Il ritorno sulle scene di Carmen Consoli, la Cantantessa (come la chiamano gli indissolubili fans), è stato certamente uno dei momenti più attesi nel panorama musicale italiano del 2015.
Un ritorno maturo e introspettivo dopo 6 anni di silenzio artistico ( Elettra era stato pubblicato nel 2009 ) nei quali Carmen intanto ha vissuto il miracolo della maternità e ha trovato anche il tempo di partorire L’Abitudine Di Tornare, figlio di quella sua arte eccelsa e e raffinata ben nota al grande pubblico come alla nicchia di amanti del folk/rock nostrano che non ha mai disprezzato la tendenza della Consoli a sbandierare l’aspetto più autoctono e dialettale della cultura musicale (e non solo) siciliana.
L’artista catanese, tra intimismo esplicito e rivendicazioni sociali, porta sul palco un percorso diretto e coerente con le idee della sua terra e della sua educazione.
L’Abitudine Di Tornare Tour, partito ad Aprile dalle Marche e proposto su e giù per l’Italia, continua il suo percorso estivo e, dopo un’illustre parentesi londinese come unica artista italiana invitata a esibirsi alla ventiduesima edizione del Meltdown Festival, fa tappa a Palermo presso il suggestivo Teatro di Verdura.
Introdotta dall’amico/collega Giovanni Caccamo (vincitore della 65ª edizione del Festival di Sanremo nella sezione “Nuove Proposte”), che ha aperto la serata come supporter, l’artista siciliana arriva sul palco con discreta attenzione, al buio.
Partono le prime note de La Signora Del Quinto Piano e il grande viaggio comincia.
Un viaggio nella memoria in primis, quello della Cantantessa come donna, come musicista, come come artista impegnata in prima linea nel rivendicare l’essere femmina, l’esistere, in Sicilia in primis, nel resto del mondo e del tutto dopo.
E’ nel frangente tra un brano e l’altro che si palesa la coerenza di Carmen, nelle citazioni di un forse “Gesù ha detto che…” per arrivare a uno degli argomenti che più le sta cuore: la legalità.
Quella che eroi antimafia come Peppino Impastato hanno lasciato come patrimonio alla Sicilia e non solo. Carmen lo sa, ci crede da sempre, il suo percorso artistico non si è mai allontanato dalle ferite e dalle speranze della terra martoriata che le ha dato il natale; è un credo che percorre tutta la sua produzione artistica e sul palco l’intensità emotiva di questa fede nel Futuro è il leitmotiv costante e incorruttibile.
Ecco dunque l’essenza e il senso di un brano come Esercito Silente, brano dedicato a una Palermo ferita dalla Mafia ma bramosa di riscatto, Carmen canta “… Chissà se il buon Dio perdonerà il silenzio, chissà se il buon Dio perdonerà Palermo… “, la voce sofferta e spessa di questa grande donna si fonde col silenzio surreale di una platea fiera di riconoscersi in quel dolore sociale che l’artista descrive con doveroso rispetto e, inevitabilmente, quel credo descritto prima diventa commozione corale e partecipazione.
C’è silenzio e fierezza su quel palco, occhi lucidi e mani strette di fronte a lei.
La dignità artistica di Carmen è anche questo: oltre l’indiscutibile arte che ha esplorato e maturato con accademico sapere, c’è la faticosa riuscita di essere una donna vicina al “vero”, scomodo, graffiante, morale e libero.
In scaletta non mancano pezzi storici: Besame Giuda, Fino All’Ultimo, Stato Di Necessità, AAA Cercasi (quant’è bella questa parodia surreale sull’indicibile politico, quanto?), Geisha, Fiori D’Arancio…
Poi arriva il momento dei bis e dell’acustico, corde che Carmen tocca benissimo.
Tra lacrime e abbracci, mentre i fans si fanno strada verso le prime file, Carmen propone una serie di bis di struggente bellezza: L’Ultimo Bacio, Parole Di Burro, Quello Che Sento… io sento qualcosa di incredibilmente vivo ed emotivo e non nego che mentre lavoro canto.
Certi “situazioni” artistiche sono un vero e proprio patrimonio artistico per il nostro paese, ascoltando Carmen Consoli te ne rendi conto e poco importa se l’evento che prende vita su quel palco non duri quanto sperato, tanto si sa che una performance artistica di tale livello non è mai abbastanza.
Chiude in bellezza con la celebrazione delle origini: Confusa e Felice e Amore Di Plastica.
Di confuso c’è solo il signore dietro me che non trova il ventaglio per la moglie sofferente e canterina, felici, alla fine della serata, lo sono tutti.
Alla fine di tutto ciò, una manciata di piacevoli sensazioni: Carmen Consoli, la Cantantessa, con questa abitudine di tornare a Palermo, conferma di essere un pò come le arancine (o arancini, fate voi), i cannoli e la coppola; un fantastico simbolo artistico e culturale da esportare in tutto il mondo come prodotto tipico siciliano!
W Carmen!
Articolo e foto di Giuseppe Mazzola per All Music italia