Indennità di discontinuità, dopo un percorso che inizialmente non prevedeva questa misura nella legge di bilancio attuale, oggi arriva la conferma dell’approvazione.
Ma cosa è successo in questi giorni?
Il 19 dicembre si è svolta una conferenza stampa richiesta dalle maggiori sigle di tutela dei lavoratori dello spettacolo (La musica che gira, ARCI, Forum Arte e Spettacolo, CGIL, ReteDoc, Centro studi DOC). L’obiettivo della conferenza stampa era proteggere la norma che avrebbe permesso di percepire l’indennità di discontinuità, obiettivo raggiunto.
Sono numerose le questioni legate alla cultura che sembrano prendere un’altra direzione in questo nuovo governo, prima la bufera sulla misura 18App che a quanto pare non è cancellata ma modificata come ha sottolineato Giorgia Meloni in persona sui social. Ora questa mancanza che è stata risolta oggi.
Ma, facciamo un passo indietro…
Indennità di discontinuità era a rischio. Cos’è successo?
Avevamo parlato poco tempo fa di una giornata storica per i lavoratori dello spettacolo. Si andava verso l’indennità di discontinuità approvata da tutte le forze politiche, un accordo senza precedenti, una riforma che avrebbe migliorato la situazione attuale riguardo il welfare dei lavoratori dello spettacolo (ne abbiamo parlato qui)
L’approvazione dell’indennità di discontinuità è arrivata dopo un complicato iter di confronto durato anni tra la politica, le realtà del settore, professionisti e professioniste che ne fanno parte. Processo che, in caso di rifiuto delle coperture sull’indennità di discontinuità, sarà stato completamente vano.
L’indennità di discontinuità è lo strumento fondamentale per rendere i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibili e necessarie anche in termini contributivi.
In parole povere: per esempio io scrivo canzoni e ad oggi il mio lavoro di scrittura, pensiero, ricerca non è ricompensato. Attuando questa riforma verrebbe garantito un reddito che mi permetterebbe di vivere del mio lavoro. Oggi questo non accade perché tutto è legato alla “vendita” del prodotto.
Quel lavoro non visibile al pubblico, ma che è indispensabile per ogni concerto, ogni spettacolo, ogni esibizione, è riconosciuto dall’indennità di discontinuità: un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici che per essere esigibile dal 2023 deve essere finanziato dal Governo con la legge di bilancio e che richiede l’approvazione dell’emendamento che stanzia almeno 150 milioni per finanziare il provvedimento.
La richiesta che ha unito il coro delle sigle a tutela dei lavoratori stato ascoltato.
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