Questo è un sito di musica.
Spesso si parla di musica leggera, ma a volte anche con tutta la musica bella che ci circonda è impossibile provare ad essere “leggeri”.
Quello che ogni settimana scrivo qui è un editoriale in cui parlo di musica… ma ci sono dei momenti in cui proprio non me la sento di parlarne… a volte mi sforzo e ci riesco, oggi no.
Cosa posso scrivere se in testa ho ben chiare le immagini che i telegiornali ci stanno mostrando in questi giorni? “The Show must go on” si suol dire. Sì, ma non oggi.
Di cosa dovrei scrivere mentre penso continuamente che 950 persone piene di speranza, di sogni e di tanta disperazione sono morte e con loro le strade, forse magnifiche, a cui erano destinati?
C’erano cinquanta bambini tra loro, e questi bambini non hanno nemmeno fatto in tempo a conoscere le cose belle della vita… cosa vuol dire essere sereni, com’è innamorarsi per la prima volta o semplicemente emozionarsi con una bella canzone.
Ormai siamo così abituati a vedere immagini di questo tipo che, a volte, sembriamo anestetizzati dal dolore. E tra qualche settimana non ci ricorderemo probabilmente nemmeno una di queste vite che han smesso di essere…
Quindi scusatemi se questa settimana non vi parlo solo di musica… ho deciso semplicemente di postare il video e il testo di una canzone che io ritengo tra le più intense e vere nella miriade di canzoni scritte negli ultimi anni.
La penna è quella sensibile del maestro Roberto Vecchioni e la voce, inconfondibile, è sempre la sua. Calda, vera, vissuta. La voce di chi il dolore lo ha conosciuto realmente.
Pubblico questa canzone perché nessuno di noi si scordi del dolore, quello altrui e il nostro.
Perché tutti noi in una forma o nell’altra abbiamo conosciuto il dolore. A volte ci ha fottuti, altre lo abbiamo fottuto e, in qualche caso ci conviviamo.
Non basta un sorriso per cancellare il dolore. Va affrontato, guardato negli occhi e combattuto. Non va mai dimenticato, bisogna solo imparare a conviverci e ricordarci di chi è meno fortunato di noi e non ha avuto nemmeno questa possibilità… quella di provare a lottarci e sbatterlo fuori dal ring.
Il direttore
HO CONOSCIUTO IL DOLORE – ROBERTO VECCHIONI
Ho conosciuto il dolore
di persona, s’intende
e lui mi ha conosciuto
siamo amici da sempre,
io non l’ho mai perduto
lui tanto meno,
che anzi si sente come finito
se, per un giorno solo,
non mi vede o non mi sente.
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo,
quando gli dò di gomito,
quando gli dico in faccia:
”Ma a chi vuoi far paura?”
Ho conosciuto il dolore
ed era il figlio malato,
la ragazza perduta all’orizzonte,
il sogno strozzato,
l’indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita…
il brigante nell’angolo
nascosto vigliacco battuto tumore
Dio, che non c’era
e giurava di esserci, ah se giurava, di esserci…
e non c’era
ho conosciuto il dolore
e l’ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tremare,
per farlo impallidire,
per farlo tornare all’angolo,
cosi pieno di botte,
cosi massacrato stordito imballato…
cosi sputtanato che al segnale del gong
saltò fuori dal ring e non si fece mai più
mai piu vedere
Poi l’ho fermato in un bar,
che neanche lo conosceva la gente;
l’ho fermato per dirgli:
“Con me non puoi niente!”
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno
di essere condannato al suo mestiere
condannato al suo dolore
l’ho guardato negli occhi,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti, respiri interrotti
ultime stelle di disperati amanti
“Ti vuoi fermare un momento?” gli ho chiesto
“insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere?
Per una volta ascoltami!! Ascoltami
…. e non fiatare!”
Hai fatto di tutto
per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un’ombra sottile sfiorente,
appena-appena toccante,
e non hai vie d’uscita
perché, nel cuore appreso,
in questo attendere
anche in un solo attimo,
l’emozione di amici che partono,
figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo
e tu, mio dolore,
non conti un cazzo di niente
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno
Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo…
e tu non sei un cazzo di niente