Morgan e la musica italiana in radio… una battaglia che arriva fuori tempo massimo e senza nessuna logica oggi.
Per chi non lo sapesse nei giorni scorsi, con l’arrivo del nuovo governo, Morgan ha spesso postato su Instagram dichiarazioni sulla necessità di tutelare il patrimonio artistico italiano, sopratutto quello musicale. Da lì l’idea di Vittorio Sgarbi: chiamare Morgan ad occuparsi di un dipartimento dedicato alla musica. Ovviamente il cantautore ha dato già la sua disponibilità in caso la proposta si concretizzasse.
Ricordiamo che oggi il Ministro Della Cultura è l’ex direttore del Tg2, Gennaro Sangiuliano e i sottosegretari sono Vittorio Sgarbi, Lucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi, quest’ultimo AD della società spettacoli dell’Arena di Verona ed ex direttore artistico del Festival di Sanremo (compreso nel 2010, anno in cui Morgan fu escluso dal cast per alcune dichiarazioni rilasciata a Rolling Stone Italia sulle droghe).
Morgan e La situazione della musica italiana oggi
Con questa proposta nell’aria Morgan è partito con un’idea che, lasciatecelo dire, arriva assolutamente fuori tempo massimo. Quella di introdurre, come avviene per esempio in Francia, delle quote minime per la musica italiana trasmessa in radio.
Una battaglia che anche il nostro sito ha portato avanti… nel 2014/2015. Una battaglia che oggi, dati alla mano, non ha più senso di esistere perché la musica italiana ha ripreso il controllo delle classifica di vendita e streaming. Resistono gli artisti lanciati dai talent, domina la musica rap, è ascoltatissimo il rap e tiene, anche se con qualche difficoltà, il pop.
Oggi le radio trasmettono molta musica italiana ed il rapporto con quella internazionale è decisamente equo. Le classifiche poi parlano chiaro.
Prendiamo per esempio le classifiche di vendita/streaming del 2021, quelle ufficiali di FIMI / GfK. L’intera Top 10, sia negli album che nei singoli, è composta solo da artisti italiani. Il 2022 prosegue su questa scia visto che nei primi trenta album più venduti del primo semestre (qui la classifica) sono solo due gli album internazionali presenti.
Lazza, Pinguini Tattici Nucleari, Rkomi, Blanco, Ultimo, Vasco Rossi, Måneskin, Marco Mengoni, thasup, Salmo, Coez… sono questi i nomi degli artisti che dominano le classifiche. Un mix tra ricambio generazionale e artisti che nel tempo hanno saputo creare una propria credibilità artistica e un loro pubblico.
Il tutto mentre il mercato ha saputo adattarsi all’epoca del digitale quella in cui, ahimè, qui tocca dirlo, il supporto fisico è quasi sparito e la musica si ascolta per l’83% in streaming.
Il problema oggi, non riguarda più il numero di brani italiani che vengono trasmessi in radio il problema. I problemi di cui occuparsi sono altri e sono quelli che sono venuti fuori durante la pandemia e i lockdown. Riconoscere alla musica in Italia il giusto valore, quello che viene dato ai libri, al cinema e persino allo sport.
Se si vuole parlare di quote c’è da lavorare sui locali di musica dal vivo, praticamente spariti con la pandemia, su una cultura della musica dal vivo che sostenga gli emergenti perché non è possibile che girando per una qualsiasi città europea, vedi Londra per esempio, entrando nei locali si possa ascoltare giovani artisti emergenti che propongono le proprie canzoni mentre in Italia, nei pochi locali dove c’è musica dal vivo, si debba suonare cover perché altrimenti pubblico e locali non sono interessati.
Le major stanno investendo molto sui giovani ma ancora non basta. Servono più possibilità concrete per gli emergenti e, se proprio si vuole parlare di quote radio, allora si parli di una percentuale riservata al passaggio di nuovi artisti, di emergenti con un proprio valore. Perché guardando le Top 100 e 200 delle radio oggi non è la mancanza di musica italiana il problema, ma la mancanza di artisti che non sono già esplosi.
La musica italiana, a suo modo, gode anche di visibilità nel mondo. Non è una caso che il trio di Producer tra i più richiesti al mondo oggi siano i Meduza, tre ragazzi italiani, che i Måneskin abbiano sfondato la porta delle classifiche mondiali e Laura Pausini, a 30 anni del debutto, vinca un Golden Globe e si aggiudichi una nomination all’Oscar per la migliore canzone originale.
Anche Enzo Mazza, CEO della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), pensa che le proposte di Morgan siano arcaiche e lo ha manifestato sui social:
“Non sapere nulla dello sviluppo del settore e proporre cose…
La musica italiana è dominante ovunque e ancora Morgan parla di quote. Con una top ten 2021 al 100% di artisti italiani ?
I fatti raccontano che negli ultimi anni, grazie anche all’innovazione digitale e agli investimenti delle case discografiche in nuovi talenti, la produzione italiana è diventata assolutamente dominante nello scenario musicale.“
Pur riconoscendo la grande cultura musicale di Morgan, qualcosa che nessuno può mettere in discussione, non si può prescindere dal capire che, per ricoprire un ruolo di questo tipo, servano persone che conoscono gli attuali meccanismi della musica, discografici e di quella live, e le vere problematiche da superare.