Festival di Sanremo 2020. Le indiscrezioni su come sarà gestito, a chi sarà affidato e sopratutto su chi ricoprirà l’importantissimo ruolo di Direttore artistico, si inseguono da diversi mesi ma quel che è certo è ad oggi, 24 giugno, ancora nessuna comunicazione ufficiale è stata diffusa.
La Rai è quindi in ritardo? Si e no.
È probabile che l’annuncio arrivi nei prossimi giorni con la presentazione dei palinsesti dell’azienda di stato, ma andiamo ugualmente a fare il punto della situazione secondi i rumors trapelati sino ad oggi.
La gestione Baglioni
Nel suo primo anno fu annunciato addirittura nel mese di ottobre quando all’inizio della kermesse mancavano soltanto quattro mesi, un lasso di tempo che può sembrare sufficiente ma ricordiamo che parliamo dell’evento musicale più importante e difficile da gestire che esiste nel nostro paese.
E infatti, come ammise il cantautore stesso, il tempo per lavorarci fu poco, nonostante gli ascolti lo abbiano comunque premiato. Per assurdo con più tempo a disposizione (Baglioni fu riconfermato il giorno dopo la finale della sua prima edizione), ma un tour da gestire in contemporanea, Claudio qualche errore lo ha fatto.
In primis i conduttori che lo hanno affiancato, Claudio Bisio e Virginia Raffaele che si sono rivelati molto al di sotto dei precedenti compagni di viaggio, Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker a livello di spettacolo televisivo.
Il secondo, probabilmente il più grave, la gestione dei giovani. Sanremo Giovani 2018 è stato accolto tiepidamente negli ascolti (nonostante la bellissima conduzione che ha visto contrapposti Pippo Baudo e Fabio Rovazzi) ma sopratutto ha tolto attenzione ai giovani.
E lo diciamo con una punta di dispiacere perché a noi la formula studiata da Baglioni, due prime serate con 18 giovani, di cui due promossi tra i big del Festival piaceva molto.
Solo che una scelta di questo tipo deve garantire una copertura mediatica da parte della stampa che possa, se non essere pari a quella della kermesse principale, almeno avvicinarcisi.
Del resto era necessario studiare eventi e occasioni per far apparire i giovani che hanno presentato su quel palco un loro brano inedito e, purtroppo, nemmeno quella c’è stata se si fa eccezione per Sanremo World Tour : sei concerti in giro per il mondo per i primi tre classificati delle due serate di Sanremo giovani, che hanno garantito una bella esperienza professionale a questi artisti ma che non hanno portato risultati discografici ne in termini di popolarità nel nostro paese.
Questo lascia presagire che la Rai dovrà probabilmente tornare alla vecchia formula o trovare un modo per rafforzare questa. Ma, e qui rispondiamo alla domanda iniziale, siamo già al tempo limite per fare un bel lavoro.
Quel che di sicuro chi farà seguito a Claudio Baglioni dovrà portare avanti è la capacità di scegliere un cast di cantanti al passo con i tempi andando a pescare nel pop, nell’indie e nel rap.
I CAMBIAMENTI DELLA RAI PER SANREMO 2020
Nel mese di maggio Fabrizio Salini, Direttore Generale della Rai, pare aver ha convocato un superteam di esperti per cercare di trovare una formula inattaccabile per il regolamento del Festival.
La questione delle giurie, del televoto, degli esperti, di qualità etc etc… sono un problema che da anni fa discutere al Festival. Trovare una quadra tra giuria di qualità e pubblico infatti non è per niente facile.
Quando si è dato troppo peso alla prima infatti, come nel secondo Sanremo di Fazio, gli Avion Travel hanno vinto a discapito della favorita del pubblico, Gerardina Trovato (era il 2000).
Quando invece ad avere più peso è stato il televoto, gli artisti forti di un pubblico giovane e proveniente dai talent show, come Emma, Valerio Scanu e Marco Carta, hanno vinto a mani basse.
