A mezzo comunicato stampa il MEI, Meeting delle Etichette indipendenti, denuncia il monopolio a Sanremo Giovani (qui il cast) delle tre multinazionali, Sony, Universal e Warner, e chiede un riequilibrio ma non solo. Nella nota stampa diffusa viene proposta una Piazza degli Indipendenti e diverse altre azioni a favore delle aziende nazionali della musica.
Sanremo giovani 2023
Che Sanremo Giovani 2023 sia un’edizione caratterizzata da una forte presenza delle tre major discografiche è sotto gli occhi di tutti. Dei 12 finalisti infatti tre appartengono a Warner Music Italy (Clara, Fellow e Tancredi), tre a Capitol Records/Universal Music Italy (Dipinto, seguito da Chiummariello, stesso manager di Geolier possibile big in gara, Grenbaud e Jacopo Sol) e due a Sony Music Italy (Omini e Santi Francesi).
A questi 8 nomi su 12 andrebbero poi aggiunti anche i bnkr44 (di Puro Srl con distribuzione Universal Music), Vale Lp di Sugar con distribuzione sempre di Universal e Nausica con etichetta Isola degli Artisti e distribuzione di Ada Music Italy, la divisione di distribuzione Warner. L’unico artista 100% indipendente sarebbe quindi al momento Lor3n di Cosmigs.
In rete in realtà la polemica ruota più sul fatto che siano presenti cinque artisti che hanno partecipato a X Factor e uno di Amici di Maria De Filippi. Una polemica, lasciatecelo dire, sterile. Sono ormai tanti gli artisti che hanno partecipato ad un talent. Spesso sono di reale talento ma, per un motivo o l’altro, non sono decollati discograficamente grazie al programma.
Un artista di talento secondo noi non può essere etichettato per tutta la sua carriera come “artista di…“. Aver partecipato ad un programma non è in molti casi un plus per il pubblico e per le discografiche, e alla stessa maniera non deve essere considerato a nostro avviso un handicap. Non scordiamoci poi che di fronte ad alcuni nomi ex talent selezionati ci sono state “bocciature” eccellenti come Alex Wyse o Thomas.
Su questo punto crediamo che Amadeus sia d’accordo con noi e il suo operato avvenga non tenendo conto di questo particolare della biografia di un artista.
Ci sentiamo di fare questa dovuta osservazione alla luce di una parte del comunicato di Giordano Sangiorgi del MEI, questa:
“Addirittura Sanremo Giovani torna ad essere, nuovamente, l’opportunita’ di rilancio di chi ha gia’ avuto attraverso gli obsoleti ‘talent tv’ una grande visibilita’ mediatica invece di andare a scovare in giro per l’Italia giovani proposte realmente innovative e fuori da ogni circuito….”
Continuando la lettura di quanto scritto dal MEI si sottolinea, in questo caso anche giustamente, il predominio delle major:
“Sanremo Giovani purtroppo prosegue ad essere il presidio delle tre multinazionali della discografia invece di essere un ‘mare aperto’ per le proposte delle nuove generazioni che arrivano dal basso attraverso le autoproduzioni e le proposte delle piccole realta’ musicali.
Infatti, su 12 finalisti ben 9 sono nelle mani dirette delle multinazionali, un numero come sempre spropositato.”
Secondo Sangiorgi in questo modo “…si umilia il lavoro di migliaia di piccole realtà musicali che lavorano ogni giorno all’innovazione della musica del nostro paese e che capiscono benissimo di non avere alcuna chance di ingresso al Festival di Sanremo.”
Per questo motivo è stato chiesto alla Rai, all’organizzazione del Festival di Sanremo e al Comune di Sanremo, di organizzare durante la settimana della kermesse una “Piazza degli Indipendenti” che possa presentare tutta la ricca realtà delle proposte musicali realizzate in quest’ultima stagione dalle piccole realtà creative e produttive musicali.
Sicuramente una proposta interessante anche se non capiamo come questo possa risolvere il problema del predominio delle major. Far esibire artisti indipendenti in piazza durante la settimana di Sanremo davanti a un pubblico spesso distratto di certo non equivale nemmeno in minima parte alla visibilità che il programma musicale e televisivo più importante d’Italia porta.
Onestamente ci sembra l’ennesima proposta fine a se stessa per “accaparrarsi” uno spazio e visibilità in una piazza importante, e non volta realmente a dare visibilità e aiuto concreto agli artisti emergenti.
MEI LE ALTRE PROPOSTE
Nel comunicato stampa Giordano Sangiorgi auspica quindi un’attenzione speciale agli Alluvionati della Romagna e alle sue realtà culturali e musicali omaggiando in diversi modi i 70 anni di “Romagna Mia“, brano che ha tenuto unita tutta la Romagna durante il post-alluvione.
Secondo Sangiorgi poi il Festival dovrebbe aiutare a colmare il gender gap che è presente nella musica italiana:
“Ci auguriamo anche che durante il Festival di Sanremo vi sia una forte attenzione di fronte al gender gap cosi’ da colmare quel gap che vede , tra i tanti dati, solo 1 artista donna tra i primi 20 posti in classifica, che vede nelle classifiche dei primi 100 di Spotify una percentuale di musiciste pari solo al 15%, con solo l’8% di donne in ruoli da interpreti primarie […] e che scandalosamente non ha visto anno scorso nessuna donna nei primi cinque posti del Festival di Sanremo“.
Su questo punto Amadeus si è più volte espresso in passato e la sua linea di pensiero si riassume in queste parole:
“Con grande rispetto non sono d’accordo: non ho mai scelto una canzone in base al sesso dell’artista, sarebbe un grave errore, scelgo la canzone in base alla bellezza.
Non vedo perché devo dare una quota alle donne, sarebbe quasi offensivo nei loro confronti. La musica è arte, e nell’arte non puoi creare zone prestabilite.“
A queste parole, pronunciate nel 2021, Amadeus aggiunse quindi una giusta osservazione sulla discografia (l’appello quell’anno arrivò dalla FIMI) che non dà spazi alle professioniste donne:
“Sono tutti uomini ai vertici, c’è solo Caterina Caselli alla Sugar, eppure ci sono donne bravissime. Le stesse associazioni musicali hanno tre uomini alla guida: se si tratta di un segnale importante, è giusto che parta dalla grande discografia o dalle associazioni musicali.“
Su questo punto ci troviamo pienamente d’accordo con Amadeus. Si parla di musica, di canzoni. Non ha nessun senso stabilire delle quote (lo fece Bonolis nel 2005 e nel 2009 con le categorie donne, old, band… uno dei peggiori esperimenti fatti al Festival).
Il problema della presenza femminile nella musica italiana, ma non solo, è culturale. È l’ascoltatore che deve scegliere di ascoltare la musica. Le case discografiche non fanno altro che seguire le tendenze di mercato e rispondere alle proposte del pubblico. Di certo il mancato approdo di canzoni interpretate da donne nella Top 5 non è relazionabile al numero di artiste in gara.