Analisi lucida, si spera, dell’attuale stato della musica in Italia tra certificazioni e classifiche FIMI.
E anche quest’anno le vacanze sono finite! Ci volevano davvero e risultano sempre troppo brevi rispetto ai lunghi, interminabili periodi lavorati, anche se…
Diciamocela tutta: un giornalista davvero in pausa non lo è mai e nel mio caso, occupandomi di musica, è davvero impossibile essendo quest’arte centrale nelle mie giornate anche quando sono per i fatti miei e senza impegni.
Così tra un bagno e l’altro, un sudoku non riuscito sul lettino ed una partita di beach volley fatta più per ridere che altro, sono comunque rimasto sul pezzo, ascoltando e soprattutto leggendo, anche quello che scrivono i colleghi, cosa che cerco di non fare mai!
E tra il tanto letto mi hanno colpito in maniera particolare le certificazioni ufficiali pubblicate con una sempre più benvoluta puntualità dalla Fimi, l’azienda che si occupa ufficialmente delle rilevazioni e divulgazioni vendita e streaming ( sempre più streaming e meno vendita ) del mercato musicale italiano.
Mi ha colpito in particolare il disco di platino assegnato la prima settimana d’Agosto a 111, album di indiscusso successo di Tiziano Ferro datato 2003. Cioè ho detto duemilatre!
Niente di male, s’intenda, se non fosse che questo disco, come dicevo, ha ottenuto un successo enorme, confermando l’artista che si era rivelato appena un anno prima e che per diffusione stampa dell’epoca, ( non ero ancora giornalista ma me lo ricordo benissimo ) vantava già 500.000 copie vendute, cosa che lo aveva reso uno dei casi musicali dell’anno.
Attualmente il disco di platino viene assegnato a 50.000 copie e quindi i conti non mi tornano ovviamente.
Non crediate però che non sia informato sulle dichiarazioni del presidente della Fimi stessa, Enzo Mazza, che ha non troppo tempo fa informato con un comunicato ufficiale la metodologia attuale per attestare o meno una certificazione. In breve, nel caso specifico, significherebbe che il disco di Tiziano ha superato le 50.000 copie da quando Fimi ha ufficializzato le rilevazioni a mezzo vendite effettive.
COME FUNZIONAVA PRIMA DELLA FIMI
Quindi prima come si faceva, domanderanno i più? Bene, erano le stesse case discografiche ad elargire premi ai loro artisti in base a quanti dischi erano stati distribuiti nei negozi e quindi, facciamola facile, se la cantavano e se la suonavano; un disco messo a scaffale nei negozi non vuol dire mica una copia venduta? Non è questo il caso, s’intenda.
Per sapere che 111 di Ferro sia stato un disco vendutissimo basta infatti chiederlo ad uno dei tanti negozianti in giro per la penisola ed oltre (oddio, in realtà stanno purtroppo sparendo).
Il problema semmai era che all’epoca esisteva il fenomeno delle assegnazioni e cioè, se l’etichetta era insoddisfatta del numero di copie prenotate dai negozianti di cotale novità in uscita, e magari aveva predisposto una stampa superiore di troppo rispetto a tali numeri, procedeva ad inviare arbitrariamente un quantitativo spesso moltiplicato anche 10 rispetto ai reali ordini, promettendo che poi, se il lavoro non avesse riscosso il successo sperato, si procedeva alla concessione di un reso straordinario.
Solo che, se di un album venivano distribuite 300.000 copie su scala nazionale ( triplo disco di platino all’epoca) e di questi ne rientravano dopo 6 mesi 200.000, stabilendo quindi un reale venduto a quota 100.000, al lavoro non venivano confiscati dei platini assegnati “adcapocchiam”, permettete il francesismo; cotale artista restava quindi fregiato del titolo di artista da triplo disco di platino, quando invece la cosa era quanto meno esasperata.
Voi adesso vi starete domandando ( ammesso che stiate concedendomi il vostro tempo ) : dove vuole arrivare Fiume?
ALCUNI ESEMPI
Non certo sulla metodologia di assegnazione premio quanto mai spiegata in maniera inopinabile, ma su un altro fattore che mi pare alquanto sconcertante. Mi spiego:
se digito sul portale fFmi un nome notissimo a caso, che so, Madonna, mi esce un numero di brani ed album in classifica ed un numero di certificazioni assolutamente inferiore a.. che so, un nome a caso, Sfera Ebbasta!
