In questi ultimi due giorni l’argomento più gettonato della rete, per quel che riguarda il mondo della musica, è stato sicuramente Laura Pausini e i suoi concerti allo Stadio San Siro.
Purtroppo, però, non si è parlato dei numeri da capogiro (mai raggiunti da nessun’altra cantante donna nel tempio dello sport milanese) e nemmeno dello show che, a mio parere, per scaletta, scenografia, palco, coreografie e qualità, è stato all’altezza degli show dei grandi artisti internazionali (quale poi Laura Pausini alla voce popstar è, almeno se si vuole aprire gli occhi e scrivere cose vere al di là dei gusti personali o delle proprie simpatie).
No, quello di cui si è parlato maggiormente in queste ora è del dito medio della Pausini. Probabilmente molti preferiscono prestare attenzione a tutte le parti anatomiche della cantante e così, dopo anni di illazioni sulla sua forma fisica, dopo “Yo la tengo come todos” ora siamo arrivati ad una nuova puntata di “Esplorando il corpo di Laura“…. il dito.
Per quei quattro gatti che si sono persi l’accaduto, riassumiamo brevemente i fatti: un affermato critico musicale di un quotidiano avrebbe insinuato il giorno della seconda data del tour, il 5 giugno, che l’evento latitasse in quanto a presenze.
Siccome poi il pubblico in realtà c’era (e parecchio aggiungeremmo, noi eravamo presenti ad entrambe le date e abbiamo potuto constatare con i nostri occhi), Laura durante il concerto ha detto quanto segue:
“Inizio subito con una polemica, a quello stronzo che ha scritto che stasera non c’era nessuno. E a quelli che c’erano ieri sera, era tutto sold out. Io voglio tirarmela per 2 ore e me la tiro stanotte!” a queste frasi è seguito il famoso dito medio alzato, quello alla J-Ax tanto per intenderci.
A questo punto la rete e gli addetti ai lavori si sono letteralmente scatenati e divisi tra chi difendeva la Pausini e chi, invece, le criticava il dito medio etichettandolo come un gesto volgare (che ovviamente se compiuto da un uomo, fosse stato Jovanotti come Vasco Rossi, sarebbe stato un figo pazzesco per molti… ma si sa l’uguaglianza dei sessi non è propriamente questa realtà di cui continuano a parlarci).
Per quel che ci riguarda, a chiudere la questione, è stato Franco Zanetti, direttore di Rockol, in un ottimo e preciso Editoriale che che potete leggere qui. Lui è arrivato direttamente al nocciolo della questione e ha messo un punto alla situazione: tutto molto semplice in fondo, bastava chiedere gli effettivi biglietti venduti all’ufficio stampa, a F&P che ha organizzato il tour o alla Siae e le chiacchiere si riducono a zero.
E così è stato: Rockol ha richiesto e Goigest i dati ufficiali e, in tempi brevissimi, questi sono stati rilasciati:
Per la prima data a San Siro il 4 giugno i biglietti venduti sono stati 57.197 mentre per la seconda, il 5 giugno, erano 43.191 per un totale di 100.388 persone presenti alle prime due tappe di #Pausinistadi (oltre 100.000 quindi, come da grafica realizzata ieri dal nostro Social Media Manager Marco Bertolotti e pubblicata su Twitter; la trovate più in basso).
Questo è tutto, direi che non c’è altro da aggiungere, anche se credo che qualcuno troverà lo stesso qualcosa da ridire, dimenticandosi che nessuna donna ha mai raggiunto simili risultati nel nostro paese (e all’estero, volendo proprio essere puntigliosi).
Peccato solo che si sia parlato poco di due cose.
Prima di tutto dello show e della bellezza dello spettacolo, e questo è un vero peccato perché dietro a questi due concerti ci sono centinaia di persone che hanno speso impegno, professionalità e fatica per renderlo possibile. Non parliamo solo dei grandi nomi come Alain Courthout (light designer) o di Jonathan Redavid e Giorgia Montefusco (coreografi), ma proprio di tutti i tecnici, gli attrezzisti, i montatori e quelle persone di cui a volte noi addetti ai lavori ci dimentichiamo, troppo presi a passeggiare col nostro pass al collo.
E poi anche degli appassionati (come li chiamiamo noi), quelli che in questo ambiente vengono ribattezzati fan ma che altrove sono lettori (per i quotidiani o le riviste), spettatori (per il teatro) e via dicendo che alla fine dei conti sono colori che ci pagano lo stipendio.
Oltre 300 fan si sono accampati in 75 tende a partire dai cinque giorni precedenti al concerto, ma di questo in pochi ne hanno parlato… perché non siamo più capaci, invecchiando forse, di apprezzare la passione, le pazzie e l’entusiasmo.
Noi di All Music Italia invece siamo orgogliosi di averlo fatto documentando tutto fino alla tarda notte del 3 giugno in questo video.
Detto questo, io non sono un giornalista, non ho dovere di cronaca, i conti al massimo li faccio la sera a casa con la mia coscienza e con chi mi legge; credo però che i giornalisti debbano riprendersi il loro ruolo, essere presenti agli eventi di cui parlano per poter documentare, e non semplicemente scrivere.
Ps. Alleghiamo qualche scatto amatoriale fatto nelle due serate… effettivamente nell’angolo a destra forse una decina di persone ci potevano infilare…