Come annunciato ieri, in occasione dell’uscita di ALT, il nuovo album di inediti del rivoluzionario Renato Zero, alcuni esponenti della stampa sono stati invitati ad una speciale Conferenza Stampa tenuta dallo stesso Renato, per ascoltarlo in anteprima e scoprirne qualcosa in più. QUI potete leggere le prime informazioni ed indiscrezioni.
“Renato ha deciso di tornare all’Arena, due tappe uniche per presentare questo progetto. Manca dall’Arena dal 1991, è un ritorno straordinario.”
3 anni di silenzio, il ritorno all’Arena di Verona dopo 25 anni, 28 album in studio, 3 raccolte, più di cinquecento canzoni, 45 milioni di dischi venduti. Numeri che farebbero girare la testa a chiunque, ma Renato Zero ai trofei preferisce ancora le piazze, le sue accorate grida ed i suoi intimi sussurri.
“Non mi arrendo” – debutta il cantautore romano – “La scuola non si può abbandonare quando ci si sta per laureare. Mi voglio laureare come merito, come la musica merita. Non chiamatela più musica leggera.. anzi, salvatela! Fare un disco non è come ascoltarlo, chi lo fa ci passa anche l’estate, preferendo stare al pianoforte piuttosto che in crociera. Quando un artista indossa le pantofole, non ha più niente da dire al mondo. La sofferenza è un’amica eccezionale, è madre della crescita, della sopportazione e della rivoluzione”.
Prosegue poi con qualche disappunto: “Questo disco vuole rivolgersi a chi non vuole stare in panchina e rassegnarsi al tempo, all’Isis. […] Sono felice di tornare a Verona perché è la dimensione più autentica per far conoscere un disco e perché mi deve tre malleoli, vado a chiedere il conto. La televisione? Sembra tornata in bianco e nero, poche le offerte allettanti. Internet? Mi viene da sorridere. I sorcini, forse sprovveduti, hanno messo in rete un giorno prima questo album ed io merito, anche da loro, un po’ più di rispetto, anzi rivolgo loro una preghiera: non venite più ai miei concerti e non comprate più i miei dischi, grazie.”
“Quando aprirete l’album, troverete i nomi di tutti i miei collaboratori storici, tutte le persone che hanno assecondato la mia musica e mi hanno permesso di sentirmi un musicista come loro. Li ringrazio, perché a casa mia si fa così. Cos’altro posso dirvi? Niente, solo felicità. Mi sento abbastanza bene e tremo, come ho tremato a Sanremo. Fate delle domande facili..”
Perché così tanta attesa per tornare?
“Né tanta, né poca, dipende da quello che uno ha da dire. Questi tempi mi hanno sollecitato un intervento obbligatorio, questa nostra Italia ha svenduto tutto. La politica non tiene più conto della spesa giornaliera di tutti noi, parte una guerra alla resistenza, non fa niente per produrre esempi che ci confortano. Io sentivo la necessità, anche se sono un frequentatore della strada, di cercare un contatto. Tutti abbiamo bisogno di carezze, di sicurezza. Ci dobbiamo un gesto di rispetto.”
Il singolo, Chiedi: gli alieni della TV, i sindacati che fanno regole e strumenti..
“Vorrei puntare l’attenzione su un fenomeno eloquente: alcuni di questi sindacati vanno a finire a Montecitorio, è scandaloso e incomprensibile. Non ce l’ho con i sindacati, ce l’ho con chi fa ostruzione, chi si mette in mezzo e blocca un processo di sviluppo. Per quanto riguarda gli alieni della TV, molti operatori del mezzo televisivo non appaiono al naturale, troppi tuttologi, psicologi criminologi.”
Gesù, una sorta di preghiera laica..
“I musulmani hanno portato all’estremo l’esercizio di esaltare il loro Dio e prostrarsi a lui. Noi mangiamo carne anche nei giorni non suggeriti dalla nostra religione e facciamo cose poco ortodosse. L’assenza di Gesù si sente moltissimo. Non parliamo di quella di Dio perché meriterebbe un dibattito. Gesù siamo noi, Dio potrebbe essere un’entità lontana e collocata in una dimensione senza tempo, invece Gesù, questo signore che è venuto qua e si è fatto massacrare in quel modo. Ne abbiamo visti tanti di Gesù, vogliamo fare il conto delle vittime massacrate dalla mafia? Gesù bisogna che torni a casa e questo dipende anche dalla nostra volontà. Non si può stare a braccia conserte aspettando la manna dal cielo.”
