Elettra Lamborghini si arrabbia per una critica al suo nuovo singolo con Giusy Ferreri, La Isla. E a me viene voglia di scriverle, così, d’istinto…
Ma prima riassumiamo quel che è successo. Un blog che parla di musica pagella i nuovi singoli in uscita e, a La Isla, dà 2, come alla collega Baby K.
Sospetto che più che il voto basso a far arrabbiare la Lamborghini sia stato il commento a giustificazione del voto in cui si attaccano lei e Baby K, commento di cui vi riporto un estratto qui a seguire:
“Cosa ci fanno queste nella musica?.
Peccato che nel mercato discografico odierno – con la musica trasformata in marketing, le “pippe” a giocare comode per il vertice, la qualità costretta a guardare dalla panchina…”
A questo punto Elettra ha risposto su Twitter con queste parole:
“Sapete solo sminuire, non ne avete per nessuno… casualmente i pezzi che non si incula nessuno (scusate il francesismo) gli date la lode… invidia?! Boh. Siete i critici della sagra della porchetta.”
Questo è quanto.
Lettera aperta a Elettra Lamborghini
Cara Elettra, premetto subito che mi stai simpatica e ti stimo anche per il tuo approccio sui social. E questa non è una paraculata detta per indorarti la pillola.
Mi piace il tuo modo di fare genuino sui social.
Parlando di musica poi penso che ci sia posto per tutti i generi. Ho ballato sulla tua Musica e il resto scompare (anche se confesso che su Non succederà più con Myss Keta ho dovuto ubriacarmi per starvi dietro…) così come ho cantato a squarciagola Fai rumore di Diodato ed ho ascoltato con attenzione la ballad di Tosca.
Certo, l’ho già sottolineato in passato, tu sei fortunata perché non devi far musica per vivere ma vivi per fare, anche, musica. E non è una fortuna da poco vista dagli occhi dei tanti ragazzi che sognano di poter far ascoltare la propria musica.
Ritornando all’articolo di cui sopra e alle tue parole mi interessa più che altro puntualizzare alcune cose.
La critica musicale è sempre esistita da che io ricordi..
Per esempio sul mio sito, su All Music Italia, c’è un giornalista, Fabio Fiume, che è il nostro critico musicale. Io non lo sono, non sono nemmeno un giornalista anche se, con impegno, passione e tenacia, ho creato questo sito e l’ho portato ad occupare un posto di tutto rispetto nel panorama dell’informazione musicale.
Certo ci sono arrivato vivendo la musica… come Personal Assistant, come manager, Tour manager, scrivendo un libro… insomma ho fatto la gavetta, non mi sono svegliato un giorno e mi sono dato un titolo. La credibilità l’ho conquistata sul campo e col tempo.
Ma non sono un giornalista e per questo non “pagello” nessuno. Scelta mia, al massimo do pareri da ascoltatore.
Questo per dirti che nell’epoca del web non viene richiesto un tesserino per parlare e dare pareri sugli argomenti. E lo trovo anche giusto, ti dirò. Meritocrazia prima che pezzi di carta. Ma è giusto che tu sappia che non tutti quelli che scrivono sul web sono giornalisti.
È doveroso per me specificarlo per rispetto verso chi giornalista lo è. E dovresti andare a fondo anche tu per capire anche tu come rapportarti con le critiche.
Il sito da cui ti è arrivata la critica è nato a gennaio 2020 e, come puoi leggere qui, chi lo gestisce (ma non trovo la firma) ha iniziato a scrivere spronato dalla musica dei Modà.
Bellissimo. Ma non parliamo di giornalismo o di critica musicale.
Detto questo il mio critico spesso stronca anche canzoni che a me piacciono molto. Ma è la sua rubrica, firmata da lui ed io gli lascio completa libertà chiedendogli però una cosa, sempre: “Se stronchi qualcuno argomenta il perché lo fai. Perché ricorda che comunque stai criticando il lavoro, magari anche di mesi, di qualcuno…“
C’è una cosa che di quello che hai scritto che ho trovato una caduta di stile. Quando dici: “Casualmente i pezzi che non si incula nessuno (scusate il francesismo) gli date la lode… invidia?! Boh”
Ecco, qui per me hai toppato in pieno.
Io dico che ci deve essere spazio per tutti i generi musicali, ma tu sai benissimo che così non è, e che spesso a farne le spese sono artisti molto talentuosi.
Siamo nell’epoca dei talent, della musica in tv, dello streaming e di TikTok. Mondi che sono molto vicini al tuo modo di fare musica ma che ignorano completamente gli altri… il jazz, il rock, il blues, il cantautorato di un certo tipo… persino il pop inizia a perdere colpi.
Siamo in un momento in cui due delle poche realtà che davano spazio agli emergenti per suonare dal vivo a Milano con un cachet, l’Ohibò e Il Serraglio, hanno chiuso i battenti.
Per la crisi covid certo, ma non solo. Anche perché nessuno, o comunque troppo poche persone, “si inculano” la musica meno “plasticosa” e non calcolano la musica più suonata. Perché le persone nel nostro paese ti stimano se appari in tv o sei una star sui social, non perché sei un musicista di talento e scrivi belle canzoni.
Ps. in tutto ciò ti confesso che, nemmeno a me, fa impazzire La Isla. Tra i possibili tormentoni, molti anche decisamente simili tra loro, lo trovo più debole e scontato. De gustibus.