Il 12 gennaio uscirà Cosmotronic, il nuovo album dell’artista piemontese Cosmo.
In attesa della nostra video intervista in uscita alle 13:30, ecco le canzoni che compongono il nuovo album raccontate direttamente dall”artista.
COSMOTRONIC secondo COSMO
DISCO 1
BENTORNATO
La canzone che apre questo mio nuovo progetto è stata scritta di getto. Ballando davanti al microfono, ho costruito il testo cantando semplicemente ciò che stavo pensando in quel momento, sebbene in seguito ho ricantato e ritoccato alcuni passaggi. Anche il suono è libero, la struttura non esiste, inizio e fine sono deliberatamente tagliati in punti a caso.
TURBO
Tutto è partito da un campionamento di musica siriana. Mi sono lasciato guidare da quella suggestione, sia per la musica che per il testo. Non mi va di spiegare troppo, ma la realtà che bussa oggi alla porta non è qualcosa di piacevole e per questo viene seppellita da una risata, dalla distrazione, dalla scarsa consapevolezza della responsabilità verso il resto del mondo e dalla nostra distrazione.
SEI LA MIA CITTA’
Una mattina mi stavo vestendo con il sottofondo una playlist casuale che risuonava dal cellulare. Sento per la prima volta il brano I am sky di Laraaji e mi fermo ad ascoltarlo meravigliato. Ispirato da questo pezzo, metto in piedi un beat malinconico. In furgone, una delle ultime settimane dello scorso tour, avevo già partorito il refrain “sei la mia città.. ecc”. Unisco il ritornello al sound e mi commuovo (quando mi succede significa che sono molto soddisfatto del pezzo). Il piatto in levare 909 ci riporta negli anni 90, come anche il synth che sembra una voce. Questo pezzo per me rappresenta la mia casa e la persona che amo.
TUTTO BENE
Questo pezzo contiene l’incastro ritmico che preferisco in tutto l’album, alla seconda parte della seconda strofa. Al di là di questo, l’evento da cui nasce il testo è la morte di mia zia Claudia, sorella di mia madre, per un tumore. Nel dolore enorme che ho provato mi sono anche sentito pervaso da una consapevolezza quasi serena, che ho voluto trasmettere nel testo del brano. Questo è un sentimento che mi è capitato dopo ogni lutto che ho vissuto: la vita è per molti versi una sconfitta dal suo inizio, ma cerco di trarre dalle difficoltà uno stimolo enorme ad andare avanti.
TRISTAN ZARRA
Questa canzone è la più sperimentale e audace che abbia mai scritto e ho voluto prendermi tutte le libertà del caso nascondendo la sperimentazione dietro ad un brano all’apparenza pop e demenziale. In realtà è un pezzo politico, anarchico, dadaista. La struttura e ciò che accade musicalmente sono uno schiaffo dopo l’altro è uno schiaffo alle regole della canzone italiana. La voce femminile che cerca di infondere un inquietante ottimismo è di una doppiatrice professionista, Beatrice Caggiula e inizialmente avevo pensato di farla fare a Maria De Filippi, che però non ha accettato. Dentro ci sono anche interventi urla e risate di mia moglie, mia cognata, mio cognato, i miei bimbi, la nostra babysitter, Francesca Michielin, Calcutta e il mio amico artista Giacomo Laser, che si esibisce nel commovente assolo di batteria finale.
L’AMORE
Una cavalcata intensa, dal gusto vagamente anni 90, con sfumatura trance sparsa qua e la. È una canzone che parla di un amore molto particolare. All’inizio volevo tenerla fuori dal disco perché mi sembrava un po’ stucchevole. Poi mi sono reso conto che era una delle canzoni più “a stato caldo” del disco.
ANIMALI
La settima traccia del primo disco parla di sesso e libertà sessuale, al di fuori di ogni definizione di genere. L’ispirazione è la musica EDM, ma il mio intento era quello di creare un pezzo più elegante. Non so dove sia andato a parare, so solo che la prima volta in cui l’ho sentita in un impianto enorme mi sembrava un rullo compressore.
QUANDO HO INCONTRATO TE
Spesso tra le 3 e le 5 del mattino mi sveglio e non riesco ad addormentarmi fino a mattina. Volevo raccontarlo. È l’ultima canzone che ho scritto e ci ho messo un po’ di tempo per finirla perché volevo dire tante cose e dirle bene. Sentivo che il potenziale era importante ma non trovavo il modo di farlo. Mi sono sbloccato durante la settimana che ho trascorso a settembre in una casa nel bosco in Val Chiusella. Ero completamente solo, con il panorama del Canavese davanti a me, qualche synth, drum machine, percussioni e il computer. Quei giorni sono stati strani e intensi, la condizione giusta per dare un ultimo colpo alla scrittura del disco.
