“… va bene cominciamo…”
Con queste parole prende il via il poliedrico confronto musicale che Daniele Silvestri porta sul palco con Acrobati In Tour: degna e meritata consacrazione SOLD OUT che arriva dopo un altrettanto meritato successo spartito con i colleghi Fabi e Gazzé con Il Padrone Della Festa Tour dello scorso anno.
Una lode, quella dell’Acrobati Tour che suggella il legame con un grande pubblico che questo artista, dal 1994 a oggi ha accompagnato (e continua a farlo) con tracce indelebili di colore e musica.
Prima Di Essere Un Uomo (brano tratto dall’omonimo album del 1995), apre un Concept/Show che Silvestri pensa con saggia e remoto coraggio intellettuale, seguendo la scia dell’evoluzione intima e riflessiva di Acrobati, ottavo album in studio pubblicato dalla Sony Music il 26 febbraio, nel quale il cantautore romano fa i conti con la propria natura, tra eccentrica creatività e sublime onestà caratteriale.
Silvestri scava e scova, testo dopo testo, nella giustizia e nella legalità, propria e sociale, che lo spinge su un filo – quello che attraversa l’acrobata – e lo sorregge nell’acquisita e soggettiva normalità plasmata su un simulacro umano ma non plastico che è il riflesso tangibile del sereno e dell’equilibrio, la maturità e la consapevolezza di sé.
La crescita.
E’ questa la parola chiave del presente del cantautore, pienamente raccontata nel nuovo album e sul palco, in tutte le sue sfaccettate manifestazioni.
Silvestri non cade da nessun filo, l’acrobata cammina stabilmente sicuro verso i suo strumenti e, quando si accendono le luci dinanzi a una platea impaziente e composta, cadono giù quegli alibi denunciati nel singolo apripista del nuovo album (Quali Alibi) e subito si aprono le coscienze e si riscaldano le chitarre.
Un messaggio impegnato percorre tutto lo show.
Lo chiamo show e non concerto, perché definirlo con questo ultimo termine sarebbe riduttivo e utilizzare il termine di “spettacolo” è quanto di più adatto per un evento di oltre tre ore nel quale, il fanciullesco e fanciullino cantautore, bramoso di contatto e mai distratto, getta le carte in tavola e dice la sua sulla società e sulla povertà, sull’uomo e sul destino, sulla vita e sull’amore, sull’allegria e sulle lacrime, utilizzando i poteri magici delle luci e della mimica trasformista che ben gli si cuce addosso.
C’è tanto e molto di più in realtà ma bisognerebbe spendere ore di analisi logica e del testo, spulciando la succulenta letteratura che costituisce l’anima della scaletta, per poter stilare un preciso schema del Silvestri/Pensiero.
Ciò che è chiaro è che il cantautore ci tiene tanto all’onestà, intellettuale e sociale. La stessa Quali Alibi, in scaletta nella prima parte dello spettacolo, ci parla di corruzione, politica, diritti civili, vizi, crimini e virtù del nostro paese; lo fa parlando dell’Italia come se l’Italia rappresentasse il mondo: ne viene fuori un messaggio sociale a 360 gradi, universale e democratizzato.
E’ impossibile non rivedersi in quei versi contemporanei e graffianti, veloci quanto tipici della sua firma.
La prima parte della scaletta vede susseguirsi, uno dietro l’altro, pezzi che hanno fatto la storia (anche recente) del cantautore: da La Mia Casa a Precario E’ Il Mondo, passando per Un Altro Bicchiere, Tutta Colpa Di Freud, Monolocale e Le Cose In Comune.
Una band di sette eclettici elementi lo accompagna nel percorso musicale nel quale è facile perdersi ma è impossibile smarrirsi.
E’ altrettanto impossibile non emozionarsi.
Il timbro di denuncia sociale raggiunge il suo massimo momento di coinvolgimento con L’Appello, brano dedicato alla memoria di Paolo Borsellino: un biblico raccoglimento, occhi lucidi e braccia al cielo, tutti con in mano un pezzo un foglio di carta rossa, per ricordare il colore di quell’agenda simbolo e ricordo di un eroe antimafia. Una ferita universale che brucia ancora nel cuore di Palermo e dei palermitani (e non solo), che in quelle note ha sanguinato nel più dignitoso modo che uno spettacolo potesse offrire. La dignità che si fa messaggio, non ricordo molti momenti di alto valore social/politico nel mondo della musica come questo.
