Il nuovo album di Briga Che cosa ci siamo fatti uscirà il prossimo primo giugno (QUI la nostra videointervista di presentazione).
Un album che mette in risalto le capacità compositive e cantautorali dell’artista romano che, dopo aver iniziato come rapper, è sempre più riconosciuto come un artista completo e capace di far emozionare.
Ecco l’album spiegato traccia per traccia.
CHE COSA CI SIAMO FATTI – TRACK BY TRACK
L’apertura dell’album è affidata a Se ti sbranassero gli squali: non c’è intro strumentale in questo primo brano ma solo il “cantato” perché arrivi immediato all’ascoltatore il significato delle parole e il tema principale del testo: la repulsione dell’artista nei confronti del cacciatore e del carnivoro immaginando di mettere le ali ai predatori per farli volare via (“Ciao../ Volevo dirti/ Che anche se non vuoi/ Io sarò con te/ Fino a quando poi/ Tutti questi squali/ Intorno a noi/ Non avranno ali/ E se ne andranno via/ Senza nostalgia”).
Title-track del disco, brano dalla forte matrice british-rock che ha anticipato l’uscita del disco, in radio dal 18 maggio, Che cosa ci siamo fatti è un’analisi delle storie d’amore di questa generazione, fondate su un forte senso di dislocazione…molto spesso ci si aggrappa ad un’altra persona e non si riesce ad accettare la solitudine come assunto dell’esistenza umana, finendo quindi col farsi del male a vicenda (“Di errori potrei/ Non farne più/ E ognuno dei miei/ Comunque sei tu/ Che mi manchi sempre più/ Con quegli occhi stanchi/ Tu sai che dovrei accorgermi/ Dell’ansia che hai/ Vivendo con me/ Che non sono come tu.. ..come avevi in mente”).
C’è tutta la nostalgia del ritorno alla normalità in Ciao Papà e una citazione fortemente voluta, ‘Io vorrei bere una Coca con te’ (di Frank O’Hara): la semplicità delle emozioni raccontate nel testo sono esaltate da una composizione armonica volutamente semplice. Il brano funge da anello di congiunzione tra passato e futuro; Briga fa i conti con se stesso, accetta ciò che è e lo metabolizza raccontandolo al padre (“Ciao Papà/ Che il mondo fosse scomodo/ Non è una novità/ Io sono sempre il solito/ Ma a volte non mi va/ Sorridere per niente/ Mi fa sentire uguale/ A tutta questa gente/ Di sale/ E io vorrei bere una coca con te/ Camminando per la strada/ Di domenica alle 3/ Quando mi porti allo stadio/ Con il freddo che c’è/ sento addosso il tuo profumo/ Tra i fumogeni di un gol/ E l’amaro del caffè/ Ciao papà/ Ricordi che il mio sogno era/ Giocare in Serie A…”).
Negli occhi tuoi è la ballad del disco: quando hai di fronte la persona che ami sapendo che non è quella giusta per te, e quindi la ami ancora di più (“Come se/ Tra di noi/ Fosse immenso/ E tu non sai che dire/ Ancora/ E trema la città/ E crollano le mie insicurezze/ Con le esitazioni”).
In un mondo in continua evoluzione, ci sono cose che stanno lì e non cambiano mai come le stelle nel cielo, come Roma, come Trastevere, come il campionato di calcio, come la cenere di una sigaretta che finisce troppo presto. Questa è la traccia num #5 Mi viene da ridere (Trastevere), un brano privo di pause ritmiche ad evidenziare il costante inseguirsi del tempo (“E se guardo le stelle/ Sono sempre le stesse/ Che guidavano mamma e papà da ragazzi/ Negli anni ’70/ E non cambia mai niente/ Certe cose non hanno età/ Meritiamo l’eternità/ Come “L’ultima cena”).
