Nelle scorse settimane sulle pagine de Il Messaggero è stato rivelato che il nuovo singolo di Tiziano Ferro scritto da Brunori Sas e Dimartino (ma anche lo stesso Tiziano rientra tra gli autori), La vita splendida, era stato presentato al Festival di Sanremo lo scorso anno da Arisa. Il brano non aveva convinto il direttore artistico, Amadeus, che lo aveva quindi scartato.
La storia recente vuole dunque che i due autori abbiano deciso di proporlo a Tiziano, il quale non solo lo ha inserito nel suo nuovo disco in uscita a novembre (vedi qui), ma lo ha anche reso primo singolo del progetto.
Dopo la notizia sono arrivate all’indirizzo di Amadeus svariate critiche. Ci sta, fa parte del gioco.
Quello che invece mi stupisce sono le critiche di alcuni colleghi apparentemente sconvolti da questa decisione di Amadeus che, per avvalorare il fatto che la sua sia stata una scelta sbagliata, fanno notare come il brano sia un successo radiofonico. La cosa mi stupisce perché un addetto ai lavori, a differenza del fruitore di musica, conosce le regole e i meccanismi di questo ambiente.
Faccio una premessa. Tiziano Ferro è sicuramente uno dei miei artisti preferiti, ma La vita splendida non mi piace. Lo trovo un “pezzo minore” tra quelli scritti da Brunori, mi annoia e non ci trovo quel guizzo che ho quasi sempre riconosciuto nei brani di Tiziano.
E non è questione di lentezza o genere del brano. Semplicemente non riesce a toccarmi nessuna corda. Capita, la musica del resto, per quanto oggettiva per alcuni, rimane a mio avviso soggettiva. Che ne so, a me piace moltissimo Il destino di chi visse per amare di Tiziano (dal disco Accetto miracoli), eppure non è mai stato considerato per essere un singolo, che io sappia.
La vita splendida è un pezzo divisivo probabilmente. Per esempio ho chiesto in redazione e a cinque di noi, me compreso, il brano non piace. A due sì.
Probabilmente, anzi sicuramente mi verrebbe da dire, anche ad Amadeus non piace. Altrimenti lo avrebbe selezionato. Parliamo di un direttore artistico con le idee decisamente chiare che ha dimostrato di avere fiuto (19 brani certificati su 25 solo nell’ultimo Festival mi sembrano un dato abbastanza indicativo).
Non trovo, quindi, per niente scandaloso che Amadeus non lo abbia preso nelle versione di Arisa. Onestamente storcerei di più il naso nel sapere che questo brano, nella versione di Tiziano Ferro, sarebbe stato da lui selezionato per il Festival, e cantato da Arisa no. Ma su questo non possiamo avere certezze.
Nel dubbio, e seguendo il ragionamento del direttore artistico secondo cui sono le canzoni a contare, una brutta canzone (secondo il mio gusto, s’intenda) rimane brutta. Che a cantarla sia Tiziano o Rosalba.
E che il brano stia andando bene in radio non indica nulla; anzi, mi appare come l’ennesimo pretesto per far titoli e attaccare Amadeus.
Mi spiego meglio. Chi fa il nostro lavoro sa che un’uscita di punta come quella di un Tiziano Ferro viene comunque sostenuta dalle radio nelle prime settimane. Parliamo di un artista che ha un grande seguito, che gode di grande credibilità e che tutte le radio (e non solo) vogliono intervistare. È praticamente scontato che abbia nella fase di lancio un buon airplay radiofonico. Per le radio è la novità del momento.
Il fatto che il pezzo sia entrato nella classifica EarOne alla #2, sceso alla #4, risalito alla #1 per poi scendere alla #6 e questa settimana alla #8 è indicativo del fatto che a differenza di altre canzoni dell’artista non stia convincendo. Il fatto che anche nella classifica FIMI dei singoli il debutto de La vita splendida sia stato il peggior debutto di un primo singolo di Tiziano Ferro in classifica è altrettanto indicativo.
Dello streaming non parliamo. Del resto sappiamo bene che il pop, soprattutto quello della generazione di artisti lanciati tra gli anni ’90 e la prima decade del 2000, fa fatica in queste piattaforme.
Insomma non ci troviamo davanti a un grande successo e sono certo, ma giuro davvero certo, che se il brano lo avesse cantato Arisa (come in origine doveva essere), non essendo Arisa Tiziano Ferro, il pezzo non sarebbe nemmeno entrato nella Top 50 delle radio. Senza Sanremo probabilmente nemmeno nella Top 100. E non di certo per demeriti artistici della stessa.
Quindi, ribadisco: non trovo scandaloso che Amadeus non lo abbia preso a Sanremo e che gli venga contestato dai fandom, ma che questo venga criticato dalla stampa, soprattutto alla luce di risultati che la stampa dovrebbe saper bene interpretare.
Se vogliamo fare un esempio, a me onestamente stupì decisamente molto di più quando, nel 2007, Pippo Baudo non prese Bruci la città di Irene Grandi, brano che poi divenne la hit dell’estate e vinse il Festivalbar. Lì, al di là dei gusti personali e dell’interprete, penso che semplicemente non si sia stata capita una potenziale hit, probabilmente presentata in uno stato embrionale.
Io non penso che Amadeus abbia sbagliato in questo caso, ma, anche se fosse, per fortuna anche i direttori artistici sbagliano, e questo mi rassicura perché vuol dire che seguono realmente il proprio gusto mettendoci la faccia.
E anche la stampa sbaglia… ricordiamo che Ovunque sarai di Irama, altra super ballad, lo scorso anno venne criticata e bocciata da diversi critici musicali come evidenziato di recente dall’artista.
Venne elogiata invece dal nostro sito che per contro, va detto, non capì subito il potenziale di Farfalle di Sangiovanni, per fare un esempio.
Ovunque sarai conta oggi, 8 mesi dopo, 3 dischi di platino, 40 milioni di stream sul solo Spotify, il quarto posto (quasi terzo con dati alla mano) nella gara all’Ariston e una buona prestazione in radio. Numeri inequivocabili in tutte le classifiche, che sono indicativi del fatto che ci troviamo di fronte ad un bel brano.
Alla luce di queste osservazioni, noi esperti del settore dovremmo ricordarci che, al di là della nostra valutazione soggettiva, le scelte di un direttore artistico devono essere osservate all’interno di una precisa progettualità, che porta la firma del direttore stesso e riflette la sua visione musicale, la sua idea di festival, la sua idea di varietà della proposta. Giusta o sbagliata che sia la scelta, almeno abbiamo un Festival con un’impronta precisa, i cui risultati parlano da soli.