Che casualità regala a volte la vita! Due sorelle, due cantanti, due interpreti che si sono prese la loro casella nella storia della musica italiana e come se non bastasse nate, con tre anni di differenza, lo stesso giorno.
Storie in partenza simili, quasi identiche, percorsi pieni di ostacoli scavalcati per poi trovarne subito dopo altri nuovamente da superare, epiloghi purtroppo però diversi; quello di Domenica Bertè, in arte Mia Martini, ma per tutti gli amici ( pochi veri ) semplicemente Mimì è stato un violento schianto contro l’ostacolo più grande per una persona viva: la solitudine.
Quello di Loredana invece, dopo svariati tornanti, curve a gomito, sorpassi a destra subiti e restituiti, sembra averla condotta nel porto sicuro che è per lei lo spettacolo e su tutto la musica.
Mimì e Loredana, un padre mostro ( come Loredana racconta nella sua biografia ) e la fuga verso la grande città per tentare la carriera nella musica, nel sangue di entrambe. Un amico comune, Renato Zero, compagno di scorribande, di vestiti estrosi, di attenzioni da strappare, di vittorie per ingaggi anche minimi pur di lavorare e attese di quell’esplosione arrivata poi magicamente per tutti e tre.
Iniziò Mimì quando agli albori degli anni 70, dopo le prime titubanti prove, inanellò un successo dietro l’altro ( Minuetto e Piccolo uomo su tutte ) che la catapultarono nell’olimpo delle interpreti, le più grandi, le più personali, per circa un decennio, fino ad un premio della critica istituito appositamente per lei a Sanremo nel 1982; in un anno dove si cantava di Felicità e Storie di tutti i giorni, lei con E non finisce mica il cielo, scritta dal suo compagno Ivano Fossati e strappata al repertorio di Mina a cui era destinata, emozionò la platea ed i sempre rigidi giornalisti tanto da spingere a creare appositamente il premio che elogiasse la canzone importante e non quella che ti entrava in testa subito.
Rappresentò anche l’inizio di una momentanea ma dolorosa pausa, giusto il tempo di un singolo successivo, quella Quante volte che rimase a lungo il suo ultimo successo, un successo lungo sette anni prima del ritorno.
Per contro la carriera della sister Loredana si muoveva in maniera inversamente proporzionale a quella di Mimì; eppur Loredana dei successi importanti li aveva già messi a segno negli anni 70, ( Sei bellissima, Dedicato, E la luna bussò ) ma per lei gli albori degli 80 furono gli anni del miracolo. Mentre Mimì sfioriva sotto accuse che nemmeno voglio ripetere, pronunciate da qualche “Piccolo uomo“, ma potente da trasformare una chiacchera in verità, Loredana diventava sempre più bella e volutamente sfacciata. La minigonna divenne il suo status symbol e la sua voce, quella di una tigre che aveva trovato la via libera tra le sbarre.
In alto mare, Non sono una signora , Per i tuoi occhi, Il mare d’inverno, Acqua, la resero, tra le altre, la signora che non voleva essere, o forse sì… per lo meno della musica.
E mentre ad ogni 20 di Settembre Loredana festeggiava un anno in più di successi, Mia sprofondava nella dimenticanza più assoluta.
I destini però inevitabilmente si invertono di nuovo. E’ il 1989 quando mentre Loredana galleggia, arrivando da canzoni di successo popolare ma non in egual misura nelle vendite ( Re, Fotografando, Io, La corda giusta ) e fa più notizia per il gossip, la Bertè maggiore viene riabilitata da un Aragozzini strafottente nei confronti delle dicerie. La rivuole a Sanremo e lei presenta quasi da outsider un brano intimo, scritto anni prima da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio, che lo stesso Lauzi aveva conservato perché fosse cantato proprio da Mia. Almeno tu nell’universo sin dalle prime note straccia la concorrenza; si capisce che non è il brano per la vittoria nella gara, ma che sarà quello che vincerà nel tempo. E’ un enorme successo e da li per un lustro Mia Martini torna ad essere la grande interprete che non aveva mai smesso in realtà di essere. La voce è più rauca, rotta da anni in cui forse non è stata sempre dedita al non vizio, ma è tremendamente bella, espressiva, con poche pari. Canta, tra le altre, la bellissima Donna.
Nei primi 90 Loredana combatte con la vita privata che è diventata prigioniera del gossip, con un matrimonio da favola trasformato in malattia come la miglior soap vuole e naufraga tra canzoni che non passano alla storia anche quando meriterebbero come In questa città che le compone appositamente Pino Daniele. Mimì si riconferma invece a Sanremo con La nevicata del 56 , il duetto già classico con Roberto Murolo, Cu’mme, scritta da un non troppo conosciuto all’epoca Enzo Gragnianiello e poi Gli uomini non cambiano con cui torna a Sanremo nel 1992, arrivando seconda e volando nella top 10 degli album più venduti.
E prova ad aiutare anche Loredana a rifiondarsi nella musica accettando il duetto Stiamo come stiamo, nel 1993 da presentare proprio a Sanremo. Va male, malissimo: la canzone arriva penultima, sul palco la resa è pessima ma la cosa sembra far male soprattutto a Mia. Mentre Loredana infatti gira l’angolo e trova l’estiva Mi manchi, tristemente biografica, ma efficace ed amata dal pubblico, seguita l’anno dopo dalla riuscitissima Amici non ne ho, Mimì risprofonda non riuscendo più a trovare altri successi significativi. E’ il nuovo ostacolo contro cui però andrà a sbattere rovinosamente.
A Maggio del 1995 a 47 anni Mia Martini viene ritrovata senza vita. Se ne dicono tante: droga, medicinali in dosi sconsigliate presi per un fibroma all’utero per cui non voleva operarsi, botte dall’anziano padre con cui sembrava essersi riconciliata, pettegolezzi svariati ancora un’altra volta. Forse era solo una tremenda e lancinante solitudine. Se ne son dette davvero tante ed anche Loredana ha provato a dare la sua di verità.
Da allora anche per lei è tornato il buio, che l’ha portata a cedere più volte psicologicamente e ad indurire un carattere già coreaceo di suo. Si ricorda un Sanremo, quello del 2002, in cui veniva quasi protetta da Pippo Baudo, una Music farm in cui inveiva contro l’entourage e l’anno dopo contro una malcapitata Viola Valentino, dischi annunciati e poi puntualmente rinviati, cambi di casa e liti di condominio, telefoni isolati dal mondo.
Se ne sono dette e viste talmente tante ma anche in questo caso, forse, era solo quella brutta bestia della solitudine.
E’ durata quasi vent’anni la morte nel cuore di Loredana, quella voce spezzata della sorella nella sua testa, quell’aiuto che forse avrebbe potuto dare, ma che come racconta lei stessa, non diede rispondendo alla chiamata che Mimì quella sera le fece. Ma oggi festeggia Loredana; festeggia 66 anni nuovamente su un palco, con un disco che l’ha riportata in classifica, realizzato assieme a tante amiche, prodotto da una super amica, Fiorella Mannoia.
La tigre ruggisce ancora e non ha assolutamente deciso di arrendersi ma di tornare a vincere.
L’epilogo è diverso si diceva quindi, eppure da quella sfortunata notte di 21 anni fa anche Domenica ha trovato la sua vittoria. Nessuno può più parlar di lei come non doveva, nessuno può inventarsi cose. Da allora di lei parlano solo le sue canzoni e… mettono a tacere tutti.