Oggi Tiziano Ferro compie gli anni, 42 per l’esattezza. Tra qualche mese invece saranno esattamente 21 gli anni di carriera. Praticamente quest’anno il cantautore di Latina può dire che ha passato la metà esatta della sua vita nel mondo della musica, come artista riconosciuto, stimato e amato dal pubblico italiano, e non solo.
Lo scorso anno, quando gli anni di carriera di Tiziano erano 20 esatti e su All Music Italia ne abbiamo scritto, ma senza particolari proclami. Un po’ come lui stesso, anche se probabilmente avrebbe voluto fare in altro modo, visto il periodo che tutti stiamo passando, ha deciso di non celebrare questo traguardo. Allo stesso modo è nata causalmente e istintivamente in me, e di conseguenza nella mia redazione, il desiderio di omaggiarlo.
Penso, e mi concedo questa qualità empatica, che Tiziano non si sia celebrato discograficamente per diversi motivi, tra cui la perdita del suo amato cane. Perché se ci sono delle caratteristiche che non si possono negare a Ferro e queste sono proprio l’empatia e la sensibilità. Caratteristiche di tanti ma che risultano ancora più spiccate in chi nella vita ha sofferto, e ha sofferto più implodendo che esplodendo.
Mi sono innamorato della musica di Tiziano Ferro da subito, nel 2001. E dopo il successo di Xdono l’amore è stato cementato definitivamente da una manciata di canzoni del primo disco che facevano già intravedere l vera natura del cantautore. Quella che andava oltre le logiche discografiche e le strategia di marketing. Imbranato e Il Bimbo dentro, due brani che probabilmente custodivano l’anima più recondita di quel 21enne.
Il pop ha un’anima. Che forse è diversa da quella del rock o di altri generi musicali, ma che è lì, meno banale di come la catalogano, e per questo arriva al cuore delle persone. Per questo non credo sia un problema, almeno per me, voi fate come volete, affermare che Tiziano Ferro è stato il mio artista preferito (probabilmente insieme a Grignani). E questo l’ho capito definitivamente con il suo secondo album, 111.
L’ho capito da subito con la stessa velocità di quanto ho capito da subito di amare la serie tv Twin Peaks e il personaggio di Laura Palmer. Proprio come la protagonista della celebre serie di David Lynch io e Tiziano avevamo dei segreti. Ed io l’avevo capito attraverso le sue parole ricorrenti… come croce e cicatrice. Tiziano non si è mai nascosto, non nelle sue canzoni almeno, ha sempre gridato il suo dolore e chi era. Non è stato ascoltato e quindi quel “fardello” è durato più del previsto.
Ma Tiziano Ferro, credo ne sia consapevole, con la sua schiettezza, con quei chiaroscuri crepuscolari sempre ben evidenti nei suoi testi ha fatto sentire meno soli tanti ragazzi, compresso il sottoscritto. Il libro, che sarebbe arrivato solo anni dopo, è stata una conferma in più… o meglio, leggero è stato il ringraziamento per tutti gli anni di sofferenza che ha vissuto nell’ombra e di cui noi abbiamo goduto, sentendoci meno soli, quasi sperando che non smettesse di soffrire, che non ci lasciasse soli.
Ma Tiziano non è stato solo questo, sarebbe davvero riduttivo affermarlo anche, raccontando il mio rapporto con la sua musica, ho sottolineato questi aspetti.
Tiziano Ferro è stato ed è un artista che rivoluzionato il modo di scrivere in Italia, l’artista simbolo del nuovo millennio (e forse ne è arrivato un altro, più di vent’anni dopo… Blanco). Ferro ha scritto testi spesso ermetici e li ha resi decodificabili da tutti, cantabili da tutti. Talmente era forte la verità nella voce del cantautore, talmente erano pregne di verità le sue parole che, non importa che età tu avessi, la tua cultura, la tua estrazione sociale… se eri ricettivo al pop, ti arrivava come un pugno allo stomaco. E, a differenza di altri artisti, eri sempre consapevole che stavi ascoltando e ricantando la verità.
Sono stato un fan di Tiziano Ferro… ero presente al suo primo concerto nel 2001 all’Idroscalo di Milano, cinquanta persone e una magia che non dimentico. Ero presente anche quando presentò in anteprima al suo fan club i brani di 111 e mi innamorati di Sere Nere e Ti voglio bene. Poi ho iniziato a fare “questo lavoro” ma non ho mai smesso di amare l’artista e le sue canzoni, né di ascoltarlo.
Nemmeno quando per lavoro ho spoilerato alcune sue uscite e lui probabilmente mi ha detestato. La musica va oltre tutto ciò. La vita va oltre tutto questo.
Oggi Tiziano, 21 anni dopo, è un uomo più risolto e felice ma non per questo dimentica ciò che è stato, ciò che ha passato e che altri ancora stanno passando e spero non lo dimentichi mai.
Sarà per questo che una delle poche canzoni ancora in grado di farmi piangere proviene dal suo ultimo album, Accetto miracoli, e si intitola Il Destino di chi visse per amare. Grazie Tiziano…anche per i tatuaggi e gli scudi sulle vene. il resto, quello che sta in questi puntini, aggiungicelo te.
Ps. qui parla un addetto ai lavori che per un attimo smette i suoi panni e la tecnica e decide di elogiare qualcuno che prima ancora di dire la verità, era già più eloquente di tutti. Grazie!
“La mia storia parte da dove sai
dai sussurri e le accuse a labbra chiuse
dai un sogno sigillati in una lacrima
ai tatuaggi usati come scudo sulle vede per non scordare mai…
Piangi quanto vuoi tanto io di te ricorderò il sorriso
e mi dispiace dirlo ma il destino ci ha tradito”
(Il destino di chi visse per amare)