Domani, 6 aprile, uscirà Il Canto dell’Ape, curioso titolo del nuovo singolo di Rita Zingariello.
Il nostro sito, da sempre attento alla musica emergente di ogni genere musicale in cerca di una vetrina, ha oggi il piacere di ospitare Rita con l’anteprima esclusiva del suo videoclip. Quella che conoscerete meglio è un’artista con un suo percorso artistico fatto di incontri e canzoni importanti.
Ma chi è Rita Zingariello? Facciamo un passo indietro per conoscere la sua storia e il suo rapporto con la musica…
Rita Zingariello è un’artista pugliese da sempre innamorata della musica e del pianoforte. Si diploma in canto nel 2005 e nel 2008 pubblica E’ Alba, il suo primo EP da cantautrice.
Nel 2012 trionfa ai contest Musica è e Sanremo Rock, e riesce ad arrivare in finale al Festival di Castrocaro. Proprio in quel periodo prende consapevolezza dell’importanza del live e inizia a girare l’Italia per concerti mentre, in contemporanea, si avvicina alla musica jazz.
La passione per questo genere è tale che la porta a pubblicare l’album Incondizionatamente in cui è affiancata dai musicisti Daniele e Tommaso Scannapieco, Ettore Carucci e Giovanni Scasciamacchia. Il suo obiettivo con questo progetto è quello di avvicinare e far innamorare un tipo di pubblico diverso più attento alla qualità artistica di un’opera che al suo valore commerciale.
Nel 2014 pubblica il suo terzo album Possibili Percorsi, un progetto prodotto da Phil Mer che la porta contestualmente ad esibirsi in diversi contest musicali oltre che ad aprire i concerti di artisti di punta nella scena musicale italiana come Gino Paoli e Danilo Rea, Paola Turci, Mario Venuti e la PFM.
Nell’aprile 2017 Rita Zingariello inizia a lavorare al suo nuovo progetto discografico con il chitarrista Vincenzo Cristallo, che si occupa degli arrangiamenti dello stesso. Per lavorare in totale autonomia l’artista si affida a una campagna di crowdfunding per finanziare il disco. L’obiettivo è raggiunto e i fondi raccolti sono addirittura più del doppio rispetto a quelli inizialmente richiesti.
Da qui prende vita il nuovo album, Il Canto dell’Ape, in uscita il 6 aprile in contemporanea con l’omonimo singolo di cui oggi vi presentiamo il video in esclusiva.
IL VIDEOCLIP IN ANTEPRIMA
“Il pensiero di una storia da perdonare, improvvisamente abbandona l’ombra della stanza e risponde al richiamo di un ronzio insistente.
Fuori c’è un moto armonico, una continua ricerca di equilibrio: è il buon odore della primavera.
Al centro della scena, il canto dell’ape, elegante e senza vanto, accompagna storie quotidiane di desideri incompiuti, di attrazioni e contrasti, di rigidità e rabbia evaporata che provano a sciogliersi accomunati dal bisogno di fuggire le paure.”
Con queste parole Rita Zingariello descrive il videoclip che potete vedere qui a seguire.
Un video colorato dal sapore quasi vintage con immagini evocative dai nonnini che giovano a carte ai balconi a ringhiera di un vecchio condominio in cui la propria esistenza si incrocia con le vite degli altri vicini come ormai oggi accade sempre meno.
L’ALBUM
Rita ci parla così del suo nuovo disco…
“Il disco è stato pensato a casa mia, dove spesso scrivo in solitudine per riordinare pensieri. E’ un’azione che, oltre a farmi stare bene, è diventata la mia unica e migliore psicoterapia.
Con questo disco ho svelato a me stessa dove sono arrivata e come ci sono arrivata.
Le canzoni sono nate con più penne, una chitarra e un pianoforte. Ho riempito fogli di parole e scarabocchi.
Ai fogli che non sono finiti accartocciati è toccato di finire catalogati in uno schedario verde mela ad anelli, da cui ho poi scelto le undici tracce di questo album.
Quando sono stata convinta di liberare in volo le canzoni ho incontrato Vincenzo Cristallo, chitarrista amico, con cui ho condiviso l’avventura dei live del mio album precedente, “Possibili percorsi” e a cui ho deciso di affidare gli arrangiamenti di questo ultimo disco.
