TITOLO: Dalla Luce alla Notte
AUTORE: Marco Alemanno
EDITORE: Bompiani
PREZZO: 16,00 €
Lucio Dalla è stato uno dei più grandi artisti partoriti dal nostro paese negli ultimi 70 anni. Ne adoravo la musica, l’ironia, le contraddizioni, la gioia di vivere e lo sconfinato amore verso ogni forma di bellezza. Insomma mi ritengo un suo fan, ancor più oggi che sono quasi tre anni che se n’è andato.
Condivise queste indiscutibili premesse, sono comunque costretto a rivelarvi un’altrettanto indiscutibile verità: il buon Lucio, ovviamente in modo del tutto involontario, mi ha quasi distrutto la carriera!
Vi starete chiedendo “Perché?“
È capitato qualche giorno dopo la sua morte quando la casa editrice con cui pubblico mi chiese di scrivere un istant book sull’opera del cantautore bolognese. Secondo le loro proiezioni di vendita, se mi sbrigavo, avremmo avuto fra le mani un best seller. E ci credevano tutti, dalla Grande Distribuzione ai librai, tanto che la prima tiratura si trovava ovunque e in enormi quantità. Pure se andavi a comprare il pane potevi imbatterti in una copia di Lucio Dalla Il Numero Primo che spuntava da dietro lo sfilatino che tanto ci piace.
Sfortunatamente quel libro si rivelò commercialmente un disastro e vendette un decimo di quanto previsto. Un crollo talmente rumoroso che il mio editore ci ha messo quasi 2 anni a uscire dal coma indotto. Non so il perché di tale debacle, probabilmente un insieme di fattori: uno scrittore non all’altezza (moi), una copertina poco incisiva, la crisi galoppante. Boh. Quello che resta è solo la freddezza dei dati.
Per questo quando ho visto uscire Dalla Luce alla Notte non ho potuto evitare di farmi il segno della croce e sperare che al buon Alemanno e alla combriccola della Bompiani le cose andassero meglio. E non per solidarietà fra addetti ai lavori ma perché Lucio lo merita. Merita di essere celebrato, riscoperto e svelato anche alle nuove generazioni.
Mi sono avvicinato al libro con buone aspettative. Alemanno ha lavorato per anni al fianco di Lucio, ne è stato produttore esecutivo e compagno di vita. Chi meglio di lui poteva rendere giustizia al mondo Dalla a 360 gradi?
Il lavoro non è una biografia del cantautore bolognese ma il racconto degli ultimi 10 anni della sua vita, cioè da quando l’autore ha iniziato a farne parte. Una decade in cui Dalla si è cimentato con meno impeto nella musica che l’ha reso celebre, concentrandosi maggiormente nell’esplorazione di altre forme espressive, spaziando dalla regia teatrale all’opera lirica. Progetti iMportanti, non sempre a fuoco, ma decisamente suggestivi.
Alemanno racconta i suoi anni a fianco di Dalla con ardore, poesia ma anche tanto pudore, alla stregua di un devoto discepolo che celebra il proprio mentore senza esagerare.
Fra prove, viaggi lungo lo stivale, vacanze in compagnia di amici più o meno celebri, curiosità e tanto rammarico per il compagno strappato alla vita troppo presto, il libro si lascia godere per tutte le sue 153 pagine. Che sono un po’ pochine per raccontare 10 anni a stretto contatto di una figura di tali qualità e spessore.
Probabilmente il lavoro poteva essere fatto meglio. Sicuramente alcuni aspetti privati dell’uomo Lucio dovevano essere maggiormente approfonditi, soprattutto in virtù della profonda conoscenza e dello smisurato affetto che legava Marco al cantautore e viceversa. La scelta di raccontare senza svelare sarebbe comunque piaciuta Dalla, uno che del proprio privato ha sempre cercato di rivelare non una sillaba in più dello stretto necessario. E non per senso di vergogna o imbarazzato, come molti idioti hanno urlato dopo il suo trapasso, ma semplicemente perché riteneva il raccontare con dovizia di particolari determinati aspetti “personali’ di una noia e banalità mortali. E per uno come lui, amante del paradosso e professore d’ironia a tutto tondo, spesso il silenzio risultava la più chiassosa delle burle contro il classificatore esistenziale con cui tutti noi, volenti o nolenti, siamo costretti a fare i conti. Anche perché a riempire quel silenzio c’erano la sua musica e i suoi testi che, un poco offuscati dall’immaginario del proprio creatore, alla fine raccontavano senza mercificare meglio di qualsiasi intervista.
Ci restano quindi le scarne impressioni di Marco su un uomo che per lui è stato mentore, amato e maestro. Un maestro con gli occhi di un bambino e il passo di un viandante curioso, genio complesso e inclassificabile, creatura umana che ha saputo sorseggiare il nettare della vita come il più esperto dei somelier.
Nella sua musica fluivano la curiosità dell’edonista innamorato dell’arte di vivere, la sensibilità del poeta, l’improvvisazione del jazzista, la complessità del viaggiatore e i vizi dell’italiano medio. Il tutto frullato in una ricercata salsa popolare nata sotto il segno del tricolore.
Quindi in alto i calici per Lucio, che si è tristemente spento ma un segno nella storia della musica di questo paese l’ha indiscutibilmente lasciato. E su i calici per Marco, attore di talento, fotografo (belle davvero le sue immagini in appendice) e scrittore improvvisato di un libro che non passerà agli annali della letteratura ma che è innegabilmente zuppo d’amore.
Leggetelo di un fiato e poi spegnete la luce che intanto… il cielo c’è.
P.G.