YOKO ONO
Una reference cinematografica con geotag in Toscana e uno spinoso interrogativo secolare scandiscono il primo battito d’ali di Cheap!: «Pole la donna permettisi di pareggiare con l’omo?». In Yoko Ono – brano dominato da intrecci di chitarre, con basso molto secco e batteria dal rullante elettronico – Brunori scomoda Bertolucci e l’esilarante dibattito cultural-femminista del film Berlinguer ti voglio bene per volare con piglio leggero, molto terreno, sul tema della parità di genere e sorridere (ma mai fuori misura) di una mentalità che, nonostante le conquiste, fatica tutt’oggi a cambiare. La donna, la donna, la donna o l’omo? I Beatles o Yoko Ono?
ODE AL CANTAUTORE
Lanciare un j’accuse e condirlo con una buona dose di sana cialtroneria: Brunori ne dà abile prova nella seconda traccia di Cheap!, pungente divertissement tutto rime e assonanze con al centro l’attitude contemporaneo del cantautore, chiamato (come lui?) a fare i conti con le vorticose dinamiche di un mercato che vive di cliché…e di cachet.
Qui il clavicembalo è portante e conferisce al brano un’atmosfera ad un tempo solenne e squisitamente kitsch, la chitarra segue melodicamente la voce e un cambio di ritmica ci fa respirare nel finale tutta la veracità dello stornello, giusto in tempo per far largo ai “nuovi eroi” assetati di platini e ori.
IL GIALLO ADDOSSO
Con le più belle pennellate del disincanto, Brunori Sas tratteggia storie di integrazione non sempre facile e di bambini dal futuro grigio, appeso al filo della partenza, che si allineano in un’immaginaria cartina geografica dove la provincia di Cosenza non è poi così lontana da Pechino o da Seoul.
Un sound più sporco per Il giallo addosso, dove alla chitarra ritmica si aggiunge per tutto il brano quella elettrica e la batteria elettronica si esalta nel suo incedere cadenzato. E se, dopotutto, un capro espiatorio su cui scaricare la responsabilità di questi strani giorni dobbiamo trovarlo, non resta che intonare “accidenti ai cinesi e a tutto il giallo che c’hanno addosso”.
ITALIANO – LATINO
“Italiano-Latino, Latino-Italiano“, come il dizionario che molti di noi avranno sfogliato almeno una volta nella vita: molti, non tutti evidentemente.
Ecco allora che l’irriverente leggerezza del finto spagnolo e l’irresistibile sapore di slide hawaiane, che riempiono il pezzo sopperendo all’assenza della sezione ritmica, diventano le potentissime armi con cui Brunori Sas traccia in 2 minuti e 19 secondi lo strampalato identikit del maschio latino 3.0, tutto muscoli e reggaeton, irriducibile campione di canto dal balcone per esorcizzare i tempi bui.
FIGLI DELLA BORGHESIA
È un campionario di immagini, un concentrato di suggestioni dal fascino sbiadito a consegnarci le chiavi della quinta e ultima traccia di Cheap!.
Si accede così al regno sonoro di Figli della borghesia, 100% governato da un piano elettrico con molto chorus che sembra uscito dagli anni ’90.
La perla emozionale del nuovo progetto sboccia nei circa due minuti di cantato carico di pathos per far luce su una fetta di umanità inadeguata alla contemporaneità, aggrappata ai ricordi di tempi d’oro ormai andati, risucchiata dal peso di un mondo dalle infinite e confuse possibilità in cui fatica a trovare la giusta direzione.