Le atmosfere e le influenze che hanno ispirato l’album sono tante e diverse tra loro, dal pop d’autore all’indie-rock, dalla musica dub al bluegrass, con sonorità vintage e moderne insieme, dove la costante è l’uso di strumenti acustici (protagonista assoluta la chitarra), uniti ad un utilizzo minimale dell’elettronica.
La voce “pulita” e la semplicità dei testi, ci hanno condotto attraverso un viaggio fatto di verità e rinascite, di intimità e istintività, dove parole e melodie si sono contaminate con l’aria internazionale degli arrangiamenti.
Il vestito finale dell’album lo abbiamo confezionato nello Stones Lab Studio, dove la disponibilità e la professionalità di Leo Zagariello, che ha curato la ripresa del suono e di Angelo Nigro, che si è occupato delle programmazioni e della post-produzione del disco, hanno materializzato le nostre idee iniziali.
Il risultato è un progetto moderno, rivisitato in un’ottica crossover, in cui tanti sono i generi che si fondono con un’idea di partenza semplice ma al tempo stesso forte e di carattere.”
Rita Zingariello presenterà l’album a Bari al Teatro Forma il prossimo 4 maggio.
IL CANTO DELL’APE – TRACK BY TRACK
Ecco a seguire il racconto, traccia dopo traccia, delle canzoni contenute in Il Canto dell’Ape.
AMSTERDAM
Il testo nasce da un viaggio prenotato per caso ad Amsterdam con la volontà di ricongiungere una parte di sé col mondo. E’ estate e le strade sanno di legno e di mare in un luogo che sembra slegato dal tempo. La canzone rimanda dai primi ascolti alla piacevole invasione di colore negli occhi. La leggerezza e la semplicità volute nell’arrangiamento sono arricchite da una nota malinconica richiamata dagli archi a metà brano, quasi a voler sottolineare una più profonda volontà di trasformare i pesi del passato in ricchezza del presente.
IL CANTO DELL’APE
Le cose incompiute, la staticità di una stanza e il mondo in movimento intravisto attraverso una finestra aperta. La coscienza sopita, inaspettatamente, inizia a cantare: è arrivata la primavera, sorride ed è pronta ad uscire dalla stanza per allungare la mano a quel mondo che fino ad allora non aveva mai perdonato.
BALLO FERMA
La fretta, la curiosità, l’inutilità delle parole… Non può esserci tempo per la noia! Ballare, mangiare, parlare nel proprio unico modo, decidendo di essere solo come si è, sognando e senza arrabbiarsi mai. La cantautrice si spoglia completamente in un’ironica autobiografia. In un’atmosfera danzante e fluttuante, manifesta il suo desiderio di trovare leggerezza in quelli che si ostinano a prendersi troppo sul serio.
Durante le prove, l’abbaio ritmico e intonato di Babi, il bassotto di Vincenzo (chitarrista e arrangiatore del disco) diventa ispirazione per il ritornello e si unisce al Duni Jazz Choir di Mario Rosini. Il risultato è un mix frizzante di sonorità acustiche e ritmiche che strizzano l’occhio da un lato al rock, dall’altro alla dance.
SPALANCA
La paura ha bisogno del coraggio come il tempo ha bisogno della pazienza. Ci sono cose che ti costringono ad aspettare, anche quando stavi proprio ad un passo dal traguardo. E allora ci sono due modi per affrontare l’attesa: l’ansia e la pazienza. Così, mentre vedi gli altri tagliare il traguardo prima di te, capisci che non ha nessuna importanza arrivare primi. L’importante è godersi l’arrivo.
L’idea dell’arrangiamento è partito da una chitarra resofonica con un’accordatura aperta. Il risultato è una ballad con influenze bluegrass, in cui il ritornello si ispira al trip-pop con una vena indie-rock.
SENZA NOTA SUL FINALE
Il brano elogia la bellezza delle piccole cose. La musica crea un’atmosfera intima e confidenziale. L’atmosfera si muove attraverso una molteplicità di sonorità: partendo dalla strofa iniziale in cui la semplicità di un foglio e un guitalele richiamano il modo in cui nascono le canzoni di Rita, si passa attraverso sonorità dub e vintage fino alle chitarre western, che ricordano i film di Sergio Leone. Nella dimensione conclusiva la fisarmonica e il coro conducono in un ambientazione volutamente popolare. Sembra quasi che dalla stanza creativa ci si spostasse in una piazzetta francese a fischiettare e canticchiare il brano finito.
