8 Ottobre 2024
Condividi su:
8 Ottobre 2024

Clara Moroni ritorna live: “Vasco? il mio patto col diavolo, ma un ottimo diavolo”

In un’intervista graffiante, Clara Moroni parla del suo passato con Vasco Rossi e del ritorno sulle scene con un concerto al Legend di Milano

Clara Moroni
Condividi su:

Dagli esordi con Vasco a un nuovo capitolo

Abbiamo incontrato Clara Moroni a pochi giorni dall’evento:

Da dove nasce l’idea di prendere due album così datati e di rimasterizzarli per riproporli sul mercato?

Nasce dal fatto che sto lavorando da mesi al mio nuovo album di cui ho scritto testi, musica e il grosso degli arrangiamenti. Mi è venuto in mente che molta gente mi conosce solo per la mia collaborazione ventennale con Vasco, ma io non sono caduta sul palco di Vasco da Marte e per caso.

I miei primi due primi album, prodotti da Guido Elmi (anche produttore storico di Rossi) come Clara & The Black Cars, erano poderosi, antesignani per il mercato italiano dei tempi e di donne rock come me non ce n’erano in giro. Quindi, quei due album sono stati la genesi di tutto quello che è successo dopo. Soprattutto, terminata l’esperienza produttiva con Elmi per divergenze sulla direzione da prendere, non è venuta meno la stima professionale reciproca. Tanto che dopo poco Guido, mi chiamo’ per fare gli arrangiamenti vocali su Gli Spari sopra, poi su Nessun pericolo per te e nel 96 arrivò la proposta di entrare nella Band. Non ci pensai due volte!

Ma tutto questo nasce dal biglietto da visita che mi ero creata con quei due album. Che tra l’altro, rimasterizzati e tolte alcune sonorità tipiche dei tempi (rullantoni e ed effettoni) hanno un sound attualissimo, come fatti ieri. Forse perché non si ispiravano al Rock italiano ma avevano una composizione che guardava più all’estero che e’ tornata di moda adesso. 90’s rock is back!

Clara Moroni chi ha paura di chi

Cosa ci dobbiamo aspettare al Legend? Cosa vedremo?

Innanzitutto, un One Night Event, unico, che non verrà ripetuto nonostante le numerose richieste da parte di altre città. Poi sarà una festa, un Reunion Party con i Black Cars e un ospite di eccezione come Maurizio Solieri che suono’ anche sui dischi originali e ha accettato entusiasticamente di suonare insieme. Poi ci sarà la riappropriazione per me di un periodo che ho vissuto nella disperazione per la perdita di mio padre, avvenuta 3 giorni prima dell’uscita di “Chi ha paura di chi” e mi tolse tutta la vitalità e la dirompenza che avevo dentro. Ma lo show era appena cominciato e The show must go on, e lo Show andò avanti. Oggi mi riapproprio della parte gioiosa che ai tempi simulavo con la morte nel cuore.

Essere rock negli anni ’90 ed esserlo nel 2024 

Quali aspetti sono rimasti immutati e quali, invece, hanno richiesto un’evoluzione?

Essere rock, negli anni 90, in Italia ed essere donna, ha richiesto una bella dose di incoscienza da parte della EMI per investire soldi ed impegno promozionale. Venivo vista come una Aliena. Spesso pensavano fossi straniera. Non c’erano donne che facevano le leader di una Rock band in Italia. I cliché musicali italiani nei confronti delle donne sono sempre stereotipati, o sante o puttane. E non è cambiato molto da allora, anzi forse si è accentuato il puttaneggiare per scopi commerciali. Ma non nel Rock.

Chi fa Rock e’ serio e lo fa con passione e creatività, almeno io lo concepisco così. Il Rock in Italia è stato messo in un angolo. Lo si è consegnato nelle sole mani dei Maneskin, che forse lo hanno aiutato a rimettere fuori un po’ la testa, ma non più di tanto. Io sono offesa e indignata dal fatto che i pochi network radiofonici che abbiamo in Italia che fanno Rock, non trasmettano musica Rock italiana di qualità. Lo trovo inaccettabile e oltraggioso per tutta la vasta categoria di artisti che fanno Rock in questo paese. Rock, in tutte le sue accezioni.

Clara Moroni: i patti col diavolo si pagano sempre

Col senno del poi, percorrere 22 anni di carriera come parte della “combriccola” di Vasco, ti ha dato o ti ha tolto qualcosa?

E’ ovvio che i patti col diavolo si pagano sempre. Ma e’ stato un buon patto con un ottimo diavolo e mi sono divertita un sacco vivendo esperienze uniche al mondo, come il Modena Park. Comunque, non ho mai smesso di fare i miei dischi da solista e anche dopo che sono uscita dalla band, dopo il Modena Park, appunto, ho presentato il mio album Unica proprio aprendo tutti i concerti del Tour di Vasco del 2018. Poi, fummo travolti dal Covid. Comunque, rifarei tutto per filo e per segno. Non rimpiango nulla.

