Il nuovo singolo di Annalisa apre all’album “E Poi Siamo Finiti Nel Vortice“, in uscita a fine mese, e chiude idealmente la trilogia sui sentimenti articolati del nuovo percorso cominciata con “Bellissima” e continuata con “Mon amour“.
E quello di Annalisa può definirsi davvero un percorso, una sorta di strada imbucata che stavolta però la vede in discesa, senza ostacoli da aggirare, tra colori nitidi e dimensioni definite.
Il tutto era partito per l’appunto con “Bellissima“, succosa anteprima di successo, tra suoni dance, vocalizzi come sempre dritti a mo’ di lama di spada, precisi ed adattissimi al mood elettronico dove la nostra disquisiva sull’ errore di un lui, reo di averla lasciata sola ad aspettarlo.
Lasciato l’inverno alle spalle ci si era poi buttati in una primavera/estate di promiscuità curiosa con “Mon Amour“, risultato nel testo di sperimentazioni di corteggiamenti da dancefloor, abbastanza spinti da immaginare ci potesse essere anche un dopo.
Adesso, mentre l’estate volge al termine ed il malinconico autunno ci aspetta alle porte, dopo tanto affollamento Annalisa resta una “Ragazza Sola“.
Ma non si parla di una situazione sentimentale; Annalisa è sola nella consapevolezza di poter contare su se stessa, come donna, come anima, riconoscendosi anche nella solitudine per l’appunto.
Questo brano ha anche il merito di ricongiungerla dal punto di vista squisitamente vocale con la Annalisa del passato, senza rinunciare però alla struttura elettronica che qui diventa anche più minimale, affidandosi, oltre che ad alcune bellissime note lunghe, a suoni pieni di echi e di enfatizzazioni affascinanti.
Questo brano può così considerarsi un epilogo della trilogia per una serie di motivi. Il primo dal punto di vista musicale.
La cantautrice savonese è come se avesse messo il piede con convinzione sul binario della musica danzereccia, avesse spinto aumentando i giri e poi, arrivata al culmine, avesse scalato marcia per rallentare, pur mantenendo però la stessa matrice negli arrangiamenti come si diceva; un’elettronica piena di atmosfere, di echi che solo la sua voce, già descritta come dritta e precisa, ma allargabile nella descrizione tranquillamente ad una delle più belle e riconoscibili del nostro panorama musicale, rende più tangibili, più reali.
Può considerarsi trilogia ancora per la sorta di esplorazione intrapresa nei testi che la vedono passare da donna in attesa a donna che non attende per nulla ma prende ciò che vuole, fino alla consapevolezza con cui si ritrova a ragionare su se stessa.
Anche dal punto di vista dell’immagine Annalisa ha giocato molto con se stessa e questo sia nelle copertine dei singoli che nei video clip.
Ha giocato a fare la sexy, mostrando prima se stessa, rossa fuoco e seducente, poi indossando una parrucca bruna in stile Valentina di Crepax, che come il personaggio lascia subito pensare a situazioni sexy/noir e adesso torna con un taglio corto e sbarazzino, biondo, che di primo impatto mi ha ricordato la bellissima e compianta Virna Lisi, che pure in qualche suo lavoro cinematografico/televisivo ha utilizzato.
E’ un gioco? E’ una sola donna con tante immagini e varie personalità? Forse e ci sta.
Ci sta nella bellezza proprio dell’essere donne e Annalisa oggi, complice probabilmente anche una trovata serenità personale e sentimentale, ha smesso di essere una ragazza alla ricerca di un’identità, anche musicale per trovarsi ed avere anche maggior coraggio nel donarsi.