“Lo Spettacolo è così, un giorno sei in cima e il giorno dopo non sei più niente…” questa frase fa parte di un’intervista rilasciata dal giovane Alessandro Casillo qualche giorno fa a Il Corriere della sera. Sembrerebbe qualcosa di già sentito dire mille volte da tanti artisti, un mantra quasi scaramantico ripetuto per scongiurare l’ipotesi stessa che possa accadere.
La differenza questa volta non sta nel fatto che quello che si dice è realmente accaduto, scomparire dopo il successo succede a tanti artisti, sopratutto a quelli proveniente dai talent show, la differenza questa volta sta nel fatto che “la caduta”, venga portata alla luce senza nascondersi.
Alessandro Casillo oggi ci riprova con la musica ma nel frattempo fa l’idraulico. Per carità, nulla di straordinario. L’Italia è piena di cantanti e artisti che fanno due lavori per portare avanti il proprio sogno. Però qualcosa di importante nelle parole del ragazzo c’è… viene scardinata per una volta quella tacita regola dell’ambiente dello spettacolo che vuole che qualsiasi artista che ha conosciuto la notorietà debba nascondere il fatto di essere costretto anche a fare un lavoro cosiddetto “normale” per andare avanti.
Quanti ne abbiamo sentiti negli anni…
“Al momento sto lavorando al mio nuovo disco…“. E non è mai uscito nulla.
“Quest’estate ho fatto diversi concerti qua e là per l’Italia…“. Calendario non pervenuto.
“Quello che mi consola è ovunque vado la gente mi ama e mi manifesta il suo affetto costantemente…“. Certo, ma purtroppo c’è un nutrito numero di persone a cui basta sapere che uno è “noto” per volerci fare una foto. Anche se non hai lontanamente idea di chi possa essere.
Per farvi un esempio concreto di quanto tutto questo sia realistico più di dieci anni fa ricordo che mi trovavo nel backstage di un concerto di Radio Italia in piazza del Duomo a Milano. Avevo semplicemente un pass al collo, quella volta non stavo lavorando. Le persone, giovani e meno, accalcate alla transenna mi hanno chiesto chi fossi e così decisi di giocarci su un po’… “Sono un cantante emergente, suono tra poco…“. Ricordo che inventai anche un nome d’arte. Pochi minuti dopo ero lì a fare decine di autografi con dedica sulle Smemorande e foto (non era ancora l’epoca del selfie, ci si portava dietro la macchina fotografica in quel periodo…). Questo piccolo aneddoto solo per farvi capire l’eccessiva importanza che la notorietà ricopre nella nostra società. E parliamo di quindici anni fa, oggi le cose sono peggiorate di parecchio. Ma torniamo a Casillo.
Di artisti ne ho conosciuti tanti nel corso degli anni e a volte, purtroppo, mi è capitato di vederne alcuni, anche molto talentuosi, perdere la fama. Ritrovarli a fare i cosiddetti lavori “normali”. E non ci sarebbe nulla di male. Non tutti i cantanti possono aspirare alla classifica FIMI, non tutti possono arrivare in pochi anni al successo, e questo lo dimostrano i tanti artisti indie che il pubblico sta scoprendo solo ora nonostante abbiano alle spalle decine di anni di concerti e una gavetta di tutto rispetto. E non tutti possono farcela purtroppo.
“Non c’è nulla di male nel fare un lavoro normale…” direte voi. E´vero, non ci sarebbe nulla di male se non fosse che è il pubblico stesso ad etichettare come fallito un artista che è costretto a fare uno di questi lavori normali. Ho visto cantanti resi noti dalla tv fare i baristi o i camerieri e vergognarsi quando qualcuno li riconosceva.
“Ma tu non sei quello di Amici? … ah ma non canti più? Mi spiace, eri molto bravo… quindi non hai fatto successo?”
Per chi aspira a fare musica queste parole sono come lame. Lo sguardo di chi le pronuncia, che ti guarda con l’aria di chi pensa “fallito“, fanno male. Come lo farebbero a qualsiasi altra persona e con qualsiasi altro lavoro. Solo che se smetti di fare l’avvocato per aprirti un bar difficilmente ti daranno del fallito o ti guarderanno in quel modo. Ci piacciono gli artisti umili, ma fino ad un certo punto. Se perdono l’aura magica da artisti che noi (o la tv) gli ha affibbiato, allora no, non ci piacciono più.
Ed è per questo che l’intervista a Il Corriere della Sera di Alessandro Casillo è significativa, apprezzabile e, sopratutto, coraggiosa. Un ragazzo di soli 22 anni, diventato una star a 14 anni con Io Canto, vincitore del Festival di Sanremo categoria Nuove proposte a quindici, che ammette di fare l’idraulico.
Forse Casillo ha pagato lo scotto di chi fa successo troppo giovane in un paese dove un Justin Bieber, giovanissimo di talento indubbio, non potrebbe mai avere successo per motivi anagrafici. Forse le canzoni che ha inciso non erano adeguate, a volte troppo mature altre troppo “Teen oriented” per la sua età. Forse semplicemente in quel momento non aveva nulla da dire e la musica che non ha una direzione precisa e qualcosa da comunicare alle persone è destinata a scomparire, prima o poi.
Alessandro Casillo è tornato alla musica da qualche mese con il singolo Ancora qui. E fa anche l’idraulico. Un doppio lavoro, come tante persone in Italia. Solo che lui lo ha ammesso. Qualcuno penserà che sia solo un lancio promozionale un po’”diverso” dal solito. Può darsi. Io penso che ci sia voluta tanta umiltà e tanto coraggio per tornare presentandosi in questo modo, semplicemente con la verità, in un paese che gode degli insuccessi altrui. Non a caso dopo questo ritorno si è scatenata tra i colleghi dell’informazione musicale la caccia a “Quale fosse il lavoro ‘normale’ di Alessandro Casillo…“.
Insomma, non ci resta che fare un grande in bocca al lupo ad Alessandro perché sappiamo che ora dovrà fare il doppio della fatica e, soprattutto, dovrà far parlare la musica e le sue canzoni. Però una lezione nel suo piccolo l’ha data a tutti, pubblico, persone che lavorano nella musica e con la musica. “La fama a volte può portare alla fame”. A quel punto bisogna fermarsi, rimboccarsi le maniche e ricordarsi che si può inseguire un sogno anche con i piedi ben piantati nella realtà.