Brunori Sas con il brano L’uomo nero vince il Premio Amnesty International Italia 2018.
Il Premio fu indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
La premiazione avverrà a Rosolina Mare (Rovigo) domenica 22 luglio, nel corso della serata finale della 21a edizione di Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty, festival che si terrà dal 19 al 22 luglio e ospiterà anche le finali della sezione emergenti del Premio Amnesty.
Brunori Sas ed il suo brano L’uomo nero hanno primeggiato su gli altri nove artisti in nomination: L’uomo che premette di Caparezza, Deserto di Clementino, Gli anni del silenzio dei Decibel, Ora d’aria di Ghali, Affermativo di Jovanotti, Stelle marine delle Luci della centrale elettrica, Socialismo tropicale dello Stato Sociale, Vietato morire di Ermal Meta e Stiamo tutti bene di Mirkoeilcane.
Dario Brunori dichiara: Mai come oggi, ‘L’uomo nero’ assume un significato speciale per me. Nello spettacolo teatrale che sto portando in giro, è il pezzo che più mi emoziona cantare, un’emozione e una tensione che avverto forte anche nelle persone che ho di fronte ogni sera.
Eppure all’epoca ho avuto difficoltà ad affrontarlo perché, visto il tema, era facile cadere nella retorica anacronistica del cantautore militante, in un’invettiva scontata contro il dilagare di nuove forme di intolleranza, contro le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni.
In realtà non mi interessava tanto parlare del fenomeno in sé, quanto del fenomeno in me, come diceva qualcuno. Il fuoco del pezzo sta tutto nell’ultimo verso: ‘Io che sorseggio l’ennesimo amaro, seduto a un tavolo sui Navigli, pensando in fondo va tutto bene, mi basta solo non fare figli… e invece no’.
Come in altri pezzi dell’ultimo album, traccio la condizione di un uomo che si chiede cosa è giusto fare di fronte a un’apparente involuzione dell’essere umano, al ritorno di fiamma di visioni ideologiche e morali che ci piacerebbe pensare morte e sepolte. C’è una buona dose di amarezza verso il mondo intorno, ma anche la denuncia allo specchio di quell’approccio ignavo che troppo spesso tende a non occuparsi concretamente di ciò che accade fuori dal proprio cortile, a ignorare certi fenomeni, a ridicolizzarli o a non dargli eccessivo peso.
Si tratta di un terreno scivoloso, ne sono consapevole, ma spero di essere rimasto in piedi e questo riconoscimento, in qualche modo, me ne dà conferma. Grazie di cuore a Amnesty International Italia e a Voci per la libertà.
L’uomo nero di Brunori Sas segue a Il mio nemico di Daniele Silvestri, Pane e coraggio di Ivano Fossati, Ebano dei Modena City Ramblers, Rwanda di Paola Turci, Occhiali rotti di Samuele Bersani, Canenero dei Subsonica, Lettere di soldati di Vinicio Capossela, Mio zio di Carmen Consoli, Genova brucia di Simone Cristicchi, Non è un film di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG, Gerardo Nuvola ‘e povere di Enzo Avitabile e Francesco Guccini, Atto di forza di Francesco e Max Gazzé e Scendi giù di Mannarino, Pronti a salpare di Edoardo Bennato e Ballata triste di Nada.