Il 5 giugno è il giorno dell’uscita dell’album di Colapesce e Dimartino I Mortali (42 Records / Sony Music), composto da 10 tracce tra cui il singolo Luna Araba realizzato insieme a Carmen Consoli (ne abbiamo parlato Qui).
Ecco il racconto del nuovo album traccia per traccia, dalle parole dei due cantautori siciliani.
COLAPESCE E DIMARTINO I MORTALI TRACK BY TRACK
Il prossimo semestre
Una specie di versione aggiornata al 2020 de Il merlo, brano di Piero Ciampi che raccontava la frustrazione del cantautore. Dentro ci abbiamo infilato tutti i tic, le frasi fatte e le distorsioni dell’industria discografica: dall’ossessione per le hit a quella per Milano.
Ma non è una canzone “contro”: di base, volevamo raccontare il mestiere dell’autore, quello di chi scrive canzoni che poi altri porteranno al successo. Che poi è anche il nostro lavoro.
Rosa e Olindo
Come due veri indagatori dell’incubo siamo sempre più attratti dall’idea dell’amore che persiste anche alle atrocità.
Il testo prende chiaramente spunto dalla storia di Rosa e Olindo, giudicati colpevoli per la strage di Erba, e li usa come un pretesto per raccontare una storia d’amore universale e totalizzante al punto che la pena della separazione sembra mettere in secondo piano quella del carcere.
Il brano è stato prodotto da Federico Nardelli e Giordano Colombo, e volevamo che suonasse come un omaggio alla canzone italiana degli anni ’60 ma rivisitata in chiave moderna (un po’ come in certi dischi dei Last Shadow Puppets): una specie di musicarello dark.
Luna araba
Mentre lavoravamo alla scrittura di questo disco, ci siamo resi conto che stavano emergendo dei temi ricorrenti e collegati tra di loro.
Uno di questi è sicuramente quello dell’adolescenza, e l’altro è quello che dà il titolo al disco: la mortalità intesa come celebrazione della vita. Luna araba è la sintesi precisa di tutto questo: un racconto per immagini e suggestioni che ha come scenario principale il posto da cui veniamo, la Sicilia, e il crocevia di persone, influenze e popoli che nei secoli hanno animato la nostra terra.
Chiedere a Carmen Consoli di collaborare è stato molto naturale: lei è una vera colonna dell’Isola, oltre che una musicista eccezionale che stimiamo da sempre.
Carmen è entrata nella canzone in punta di piedi, non affrontando la collaborazione come un duetto classico, ma comportandosi come parte di una band.
Che poi è esattamente il modo in cui anche noi due abbiamo interpretato e pensato questo disco.
Anche qui la produzione è affidata a Federico Nardelli e Giordano Colombo, che ci hanno aiutato a creare un suono che fosse attuale, contemporaneo, estivo ma lontanissimo dal sound dei tormentoni che ogni anno infestano le radio.
Dentro ci sono un sacco di nostre influenze: Battiato, i Tame Impala, i Cure e anche i Beatles che poi abbiamo voluto omaggiare direttamente anche nel video realizzato dall’artista Tommaso Buldini, che ha trasportato il mitico sottomarino giallo in un universo più esoterico e decisamente meno ottimista di quello dei Beatles negli anni ’60.
Cicale
Lo spunto, come potrà pensare qualcuno, non arriva da Heather Parisi, ma da Platone e dal mito delle cicale contenuto in Fedro.
Nel mito platonico gli uomini-menestrelli, che per certi versi sono l’equivalente dei cantautori, vengono trasformati in cicale per andare a spiare gli uomini e riferire agli dei.
Siamo partiti da lì e siamo finiti a immaginarci due cicale che stanno discutendo, e a un certo punto fanno come gli anziani polemici nella piazza e dicono cose come tutto il mondo è paese o tanto gli stronzi sono dappertutto.
Anche qui, dal punto di vista musica, abbiamo cercato di trasportare una scrittura puramente cantautoriale in un ambito volutamente pop, proiettato nel presente e proteso al futuro. Anche questo brano è stato prodotto da Federico e Giordano.
Parole d’acqua
Siamo sempre stati affascinati dal concetto di sequel, che è una cosa che esiste nella letteratura e nel cinema, ma che è molto più rara per quanto riguarda la musica.
Per cui per scrivere questa canzone siamo partiti da un’altra, non scritta da noi: Le passanti di Brassens, ovviamente nella traduzione di Fabrizio De André.
Diciamo che qui c’è tutto quello che succede dopo la fine de Le passanti, e il ritornello riassume bene il concetto intorno al quale si muove tutto il brano: “Se le ipotesi fossero germogli io le annaffierei dando dignità a queste parole d’acqua”.
La produzione è stata curata da Frenetik & Orang3 ed evidenzia molto bene il contrasto tra la modernità delle strofe e il ritornello che invece si apre in maniera molto italiana e classica.
Raramente
Ci siamo accorti a disco finito che I mortali è un album pieno di ritornelli, cosa che magari succede meno nei nostri dischi da solista.
Qui è venuto tutto fuori in maniera molto naturale e spontanea. Raramente è la ballad del disco, e se si va oltre la produzione di Nardelli e Colombo si scorge una struttura molto classica e, di nuovo, vicina agli anni ’60.
L’ultimo giorno
A proposito di anni ’60, ecco qui L’ultimo giorno. Con Adolescenza nera è il primo brano che abbiamo fatto uscire da I mortali.
Le abbiamo pubblicate insieme perché è come se fossero una il contraltare dell’altra. Il tema comune è quello della giovinezza.
Qui siamo partiti da un’immagine: quella di una coppia che si saluta in una stazione come se si stessero vedendo per l’ultima volta mentre il mondo sta per finire.
L’abbiamo pubblicata a fine gennaio, quando non potevamo immaginare che sarebbe arrivata davvero una sorta di fine del mondo e che molte coppie si sarebbero ritrovate nella stessa identica condizione di cui parla la canzone.
La produzione qui è di Mario Conte, con l’aiuto di KWSK Ningia negli arrangiamenti e i cori di Adele Altro (Any Other)
Noia mortale
Due supereroi caduti in miseria si interrogano sul senso della vita contemporanea, cercando di capire quali siano le cause che portano l’uomo a odiare e ad amare allo stesso tempo.
La noia mortale è una condizione che appartiene soltanto agli esseri umani, in quanto consapevoli di essere destinati a una fine. Alla produzione ancora Nardelli e Colombo: volevamo che suonasse epica e al tempo leggera come certe canzoni degli Arcade Fire.
Adolescenza nera
Questo brano nasce dalla collaborazione con Mace, e abbiamo proprio cercato di dare vita a una fusione tra i nostri stili e il suo.
Il risultato è questo strano gospel futurista che prova a fondere Kanye West con i Blur di Tender. Per le voci abbiamo usato un harmonizer (che non è l’autotune), i cori sono di Carolina Bubico.
Majorana
Due ragazzi che se ne sono andati dal paese si ritrovano a farsi delle canne davanti al proprio liceo e guardando la scritta Majorana si ritrovano a pensare all’idea di scomparsa, quella del fisico e la loro, che sono andati via, scomparsi a loro volta.
Quei ragazzi ovviamente siamo un po’ anche noi: entrambi cresciuti in piccoli paesi da cui siamo andati via e in cui torniamo di continuo per poi andare via di nuovo.
È il brano che chiude il disco e ha anche un valore simbolico: ci siamo solo noi due, le nostri voci.