Trasuda onore e sincerità la pausa di Silvestri, che tra applausi e standing ovation (meritata per lui e dovuta per il tutto il pubblico visibilmente commosso) riprende il viaggio sul filo teso, in equilibrio, verso il circo delle emozioni.
Illusioni forse, non inganni, non abbagli, ma luci e illuminazioni.
I diritti civili, l’amore che non si insegna ma si vive, il Pride, che non è un affare gay ma una questione di orgoglio, di tutti.
Scorrono immagini e messaggi di uguaglianza e d’amore pulito e limpido; inevitabilmente con la mente torno al mio primo incontro con Silvestri, proprio sul palco di un evento creato in sostegno dei diritti civili, ed era proprio la mia Palermo; io ero il fotografo ufficiale del Palermo Pride 2013 e lui era sul palco denominato “The Stonewall Stage”, in una calda notte di giugno a sostenere un valore difeso e non ancora legalizzato che oggi, sebbene i palchi adesso siano altri, non smette di supportare e cantare.
Intanto sono passate due ore ma lo show non mostra segni di alcun epilogo. In prima fila noto Davide “Shorty” Sciortino, rivelazione di X Factor 2016 e amico di Silvestri. Io ho un posto d’onore in prima fila centrale grazie al quale posso scrivervi adesso queste righe. (A tale proposito ringrazio OTRLIVE per la gentilezza che anche questa volta li ha contraddistinti nel loro lavoro).
Tornando allo show, nella seconda parte entriamo in un Circo, dove cambi d’abito e giacche militari aiutano Silvestri a trasportarci in epoche mai vissute: il passato mediato da un’uniforme, che diventa parola e quindi storia. Il cantautore dona al pubblico perle di introspezione e filosofia cantautorale, modesta e umile, sparsa qua e la tra i versi sofferti e faticosi di Il Mio Nemico, Acrobati, Il Flamenco Della…, La Guerra Del Sale (in duetto virtuale con Caparezza), L’Orologio, A Bocca Chiusa.
Silvestri dona al pubblico alcuni brani scelti e votati sul web; una struggente e filmica L’Autostrada da il via al contatto totale col pubblico. Tra canzoni a richiesta, scambi di battute, aneddoti e fantasie, ascoltiamo L’Uomo Col Megafono, Voglia Di Gridare, Kunta Kinte… la mezzanotte è passata da un pezzo e l’aria dello spettacolo trasmuta in chiesa del rock.
Tutti sotto il palco a sostegno di altre hit ancora da suonare, Gino E L’alfetta è un momento di biblica allegria che non si discute. Aria e Cohiba sono il segno definitivo di un The End da kolossal in crescendo.
Il cantautore non vuole abbandonare il suo pubblico, continua a suonare e improvvisare, presentando la band come da copione, portando sul palco tutti quelli che hanno permesso all’artista di portare in scena la sua storia, le sue idee, le sue visioni…. E soprattutto le sue condivisioni.
Il lungo epilogo si svolge fra abbracci, autografi e sorrisi felici e stanchi.
Il pubblico ricambia e sembra non curarsi della tarda ora.
E’ l’una di notte, minuto più minuto meno.
Silvestri saluta gli inarrestabili rimasti sotto il palco per potergli stringere la mano o chiedere un autografo.
Questo concerto, ultima tappa dell’Acrobati In Tour, volge così al termine.
Partito da Foligno lo scorso 27 febbraio, attraversando il paese a colpi di Sold Out e teatri stracolmi, è stata una festa nella festa intrisa di cultura, intellettualità e sociale.
Io esausto ma soddisfatto vado via ben lieto di aver conosciuto meglio il pensiero, impegnato e impegnativo, di un artista come Silvestri, di essermi emozionato e sentito chiamato dalla causa storica e civile detta legalità, poi chiamata Borsellino, poi ancora uguaglianza.
A Palermo ha solo dato un lungo e caloroso arrivederci, il Tour ripartirà da Firenze il 9 luglio e andrà avanti per tutta l’estate, quindi tenete d’occhio il sito ufficiale www.danielesilvestri.it per gli aggiornamenti sulle prossime date.
Una grande verità mi ha insegnato questa musica: non puoi chiamarla libertà finchè non rischi di cadere (Acrobati).
Articolo e foto di Giuseppe Mazzola per All Music Italia