I tuoi particolari ricalca un po’ troppo da vicino lo stile di Fabrizio Moro (rappresentante italiano nel 2018 assieme ad Ermal Meta) e si correrebbe un po’ il rischio della riproposizione.
#6. LOREDANA BERTÈ, Cosa ti aspetti da me
Pare assurdo a pensarci, ma “Loredana Berté all’Eurovision” è il ritornello che si legge in queste ultime ore su diversi siti dedicati da parte di decine di commentatori esteri. Considerato come Cosa ti aspetti da me sia rientrata nel giro dei favoriti dopo l’esibizione di mercoledì, è impossibile non escludere a priori Loredana da questo discorso.
PRO: la scelta della Bertè come nostra rappresentante in Europa, oltre a premiarla per quella che sembra davvero essere la sua ennesima rinascita in una carriera lunghissima e costellata di alti e bassi, avrebbe il potere di far parlare (anche all’estero e fra i fan dell’ESC, a cui la sorella Mia Martini partecipò nel 1977 e 1992) e catalizzare sicuramente un notevole interesse. In qualche modo, anche la scelta di Loredana andrebbe a colpire l’immaginario europeo che vede l’Italia come nazione capace di portare in Europa la propria identità senza compromessi.
CONTRO: …sì, ma il piazzamento finale? Davvero crediamo che le giurie eurovisive non andranno a massacrare oltre misura (come già successo con le ultime proposte “over” apparse all’Eurovision, in particolare Bonnie Tyler nel 2013) le velleità dell’Italia? Senza contare che, se noi in Italia abbiamo un’idea del vissuto di un’interprete come Loredana e di cosa rappresentano lei e la sua immagine, in contesti diversi (la Scandinavia? l’Est Europa?) rischierebbe di essere presa come una gimmick entry che non fa ridere (perché la sua intenzione non è quella).
#7. SIMONE CRISTICCHI, Abbi cura di me – DANIELE SILVESTRI, Argentovivo
Ho unito assieme queste due proposte sia perché molto simili e legate a una delivery a metà fra il canto e lo spoken verse, sia perché molto avanti nella classifica degli scommettitori e quindi potenziali candidate alla vittoria finale.
Non mi è chiaro però come questa formula potrebbe funzionare sul palcoscenico eurovisivo, un po’ per le modifiche di cui necessiterebbero entrambi i brani (in particolare quello di Silvestri, la cui costruzione atipica rende impossibile anche solo pensare all’idea di un taglio che mantenga intatto lo spirito del pezzo) un po’ perché entrambe le proposte nel loro insieme non sono costruite per colpire al primo ascolto e rischierebbero di risultare fuori contesto a Tel Aviv. Se uno di questi due interpreti venisse selezionato, a mio avviso bisognerebbe pensare a un pezzo differente da quello sanremese – eventualità che la RAI e la stessa delegazione italiana non vedono particolarmente di buon occhio.
Cosa ne pensate? Chi vorreste vedere come nostro rappresentante a maggio sul palco di Tel Aviv e perché?