PREFERISCO L’INVERNO
Una chitarra flamenco vissuta di storie e una frase estratta da un testo mai completato. Non c’è niente e nessuno che possa risanare un taglio ancora aperto. L’atmosfera intima, dolce e struggente insieme, di questo brano, sembrano sospendere a mezz’aria il fluire del disco per un minuto e mezzo.
IL GIOCO DELLA NEVE
Aspettare che l’amore sia pronto a riconoscere se stesso, significa ibernare il proprio cuore, tenerlo in sospeso senza il peso della responsabilità.
Il freddo dell’indecisione, nel suo essere così invisibilmente pesante, si contrappone all’esplosione passionale del tango, lasciando intravedere il desiderio profondo di sciogliere quel ghiaccio e arrendersi al sentimento. Negli arrangiamenti il tango viene riprodotto attraverso un ritmo dubstep, una chitarra vintage e sequenze elettroniche che citano, come fossero uno strumento aggiunto, alcuni samples estratti da una delle versioni più belle di Milonga de amor dei Gotan Project, Santa Maria (Del Buen Ayre).
SICURE SIMMETRIE
Una casa perfetta, il successo ambito e raggiunto, la sicurezza di essere in cima ed avere tutto sotto controllo, continuando a guardare in alto. Poi d’improvviso la vertigine. E’ tutto finto e il tradimento è stato solo la scoperta di una fiaba di carta, dove la dolce follia dell’amore è completamente evaporata in un ballo da troppo tempo ingessato!
L’arrangiamento mischia atmosfere psichedelico-elettroniche con i suoni acustici di chitarra e contrabbasso. La batteria dell’ultimo ritornello sembra suonata in un capannone vuoto, lontano dal resto della band, quasi a voler sottolineare il concetto di separazione e solitudine.
RIBES NERO
Non c’è arma “buona” per combattere una guerra. C’è il nero. E l’aspro e l’amaro. A volte è solo questo che vedi e senti. L’apparenza confonde il tuo essere, ti perde nel gorgo dell’incertezza e impastoia il tuo coraggio.
Reggere l’urto iniziale, andare oltre e tener duro fino in fondo, è per pochi.
Le atmosfere di questo brano richiamano ritmi R&B, quasi hip-hop, che contrastano coi suoni più pop degli strumenti solisti e del canto, fino ad unirsi con le sonorità gospel del coro finale.
SIMILI E CONTRARI
Il bisogno di piacergli prima, la paura di deluderlo poi. Infine la consapevolezza che la verità di un figlio può affondare le attese di un padre. Soprattutto se in quella verità è insediata la sua felicità. Ma i sentimenti buoni restano buoni e non devono far male. Non possono far male!
Nel ritmo mediterraneo con sonorità calde e decise, tra gipsy e reggaeton, emerge il tema dell’amore vero che, con tutta la sua bellezza, fa da scudo contro ogni insidia dettata dalla paura dell’ignoto.
IL BACIO CON LA TERRA
Un cane che gioca sotto la pioggia battente diventa ispirazione di una riflessione. Le proprie paure più intime si possono superare solo lasciandosi attraversare dal dolore. La pioggia diventa una sorta di benedizione, una specie di collante tra cielo e terra, tra quello che siamo e quello che potremmo essere, tra l’abbandono e il ritrovarsi.
Il brano è una vera e propria esperienza sensoriale, in cui ci si perde nel buon odore della terra bagnata e, tra le carezze classiche degli archi (arrangiati da Valter Sivilotti), si può gustare il faticoso raggiungimento della libertà sognata e della tanto attesa rinascita.
RISALIRE
Un testo scritto dalla cantautrice nel 2014 dopo la fine di un’importante storia d’amore. La canzone, inizialmente non prevista nell’album, è stata suonata da Rita durante una delle pause in studio di registrazione.
Affascinata da un Fender Rhodes, la cantautrice si avvicina allo strumento, suona e canta questa sua “vecchia” composizione, ignara del fatto che Leo, nella sala di ripresa, stia registrando il tutto. Durante la registrazione nessuno conosceva ancora il significato di speranza e rinascita che avrebbe assunto quel testo qualche mese dopo, così, per volontà di tutti, la canzone è stata aggiunta alla tracklist dell’album.
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