LA CANZONE
“La canzone è un atto d’amore, è appropriarsi di un momento magico. Per riscrivere “I migliori anni della nostra vita” dovrei far fronte a dei cloni ed io non amo farli.. guardo MTV e le hit americane copia-incolla ne sono esempio concreto. Oggi manca la scrittura musicale, la riscoperta di collaboratori musicali come gli arrangiatori. Ringrazio Danilo Madonia, raramente ho visto un lavoro del genere. Se noi trattiamo dei musicisti come se fossero delle colf, diventiamo offensivi, bisognerebbe accarezzarli tutti i giorni, anche se abitano a 600km di distanza. Bisognerebbe avere il coraggio di tornare fra la gente e vivere la vita, chi non vive, non scrive. I miei precedenti dischi parlavamo del futuro, questo parla di oggi, una metrica insolita, sono più abituato alle veggenze.”
Una breve parentesi su Maria De Filippi, per ora lo Show sembrerebbe archiviato, le energie sono tutte concentrate su Verona. I giovani? “Dovrebbero uscire un po’ da internet. I social network sono strumenti che andrebbero presi con le pinze perché dietro si nasconde tanta solitudine.. e quando la solitudine si ammala sono cavoli.”
In occasione della giornata mondiale della salute, Renato Zero racconta la storia di un ragazzo in svizzera che sta combattendo contro il cancro e al quale ha mandato dei messaggi “la sanità dipende da chi hai vicino, da chi ti sorregge ti sprona.” Poi l’attenzione si sposta sulla sua città, Roma, piena di “buche” e che forse “è stata spogliata”. E ancora sulla trivellazione, argomento scottante, del quale “ho già parlato quattro anni fa con Lucio Dalla.. Io c’ero.”
In “Misero Show” il dito è punta anche il pubblico. Quest’ultimo è forse assuefatto nei confronti di chi fa musica e arte?
“L’ultimo ad avere la parola è sempre il pubblico, è colui che stabilisce la quotazione, il valore e l’utilità di un’opera musicale. La sollecitazione di sapere che esisteva David Bowie o i Led Zeppelin, ci costringeva a creare qualcosa che stesse al passo loro e non sfigurasse, non potevamo fare qualcosa in meno, altrimenti eravamo fuori. Lo standard oggi si è abbassato, vanno in classifica, ma con duemila copie. Non posso dare la colpa agli artisti, se avessero a disposizione i mezzi – dalla cantina in poi – che avevamo noi, potremmo parlare, ma qui si parla del 22% di iva su un disco. Quando me la prendo se il mio disco passa gratis su internet, lo faccio perché è un danno pazzesco a livello di principio, non hanno capito che io mi produco i dischi da solo, non faccio le rapine ma l’artista; ho investito del danaro, non può arrivare il primo pischello che si diverte con la vita degli altri e metterlo in rete. Questo non tollero. Questa Italia non funziona.”
L’Italia di oggi quindi ti rende più arrabbiato o disilluso?
“Io sono un sollecitatore, mi sono inventato un mestiere. Mi piace poter stimolare gli interventi della gente, soprattutto di quelli che hanno la vocina più esile e non hanno raccomandazioni, parentele importanti. Voglio bene veramente a tutti, non mi sento di rinnegare nessuno, tutti fanno parte della mia vita e del mio percorso. Io abbraccio anche quelli dalla battuta facile perché mi hanno fatto scrivere cose bellissime”.
Possiamo considerarla il David Bowie italiano? “Considerate lui il Renato Zero inglese. Ciao David, se non si scherza fra noi…”
Giungiamo al termine
“Spero che questo disco vi possa offrire l’alibi per le vostre serate intime o le vacanze ai Caraibi. Sappiate che io sarò lì e vi controllo.”