Ora con tutto il rispetto per il simpatico trapper, spero che nessuno che abbia un minimo di senno, creda che Sfera sia un artista di successo superiore alla regina del pop! Se nel 2021, paragonando l’oggi dell’uno con quello dell’altra, in Italia è senz’altro cosi ( e non discuto certo e mi va pure bene ) mi sconcerta che se vado a guardare la carriera … risulta la stessa identica cosa. Ed ho parlato di Madonna.
Se vado infatti a prendere magari un artista scomparso, quale il re del pop Michael Jackson, piuttosto che la regine delle voci Whitney Houston o Aretha Franklin, il termine di paragone risulta addirittura schiacciante, dato che per i suddetti grandi artisti d’oltreoceano , figurano come peak position solo quelle ottenute dai pallidi reingressi in classifica dopo le loro dipartite e non quelle raggiunte effettivamente nel periodo dei fasti.
Volete fare ancora peggio? Provate a digitare il nome di qualsiasi artista legato con enorme successo ad un periodo storico preciso; ad esempio, vista la recente dipartita, Nick Kamen. Risulta mai stato presente in classifica, un nome inesistente fra gli artisti di successo in Italia.
Anche questo ha una spiegazione ed accade perché Fimi è titolare della pubblicazione chart dal 1995 in poi.
Però però…
Entrambe le situazioni meriterebbero d’esser messe a posto, perché così la lettura del nostro mercato, i nomi che lo hanno maggiormente rappresentato con vendite fisiche, con la gente che si scomodava per andare a comprare un album o un singolo, rischiano di risultare davvero il nulla rispetto a ciò che accade adesso e cioè ascoltare ripetutamente una canzone senza spendere un soldo per poterla possedere.
“Non si può ignorare il passato, e i suoi meriti, mentre si guarda al futuro” mi ha detto il mio direttore, Massimiliano Longo, che su questo concorda da sempre con me e di cui ha spesso discusso con Enzo Mazza di FIMI.
SINGOLI E NON SINGOLI
Partiamo dalla prima casistica. Oggi il mercato è sostenuto prevalentemente dallo streaming e dalla piattaforma Spotify su tutte. Tale piattaforma è però più settoriale del mondo radio di qualche anno fa ( già adesso queste stanno un po’ cambiando, ma un po’ eh! ), stabilendo dei target e favorendo, ovviamente, quello indirizzato al mondo adolescente, da sempre il più interessato all’argomento musica. Ergo, se esce il nuovo singolo di Celine Dion lo viene a sapere solo lo stretto fan dell’artista canadese, essendo quest’ultima giudicata una oldies.
Poco importa se magari il pezzo è valido, potente o se può contribuire a rendere quanto mai attuale la carriera di una che i dischi li ha venduti davvero. Con una rilevazione quanto meno scarsa di streaming, una promozione radio altrettanto abbozzata e una vendita fisica ormai quasi totalmente poggiata sul vinile, che però arriva nei negozi la settimana d’uscita e poi lo si trova per lo più solo su richiesta, è chiaro che un’uscita del genere muore in fretta, spesso già alla seconda settimana di raccolta dati, con capitomboli anche di 60 e 70 posizioni.
La cosa grave ancor di più è che il segmento oldies si è quanto più allargato in questi ultimi due anni, arrivando ad includere anche artisti che non sono arrivati a 40 anni. Ci sono artisti che pubblicano album che risultano già vecchi alla loro terza settimana d’uscita, tanto che pubblicano secondi e terzi singoli che in quell’album non ci sono, finendo chiaramente con la velocizzazione della loro morte. Anche questo è colpa di una piattaforma come Spotify. Perché domanderete? Perché attraverso questa la classifica singoli si popola di brani che singolo non lo sono affatto, ammazzando quelli che lo sono realmente.
E adesso qualche nome italiano lo faccio! Siamo credo tutti d’accordo che Ma Stasera di Marco Mengoni sia uno dei successi di quest’estate giusto? Ma sapete che il brano in FIMI ha raggiunto solo la n° 19?