Dopo di noi, nemmeno il cielo sintesi ben riuscita tra il pop e il rap, tra strofe ritmate e serrate ai ritornelli cantati. E’ questo il genere che contraddistingue Briga e che lo rende padrone del cross-over, come già successo con le hit ‘Sei di Mattina’, ‘L’Amore è Qua’ o ‘Come un Tuono’. La produzione di questo brano è di Yoshimitsu e Manusso, produttori musicali dell’ambiente Hip-Hop. (Quanta arroganza nello sguardo mio/ Solo per fingere che è tutto ok/ Mi dici: ‘prima conta fino a 10’ / Ma se m’impegno, a stento arrivo a 6/ Mi sono spinto oltre l’istinto/ Per darti ciò che desidero/ E mi distinguo da un animale Perché so di essere libero…)
È il pezzo più psichedelico dell’album, definibile come ‘industrial’ al limite del nevrotico, dove si fondono diversi generi come l’elettronica, l’ambient e il rock: Overlay. Testo strutturato sulla metafora del cyber-uomo, dove la memoria umana è una RAM, il cervello è un Server e il cuore è una CPU che scatena impulsi (Sei solo un errore/ Di programmazione/ Di questo mio server/ Senza Processore/ Sei l’antimateria/ Nel mio CPU/ Sei un vortice imbuto/ Nei mari del Sud/ Sai prendermi/ Come sei/ E accendermi/ L’overlay).
Il brano è stato prodotto a Buenos Aires nel 2016. Stringiti a Me vanta la collaborazione di musicisti e direttori di orchestra come Enzo Campagnoli (per l’unico piano a coda suonato nell’album) e Fabio Massimo Colasanti (storico chitarrista di Pino Daniele). (“Di tutto ciò che questa vita mi abbia regalato/ Niente è come te (niente è come te)/ E di tutte quante le donne che mi avranno amato/ Ho amato solo te (per davvero te)/ Di tutto ciò che questa vita mi abbia regalato,/ Niente è come te (niente è come te)/ E di tutte quante le storie che mi han raccontato/ Credo solo a te (Credo solo a te)”).
Mi sento strano è un brano che parla da sé: “Ogni tanto/ Anche io/ Perdo il senso/ Del controllo/ E mi sento strano/ Come un uragano/ Ogni tanto/ Anche io/ Se mi sento/ Minacciato/ Poi divento matto/ Stai attenta/ Scusami/ Non ho mai voluto illuderti/ Solo che la notte ho gli incubi/ Sudo freddo e sento i brividi/ E mi sento solo”. Briga e la sua prevaricante personalità. Briga e la sua dolcezza nel chiedere indulgenza e comprensione per le sue fragilità.
In questo brano il vero protagonista è il sax di Fabrizio Dottori. Ti piace ancora, qui? Descrive alla lettera l’incapacità di stabilire un contatto reale con le persone, il vero dramma delle nuove generazioni, molto spesso immerse in una realtà virtuale e in un isolamento auto-inflitto (“Viviamo in una scatola di ferro/ Con una coperta con le ballerine di Matisse/ E una finestra al terzo piano/ Che si affaccia su una strada/ Che di giorno è una tempesta/ Ma di notte è già deserta/ E ti ho mai detto che ti amo/ O sono solo un visionario/ E non sapevi che ‘lontano’/ È la parola più dolce del vocabolario”).
Volevo essere per te è il pezzo più ricco a livello musicale, che più si avvicina alla sonorizzazione cinematografica. I timpani scandiscono la profondità delle immagini, l’iconografia malinconica, quasi spettrale, è rimarcata ancor di più dal suono del Würlitzer e dall’ossessiva ripetizione delle frasi e dello schema metrico. Tributo a ‘Nine Inch Nails’ (“E io volevo essere per te/ Essere per te/ E io volevo essere per te/ Essere per te/ Amerò tuo padre come fosse un santo/ Amerò tua madre come fosse mia/ Abiterò il tuo cuore e come per incanto/ Ci costruirò una casa con la fantasia/ E poi ci metterò dentro una slot machine/ Per far passare in fretta questa malattia/ Tu non pensare mai che insieme a te ci gioco/ È solo un forte sfogo di Ludopatia”).
Foto dai Social di Briga
[amazon_link asins=’B07CXBXQV8′ template=’CopyOf-ProductAd’ store=’allmusita-21′ marketplace=’IT’ link_id=’251af3d0-644e-11e8-84c7-13461ff09cdc’]