Ad oggi non sono trapelate indiscrezioni sul lavoro di questo super team di esperti ma probabilmente a settembre ne sapremo di più al riguardo. Quel che auspichiamo è di vedere nelle possibili giurie di qualità gente che con la musica ci lavora davvero e non attori, presentatrice e opinionisti.
SANREMO 2020 CONDUZIONE E DIREZIONE ARTISTICA
Il Festival di Sanremo 2020 sarà un’edizione importante in quanto la manifestazione festeggerà 70 anni. Il direttore di Rai1, Teresa De Santis, alla vigilia della conclusione dell’ultima edizione aveva ipotizzato una conduzione corale tutta made in Rai, ma da allora non se ne è più parlato.
Nel frattempo tra sogni del popolo del web come Alessandro Cattelan (ancora troppo giovane probabilmente per guidare un evento così importante) e auto candidature (Barbara D’Urso ha dichiarato: “Voglio presentare Sanremo!“) l’unico nome che continua a rimanere in piedi è quello di Amadeus, uno dei volti di punta di mamma Rai.
L’ipotesi Amadeus è sostenuta da molti colleghi. Da Carlo Conti ad Antonella Clerici passando per Fiorello, in molti hanno spesso molte parole a suo favore. Eppure l’impressione è stata che qualcuno in casa Rai non fosse ancora convinto della scelta. Ma sembra che le cose siano cambiate.
Quel che ad oggi sembra certo è che Amadeus non ricoprirà in ogni caso il ruolo di Direttore artistico. Il suo manager, Lucio Presta vorrebbe, ma la Rai sembra essere orientata verso nomi più autorevoli.
Tramontata l’ipotesi Carlo Conti, che preferisce preservarsi per un suo futuro ritorno tra gli addetti ai lavori sono circolati diversi nomi come quello di Tony Renis (che ha già ricoperto questa carica nel 2004), Michele Torpedine (manager de Il Volo e Andrea Bocelli) e di Massimo Bonelli, direttore artistico e organizzatore del Concerto del Primo Maggio Roma.
Il problema del Festival di Sanremo però sta nel suo delicato equilibrio tra le parti: la Rai, le case discografiche e i cantanti.
Chi va a guidare una manifestazione di questo tipo deve necessariamente essere lontano da queste dinamiche, non tacciabile di conflitto di interessi visto anche il caos generato dalla gestione Baglioni / Salzano.
Pur non volendo assolutamente mettere in dubbio la buona fede dei nomi sopra citati, il rischio potrebbe esserci.
E allora si è arrivati al colpo di genio. L’unico nome che ha un’autorità tale unita ad una conoscenza della musica e dei suoi meccanismi da essere la scelta perfetta, semmai concretizzabile: Mina.
La cantante metterebbe d’accordo tutti in quanto donna di esperienza (e sarebbe la prima donna a ricoprire questo ruolo), con un forte carattere e poco incline a pressioni da qualsiasi tipo di potere.
Inoltre Mina rimane una delle poche artiste con una costante attenzione al mondo dei giovani. Per farvi capire è un’artista che ascolta qualsiasi demo o provino le venga mandato e che nei suoi dischi ha scelto canzoni che le piacevano e mai in base al nome di chi le avesse composte. Sopratutto parliamo di un’artista fuori da ogni possibile sospetto di conflitto di interessi.
Certo bisognerebbe riuscire a convincerla e, sopratutto stare ai suoi termini, senza imposizioni.
L’altro nome che sta girando in queste ultime ore, secondo quanto dichiarato da Tv Blog, è quello di Mogol, altro mostro sacro della musica italiana. L’unico problema del maestro potrebbe stare nella rigidità dei suoi gusti e delle sue scelte, a volte poco contemporanee.
Mogol infatti ha le idee molto chiare riguardo a quello che, secondo lui, è fatto bene e cosa no. Ma come tutti può anche sbagliare… come fa notare il sito Spetteguless il Maestro lo scorso anno giudicò Soldi di Mahmood con queste parole “La canzone è carina e lui mi sembra un ragazzo umile, forse il testo si potrebbe migliorare“.