Non ho vertenze con Vasco. L’ho amato e ho sposato il suo progetto e partecipato con la mia professionalità e la mia personalità a cercare di creare il miglior concerto in Italia e forse anche nel mondo. Pochi artisti possono vantare di avere avuto con loro una band fatta da grandi talenti, unici, con forti personalità in grado di dare un valore aggiunto ai concerti in termini di energia, carisma ed esecuzione. Solo Springsteen con la sua E-Street Band e poi Vasco Rossi. Infatti prima che adottasse Kom io l’ho sempre chiamato Boss e per me rimane The Boss.

Ripensando a “Modena Park”: qual è la prima emozione che ti viene in mente?

L’immensa fatica per le innumerevoli problematiche climatiche che ci hanno messo a dura prova: dai 50 gradi percepiti sul palco nelle giornate più calde, che faceva cappottare svenuti i backliners e i tecnici che lavoravano per preparare il palco, all’ impossibilità di provare causa vento forte che faceva ondeggiare pericolosamente l’impianto. Però, anche la maestosità di quel palco e tutti i segreti delle meccaniche che lo facevano muovere, l’aver creato una piccola città nella città e la collaborazione paziente dei Modenesi che hanno supportato e sopportato tutto, anche restrizioni per motivi di sicurezza. E poi, la civiltà dei 250.000 che sono venuti al concerto senza creare nessun problema di ordine pubblico.

Insomma, un miracolo! L’emozione forte è venuta alla fine, durante i fuochi di artificio finali. Lì, ho realizzato tutto quello che avevo vissuto fino a lì, mi sono passati 20 anni davanti agli occhi e poi tutto quel mare di persone. Ho guardato tutti i miei fratelli della band su quel palco, e ho sentito tanto amore per tutti loro. E nel cuore ho percepito che più di così non si poteva salire, eravamo andati a cavallo di un razzo spaziale fino ai confini dell’Universo. Mi sentivo Doctor Strangelove.

Vasco Rossi ha sempre un pensiero per Massimo Riva. Ce lo dai un tuo ricordo, tu che hai diviso una grande fetta di vita professionale con lui?

Massimo era un tipo riservato, nonostante la sua esuberanza furente nei concerti. Si concedeva solo come, quando e a chi voleva lui. Sapeva essere molto goliardico a me ha fatto un paio di scherzi divertentissimi che però racconterò nel libro che conto di scrivere prossimamente, quindi non vi dirò nulla.

Massimo Riva è stato un grande compositore nell’universo Vaschiano, un grande chitarrista ritmico con un grande gusto per i suoni, grande bravura nell’uso dell’effettistica, soprattutto i delay, non aveva niente da invidiare a The Edge. Creava texture ritmiche che da sole tenevano in piedi un pezzo ma soprattutto e’ stato un grande complice di Vasco Rossi. La sua perdita la si legge ancora nei testi di Vasco proprio nell’uso della parola complice che, a mio parere, viene usata in senso generale, ma c’è dentro sempre un po’ di Massimo in quel concetto di bisogno di un complice per condividere la vita con qualcuno che la vive e la concepisce, forse, come te.

Clara Moroni chi ha paura di chi copertina

Vita professionale e vita privata

Il tuo passato artistico è variegato e ricco di esperienze a livello mondiale. Che futuro professionale e privato vedi?

Sono estremamente impegnata ultimamente. Quest’anno non ho fatto vacanze, Ho una etichetta discografica che ha come maggiori mercati gli Stati Uniti, il Nord Europa, il Giappone, la Sud Korea e persino l’Australia. Starci dietro è un impegno costante. Meno male che mi avvalgo di collaboratori capaci, la mia segretaria/amica da sempre che è con me dal 94 nella gestione di Label e Publishing (siamo una società americana di fatto, infatti siamo ASCAP) poi, un giovane ragazzo della Republica Ceca che ha bruciato, per impegno, dedizione e intraprendenza tutti gli italiani che ho provinato. Collaboro con dei ragazzi Ucraini per le parti grafiche e anche loro ci danno la birra e ci sono anche i Giapponesi e i Coreani che si danno un sacco da fare.

Ho creato un team che mi ha permesso di lavorare e pensare solo al mio nuovo progetto che sto portando a termine con l’aiuto preziosissimo di un grande produttore come Fabrizio Simoncioni (Ligabue, Litfiba, Negrita, Nannini, Carmen Consoli) ma attenzione, anche lui come me ha lavorato per un po’ di anni negli States e il suo cuore batte, come il mio, per sonorità di certo non italiane. Infatti ci siamo trovati subito. Ci stimiamo immensamente entrambe.

Per il resto ho un marito che amo moltissimo e tre cani che adoro, sono una attivista animalista incazzosa e belligerante, scrivo editoriali per Mowmag.com, un magazine online che mi piace molto perché è outrageous (se non da fastidio non è Mow, questo il loro motto) ho fondato una web-radio , Visionair Radio, insieme ad un gruppo di personaggi straordinari come Giuliano Sangiorgi del MEI e sto già scrivendo nuova musica. Prossimamente, un libro. Direi che di carne sul fuoco (obbligatoriamente sintetica in quanto sono vegana) ce n’è tanta. D’altronde sono una che va veloce e mi piace spingere sull’acceleratore della vita. Perché ne abbiamo una sola e come disse Neil Young: “Better Burn than rust” frase che ho fatto mia.

 

Precedente