HO VINTO
In questa ultima traccia del Disco 1 mi diverto a far uscire un po’ il lato sbruffone del mio carattere. È un pezzo crudo, arrogante e diretto. Prima della ripresa dico “Perchè parlo da solo? E perchè ho un nodo in gola?” e la risposta a queste domande arriva dopo, ed è puramente musicale. Quel drop violento di cassa e synth è la risposta. Anche in questo brano ho giocato a rivoluzionare la soluzione armonica e la struttura classiche della canzone italiana. E col finale apro verso il viaggio del secondo disco.
DISCO 2
IVREA BANGKOK
Quando ho iniziato ad abbozzare i pezzi di questo disco, durante il tour de L’ultima festa, non sapevo che avrei fatto un doppio album e che avrei incluso delle strumentali. All’inizio avevo pensato di cantare sulla base di questo brano, ma non trovavo soluzioni vocali che mi potessero piacere, così ho pensato di svilupparlo senza voce e da lì ho iniziato a pensare al disco in modo differente. Nel corso del suo sviluppo, ho suonato questo pezzo più volte durante le serate di Ivreatronic, una rassegna di musica elettronica che ho ideato con un gruppo di amici e produttori/dj di Ivrea, e la cosa che mi entusiasmava di più era che nessuno nel pubblico lo sapeva! In questa traccia, mi piace moltissimo il suono del synth modulare che continua a variare durante tutto il pezzo.
ATTRAVERSO LO SPECCHIO
Qui ormai l’idea di fare un disco con le strumentali era già chiara. In questo pezzo, che ho già presentato al pubblico con un doppio videoclip insieme a quello “Turbo, mi sono lasciato completamente andare. Ho giocato con un delay applicandolo in modo spropositato alla drum machine di un farfisa scassato, e ho generato i suoni “liquidi” che si sentono nella prima parte. Poi ho creato un beat violento includendo delle tabla, ovvero delle percussioni indiane, che ho passato in un vocoder. Ho poi aggiunto un testo lapidario per descrivere il violento passaggio in una nuova dimensione, in cui voglio portare quante più persone riesco.
BARBARA
Mia madre si chiama Barbara. Avevo pubblicato questo pezzo che già in un teaser video di Ivreatronic, ma volevo inserire la voce di mia madre che parlava della vita. Le ho chiesto di inviarmi un vocale in cui mi diceva cosa pensasse della vita e mi ha risposto raccontandomi la storia di un acrobata con un tono molto teatrale. Perfetto, insomma. L’arte del vocalist va rivalutata, se fatta con gusto ha una potenza espressiva infinita. Altro che strofa e ritornello…
LA NOTTE FARÀ IL RESTO
Questo pezzo nasce nei giorni di lavoro trascorsi in Val Chiusella. Il testo prova a descrivere come mi sentivo in quei strani giorni: osservare il paesaggio dall’alto di queste montagne, mi faceva sentire sperduto come se mi venisse a mancare la terra da sotto i piedi. Eppure, questa perdizione mi affascinava, aveva un languore piacevole. Anche qui il modulare mi ha dato grandi soddisfazioni. La cascata di note quasi a caso sotto alla mia voce (pitchata in basso) è frutto del magico synth. La cassa è la più violenta del disco, volutamente scagliata contro il pezzo potenzialmente più morbido.
5 ANTIMERIDIANE
Parte da un campione di Superstart, un pezzo di Claudio Rocchi. Anche questo è frutto della mia solitudine in quella casa sperduta. Mi ero addormentato alle 11 di sera. Alle 5 non riuscivo più a dormire e sono tornato al piano di sotto, nella piccola sala da pranzo allestita a studio. Dalla grande finestra potevo vedere tutta la valle illuminata solo da tanti piccoli lampioni e luci artificiali varie. Mentre il pezzo si sviluppava la luce del sole cominciava ad arrivare e potevo vedere il mondo rimettersi in moto. Ballavo, guardavo, suonavo, mi commuovevo. Alle 8 del mattino sono crollato di nuovo nel letto.
TU NON SEI TU
Non so quanti se ne accorgeranno, ma l’idea nasce dalla seconda strofa di Animali. Ho preso lo spunto strumentale subito prima del cantato di quella strofa per sviluppare la cavalcata techno di questo brano. È un pezzo visionario e sincero, in cui uso la mia come uno strumento spezzettandola e facendola entrare in un vortice. Tanto per ribadire il concetto: non esiste un solo modo di scrivere canzoni.
Foto di Stefano Mattea