Sapete perché accade? Perché dinanzi al suo pezzo in classifica ci sono brani che non sono singoli, ma che fanno parte di album di artisti ritenuti da target ( cosa che Mengoni e tutta la sua generazione da Alessandra Amoroso ad Emma, sta cominciando a fare fatica a starci dentro ) e che sono inseriti nelle famose playlist tematiche.
Questo favorisce ascolti sincopati che non solo creano punteggio per la classifica singoli ( 135 ascolti = 1 copia venduta ) ma attribuiscono anche punteggio per l’album. Ecco perché ci troviamo dischi che dopo 70 settimane sono ancora in top 20 ( cosa che prima accadeva una tantum e per album che sfornavano dato il successo 7/8 singoli ) e dischi nuovi fuori dalla top 100, anche se stanno ancora vendicchiando.
LA SOLUZIONE al problema?
La soluzione per questo? Semplice, creando una regola.
A mio avviso per la classifica singoli, dovrebbero essere conteggiati solo i pezzi che la casa discografica e l’artista lanciano come tali e prima di lanciarne uno nuovo, dovrebbero essere intercorsi almeno 2 mesi dalla pubblicazione del precedente. In questo modo, da quel punto di vista, si sarebbe tutti ad armi pari almeno ai nastri di partenza. E se uno ascolta altri brani da un album? Bene, questo varrebbe come conteggio per l’album in questione.
La cosa sarebbe utile sia per le certificazioni che per le classifiche conclusive e rappresentative dell’anno musicale; quante volte leggendo la chart dei più venduti dell’anno ci trovo dentro pezzi che non ho mai ascoltato? Tantissime e pensate che è il mio settore, il che è dire.
Però se non mi viene assegnato l’album dell’ultimo trapper venuto da recensire, è chiaro che di questi, che non risponde propriamente ai miei ascolti privati, io conoscerò solo i pezzi principali che sono magari i 2, 3 singoli estratti e non i 12 che mi trovo tra i 100 più venduti dell’anno, che tolgono il posto a brani invece notissimi, protagonisti di un’intera estate o di un Sanremo ad esempio.
E i Tiziano Ferro, le Laura Pausini etc… perché devono essere retrocessi?
Seconda questione invece relativa alle carriere. Secondo mio modesto parere, FIMI, essendo l’azienda divulgatrice dovrebbe in qualche modo acquisire le informazioni pre 1995 dalla Rai che divulgava le classifiche di vendita sia con mezzo televisivo ( Discoring, Hit Parade, Tam Tam Village, Mio Capitano ) che con mezzo radio, ( Hit Parade da sempre in onda su Radio 2 ) per sistemare l’archivio artistico e ridare dignità ai grandi artisti troppo penalizzati dalle attuali pubblicazioni ed ingrandire anche il parterre di quelli presenti; la musica è piena di artisti meteora o comunque di moda per un periodo più o meno breve e che, in quanto tali, hanno reso più variegato, effervescente ed imprevedibile lo stesso momento storico in cui sono passati.
Anche per le certificazioni si potrebbe lavorare di acquisizione informazioni. Se anche il metodo non era lo stesso di oggi, basato esclusivamente sui codici a barre o sui file scaricati o letti, comunque fino a quando si è partiti con esso, l’ufficialità era ciò che dichiaravano le discografiche, tanto più che le soglie sono state spesso aggiornate.
Allora perché non acquisire le informazioni dalle stesse? Emi mi dice che Tiziano Ferro ha venduto mezzo milione di copie? Bene, vado a verificare a quanto era fissata la soglia del platino all’epoca, che so 100.000 copie, e lo ufficializzo 5x Platino, cosa che tra l’altro all’epoca gli fu già concessa.
Solo così se digito Sfera Ebbasta, che pure ha tutto il diritto di essere fregiato dei titoli che le metodologie attuali gli attribuiscono, non me lo troverò però come più grande di Battisti o di Mina che hanno interpretato e scritto la storia musicale del nostro paese.
Vabbè comunque, non temete, l’estate è finita e con lei le vacanza e le mie masturbazioni mentali su questioni di cui forse interesserà a pochi. Eppur non credo sapete? Soprattutto fra gli artisti e gli addetti ai lavori. Scommettete che se facessi una telefonata a Laura Pausini, Giorgia, Emma, Eros Ramazzotti ( nomi citato a caso ) sarebbe d’accordo con me?