#IoNonStoInSilenzio
Michele Ruffino 17 anni, morto suicida lanciandosi da un ponte mentre a Scafati qualche giorno prima un ragazzino di 13 anni continuava ad essere picchiato e perseguitato dai coetanei reo di apparire (o essere) gay. La parola è sempre la stessa… Bullismo, una piaga della società moderna che continua a fare vittime e contro cui J-Ax, da sempre schierato in prima linea in questa battaglia, si è scagliato nuovamente con forti parole di sostegno tramite il suo profilo Facebook.
Michele Ruffino si è tolto la vita lanciandosi da un ponte ad Alpignano il 23 febbraio scorso.
La madre ha denunciato in questo giorni ai carabinieri i motivi che avrebbero portato il ragazzino al suicidio: “Mio figlio è nato sano. Poi, a sei mesi, dopo un vaccino, si è ammalato. Aveva problemi alle braccia e alle gambe e faticava a muoversi. E c’erano le prese in giro, gli sfottò. Era vittima di bullismo e per questo, prima di compiere 18 anni, si è ammazzato.
L’ha ucciso chi lo umiliava. Lui aveva voglia di vivere, cercava una pacca sulla spalla, un amico, una ragazza, ma ha trovato solo risate cattive e porte in faccia. L’hanno ammazzato i bulli. Gli stessi che hanno continuato a prenderlo in giro anche il giorno del suo funerale. Mai avrei immaginato che mio figlio arrivasse a tanto“.
Tante le passioni, ormai spezzate per sempre, del ragazzo… il nuoto, la palestra, il sogno di diventare pasticciere e il mondo degli Youtuber che tanto ammirava al punto da aver caricato lui stesso qualche video su YouTube.
Diverso, eppure tragicamente simile, è quello che è avvenuto al 13enne di Scafati in provincia di Salerno. Ancora una volta una storia dove la ferocia incontrollata, irrazionale eppure così tremendamente lucida, sembra impadronirsi di altri giovani ragazzi, troppi giovani ragazzi, che si scatenano contro chi viene considerato diverso… qualsiasi cosa voglia dire questa parola che oggi appare solo stupida e bastarda.
La colpa del ragazzino era quella di sembrare gay e per questo i bulli lo hanno presa di mira, quattro ragazzi del suo stesso istituto scolastico che hanno iniziato a perseguitarlo e bullizzarlo. L’episodio già grave è avvenuto lo scorso venerdì quando, all’interno della Villa comunale questi bulli hanno seguito il giovane, lo hanno raggiunto e, dopo aver iniziato a insultarlo, lo hanno immobilizzato, schiaffeggiato, palpato nelle parti intime e ancora insultato perché reo di poter essere gay.
In questo caso, per fortuna, non c’è stato un tragico epilogo e la madre ha sporto denuncia ai carabinieri nonostante questi ragazzi potrebbero risultare troppo piccoli per essere perseguiti legalmente.
E di queste storie navigando in rete ne troveremmo decine e decine solo negli ultimi mesi… solo tra quelle che conosciamo.
LE PAROLE DI J-AX SU FACEBOOK
J-Ax, rimasto molto colpito dalla storia del primo ragazzo, Michele, essendo stato anche lui vittima di bullismo in gioventù si è esposto con queste parole su Facebook:
“Mi ha molto colpito la storia di Michele. Mi ha rattristato perché trovo assurdo, ancora oggi, nel 2018, morire di bullismo. Una morte che è sempre assurda, ma che a 17 anni lo è ancora di più. A quell’età la vita non è nemmeno iniziata e non potremo mai sapere cosa abbiamo tutti perso da quella che Michele avrebbe vissuto. Ma non sono solo triste, sono anche incazzato perché noi adulti dovremmo sempre ascoltare, empatizzare e aiutare i ragazzi in difficoltà. E se dei ragazzi arrivano a questo punto è il mondo degli adulti ad aver fallito.
E ora mi rivolgo a chi si trova in una situazione come quella di Michele: non mollate, anche quando vedete solo nero, ci sono passato anche io e se l’avessi data vinta mi sarei perso tutto il resto della vita. Solo pochi possono dire di aver avuto una infanzia perfetta, quindi per quanto vi possa sembrare strano, non siete soli e il vostro dolore non sarà permanente. Anzi la rabbia che provate sarà l’energia che vi darà una marcia in più per il resto della vostra vita. Non mollate.”
COSA PUO’ FARE LA MUSICA? #IONONSTOINSILENZIO
J-Ax non è l’unico artista che, avendolo vissuto sulla sua pelle, ha più volte speso parole contro il bullismo. Di recente anche il rapper Shade lo ha fatto anche in televisione…
Personalmente, essendo stato io stesso vittima di bullismo in gioventù conosco quella paura che ti si insinua dentro mista alla vergogna, comprendo appieno la capacità del branco di farti sentire sbagliato fino a portarti al silenzio, alla vergogna, fino a pensare di essere completamente solo e di non poter ricevere aiuto, fino a convincerti che chiedere aiuto non farà altro che aizzare ancora di più l’odio di queste persone nei tuoi confronti…
Si rimane in silenzio ma lo si fa anche perché si ha paura di non essere ascoltati e compresi, quando si è bullizzati si arriva a pensare di essere unici nel proprio dolore, soli.
Per questo ho provato a fare delle ricerche in rete, a cercare un’associazione nazionale contro il bullismo e, forse complice l’ora tarda in cui scrivo, non ho trovato nulla a parte le ottime iniziative del MIUR. Eppure esistono associazioni nazionali che tutelano i minori, le donne ma non i giovani vittima di bullismo proprio in quest’epoca dove questa piaga cresce a dismisura. Ovviamente rimango a disposizione e sarei ben lieto di sbagliarmi e poter pubblicare il numero di un’associazione che si occupi nello specifico di questo.
Però le parole di J-Ax mi hanno smosso qualcosa dentro e mi hanno ricordato lo sbaglio che io stesso feci tanti anni fa e che mi piacerebbe che nessuno ripetesse mai più, tacere, subire. Mi piacerebbe che non esistessero più ragazzi come Michele che si sentono indifesi al punto di togliersi la vita…
E allora mi sono detto, visto che la musica e gli artisti sono stati capaci negli anni di grandi azioni, di smuovere le coscienze delle persone e di aiutare tante persone in difficoltà con eventi come Amiche per l’Abruzzo, perché non lanciare un appello proprio a J-Ax e a tutti i rapper italiani, fautori del genere musicale che più di ogni altro oggi è seguito dai giovanissimi, il rap per l’appunto… perché non cominciamo con il lanciare un hashtag, #IoNonStoInSilenzio per provare poi a creare un grande evento musicale collettivo che dia vita a qualcosa in sinergia con le istituzioni (o chi per esse), un’associazione dedicata a questo preciso problema, un luogo popolato da professionisti in cui recarsi, un numero da chiamare per confrontarsi e chiedere aiuto senza la paura di non essere capiti, di non essere tutelati.
Ho sempre creduto nella musica e forse, in qualche modo, mi ha anche salvato la vita. Perché smettere di farlo ora?
Ps. In molti mi hanno detto che questa idea potrebbe essere un’utopia perché il rapper italiano è diviso da antipatie e faide. Io credo che proprio per questo sia una buona idea, mostrare che ci si può unire e passare sopra a tutto per dare un buon esempio ai giovani.