Oggi vi presentiamo in anteprima il video di Io tu e i miei mostri. Un pezzo – disponibile in radio e sui digital stores proprio da oggi – che ci mette in contatto con la realtà di Barry Mad.
Un rapper/cantautore che è stato capace di costruire attorno alla propria proposta un contesto profondo e originale, dando alla propria proposta un’impronta che potrebbe farlo emergere in una scena al limite della saturazione.
Un’indole contemporanea e per nulla banale, che guadagna punti in originalità grazie alla scelta di avere il concept della personalità come chiave di lettura del proprio repertorio.
Il complicatissimo mondo della psiche prende una forma pop, perfettamente centrata in Io tu e i miei mostri, dove scopriamo la convivenza estrema di Barry, “acida e costante”, con i mostri della propria mente.
Il tutto gestito con una cifra molto profonda, che permette al giovane di conquistare attenzione e merito.
Abbiamo intervistato Barry Mad per dargli modo di farsi conoscere meglio, prima di lasciarvi alla clip del brano.
INTERVISTA A BARRY MAD
La pellicola Split ha ispirato il tuo nome d’arte. Ci racconti questa scelta?
Sì, cercherò di essere meno coming soon possibile per rispondervi. Split mette in scena la storia vera di Billy Milligan, l’uomo dalle 24 personalità. L’identità mi ha sempre affascinato, potevo scegliere Mattia Pascal, magari per dare quel tocco made in Italy, ma alla fine ho tenuto solo il mad senza la e.
Chi ha visto il film sa che Barry ha la possibilità di scegliere di far entrare nella luce le altre personalità. È un creativo fashion designer e questo mi accomuna ancora di più al suo personaggio, perché mi occupo di grafica e illustrazione, giocando a mio modo con la moda.
La componente psichica mi ha sempre influenzato, fin da piccolo mi sono sempre sentito con una presenza vicina, costante e compulsiva. Penso che arrivi un momento in cui ogni cosa prende il suo volto o ogni cosa prende il tuo volto.
Oggi presentiamo Io tu e i miei mostri. Mi racconti questa canzone?
Io tu e i miei mostri è il ritratto di una convivenza nevrotica con i propri mostri interiori. È mettere in luce – per ricollegarmi a Barry – parti di me che tenevo nascoste.
Vorrei far arrivare questo senso di depersonalizzazione a chi vive questo stato mentale. Racconto com’è vivere, amare, respirare moltiplicando il respiro per tre, per quattro o per cinque,… facciamo per sette che è il numero ossessivo di Barry.
Questo non vuol dire che sono un caso da internare ma vorrei, magari un giorno, diventare un caso per qualcuno da interiorizzare.
Il tuo stile sospeso tra rap e cantautorato è piuttosto inflazionato tra gli emergenti in questo momento. Quale credi possa essere il valore aggiunto della tua rispetto alle molte proposte che sentiamo?
Il mio stile è sospeso in realtà tra un ricerca costante e un cambiamento continuo, è questo che mi differenzia. Il mio bisogno di comunicare ha tante forme diverse e spesso vivo in maniera invasiva ogni tipo di selezione.
Ho iniziato con il rap ma non ho molto da dire con il rap. Ascolto cantautori ma non giro con una chitarra. La musica è solo una giacca che metto alle parole. A me interessa scrivere e lasciare pezzi di me nelle tasche di chi mi ascolta.
Ecco credo che questa sia la differenza: l’esigenza. Io ho iniziato a scrivere con Barry come rimedio agli attacchi di panico. La scrittura è un po’ il mio Xanax. Anche se adesso va tanto di moda usarlo nelle canzoni, ma questa è un’altra storia o forse un’altra stories …
Hai mai pensato di partecipare ad un talent?
Me l’hanno detto diverse volte e eorrei aprire una piccola parentesi sull’argomento. Il mio rapporto con i talent non tende solo sulla critica, mi piace contraddirmi o scoprire che non avevo ragione. Ho sempre in un certo modo ammirato chi si mette in gioco senza paura in questa grande esposizione mediatica.
Ho conosciuto diverse persone che hanno partecipato come concorrenti a diversi talent. Il fatto è che durante quel periodo diventi il Netflix degli italiani e tutti dicono la loro, quando tu non hai modo, in maniera completa di dire la tua.
Ah comunque, per rispondere alla domanda mi trova molto più a mio agio in un percorso indipendente. Poi chi lo sa… lasciamo spazio all’imprevedibilità.
Se potessi scegliere un artista con il quale incidere un feat a chi lo chiederesti? Perchè?
Questa domanda mette in crisi tutte le personalità presenti in Barry. Trovandomi in un contesto borderline artistico non ho una vera e propria scelta nitida, vado in crisi anche per scegliere una pizza.
Se devo scegliere un artista di riferimento che mi ha fatto da torcia in questi anni, quello è Dargen D’Amico. Ho partecipato alle selezioni di Area Sanremo con la mia ex band. Lui era in giuria e ancora oggi ho un grande rimpianto, quello di averlo conosciuto con un testo che non rispecchiava a pieno ciò che volevo comunicare. Però tutto serve, diciamo che “adesso sono qui” e svela in maniera velata un secondo artista che stimo tantissimo, Ghemon.
All Music Italia ospita in anteprima il video del brano. Sei soddisfatto del risultato?
Sono molto soddisfatto della riuscita del video. Dietro ogni videoclip c’è una storia, a me piace seguire ogni fase di quello che racconto. Ho avuto la fortuna di lavorare con il mio socio del progetto, Maurizio Diomedi, fonico e videomaker. Inizialmente dovevamo girare il video a Roma, con delle ragazze che frequentano l’Università lì.
Però ci sono stati problemi con la location, così mi sono trovato di nuovo a reinterpretare il concetto di convivenza della canzone. Girando da Tiger ho visto un ring per le dita e altri oggetti in miniatura e lì ho avuto l’idea di portare nel video il pop surrealismo di alcune scene con uno squarcio di vita quotidiana, ripresa in chiave amatoriale.
Voglio svelarvi una curiosità, tutto è partito da un’applicazione di Lana del Rey super 8 mm, l’ho installata e ho iniziato a sperimentare e a documentare quello che ci succedeva.
Questa è la mia Io tu e i miei mostri.
ANTEPRIMA VIDEO – IO TU E I MIEI MOSTRI
CHI È BARRY MAD
Barry Mad è lo pseudonimo di Lorenzo Giustozzi (classe 1991). Nel 2011 fonda insieme a due amici il gruppo 60 Frame, collettivo elettropop/rap. Nel 2012 partecipa al programma televisivo Music on the road in onda sul canale televisivo Match Music Sky.
Nello stesso annola sua band arriva tra i 60 semifinalisti di Sanremo Giovani con il brano Lontani per sempre.
Nell’estate 2013 partecipa e arriva in finale al Festival di Castrocaro, andato in onda il 19 luglio in diretta su RAI 1. In seguito il trio diventa un duo per via dell’abbandono di uno dei componenti e in questo periodo Lorenzo inizia a scrivere testi anche come autore oltre ad essere cantante dei 60 Frame.
A Dicembre 2016 pubblica il singolo Je suis sempre con i 60 Frame prodotto da Emilio Munda (autore e produttore Sugar).
In questo periodo sta lavorando al disco con la produzione di Enrico Botticelli e Maurizio Diomedi affiancato dall’Ufficio Stampa Chiasso.
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