E questo giudizio soggettivo ci potrebbe anche stare se non fosse che giusto qualche anno prima lo stesso Mogol ha osannato Luca era Gay di Povia dandole un premio e definendola testualmente con queste parole:
“…una poesia che non nasce dall’ispirazione talentuosa ma dall’esposizione di una verità quotidiana. Povia ha intinto la penna in un inchiostro molto simile al sangue, abbiamo selezionato altre grandi canzoni, ma ‘Luca era gay’ è l’unica che mi ha chiuso la gola. Che mi ha commosso…“.
Non so a voi, ma pur rispettando il Maestro in quanto uno dei capisaldi della musica italiana, questi presupposti uniti ad alcune sue composizioni degli ultimi anni, mi fanno venire diversi dubbi.
IL DILEMMA AREA SANREMO
Altra questione che non può passare in secondo piano e di cui la Rai dovrà necessariamente occuparsi è quella di Area Sanremo, l’unico concorso in grado di garantire dei posti nel cast di Sanremo Giovani.
Negli anni il nome è cambiato (Accademia di Sanremo, SanremoLab…) ma nel corso degli anni spesso ci sono state polemiche riguardo alla manifestazione.
Negli ultimi due anni non sono mancate le critiche e il nostro sito in primis si è schierato contro le modalità di organizzazione del concorso (vedi qui).
Non giriamoci intorno, Area Sanremo serve al Comune di Sanremo. Parliamo di una manifestazione che in un periodo di “magra”, tra settembre e novembre, porta centinaia di ragazzi nella città dei fiori per diversi giorni, con conseguenti benefici per alberghi, ristorazione etc etc…
Su questo nulla da contestare, ma l’organizzazione va curata nel dettaglio e dopo le polemiche degli scorsi anni forse è il caso di abbandonare la formula dei casting itineranti in quanto ingestibile e incontrollabile da chi sul Festival ci mette la faccia.
Quel tipo di formula è creata non per portare Area Sanremo più vicino ai giovani talenti ma per creare gemellaggi con scuole di canto, aumenti di iscrizioni (e di conseguenza di quote di iscrizione per le diverse fasi, dalle selezioni alle eliminatorie regionali) creando una rete di interessi difficile da monitorare.
Area Sanremo si deve svolgere a Sanremo e deve essere affidata a persone che trattano la musica, che con i giovani hanno a che fare e che conoscono le esigenze e la situazione legata alla musica emergente in Italia. Magari con una giuria di sole tre persone che si prendano la responsabilità delle proprie scelte mettendoci la faccia.
Un nome perfetto ci sarebbe e noi vogliamo dirlo chiaramente senza nessuna paura che possa sembrare una sviolinata. I nostri lettori ci conoscono e sanno che ci esponiamo solo sulle cose e sulle persone in cui crediamo e per cui proviamo stima, conflitti di interessi qui non ne esistono.
Il nome perfetto per noi è quello di Franco Zanetti, ex discografico di lungo corso e Direttore di Rockol, un uomo con una lunga carriera alle spalle capace di organizzare un contest per autori (Genova x voi, da cui sono usciti tra gli altri Federica Abbate ed Emanuele Dabbono) in cui addirittura i finalisti non pagano nemmeno l’alloggio.
Giusto per farvi capire come si organizza un contest che è realmente dalla parte dei giovani artisti.
Ma Franco soprattutto, e questo conta sopra ogni cosa, è un professionista che non ha mai avuto conflitti di interessi, che ha caldeggiato artisti negli senza mai avere contratti, benefici economici o rapporti lavorativi con loro.
Un uomo pronto a mettersi in discussione ma che rimanda a casa un artista senza troppi giri di parole se questi non ha realmente qualcosa da dire, quote di iscrizioni o no.
E Franco nella commissione artistica di Area Sanremo ci è già stato e ha caldeggiato sempre il fatto che la votazione dei giurati fosse trasparente e resa nota a tutti.
Non lo hanno mai ascoltato e non lo hanno riconfermato l’anno successivo. Per dire…